Zingaretti e il bipensiero ai tempi del Covid-19
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Giovanni Guzzetta
Non è bastato che per due mesi nessuno sapesse che cosa volesse dire “in prossimità dell’abitazione”.
Non è bastato che malgrado la generale consapevolezza di ciò nessuno si preoccupasse di chiarire questo elementare concetto che interessava 60 milioni di persone.
Non è bastato segnalare che se si voleva che le FAQ diventassero la nuova fonte di cognizione del diritto forse sarebbe stato opportuno prevederlo da qualche parte e spiegare anche che rapporti ci dovessero essere con le circolari del Ministero dell’interno che orientano l’azione di tutti i poveri agenti di pubblica sicurezza che i famigerati DPCM devono applicare.
Non è bastato constatare che si è continuato con lo strumento del DPCM senza che, al di là dei problemi di legittimità costituzionale, si riconoscesse che i detti popolari (tipo “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”) hanno forse un qualche fondamento di saggezza.
Non è bastato che si adottasse disinvoltamente la categoria di “congiunti” alla cui ricerca andremo nei prossimi mesi perchè, tanto per fare un esempio, la circolare ministeriale li definisce in modo differente da come li definiscono le FAQ del Governo.
Non è bastato che si affermasse la distinzione esoterica tra distanziamento sociale e assembramento, con la conseguenza che, a questo punto, non si sa più se stare in fila distanziati per fare la spesa sia o meno un assembramento vietato.
E non è bastato accendere la televisione di Stato (sì di Stato, malgrado l’ipocrita forma giuridica della Spa) per vedere la precisazione che certi programmi in cui si vedono gruppi di persone “sono stati registrati prima del DPCM sul Coronavirus” (tradendo così l’ormai ineluttabile rovesciamento del diritto per cui la madre di tutte le norme è il DPCM).
No, non è bastato, perché queste degenerazioni sono contagiose, come il virus.
E quindi alle 19.30 di domenica 3 maggio, a meno di 4 ore e mezza dal momento in cui si entrerà nella fase due, se un cittadino del Lazio, se un abitante della Capitale d’Italia va alla ricerca di informazioni sul sito della Regione, scopre sull’homepage della medesima che, convivono, insieme, senza nessun imbarazzo:
a) Un elenco di Faq nelle quali si dice che l’attività sportiva e motoria individuale potrà essere ripresa da lunedì 4 maggio e, subito dopo, con tranquilla incoscienza
b) un link all’ultima ordinanza del Presidente della Regione per la fase due, nella quale “si ordina”, con burocratica fermezza, che l’attività sportiva individuale potrà essere ripresa solo dal 6 maggio.
E questa classe dirigente dovrebbe riportarci alla normalità? Di questa classe dirigente dovremmo fidarci? Questa classe dirigente che continua a chiederci di affidarci al loro benevolo paternalismo, perché “stanno lavorando per noi”? Ma si rendono conto che stanno giocando col fuoco? E qualcuno, qualcuno si scuserà mai di quest’obbrobrio del quale non percepiscono probabilmente nemmeno la gravità insultante e che derubricheranno a errore materiale? O forse diranno che siamo noi che ci siamo sbagliati a capire?
No, non bastava tutto ciò, perché la colpa è nostra. La colpa sta nel fatto che ancora non abbiamo appreso il bipensiero, quello che George Orwell nel 1949 in 1984 definiva cosi:
“Con la mente scivolò nel labirintico mondo del bipensare. Sapere e non sapere, avere piena coscienza di tutta la verità e raccontare menzogne costruite ad arte, sostenere a un tempo due opinioni che si negano a vicenda, sapere che si contraddicono e considerarle valide entrambe, usare la logica contro la logica, ripudiare la moralità e pretendere di praticarla, convincersi che la democrazia sia impossibile e al tempo stesso che il Partito sia il custode della democrazia, dimenticare quel che andava dimenticato, richiamarlo poi alla memoria se necessario, e dimenticarlo di nuovo come se niente fosse: e, soprattutto, applicare il procedimento al procedimento. Ecco la raffinatezza massima: essere coscienti di provocare l’incoscienza, e poi, di nuovo, perdere coscienza dell’ipnosi che tu stesso hai appena procurato. Perfino capire la parola ‘bipensare’ richiedeva la pratica del bipensare.”
E’ il bipensiero, bellezza! Il bipensiero della democrazia dell’emergenza!