Vaclav Klaus e l’euro come problema democratico—di Franco Debenedetti
Vàclav Klaus, Integrazione europea senza illusioni, Prefazione di Sergio Romano, Università Bocconi Editore, Pag 114, € 15,00
Ci sono gli euroscettici per ragioni economiche: ritengono che l’eurozona non sia un’area monetaria ottimale, che imponga politiche che alcuni trovano troppo severe e altri troppo permissive, che non possa esistere una moneta senza stato. E ci sono gli euroscettici per ragioni istituzionali, preoccupati dei rapporti tra stati nazionali e superstato europeo. Vaclav Klaus è di questi, e per più di una ragione: perché istituzionale è la carica che ricopre, presidente della repubblica Ceca per il secondo mandato; e perché il suo paese fa parte dell’Unione Europea, ma non ha adottato l’euro.
Al centro del ragionamento di Klaus sta la questione democratica: è nell’esperienza di ciascuno di noi il percepire la propria “comune esistenza nazionale come qualcosa di diverso dall’esistenza nazionale” dei popoli di altri paesi, mentre un’identità europea è “un sogno lontano”; “abbiamo un vitale bisogno della nostra àncora, dello stato nazionale”, ma una società “divisa da differenti identità, valori, narrative” non può essere “unificata da diritti e doveri astratti, formulati nei trattati della UE”. I cosiddetti valori europei comuni, quali il cristianesimo, l’umanesimo, le radici giudaiche, l’illuminismo, sono indubbiamente presenti con varia intensità e misura nelle società dei singoli stati, ma molto raramente i loro concittadini li avvertono come valori comuni per tutti.
La repubblica Ceca è geograficamente e storicamente collocata al centro della storia dell’Europa: incomincia con la defenestrazione di Praga la riforma e la guerra dei trent’anni; con l’occupazione dei Sudeti la tragedia del secolo scorso. Alla base della costruzione europea c’è il grido “mai più guerre sul nostro suolo”, l’idea dell’integrazione europea come cornice a un’intesa franco tedesca che, senza bisogno di garanzie USA o URSS, valga a scongiurare le guerre. Sacrosanto proposito, ma “quantomeno discutibili” le idee con cui fin dall’inizio si accompagnò: istituire un nesso tra il nazionalismo aggressivo di Hitler e l’esistenza degli stati nazione come tali; considerare piccoli gli stati europei, e solo un’Europa unificata capace di diventare un partner di Usa. Ma soprattutto il costruttivismo, l’illusione fatale, che ne è dichiaratamente alla base: “il popolo europeo – sono le parole di Jean Monnet all’ONU nel 1952 – deve essere condotto verso un superstato senza che si renda conto di quello che gli succede”. Il problema democratico non è un inconveniente manifestatosi in corso d’opera: il “nation building” è il dato di progetto della costruzione europea.
Negli anni 50, era al Reno che pensavano Schuman e Adenauer. Quarant’anni dopo sarà decisiva un’altra frontiera, quella dell’Oder Neisse tra Occidente libero e Oriente comunista: l’abbandono del marco e la creazione dell’euro saranno il prezzo pagato dalla Germania per riunificarsi e conquistare completa autonomia. Nel 1992 “noi [cechi] eravamo toppo impegnati con la nostra radicale e difficile transizione dal comunismo a una società libera”, ma la maggior parte dei popoli europei non si accorse che la trasformazione da Comunità europea a Unione Europea, trasferendo a Bruxelles competenze degli stati, ne provocava il progressivo indebolimento, dando luogo a una cosa ben nota “a noi che abbiamo vissuto dentro il comunismo”, il centralismo democratico. Anche sotto il comunismo si giustificavano i reali problemi di funzionamento con la considerazione che “almeno così si vive in pace”: ed erano “falsità e menzogna impossibili da sopportare”. Dell’euro si sono vantati i vantaggi economici, per l’Italia la riduzione dei tassi d’interesse sul debito a livello tedesco: ma l’euro è stato voluto dalle élites politiche proprio perché il processo di integrazione imboccasse la strada della irreversibilità. Quando appare minacciata, l’irreversibilità fornisce la giustificazione per gli interventi eterodossi della BCE. E quando il progetto mostra tante criticità di funzionamento, si propongono maggiori dosi dello stesso progetto.
“La cittadinanza non è un’idea astratta sui diritti e sui doveri, non possiamo scegliere la cittadinanza, ma vi nasciamo; cresce dalla storia condivisa, dall’esperienza condivisa e spesso anche dalle sofferenze condivise.” E’ per senso della storia, quella che ha formato l’identità del Paese di cui è a capo, quella che è sopravvissuta a mezzo secolo di integrazione forzata, che Vaclav Klaus pone il problema democratico della costruzione europea. Ed è quello che distingue il suo appassionato libretto nella ormai vasta letteratura sull’euro, quella su come salvarci con l’euro e quella su come salvarsi dall’euro.
Faccio un commento da cittadino,attento al divenire delle comunità di cittadini, ma giocoforza impreparato a riunire in una visione unica i cambiamenti in atto nell’Unione Europea e, per ricaduta dall’alto,sulla nazione italiana.Tra la spinta da bulldozer delle elites intellettuali/finanziarie che direzionano le Nazioni attraverso il debito pubblico e le parole appassionate di un presidente ceco,che dice delle cose giuste nella sua ottica di individuo,cittadino,statista,mi sentirei di aderire a quest’ultimo;ma mantengo una riserva,la riserva di non conoscere a fondo il “sogno” delle elites.
Libera circolazione merci, servizi, capitali e persone.
Già da questa prima caratterizzazione si poteva capire l’eccessiva focalizzazione dell’Unione verso aspetti puramente economico, dove anche le persone non sono considerate come elemento centrale della società, ma sono equiparate a merce e non come interessi, cultura, sentimenti, passioni, intelligenza e capacità: persone, insomma, non solo “forza lavoro”.
Stupisce poi che tra i benefici dell’Europa e dell’euro sia considerata la “riduzione dei tassi sui titoli di Stato ai livelli di quelli Tedeschi”.
Italia e Germania hanno quasi la stessa “quantità” di debito pubblico (in valore assoluto, non in quella entità indiretta che è la percentuale sul PIL), ma l’Italia paga per interessi oltre 80 miliardi di euro l’anno, la Germania meno di 30 !!
Dove sarebbe questo presunto vantaggio ottenuto con l’euro ?
Credo che siano stati saggi coloro che hanno iniziato dall’economia per costruire l’Europa, nel 1955 la politica era la sopravvivenza della tragedia bellica, dotata di un grande senso pratico. L’euroscetticismo britannico e gollista hanno blindato l’aspetto economico nei confronti della politica. Da allora siamo scivolati sistematicamente verso la superficialità, ed oggi abbiamo politici balbettanti davanti alle sfide cinesi indiane e sudamericane in aggiunta al modello statunitense. Silvio sarà stato certamente il peggiore ma non scherzano nemmeno la Merkel o Sarkozy, Chirac o Dalema.
Ieri sera alla trasmissione di “quinta colonna”, il giornalista Del Debbio(?) rivolgendosi al sottosegretario Polillo chiedeva “..qualora dovesse andare al governo alle prossime elezioni un nuovo soggetto o persona che modificasse di poco le regole scritte ultimamente dalla Troika, lo lascerebbero fare ? Non è che arriva un’altra letterina in cui dice di seguire le istruzioni dell’UE e le indicazioni della Commissione europea? Il Polillo non solo annuiva al giornalista ma lasciava intendere che bisognava seguire nel solco di quello tracciato da Monti!!! Inaudito, roba da denuncia presso qualche Procura della Repubblica! Si stava, velatamente, minacciando chiunque di non cambiare rotta o politica o saranno guai per tutti. Signori sveglia, mano alle armi della legalità. Oscar Giannini Tu che predichi bene nei salotti, ed hai alle spalle l’IBL con tanto di professionisti e centro studi, legali e un’apparato che potrebbe supportare azioni ecclatanti, muoviti dai un segno , altrimenti vai a raccontare storielle ai ragazzini delle scuole elementari. Dirò di più, anche il ministro Riccardi sponsorizza Montezemolo creando un movimento che vada nella direzione già iniziata da Monti!! Roba da rabbrividire, gente che non ha mai calcato la scena politica e vengono a dettare condizioni a noi che ci facciamo un mazzo da sera a mattina per portare il pane, non le ostriche o caviale, a casa!!. Il ministro Passera… ed altri ancora.. andate a mettere gli orecchini al naso a chi non Vi conoscono.
Mi permetto di aggiungere, nel ricordare Giambattista Vico filosofo, storico e giurista italiano ma di origini napoletane (1668/1744),noto per il suo concetto di verità come risultato del fare. ” La storia è sempre uguale e sempre nuova”. In tal modo è possibile comprendere il passato, che altrimenti ci rimarrebbe oscuro, perché: “Historia se repetit”.(La storia si ripete o come altri dicono:corsi e ricorsi della storia). Ebbene a tal riguardo Vi invito a rileggere un passaggio del discorso di Benito Mussolini del 10 giugno 1940, lo scoperto per caso durante una ricerca sui trattati…è qualcosa di straordinario ,ma anche preocupante… consentitemi di riportare il passaggio:”..Bastava rivedere i trattati(…) per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerali intangibili per l’eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie(ESM) che si è palesata micidiale per coloro che le hanno accettate(Grecia,Spagna,Portogallo,Irlanda e forse Italia?); bastava accettare le proposte del 6 ottobre dell’anno scorso(1939) del Fuhrer dopo l’occupazione della Polonia..(qualcuno mi sà dire cosa conteneva quella proposta?). Quest’ultima data stranamente coincide con la decisione della Corte Costituzionale tedesca(a seguito di circa 37.000 ricorsi) sul ruolo e funzione dell’ESM o fondo salvastati. Coincidenza ancora più impressionante che qualche giorno dopo il Senato ratifica il MES o ESM o fondo salvastati ed ancora più straodinaria coincidenza il 13/10/2012 la dichiarazione del Presidente Napolitano ad un convegno a Napoli:”.. per risolvere le crisi locali necessitano di soluzioni globali.. anche con perdite di parti di Sovranità nazionali..”. Infatti entro marzo 2013 il Parlamento dovrà modificare la Costituzione per sancire e cedere la Sovranità nella parte della gestione economica-finanziaria e di bilancio!!! Oscar dott. Giannini fai un’appello ai tuoi amici e colleghi di buona volontà ad alzare il tono della voce:”cà niscun è fess”.
Beh, a questo punto mi domando se, il presidente della repubblica Ceca sia aflitto da miopia politica, o quello che dice sia il retaggio della dominazione sovietica, che ha lasciato il segno nei personaggi politici che quella dominazione hanno patito.
Come non vedere e apprezzare gli enormi benefici che, l’incompiùta costruzione Europea ha portato, anche al suo paese non si comprende.
Solo le localizzazioni industriali provenienti da altri paesi dell’UE, sono segni inequivocabili dei vantaggi di farne parte, tanto per citare uno dei settori economici messi in movimento.
Da qui possiamo spostare il ragionamento sul beneficio complessivo, di essere parte integrante dell’UE, del quale gode la repubblica Ceca:
Nel secolo scorso, i primi 50 anni, l’Europa ha dato l’avvio a due guerre mondiali disastrose duvute al fatto che, l’Europa era composta da un gazzabuglio di staterelli, manovrati e controllati dalle due potenze egemoni,continuamente ai ferri corti e i Sudeti non ne erano indenni.
L’Unione Uuropea nella seconda meta del secolo ha garantito pace e propsperità ai suoi aderenti, pur con tutti i suoi torti e limiti e la sua incompiutezza, quindi, “l’ingenerosità” e il mancato riconoscimento del capo dello stato della repubblica Ceca, dei gradi valori morali, civili e umanitari salvaguardati nei 62 anni d’esistenza del’UE, non si spiegano
e non si giustificano, neppure con tutte le tesi presenti nel suo pensiero.
l
Grandissimo Klaus, applausi.
E se in tutto questo articolo si sostituiscono”Europa” ed “UE” con “Italia” si ottiene lo stesso risulutato.
Impariamo da chi ci è già passato, mettiamo termine a questa follia.
Grande Havel e grande FdB !
FdB, il mio preferito tra gli ex-comunisti e senz’altro il più sveglio dei due fratelli DB.
..è aggiungo che se FdB fosse stato al timone invece del fratello, se allora avesse mostrato la grinta e convinzioni e lucidità che ha adesso, forse in Italia ci sarebbe ancora una multinazionale dell’informatica.
@ Giuseppe Trevisani
Francamente è assai improbabile riuscire a cogliere questo nesso che dovrebbe esistere tra formazione della UE e la sua supposta conseguenza, ovvero l’assenza di conflitti bellici al suo interno e la sua lettera non aiuta di certo a fare chiarezza. Detto come lo dice lei, che corrisponde poi a quanto ci propina la vuota propaganda europeista, la pace che ha regnato su tutto il mondo occidentale sarebbe da ascrivere al processo di costruzione dell’unione delle repubbliche socialiste europee. E’ dai tempi della guerra fredda che non sentivo cose del genere; da quando cioè l’URSS si autodefiniva il custode mondiale della pace ed il PCI giustificava gli interventi in Ungheria e Cecoslovacchia come interventi necessari al mantenimento della pace mondiale.
Forse lei non è al corrente del fatto che sia esistito un Patto Atlantico (NATO) che, garante la potenza militare americana, ha operato, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, come ombrello su tutti i paesi dell’Europa Occidentale assicurando democrazia, sviluppo e pace, nonchè protezione contro le mire espansionistiche dell’URSS. L’apparato bellico della NATO, almeno fino a tutti gli anni ’70 ed oltre era costituito da mezzi di contenimento e dissuasione. Si sviluppò un’aeronautica fatta di intercettori piuttosto che di mezzi da bombardamento in profondità. Dall’altra parte, quella del Patto di Varsavia, si costrui’ una immensa forza d’assalto puntata verso Ovest, fatta di tank e bombardieri di profondità che uscivano come biscottini dalle fabbriche sovietiche.
Ma forse lei pensa che la ricchezza che i paesi europei si sono costruita poggi piuttosto sulla nascita dei patti economici intraeuropei (CECA prima di tutto), dimenticando a) che senza la NATO questi ultimi non sarebbero nemmeno stati concepiti e b) che hanno costituito il cuore, la genesi del dirigismo sovietizzante della UE.
Siccome poi la Storia non si piega mai ai nostri desideri o alle nostre forzature, soprattutto a quelli nati dall’irrazionalismo, è anche assai probabile che possa essere proprio la UE stessa a deflagrare in mille conflitti ed in un’instabilità che 60 anni di atlantismo le hanno evitato. A ben guardare i motivi non mancano davvero: tirannia fiscale con conseguente crollo della potenza industriale e commerciale, aggressività maomettana, declino etico, spappolamento delle istituzioni.
@Giuseppe Trevisani
@Alberto
Perfetto l’intervento di Alberto.
Aggiungo solo che con i 50 anni di atlantismo il guazzabuglio di staterelli europei ha prosperato, democraticamente e economicamente, come non mai.
E che purtroppo i problemi sono su entrambi i lati. Anche dall’altra parte del “pond” ci sono enormi problemi. Lotta di classe Obamiana, statalismo, correttezza politica e inquadramento dei media stanno iniziando ad intaccare anche l’altra colonna portante dell’atlantismo.
Io dico che e’ oggi,in epoca di smarrimento intellettuale,dove trovare un orientamento ai propri dubbi e speranze e’ diventato veramente difficile seguire certe affermazioni,che se anche comprensibili in quanto legate a drammi personali di un popolo civile e profondamente democratico come quello Ceco,non possono essere assolutamente condivise se non altro per i paragoni che vengono messi così facilmente in essere.Io non voglio togliere il piacere a quanto in maniera molto chiara ha gia’ espresso il sig.Alberto che mi ha preceduto ma vorrei aggiungere.Nella storia non si compiono “Salti”(historia non facit saltus) dicevano gia’i Romani.Intendo dire che non si risolvono i problemi dall’oggi a domani ma dobbiamo