Yahoo vs Stati criminali
Problemi con Yahoo, vero? Non riuscite ad accedere al vostro account?
Immagino vi sia arrivata, come è arrivata a me, una email dal titolo “avviso di violazione dati” direttamente da Bob Lord, chief information security officer di Yahoo in persona.
Nella email si dice: “Una recente indagine ha confermato che una copia di alcune informazioni sugli account utenti è stata rubata dalla nostra rete alla fine del 2014 da quello che crediamo sia un attacco promosso da uno Stato”. Sì avete letto bene, da uno Stato con tanto di S maiuscola.
I principali sospettati pare siano Russia e Cina. Nessuno o forse pochissimi, almeno nella piccola provincia italica, si sono indignati per la committenza di Stato di questo colossale furto di dati a danno di milioni di cittadini. Immaginiamo se la responsabilità fosse stata individuata o vi fosse stato solo il sospetto in capo a qualche società privata, magari multinazionale. Invece no, “non è colpa del liberismo”, il ladro è proprio uno Stato. Quello Stato che ci dovrebbe proteggere, tutelare con l’arma di montagne di leggi in nome di privacy, dignità, riservatezza, oblio e chi più ne ha più ne metta. Non mi pare di aver letto gli strali di nessuna di quelle solite “anime belle” pronte a mettere a ogni piè sospinto sul rogo Apple o Facebook, nessuno ha stigmatizzato con forza l’azione criminale degli Stati autori di questa colossale violazione.
Gli attacchi informatici sono già da tempo uno strumento di guerra tra stati. Si chiama cyberwarfare, è stata definita così l’azione di uno Stato che cerca di penetrare nelle reti di computer di un altro Stato con lo scopo di distruggere o danneggiare. Alcuni governi considerano il cyberwarfare parte integrante della loro strategia militare e investono pesantemente negli strumenti per aumentare le loro capacità in questo tipo di attacchi.
Noi cittadini siamo le vittime di queste invasioni, furti di Stato, ora russi, ora cinesi, ora di qualche altro Stato ancora, chissà.
Spero che Yahoo riesca a superare il brutto colpo e a risolvere tutti i guasti tecnici che assillano i suoi utenti oltre che agire contro i colpevoli.
Oggi la tutela dei cittadini e dei loro dati passa attraverso l’innovazione e la ricerca di aziende private che hanno in noi cittadini tout court come individui, aziende, attività di ogni genere, la loro fondamentale fonte di reddito, crescita, sviluppo. Gli Stati rappresentano invece sempre di più una minaccia alle nostre fondamentali libertà e questa planetaria azione di cyberwarfare ne è un incontestabile esempio.
Per quanto sia d’accordo, in generale, con l’idea che lo Stato possa creare problemi in termini di sicurezza questo non è il caso. Come aveva già intuito Bruce Schneier, esperto di sicurezza, in simili casi le aziende mentono per coprire la propria incapacità e la volontà del CEO, Marissa Mayer, di risparmiare sulla sicurezza. Vedere:
https://www.schneier.com/blog/archives/2016/09/the_hacking_of_.html
Una delle regole d’oro è non parlare di cose che non si capiscono, sopratutto per tirate ideologiche. Se è vero che i tre grandi cattivi dell’informatica: USA, Russia e Cina hanno creato e continuano a creare problemi in campo di sicurezza informatica, altrettanto male si può dire delle aziende americane. Le quali si oppongono a legislazione in simili materie per poter risparmiare e gestire i dati degli utenti come vogliono.
La soluzione è criticare sia gli stati che le aziende, perlomeno per questo caso.