3
Apr
2012

V° conto energia: quali tagli al fotovoltaico? – di Enrico Bonito

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Enrico Bonito.

1. La logica del “Conto Energia”

Fino a pochi anni fa la produzione di energia fotovoltaica in modo economicamente sostenibile era una utopia. Nel 2004, la ASM S.p.a. di Settimo Torinese (To) realizzava una installazione fotovoltaica di circa 100 kWp volta ad alimentare il consumo della sua palazzina a uso ufficio per circa 150 persone, con un investimento di 1,5 mio Euro. Questa e altre iniziative analoghe, caratterizzate da un costo per kWp installato superiore ai 15 k Euro, avevano una valenza dimostrativa, e modesta utilità economica.

A partire dal 2006, con l’avvio del 1° “Conto Energia”, il legislatore prevedeva importanti incentivi a favore di coloro che realizzavano impianti fotovoltaici, di piccole e grandi dimensioni, con il triplice obiettivo di:

  1. accrescere i volumi della nascente Industria fotovoltaica, abbattere i costi industriali sulla filiera, ridurre il prezzo per kWp degli impianti ed avvicinare la cd. “grid parity” (situazione in cui il costo dell’energia prodotta da fotovoltaica è pari o inferiore al costo dell’energia prodotta da fonti energetiche tradizionali);
  2. promuovere in Italia la produzione di energia elettrica da fotovoltaico, per aumentare la “copertura” del fabbisogno energetico nazionale con le fonti rinnovabili;
  3. promuovere il paradigma della “smart grid”, secondo cui le nuove tecnologie di “microgenerazione” (il fotovoltaico innanzi tutto) consentiranno una produzione “diffusa” di energia elettrica, a parziale sostituzione dell’attuale modello “top-down” incardinato su pochi operatori. La cd. “democrazia energetica” non è questione “filosofica”, ma soluzione concreta ad alcuni problemi dell’attuale modello, quali a) i costi, i rischi, la fragilità dell’attuale modello e della infrastruttura di rete che lo costituisce; b) il crescente costo (anche, ma non solo, ambientale) dell’energia da combustibili fossili.

La definizione di incentivi, in un quadro di “Mercato a prezzi amministrati”, si prestava evidentemente a una logica opportunistica e financo “speculativa” da parte di un certo numero di players (investitori, finanziatori, operatori “core” della filiera). Ma si riteneva che l’obiettivo valesse un investimento importante da parte del “sistem”.

2.L’industria fotovoltaica oggi

La politica dei “Conti Energia” degli ultimi anni ha generato risultati estremamente significativi, insieme ad alcuni effetti “collaterali”, peraltro attesi.

Pro:

  • Oggi in Italia il parco fotovoltaico installato ammonta a 13 gWp, per una produzione di energia a regime di 16 tWh, corrispondente al 5% del consumo energetico nazionale (330 tWh). Questo risultato è stato raggiunto in un solo triennio;
  • l’energia del fotovoltaico è “pregiata” perché prodotta in “fasce” diurne tradizionalmente più costose (F1, F2), quando maggiore è la domanda del sistema industriale. Si è determinato un importante “appiattimento” della curva di costo energetico nel corso della giornata;
  • è nata una industria fotovoltaica italiana, con un giro d’affari di circa 22 mldi Euro nel 2010, 15 mldi nel 2011, 850 aziende, 100.000 addetti. Questa industria ha visto, al fianco di operatori più “speculativi” ed “estemporanei”, la nascita di operatori che grazie a investimenti importanti hanno maturato un know how prezioso per il raggiungimento della “grid parity”.
  • Il prezzo della installazione fotovoltaica si è ridotto, negli ultimi 2 anni, di circa il 60%. Per impianti ‘retail’ su abitazioni (tipicamente impianti da 3 kWp), il prezzo è oggi inferiore al 3.000 Euro / kWp, a fronte dei 7/8.000 Euro di inizio 2010. Si ritiene che entro la fine del corrente 2012 il prezzo scenderà sotto i 2.000 Euro/kWp. Ad inizio 2013 l’industria sarà molto vicina alla “grid parity”, poiché in Centro Italia 2.000 Euro di installazione fotovoltaica produrranno circa 250 Euro/anno di energia elettrica, lungo tutta la vita dell’impianto (oltre 25 anni).

Contro:

  • I 13 gWh di installazioni fotovoltaiche, come detto a copertura del 5% del fabbisogno energetico nazionale, hanno però un costo annuo sul sistema di circa 5,6 mldi di Euro. Per la verità tale valore, molto importante, non è dissimile da altri oneri associabili alle fonti energetiche tradizionali. Si consideri a titolo esemplificativo che l’import petrolifero italiano, principale voce gravante sulla bilancia dei pagamenti, è di circa 52 mldi Euro /anno;
  • il meccanismo di “prezzi amministrati” previsto dal “Conto Energia” se da un lato ha dato avvio a una industria, dall’altro ha diseducato il mercato che vede quello fotovoltaico come un investimento “finanziario”. Questo vale per gli impianti di dimensioni superiori ai 20 kWp (fino alle grandi centrali da 1 o più mWp), i cui investitori “esigono” un “ritorno sull’investimento” – IRR. Ma molto spesso anche gli acquirenti dei piccoli impianti “family” da 3 kWp chiedono che il risparmio in bolletta sommato all’incentivo copra la rata mensile di finanziamento dell’impianto.

3.Riflessioni sul “V Conto Energia”

Se da un lato sono probabilmente maturi i tempi per limitare gli incentivi su impianti fotovoltaici “di potenza” (superiori ai 200 kWp), che con costi importanti per la collettività hanno svolto la loro funzione di “acceleratore” dell’industria, d’altro canto è necessario apportare all’attuale sistema delle modifiche che:

  • siano coerenti con l’obiettivo iniziale di sviluppo della “Smart grid”, incentivando una produzione elettrica “diffusa”;
  • siano compatibili con l’attuale stadio di sviluppo dell’industria, domanda ed offerta, che a tappe forzate si è dovuta adattare già a numerose modifiche di regolamentazione.

Sotto questi profili si può a ragione ritenere che

  • “tagli” alle tariffe incentivanti significativamente superiori a quelli previsti dal “IV Conto Energia” del maggio 2011, che chiedano un repentino cambiamento “culturale” alla domanda del mercato fotovoltaico (come detto, abituato a ragionare in ottica “finanziaria”)
  • “limitazioni” agli incentivi a partire da soglie dimensionali troppo contenute (ad es. i 3 kWp)

determinerebbero uno shock regolamentare difficilmente superabile anche per i players che hanno affrontato gli ultimi anni nel vero “spirito” del “Conto Energia”, con approccio industriale, investimenti importanti in innovazione di prodotto e processo, e totale reinvestimento degli utili.

Oggi nessun operatore dell’industria è pronto per vivere esclusivamente di impianti di 3 kWp. E in ogni caso su quegli impianti non ci sarebbe incontro tra offerta (considerato l’attuale livello dei costi industriali) e domanda (considerato il proposto dimezzamento delle tariffe).

In definitiva si ritiene che una proposta equilibrata non possa ragionevolmente porre limitazioni agli incentivi per impianti fino a 20 kWp, mentre invece sono compatibili una moderata riduzione delle tariffe incentivanti rispetto a quanto definito dal “IV Conto Energia” e modalità di promozione dell’“autoconsumo”.


Enrico Bonito è Chief Financial Officer di Sun System.

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17 Responses

  1. Alberto Gregorio

    Assolutamente d’accordo con Enrico Bonito.
    Il Fotovoltaico deve essere considerato una risorsa strategica per il paese e non un costo.
    Quanto Enrico Bonito dice : “Oggi in Italia il parco fotovoltaico installato ammonta a 13 gWp, per una produzione di energia a regime di 16 tWh, corrispondente al 5% del consumo energetico nazionale (330 tWh). Questo risultato è stato raggiunto in un solo triennio”, deve essere ben compreso.
    16 Twh/Anno : Trattasi di risultato eccezionale in termini di produzione elettrica, pari alla capacità produttiva di quelle 2/3 centrali nucleari che avremmo dovuto (per i sostenitori ad oltranza del nucleare) costruire nel nostro paese.
    Con costi e tempi incalcolabili, nel senso letterale del termine.
    Dunque in soli tre anni, con ricadute ambientali minime, con il FV abbiamo ottenuto in termini di produzione elettrica, quanto avremmo ottenuto dalla realizzazione di 2/3 centrali nucleari da 1000 MWp !!
    Il FV alla luce di questi risultati e dei prezzi in discesa di moduli ed inverter (siamo ormai quasi alla grid parity) deve dunque essere sostenuto e cosiderato una vera e propria risorsa energetica autoctona del Paese.

  2. Roberto

    La non sostenibilità dei vari conti energia doveva essere chiara al legislatore nel momento in cui venivano fatte le ipotesi di sviluppo del mercato. L’ottica cieca e il cercare di soddisfare le richieste dei produttori nel breve termine (alte tariffe incentivanti) ha portato alla creazione di società con utili altissimi, cartello commerciale sul prezzo del prodotto e interesse di investitori finanziari e non di gruppi industriali. L’Italia manca di una pianificazione strategica elettrica da 30 anni, difficile stupirsi dell’ignoranza del legislatore. Con meta dei miliardi dati “a fondo perduto” come incentivo, se investita in ricerca avrebbe portato a risultati molto più efficaci-efficienti.
    Grazie

  3. Marco Tizzi

    Bell’articolo, ma manca un pezzo: perché, nella pratica, tra tutte le energie rinnovabili è stato sviluppato solo il fotovoltaico, soprattutto a terra?
    Il grande errore, per me, sta lì.

    Più che da ogni altra parte, dato che è ovvio che un cambio radicale del sistema di approvvigionamento energetico del paese abbia dei costi.

  4. andrea

    @Alberto Gregorio
    Visto che si tira sempre in ballo il nucleare, proviamo a fare due conti: supponendo che una centrale da 1 GW costi 10 miliardi di euro, quindi spendendo 30 miliardi di euro per tre centrali che produrrebbero i 16 TWh/anno per circa 40 anni. Il fotovoltaico ci costa, per la stessa energia, 5 miliardi l’anno, quindi circa 100 miliardi, per vent’anni di energia. Più, forse, altri cinque anni di energia gratis. Lascio ad altri le valutazioni. Io sono e rimango favorevole al nucleare in sé, ma comprendo che in Italia il discorso è impossibile da fare per vari motivi, molti dei quali anche ragionevoli; a me rimane la convinzione che se i soldi degli incentivi fossero stati usati per fare ricerca di alto livello (non solo in ambito energetico) il valore aggiunto per il Paese sarebbe stato molto più alto di quello descritto nell’articolo, con un’industria incapace di sostenersi senza generosi incentivi e che da alcuni anni continua a dire che “entro breve sarà raggiunta la grid parity” (prima era il 2012, ora è diventato il 2016…).

  5. filippo

    Assolutamente contrario al nucleare e favorevole al FV.
    Andrea non tiene conto dei costi di gestione, manutenzione e dismissione di un impianto nucleare (ben superiori ai costi di costruzione impianto), che nel caso del FV sono a totale carico del SR.
    Ben venga anche il 5° conto energia, che porterà il FV ad una perfetta sostenibilità del sistema ed alla grid parity.

  6. Antonio

    Chi al governo non è stato capace ne ha voluto (ne lo è tuttora, a quanto risulta) sviluppare strategie a lungo periodo, in questo caso per l’energia (stesso si può dire sui trasporti), ma basa le sue decisioni sulle opportunità ‘politiche’ a breve termine (es. nucleare per fare favori ai grandi produttori e ai Francesi, rinnovabili per far piacere ai ‘progressisti’, Cip6 per fare favori ad amici industriali). Confrontando il risultato delle politiche tedesche sulle rinnovabili, lì si è costruita un’industria, molto di prodotti, qui soprattutto di servizi, mentre gli incentivi finiscono più che altro ai produttori cinesi, tedeschi e ai finanziatori. PS ricordiamoci che (con tutto il male che se ne può dire) la creazione dell’ENEA dopo il referendum del 1987 era un’occasione unica per rendere l’Italia il leader mondiale delle ‘Energie Alternative’ … invece la direzione è stata tutt’altra …

  7. PUNTI PER UN NUOVO CONTO ENERGIA 2012 UTILE AI CITTADINI ITALIANI INVECE CHE AGLI SPECULATORI ED ALL'ENEL

    PUNTI PER UN
    NUOVO CONTO ENERGIA 2012
    UTILE AI CITTADINI ITALIANI
    INVECE CHE AGLI SPECULATORI ED ALL’ENEL

    INTRODUZIONE
    Il presente documento riassume i punti salienti per un Conto Energia utile ai cittadini Italiani ivece che agli speculatori ed all’ENEL.
    I punti oggetto di possibili evoluzioni possono essere i seguenti :
    1) ATTUALE SCENARIO ITALIANO DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI IN ESERCIZIO
    2) EMARGINAZIONE DELLE ATTIVITA’ SPECULATIVE DAL NUOVO CONTO ENERGIA
    3) DEFINIZIONE SOGGETTI BENEFICIARI DEL NUOVO CONTO ENERGIA
    4) RIDEFINIZIONE FONDI ROTATIVI
    5) TARIFFE INCENTIVANTI PER IMPIANTI “RESIDENZIALI” -> FINO A 20kW
    6) TARIFFE INCENTIVANTI PER SUPPORTO PICCOLE IMPRESE –> FINO A 200kW
    7) NUOVE REGOLAMENTAZIONI PER GRANDI IMPIANTI -> SUPERIORI A 200kW

    1) ATTUALE SCENARIO ITALIANO DEGLI IMPINATI FOTOVOLTAICI IN ESERCIZIO

    IMPIANTI FOTOVOLTAICI INCENTIVATI IN ITALIA
    Dagli ultimi dati pubblicati dal GSE (15/05/2011 e 31/10/2011) la “potenza” degli impianti attualmente in esercizio in Italia risultano :
    – per oltre il 95% superiori ai 3kW;
    – per oltre l’80% superiori ai 20kW;
    – per circa il 60% superiori ai 200kW.

    2) EMARGINAZIONE DELLE ATTIVITA’ SPECULATIVE DAL NUOVO CONTO ENERGIA
    IL RUOLO DEGLI SPECULATORI
    Partendo dai dati del GSE sopra citati, emerge il ruolo preminente degli “speculatori”, che hanno pesato e ancora pesano sul sistema di incentivazione del Conto Energia.
    Si può assumere il dato di fatto che circa il 60% del totale degli impianti fotovoltaici incentivati ad ora dal Conto Energia sia in mano ai soli speculatori (consultare eventualmente i dati aggiornati del GSE).

    LE CONSEGUENZE DELLE ATTIVITÀ SPECULATIVE
    Tale politica ha portato ad una serie di conseguenze estremamente negative quali :
    – l’installazione di un gran numero di impianti fotovoltaici a terra, tutti di grande impatto estetico e ambientale, sottraendo risorse all’agricoltura (a questo si è cercato di provvedere in qualche misura con l’ultimo decreto sulle liberalizzazioni, ma non nel modo opportuno data, ad esempio, la ulteriore proroga posta al limite che il precedente discusso decreto almeno prevedeva, e addirittura riposizionando la figura dello speculatore con la deroga a tali divieti per il solo “Ministero della Difesa” che andrebbe a prendere direttamente i soldi dalle bollette delle famiglie italiane);
    – la saturazione di ogni linea di rete (ENEL) data l’assurda opportunità data agli speculatori di “prenotare” la potenza da immettere in rete, negando in moltissime occasioni la stessa opportunità alle piccole aziende per la connessione di impianti piccoli e comunque inferiori ai 200kW (a questo si è cercato di porre rimedio inutilmente con la richiesta di pagamento in percentuale poi comunque cassata o derogata da altri organi istituzionali – vedi TAR);
    – la proliferazione dei cosiddetti consulenti/mediatori (aziende ed individui) che si occupano dello scouting di terreni e ora di tetti per l’installazione di impianti fotovoltaici; di impropri fondi di investimento pronti a sopportare solamente la parte di equity delle operazioni e legati quindi comunque alla richiesta di denaro a debito presso gli istituti bancari; di innumerevoli SPV (società veicolo) costituite ad arte e solamente per contenere le autorizzazioni, le richieste di allaccio alla rete (portando alle saturazioni sopra descritte) ed i contratti di affitto dei terreni o tetti citati. Tale “moda” ha portato ad una lievitazione dei costi con gare al rialzo e lo svilimento del fotovoltaico “utile”, con l’illusione di facili guadagni e conseguenti duri risvegli soprattutto per moltissimi imprenditori agricoli che firmavano, addirittura, contratti con vantaggi unilaterali per i mediatori e gli speculatori, con obblighi di non coltivazione per un anno, etc.
    – l’impossibilità di perseguire i veri obiettivi del fotovoltaico in Italia e cioè :
    o il risparmio sulla voce di spesa energetica per le famiglie e le imprese italiane, le quali erano state chiamate e sono tuttora le uniche a finanziare tutto il Conto Energia,
    o il ridisegno della rete produttiva e distributiva energetica nazionale da una configurazione centrale produttiva verso enne consumatori ad una ottimale e moderna composta da enne auto produttori di energia “rinnovabile” con conseguente minore importazione, spesa e consumo di fossile.

    LO STATO DELL’ARTE PER GLI SPECULATORI
    Attualmente il Conto Energia in vigore prevede che non si possano costruire ed incentivare impianti fotovoltaici superiori a 200kW se non costruiti su edifici dove il limite è di 1MW. Per tutti gli altri impianti, di taglia superiore a queste, si riporta alla richiesta al registro grandi impianti che, al momento, è stato sospeso fino al Gennaio 2013, a riprova del fatto che gli speculatori con i grandi impianti la fanno da padrone, con importanti richieste di allaccio alla rete che “intasano” le linee.

    LE OPPORTUNITÀ
    Emarginare le attività speculative dal Conto Energia porterebbe a due grandi opportunità :
    A – preservare le attuali tariffe incentivanti invece di operare tagli come quelli prospettati dalla bozza del quinto Conto Energia, potendo eliminare di fatto il 60% del monte spesa relativo agli speculatori;
    B – offrire maggiori opportunità di medio e lungo periodo senza aggravi di costi, ai due settori che andrebbero preservati ed incentivati maggiormente : il residenziale e le piccole imprese.

    3) DEFINIZIONE SOGGETTI BENEFICIARI DEL NUOVO CONTO ENERGIA
    I VERI OBIETTIVI DEL FOTOVOLTAICO IN ITALIA
    I veri obiettivi del fotovoltaico in Italia dovrebbero essere c.d. il risparmio della voce di spesa energetica per le famiglie e le piccole imprese e l’ammodernamento dell’attuale sistema energetico verso l’indipendenza da fornitori esteri e la riconversione alle rinnovabili.
    Nel caso siano questi gli obiettivi politici “sani” del Conto Energia, partendo dalla consapevolezza dell’attuale scenario finanziario, occorre impostare una politica diversa e più lungimirante che consenta innanzitutto la redistribuzione dei vantaggi delle rinnovabili verso un numero molto più rilevante di utilizzatori/produttori puntando :
    – a rendere convenienti gli impianti fotovoltaici “residenziali” (minori di 20kW) anche attraverso il supporto fattivo al finanziamento attraverso fondi rotativi come il Kyoto. Tale approccio, unito ad una migliore politica di regolamentazione delle ristrutturazioni e costruzioni edilizie “energeticamente efficienti”, consentirebbe contemporaneamente di raggiungere il duplice traguardo di ammodernare e rendere più efficiente il settore residenziale in abbinamento alla “autoproduzione” di energia elettrica;
    – ad aiutare le piccole imprese ad installare impianti fotovoltaici (minori di 200kW), anche attraverso l’istituzione di fondi rotativi ad hoc compatibili con i finanziamenti regionali ed EU, con l’obiettivo di ottenere piccole integrazioni al reddito di impresa o un supporto reale alla conversione e/o allargamento del proprio business.
    I soggetti beneficiari del nuovo Conto Energia sarebbero in tal modo molto più numerosi ma molto meno consistenti come potenza installata rispetto all’attuale scenario (in cui prevale c.d. la figura dello speculatore), consentendo al governo di poter controllare la spesa per il Conto Energia.

    I SOGGETTI BENEFICIARI DEL NUOVO FOTOVOLTAICO IN ITALIA
    Emarginare o addirittura eliminare le attività speculative consentirebbe :
    – da una parte, di poter mantenere e salvaguardare le tariffe incentivanti dell’attuale Conto Energia (sia del Titolo II sia soprattutto del Titolo III) quantomeno “per i soli impianti residenziali di potenza inferiore ai 20kW”, con il vantaggio e l’opportunità per la nuova edilizia “energeticamente efficiente” che l’Italia ha come valore nel proprio tessuto industriale, diversamente dalla industria fotovoltaica che la vede comunque secondaria ed alla mercè dello strapotere nord europeo, quando in verità anch’esso ormai sta abdicando sempre più a quello cinese (casi eccellenti di chiusure di aziende tedesche anche in Italia). Non dimenticando poi gli americani ed i giapponesi che, anche se non si ritiene possano farcela contro i produttori di materiali fotovoltaici cinesi, sono attualmente in vantaggio nei materiali “non silicio” grazie soprattutto alle tecnologie sviluppate per il settore militare. In questo scenario sarà estremamente difficile pensare ad una industria italiana del fotovoltaico contro quella nord europea o cinese, a meno di innovazioni che possano scardinare tale sistema. Ma anche su questo punto, l’esempio negativo offerto dal GSE con l’inserimento della necessità per gli impianti innovativi (Titolo III) di detenere un brevetto EU per le strutture -solitamente di fabbricazione italiana- a solo vantaggio di aziende tedesche e francesi che ne detengono dal 2002, sembra andare in senso contrario;
    – dall’altra, di poter stabilire un sistema di incentivazione per impianti fotovoltaici inferiori a 200kW uguale o molto vicino all’attuale Conto Energia, che possa essere di reale supporto ed aiuto alle piccole imprese.

    I soggetti beneficiari del nuovo Conto Energia dovrebbero quindi finalmente diventare :
    – le famiglie con impianti fotovoltaici residenziali fino a 20kW, da incentivare con le attuali tariffe previste sia al Ttitolo II sia soprattutto al Titolo III (innovativo) abbinato al premio per l’uso efficiente dell’energia (edilizia) di cui all’Art.13 (che invece l’attuale bozza del quinto conto energia ha cassato), che garantirebbe c.d. anche la nuova edilizia residenziale “energeticamente efficiente”;
    – le piccole imprese con impianti fino a 200kW da incentivare, possibilmente, con le attuali tariffe previste sia al Ttitolo II sia al Titolo III (innovativo) che da una parte, garantirebbe l’installazione di tanti impianti produttivi di piccola taglia sul territorio nazionale a beneficio della nuova rete elettrica di cui si è detto, e della crescita graduale e controllata della spesa del Conto Energia a carico delle famiglie italiane, e dall’altra parte, in un quadro di crisi economica, supporterebbe realmente le piccole aziende potendo garantire loro delle piccole integrazioni di reddito di impresa o, soprattutto con l’innovativo, persino piccoli ampliamenti di attività o conversioni di business come nel caso delle aziende agricole (abbinati ad es. ai PSR). Tutto questo c.d. potendo costantemente monitorare la spesa del Conto Energia senza vincolarlo ai famigerati “registri e graduatorie discrezionali” che aumenterebbero invece soltanto il lavoro del GSE ed eventuali azioni contro lo stesso dato l’alto grado di discrezionalità (nella stessa bozza si richiedono ulteriori finanziamenti e sforzi alle stesse famiglie italiane per finanziarne le attività…).

    In ultima ipotesi eventualmente, soltanto per i tetti di aziende artigianali, industriali e commerciali, si potrebbe diminuire le tariffe attuali anche nelle modalità previste dalla bozza con lo scopo di finanziarne l’impianto fotovoltaico e l’energia elettrica autoprodotta e consumata,, mantenendo il registro grandi impianti (c.d. sospeso al 2013) nel quale far rientrare tutti gli impianti fotovoltaici maggiori di 200kW, e regolamentare l’incentivazione con una semplice formula : si ha diritto all’incentivo soltanto per l’energia elettrica prodotta e istantaneamente auto consumata con una formula tipo scambio sul posto (tecnicamente possibile). Questo permetterebbe di finanziare soltanto l’impianto fv per tali aziende, con il vantaggio di sollevare la rete elettrica nazionale dall’onere di gran parte della produzione di energia necessaria all’azienda che la auto produrrà, e di limitare i costi riconoscendo tariffe più basse. Le aziende che vorranno cogliere l’opportunità, c.d. regolamentata dal registro, potranno così contare su di una drastica diminuzione dei costi aziendali per l’energia elettrica e pianificare tale voce a bilancio senza temere aumenti imposti dai gestori contribuendo in tal modo alla riqualificazione nazionale verso le rinnovabili.

    4) RIDEFINIZIONE FONDI ROTATIVI
    FONDI KYOTO
    Nel caso si reputi importante privilegiare le famiglie e le piccole aziende, diventa importantissimo c.d. abbinare all’opportunità delle tariffe dell’attuale Conto Energia ai fondi rotativi tipo Kyoto.
    Partendo c.d. dalla consapevolezza dell’attuale scenario finanziario, bisogna impostare una politica lungimirante che consenta :
    – di supportare fattivamente le famiglie con il finanziamento degli impianti fotovoltaici “residenziali” minori di 20kW attraverso fondi rotativi come il Kyoto, pensati soprattutto : per le prime case, per le famiglie disagiate e monoreddito, per le giovani coppie, fino a ricavarne una vera graduatoria che abiliti “tutti” nel paese a poter installare il proprio “piccolo” impianto fotovoltaico che renderebbe meno costosa la voce di spesa energetica;
    – di aiutare le piccole imprese, attraverso l’istituzione di rotativi ad hoc che devono essere necessariamente compatibili con i finanziamenti regionali ed EU (ad es. PSR per le aziende agricole), per l’installazione di impianti fotovoltaici minori di 200kW integrati a quelle strutture o edifici necessari alle loro attività.

    SOCIAL HOUSING E EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
    Una nota va infine riservata alla grande opportunità di innescare un meccanismo virtuoso di costruzione di nuovi “edifici autofinanziati” grazie alle tariffe incentivanti innovative, di cui al Titolo III, abbinate agli incentivi di cui all’Art.13 per l’efficienza energetica.
    Si tratta della possibilità di utilizzare le tariffe incentivanti innovative per impianti residenziali fino a 20kW, per consentire a tutte le famiglie italiane di poter costruire o ampliare e ristrutturare le proprie abitazioni, rendendole più efficienti energeticamente.
    Tale meccanismo virtuoso, se addirittura abbinato a fondi come il FIA (Fondo Investimenti per l’Abitare) della Cassa Depositi e Prestiti (come il Kyoto), ben gestito e affinato, potrebbe permettere di avviare una fase importante di crescita dell’edilizia nuova, quella energeticamente efficiente, che ben si abbina all’uso delle rinnovabili.
    Inoltre, si dovrebbe tener presente che, se il FIA ha come obiettivo quello di investire nel settore dell’edilizia privata sociale (social housing), un’altra edilizia quella pubblica (ERP) potrebbe contemporaneamente avvantaggiarsi della opportunità delle tariffe innovative del conto energia abbinate all’efficienza energetica, potendo così incrementare gli alloggi grazie ai meccanismi di autofinanziamento.
    Questi sono esempi di quanto siano importanti le attuali tariffe incentivanti del Conto Energia previste per gli impianti inferiori ai 20kW, proiettate nel settore abitativo residenziale, in abbinamento al fotovoltaico innovativo ed agli incentivi per l’efficienza energetica.

    5) TARIFFE INCENTIVANTI PER IMPIANTI “RESIDENZIALI” -> FINO A 20KW
    Attuali Incentivi di cui al Titolo II e Titolo III per gli impianti “residenziali” fino a 20kW. Nessun registro GSE.
    Da incentivare con le attuali tariffe previste sia al Ttitolo II sia soprattutto al Titolo III (innovativo) abbinato al premio per l’uso efficiente dell’energia di cui all’Art.13, che garantirebbe c.d. anche la nuova edilizia residenziale “energeticamente efficiente”.

    6) TARIFFE INCENTIVANTI PER SUPPORTO PICCOLE IMPRESE –> FINO A 200KW
    Attuali Incentivi di cui al Titolo II e Titolo III per gli impianti fino a 200kW su edificio, fabbricato o serra. Nessun registro del GSE.
    Da incentivare, possibilmente, con le attuali tariffe previste sia al Ttitolo II sia al Titolo III (innovativo) che in un quadro di crisi economica, supporterebbe realmente le piccole aziende potendo garantire loro delle piccole integrazioni di reddito di impresa o, soprattutto con l’innovativo, piccoli ampliamenti di attività o conversioni di business come nel caso delle aziende agricole (abbinati ad es. ai PSR).

    7) NUOVE REGOLAMENTAZIONI PER GRANDI IMPIANTI -> SUPERIORI A 200KW
    Nuovi Incentivi “decurtati” per impianti su edifici artigianali, industriali e commerciali superiori ai 200kW ma soltanto per l’energia elettrica prodotta ed istantaneamente consumata. Registro grandi impianti del GSE.
    Soltanto per i tetti di aziende artigianali, industriali e commerciali, si potrebbe diminuire le tariffe attuali anche nelle modalità previste con lo scopo di finanziarne l’impianto fotovoltaico e l’energia elettrica autoprodotta e consumata,, mantenendo il registro grandi impianti nel quale far rientrare tutti gli impianti fotovoltaici maggiori di 200kW, e regolamentare l’incentivazione con una semplice formula : si ha diritto all’incentivo soltanto per l’energia elettrica prodotta e istantaneamente auto consumata tipo scambio sul posto. Questo permetterebbe di finanziare soltanto l’impianto fv per tali aziende, con il vantaggio di sollevare la rete elettrica nazionale dall’onere di gran parte della produzione di energia necessaria all’azienda che la auto produrrà, e di limitare i costi riconoscendo tariffe più basse. Le aziende che vorranno cogliere l’opportunità, regolamentata dal registro, potranno così contare su di una drastica diminuzione dei costi aziendali per l’energia elettrica e pianificare tale voce a bilancio senza temere aumenti imposti dai gestori contribuendo in tal modo alla riqualificazione nazionale verso le rinnovabili.

  8. Carlo Stagnaro

    Sono contrario a qualunque distinzione nelle modalità di incentivazione in funzione della dimensione di impianto. La ratio dell’incentivazione – e prendiamola pure per buona – è quella (1) ridurre le emissioni e (2) raggiungere l’obiettivo europeo di coprire il 20% del consumo finale (a livello comunitario) con fonti verdi. Sia rispetto a (1) che (2), 1 kWh prodotto da un piccolo impianto fotovoltaico produce lo stesso effetto di 1 kWh prodotto da un grande impianto (o, se è per questo, da un impianto eolico o a biomasse). Il mantenimento di corsie di incentivazione differenziate ha l’effetto di rendere relativamente più convenienti investimenti che, altrimenti, lo sarebbero meno e, così, induce una distorsione nella distorsione implicita negli incentivi. Questo, peraltro, contribuisce a rallentare il consolidamento del settore, acuendone le caratteristiche di inefficienza, scarsa capacità innovativa, eccessiva finanziarizzazione e frammentazione che già oggi ne rappresentano il limite più visibile. E’ vero che l’industria rinnovabile è stata penalizzata dai troppo numerosi interventi correttivi degli ultimi anni. E’ ugualmente vero che gli interventi sarebbero stati meno numerosi (e meno necessari) se la stessa industria rinnovabile – specie FV – non fosse riuscita, ogni volta, ad annacquarne la portata. Il fatto è che abbiamo fatto una frittata dalla quale non esistono vie d’uscita indolori. C’era chi fin dall’inizio avvertiva dei rischi, ma era più comodo gridare al complotto demo-petro-giudaico e tirare per la giacchetta politici dall’incentivo facile, i quali non chiedevano di meglio che essere tirati dalla giacchetta (e, quando non accadeva, si tiravano da soli, che una marchetta non la si nega neppure a quelli che non la vogliono).

  9. diana

    @ filippo:

    come puoi confrontare una produzione di base (nucleare) con una non programmabile (fotovoltaico)? Un MW del primo è ben diverso da un MW del secondo, in termini di MWh/anno e distribuzione giornaliera/annuale.

    @daniela:

    finché il costo di produzione di energia con impianti FV rimane superiore a quello ‘medio’ italiano (che, ricordo, è ottenuta sostanzialmente da gas), per rendere competitivo tale fonte occorrono gli incentivi. Il tema di questo articolo è: quanto devono essere alti questi incentivi? (finora hanno coperto, e ben superato, il gap di costo tra FV e le fonti tradizionali). Altro tema, è chi deve pagare per questi incentivi: finora li pagano gli utenti residenziali e le piccole medie imprese, ossia coloro a cui viene applicata la componente A3 in bolletta.

    Aggiunta mia: se si parla di impianti da MW, siamo nel campo delle iniziative industriali vere e proprie; non è corretto, a mio parere, come talvolta accade mettere assieme questi soggetti economici con il pensionato che si vuol mettere i 2 kW sul tetto di casa.

  10. Enrico Bonito

    @Carlo Stagnaro
    Stagnaro buonasera.
    L’incentivo ha un ulteriore obiettivo: la promozione dell’autoconsumo secondo il paradigma della cd. “smart grid”.
    “…La “democrazia energetica” non è questione “filosofica”, ma soluzione concreta ad alcuni problemi dell’attuale modello, quali a) i costi, i rischi, la fragilità dell’attuale modello e della infrastruttura di rete che lo costituisce; b) il crescente costo (anche, ma non solo, ambientale) dell’energia da combustibili fossili.”

    Saluti

    EB

  11. marcello boldrini

    prima cosa si deve eliminare il sistema del prezzo marginale che fissa il prezzo all’ingrosso dell’ee, che tiene alto artificialmente il margine dei produttori piu’ efficienti (margine orario piu’ alto in italia a pari combustibile rispetto vicini).
    poi possiamo tagliare costantemente gli incentivi al fotovoltaico e alle fer ma non a scalino con la logica fumosa del terrore che blocca il credito.
    poi vanno messe a gara tutte le concessioni idroelettriche visto che il demanio e’ degli italiani e non dell’enel.
    preferiamo poi dare i soldi al vento e al sole che alla russia e all’algeria.
    infine risparmiamo denari con le missioni militari in medio oriente
    sono un ing. nucleare e ho lavorato in francia. ho preso molte dosi, ma sto bene. il costo della dismissione non e’ mai stato calcolato e non e’ prezzato dai mercati, i quali prevedono che i cittadini-clienti se ne faranno carico.
    affrontiamo il tema energia in maniera strutturata e consapevole

  12. Riccardo Bonsignore

    L’Italia ha portato avanti una politica di incentivazione folle e incontrollata. Con delibera 114/2012 del 30 marzo scorso l’AEEG ha evidenziato che tra 2009 e 2012 la componente di bolletta A3 volta a coprire i costi di incentivazione è incrementata del 190% (vorrei evidenziare che in questo stesso periodo il Cip6 non ha portato oneri aggiuntivi, quindi l’incremento è completamente imputabile al rinnovabile vero e proprio).
    Altra evidenza portata dalla stessa delibera è che il costo in bolletta per un cliente domestico tipo della componente A3 dovrebbe arrivare al 19,5% (circa 100 €/anno su 500 € l’anno di bolletta complessiva) per mettere in pari i conti del sistema elettrico legati agli incentivi.
    Siamo disposti a continuare a pagare un salasso così alto, soprattutto in un periodo economico difficile quale quello che stiamo vivendo? Il nostro sistema industriale è in grado di sopravvivere con bollette gonfiate in questo modo dai sistemi di incentivazione?
    AEEG da tempo chiede che i fondi per l’incentivazione passino alla tassazione ordinaria per fare in modo che siano pagati proporzionalmente ai redditi e non proporzionalmente ai consumi elettrici.
    Fermo restando che questo approccio non sarà mai accettato dal Ministero perchè limiterebbe la certezza di copertura dei costi e perchè necessiterebbe di una ulteriore manovra da oltre 5 mld€, vedo molto vicino un approccio simile a quello spagnolo: chiusura completa dei rubinetti degli incentivi fino a data da destinarsi…

  13. L’impianto da 3/5/7KWp istallato sul tetto di casa, induce il proprietario all’autoconsumo per averne il miglior beneficio economico.
    Gli impianti di potenza superiore mettono tutto in rete.
    Questi impianti sono esclusivamente (non tutti, per la verità) di tipo speculativo.
    Il problema che si stà verificando è che essendo il fotovoltaico non programmabile, dobbiamo pagare in bolletta anche l’energia che le aziende fornitrici tradizionali non immettono in rete nel momento in cui entra la produzione del FV.
    Quindi, parte di energia la paghiamo due volte.
    Secondo me, andrebbero incentivati solo gli impianti sui tetti favorendo al massimo l’autoconsumo.
    Meglio ancora, sarebbe incentivare l’autoaccumulo di energia e abbandonare completamente l’immissione in rete.
    Per gli affezionati del nucleare:
    FATEVI UNA PICCOLA CENTRALE ATOMICA NELLA VOSTRA CUCINA.

  14. lina

    Buongiorno, sono la moglie di un imprenditore veneto nel settore del fotovoltaico costretto suo malgrado a ridimenzionare la sua azienda con licenziamenti dolorosi causa questo 5° conto energia che invece di promuovere lo sviluppo del settore , inginocchia e decapita tutte le persone che in questo progetto hanno veramente investito e creduto . Con pochi accorgimenti e variazioni , questo 5° conto energia avrebbe potuto rappresentare , come accade in altre nazioni , un punto di forza e di vanto per il nostro paese e premiato immensi sforzi lavorativi . Invece dobbiamo renderci conto che siamo in Italia ed i nostri Ministri non hanno alcuna preparazione nel ramo del fotovoltaico e che a questo punto mi viene da pensare che essi sono guidati da ben altri interessi .Nel congedarmi da voi mando un abbraccio a tutte le famiglie come la mia che in questo ennesimo triste momento non sanno più che Santo pregare , un bacio Lina.

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