We want our money back
E’ arrivato il momento di dirlo, chiaro e forte. Dopo le province, anche le circoscrizioni vanno abolite. Chi siede nei cd. consigli di zona non ha minimamente presente quale sia la situazione finanziaria del nostro paese, il livello del nostro debito pubblico e l’incidenza della nostra spesa sul PIL. Eppure, si suole dire che più il centro di spesa è vicino al cittadino più fa i suoi interessi. La chiamano sussidiarietà. Non si tiene conto che la politica è, a qualsiasi livello, molto crudamente distribuzione di denaro pubblico. Punto. I politicanti locali cercheranno sempre di guadagnarsi la rielezione, favorendo le piccole clientele di quartiere, una volta i commercianti, un’altra le parrocchie, un’altra ancora le associazioni non-profit. E’ la politica, bellezza! Quasi come giocare a Monopolino.
Basta dare un’occhiata alle deliberazioni della Circoscrizione 3 del Comune di Torino, tra le più grandi della città. Tre quarti di esse è dedicata all’erogazione di prebende, ribattezzate “contributi” nella neolingua degli amministratori dalle mani bucate. Giudicate voi. 8000 euro sono stati versati nello scorso settembre ai commercianti per la festa di Halloween, 5900 alla Compagnia delle Opere (poverini ne hanno bisogno…), 7600 ad un centro di ascolto psicologico. E potrei continuare all’infinito. Qualsiasi deliberazione avrebbe meritato il voto contrario. Viceversa, quasi nessun consigliere, di maggioranza (centrosinistra) o di opposizione (centrodestra), si è mai opposto. Salvo poi piangere miseria dalle pagine della Repubblica o della Stampa per i tagli del gettone di presenza.
Abbiate un po’ di buon gusto: tacete.
Concordo perfettamente sulla vergogna per le deliberazioni per finanziamenti di attività inutili e costose, quando invece la sicurezza e la manutenzione nelle strade viene messa all’ultimo posto degli ordini del giorno. E la manutenzione delle strade non interessa solo piccole clientele di quartiere, parrocchie o commercianti. La qualità della vita interessa tutti i cittadini, dal residente in circoscrizione al lavoratore di passaggio.
E’ ora che chi ha fatto il suo tempo taccia e che i cittadini parlino: i soldi possono essere investiti meglio, molto meglio….
Concordo sulla vergogna dei finanziamenti ad attività inutili, quando altri aspetti che interessano tutti e non la parrocchia in questione, i commercianti o altri clientele di quartiere, non vengono neanche trattati all’ ordine del giorno dei consigli di circoscrizione. Mi riferisco alla manutenzione del manto stradale per esempio, che penso possa interessare a tutti, dal pensionato residente, al lavoratore di passaggio. I contribuenti possono vedere investiti i propri soldi in attività molto più utili….ripeto: non possiamo più permetterci di fare beneficenza.
Per chi come me si fosse chiesto a quanto ammonta l’incidenza della spesa pubblica sul PIL, qualche numero e’ riportato al seguente link:
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-04-12/conti-italia-meglio-altri-201151.shtml?uuid=AaQA1QOD
Grazie Giovanni per aver smentito il Sole-24ore che parla di Lodi dall’FMI… evidentemente all’FMI non sanno l’italiano e non leggono quello che ci proponi!
Purtroppo ho molti dubbi sulla possibilità di eliminare le circoscrizioni o municipi così chiamati qui a Genova. In occasione delle elezioni ho ricevuto molte telefonate da colleghe, ex-colleghe, conoscenti varie che sollecitavano il voto a favore del figlio della figlia o della nipote. Un altro modo per trovare un’occupazione ai giovani diplomati o anche laureati. Che cosa decideranno questi giovani? Decideranno di distribuire i pochi o tanti fondi a disposizione in modo da crearsi delle amicizie che al prossimo turno elettorale li sosterranno indifferenti ai veri problemi del quartiere. Questa si chiama spesa pubblica improduttiva che soffoca l’economia della città e dello stato, che spreca le menti e le energie di tanta gente in occupazioni inutili per la società.
Fulminante Giovanni! a sostegno!
Sperpero di denaro pubblico. Gli enti pubblici continuano a sperperare il nostro denaro pubblico, proveniente dalle nostre tasse. Anche le strisce sull’asfalto sono mal dipinte, o mal collocate, e se gli si fa notare che tra un lavoro ben fatto ed uno mal eseguito, c’è una differenza di costo, costoro fanno spallucce (se replicano). I soldi pubblici sono provenienti dalle nostre tasse, chi li sperpera DISPREZZANDOLI, disprezza implicitamente il nostro lavoro! Intnto il contatore del nostro debito pubblico continua a salire, e non inverte la sua tendenza, malgrado il tanto declamato “patto di stabilità”.
i livelli degli enti pubblici territoriali sono moltissimi: circoscrizione (o municipio), comunità montana, comune, provincia (in futuro comuni metropolitani), regione, e ognuno ha il suo assessorato alla “cultura” ; è lì che si annidano in maggior quantità gli sperperi (mentre la sicurezza, la sanità, le strade, ricevono meno attenzione). Comunque ritengo che occorre tornare sulla necessità di abolire le inutili e costose province, che peraltro era già stabilita, e di considerare un autentico sfregio al contribuente la creazione, viceversa, di nuove province (da ultimo Monza, Fermo, Barletta, le 4 sarde, tanto per non fare nomi).
Il “Municipio I – Genova Est”, a maggioranza – mi spiace dirlo – di centro destra, forse lo stesso della signora Isabella, ha indetto un concorso per l’ideazione di uno stemma del municipio stesso: se ne sentiva il bisogno……….
Temo che la Signora abbia ragione. Ci sono molte persone che lucrano sull’esistenza dei consigli di circoscrizione; non sarà facile eradicarli. Io, comunque, darò il mio voto a qualsiasi partito o movimento di ispirazione liberale che ponga nel proprio programma questo problema, assieme a problemi dello stesso tipo, e INCOMINCI A FARE QUALCOSA per dimostrare che ha intenzione di atturare tale programma.
A parte gli irriducibili del “tanto peggio tanto meglio”, ispirati dal desiderio di una rivoluzione marxista che riduca tutti alla fame purchè uguali, e la fascia degli affetti da infantilismo che pensano sia possibile ad un governo, basta volerlo, creare la ricchezza, vi è fra la gente una certa consapevolezza: il caso di Pomigliano dimostra qualcosa. Prima che si arrivi alla situazione greca, potremmo cercare di ridurre le spese inutili e parassitarie.
Da parte mia io ABOLIREI LE REGIONI, che ormai sono il vero cancro dell’Italia e manterrei le provincie.
Le regioni sono troppo lontane dal cittadino, che non sa quali sono i compiti delle regioni, a parte la sanità. Essendo lontani dai cittadini, negli enti regionali si possono fare più intrallazzi.
@Biagio
Bravo Biagio, hai toccato il VERO problema. Le regioni, così come sono configurate hanno due difetti fondamentali:
1-Moltiplicano in modo esponenziale i costi a carico dell’erario con duplicazioni e sprechi enormi.
2-Creano difficoltà ai cittadini e agli imprenditori con normative, modulistiche, contributi e obblighi diversificati, senza che per questo ci sia un valido motivo. Sfido chiunque a spiegarmi perché moduli, regole e procedure per accedere ai servizi sanitari siano diversi da regione a regione, per fare esattamente le stesse cose.
E molte regioni non presentano neanche motivazioni di omogeneità di tipo storico o culturale.
@Biagio
Io abolirei anche l’UE, guarda un po’.
Però dovendo scegliere tra regioni e province terrei le prime.
Se nessuno se n’è accorto le province sono estremamente prolifiche, le regioni sono quelle da quando le hanno inventate.
Basta guardare la Sardegna: 8, dico 8, province.
E poi continuano a menarcela con l’evasione fiscale.
Mandiamoli a casa. Tutti. Secondo me il modo c’è, ed è semplice.
NB: Sulla duplicazione della spesa quando sono state introdotte le regioni, credo che Einaudi ci avesse azzeccato in pieno. Ovviamente al tempo gli avevano dato del visionario.
Io sono d’accordo. Le regioni hanno meno senso delle provincie, che hanno meno senso dei comuni. Un maggior utilizzo della conoscienza diffusa si ottiene decentrando le decisioni, e questo certamente si ottiene se si puntano gli enti più “fini”, non se si mantengono quelli più “centrali”.
Penso al proverbio “Il meglio è nemico del bene”. Nella scelta tra l’eliminare le Regioni o le Province, bisogna tener conto del grado di fattibilità delle due operazioni. Se l’ottenere che le forze politiche attuali eliminino le Province è difficile, ottenere che vengano soppresse le Regioni mi appare pressoché impossibile. Forse sono addirittura ottimista: con il federalismo, che ha costituito la base del programma della Lega – anzi, la sua ragion d’essere – e le cui ragioni vengono condivise, in modi diversi, anche da parte delle opposizioni, una operazione del genere è impensabile.
La nostra discussione su questo punto favorisce chi desidera il mantenimento della situazione attuale.
@Roberto 51
Grazie per aver condiviso la mia idea.
Io condivido molto la sua considerazione:
“E molte regioni non presentano neanche motivazioni di omogeneità di tipo storico o culturale.”
I miei cordiali saluti
@lo scimmione
Egregio signore,
le faccio notare che noi cittadini, purtroppo, non decidiamo niente.
Quindi non è questione di “meglio nemico del bene”.
Almeno, si spera, che ci venga lasciata la possibilità di esternare i nostri ragionamenti.
Tanto poi faranno non quello che dice lei o dico io, ma quello che fa a “loro” più comodo.
Cordiali saluti
@ Biagio.
Ho esternato il mio pensiero. Se il tono è apparso polemico, questa non era l’intenzione e me ne scuso sinceramente. Sono perfettamente cosciente del fatto che le decisioni le prendono “loro”. Soltanto: io non intendevo prendere parte ad una discussione accademica sulla migliore forma di organizzazione dello Stato ma proporre qualcosa di attuabile nella situazione (scusi il bisticcio) attuale. Per questo ho scritto che una soluzione mi appare di difficile attuazione e l’altra impensabile. Con stima.
sono un candidato al CdZ della mia città ma condivido quello che dite.
se non ci fossero sarebbe meglio. vale anche per province, comunità montane (basterebbero alleanze tra comuni di diritto privato, tipo consorzi o società consortili).
anche i comuni sono troppi e troppo piccoli. almeno 1000 abitanti di minimo sarebbe un buon segno.
Riguardo alle Province abolendole vorrebbe dire trasferire una caterva di uffici alle Regioni, più lontane ai cittadini. Propongo invece, come avviene in Spagna e – parzialmente – in Germania, di trasfrormarle in enti di secondo grado (e, naturalmente, riaccorparle dopo la moltiplicazione dei pani e degli uscieri voluta DA QUESTA MAGGIORANZA). Consegue: meno esigenze di visibilità politica (gli amministratori sono già sindaci o consiglieri comunali) e quindi meno contributi, meno spese, meno mattane, meno dibattiti in Consiglio Provinciale su cose che non c’entrano nulla con le funzioni dell’ente (dalla guerra in Libia a Marchionne ecc ecc). Inoltre, bisognerebbe asciugare le competenze, che spesso si accavallano con i Comuni. Solo scelte strategiche di media programmazione territoriale e gestione di strutture sovracomunali (scuole superiori, strade). C’è anche un diverso costume all’estero: ricordo una trasferta in Svezia, l’assessore provinciale non era presente a un incontro e aveva delagato a rappresentarlo UN CONSIGLIERE DELL’OPPOSIZIONE (perchè era particolarmente competente in materia)! Uguale in Germania: chi vince le elezioni provinciali diviene Presidente, chi perde Vicepresidente, e collaborano. E’ una diversa cultura: quella dei problemi concreti e non delle pugnette ideologiche. Epperò, anche una certa demagogia che si legge qui sopra andrebbe evitata, in un blog di riflessione …