22
Set
2009

Vigilanza europea, che pastrocchio

Nella tarda serata il Financial Times ha rivelato che la Commissione Europea è omai a un punto decisivo nel wording delle nuove norme in materia di vigilanza bancaria e finanziaria, sulla scorta delle modifiche concordate al rapporto De Laroisiere. Barocche erano le proposte del rapporto, rococò sarebbe la proposta della Commissione. Nascerebbe un European Systemic Risk Board composto dalla somma delle banche centrali e delle Consob di tutti e 27 Paesi membri, nonché tre organi di vigilanza per soggetti, uno per le banche , uno per le assicurazioni, uno per le securities. Questi tre soggetti dovrebbero prima procedere a stilar enuove norme e princ^pi comuni, poi sottoporli nuovamene alla Commissione. I nuovi supoervisori non potrebbero intromettersi nelle decisioni assunte per competenza di finanza pubblica dagli Stati membri, ma potrebbero intervenire in controversie tra soggetti nei diversi ambiti nazionali, o in decisioni riguardanti soggetti appartenenti a Paesi membri diversi. Ma in quest’ultimo caso il potere di appello e di decisione finale spetterebbe al Consiglio europeo, a maggioranza qualificata. E’ un pastrocchio pletorico e inefficiente. Poiché l’Europa politica non esiste in quanto i debiti pubblici nazionali restano diversi, e così restano nazionali le politiche in materia di quali intermediari finanziari salvare a spese del contribuente, si tratta al più di comitati di scambio infomativo e di coordinamento d’azione, nel caso in cui i governi ritengano di avere interessi convergenti. Finora, non è accaduto: basti considerare la decisione di rinviare al dopo elezioni germaniche ogni misura concreta di pulizia delle scassatissime banche tedesche.

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2 Responses

  1. Piero

    anche a me sembra un mix di fumo x il pubblico e sedie x gli amici…e però..
    quali “altre” soluzioni realmente politicamente (cioè non teoricamente) praticabili ?
    mi sa che siamo in un cul de sac 🙁

  2. Giulio

    Caro Giannino,
    sono un assiduo lettore del suo blog non perché ne condivida la visione teorica sottostante, ma perché gli riconosco di offrire sempre un punto di vista stimolante ed intelligente, per quanto lontano dal mio (come accade per questo pezzo). Mi permetto solo una piccola critica stilistica: perché impiegare parole e locuzioni inglesi quali “wording” quando vi sono espressioni italiane equivalenti (in questo caso “redazione”)? Tutto ciò non aggiunge nulla allo spessore dei pezzi, glielo assicuro!
    Cordiali saluti.

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