Un’idea per ridurre i costi della politica
Dopo la manovra estiva sono dilagati nell’opinione pubblica i malumori legati alla contestuale mancanza di norme per ridurre i costi della politica, su cui l’Istituto Bruno Leoni ha condotto una recente indagine: come al solito, si impongono sacrifici ai cittadini, ma chi comanda non da’ mai il buon esempio! Forse è giunto il momento di rovesciare il gioco delle parti, restituendo al “popolo sovrano” qualche piccola prerogativa. Ecco come si potrebbe fare.
L’apparato statale dovrebbe assicurare a deputati e senatori i seguenti trattamenti essenziali:
• vitto, erogato direttamente con un servizio mensa interno alla Camera ed al Senato per coloro che sono impegnati durante le sedute o indirettamente con specifici ticket-restaurant d’importo prefissato (ad esempio, € 35,00) per coloro che sono impegnati altrove);
• alloggio, allestito in due grandi alberghi dello Stato specificamente destinati ad ospitarli nei giorni di presenza a Roma e fornitura di appositi ticket-hotel d’importo prefissato (ad esempio € 150,00) per le trasferte;
• trasporto gratuito su tutti i mezzi su gomma, su rotaia, per mare e per cielo e disponibilità di auto-blu (anche di cilindrata superiore a cc 1.600,00) solo per gli impegni istituzionali documentati da specifici rapporti di servizio;
• una segreteria ciascuno con un minimo di personale idoneamente formato dallo Stato per rendere quel tipo di servizio;
• uso gratuito di una linea telefonica fissa e di un cellulare;
• retribuzione mensile pari a quella di un impiegato di buon livello (ad esempio, € 2.500,00);
chi non si accontenta ed intende avvalersi di servizi diversi o più costosi deve provvedere di tasca propria, senza alcun diritto al rimborso.
Deve inoltre essere stabilito il divieto di cumulo degli incarichi “retribuiti”: il parlamentare non può ricevere compensi di alcun genere per l’eventuale partecipazione a collegi, commissioni, consigli di amministrazione, organismi di controllo od altro in alcun ente o società pubblici o a partecipazione pubblica maggioritaria o per l’assegnazione di incarichi di qualunque genere; può tuttavia svolgere tali compiti, se lo desidera, ma nell’ambito di un rapporto di mero volontariato e dunque solo gratuitamente.
Considerata peraltro l’importanza della funzione istituzionale che i parlamentari sono chiamati ad assolvere, deve essere previsto un incentivo annuale di importo significativo ed adeguato al ruolo pubblico ricoperto, ma commisurato al gradimento espresso dai cittadini nella dichiarazione annuale dei redditi in appositi spazi appositamente predisposti: in sostanza, separatamente per maggioranza ed opposizione, i contribuenti persone fisiche dovrebbero poter barrare delle caselline (del tipo “totalmente insoddisfatto”, “poco soddisfatto”, “soddisfatto”, “molto soddisfatto”, “entusiasta”) da cui dipende la misura dell’incentivo annuale; assegnando un voto per ogni quota-reddito intera di € 1.000,00 del reddito complessivo dichiarato e rapportandolo al numero delle persone fisiche dichiaranti si potrebbe facilmente determinare il grado di apprezzamento a cui agganciare l’ammontare dell’incremento retributivo da riconoscere al parlamentare per l’anno trascorso (l’invio telematico delle dichiarazioni annuali e l’elevata capacità di elaborazione dei dati dell’amministrazione finanziaria favorirebbero l’applicazione del sistema di valutazione prospettato).
In questo modo si otterrebbero una serie di indiscutibili vantaggi:
• risparmi notevoli sulla gestione dei costi della politica,
• restituzione della politica al mero spirito di servizio,
• propensione del parlamentare di maggioranza e di opposizione a “guadagnarsi” l’incentivo sulla base della valutazione espressa dai contribuenti elettori,
• propensione dei contribuenti alla fedeltà fiscale per avere maggior peso nella loro espressione di gradimento,
• miglioramento dei risultati dell’azione politica sia della maggioranza che dell’opposizione.
Visto che ormai per troppi deputati e senatori la politica è diventata una vera e propria professione, sarebbe ora che se ne assumessero anche i relativi rischi, come fanno tutti gli altri lavoratori autonomi che guadagnano solo se svolgono bene l’incarico nei confronti dei loro clienti; altrimenti debbono cambiare mestiere!
Per quanto possano queste e altre idee possano essere condivisibili, l’ostacolo è sempre lo stesso: LA GABBIA INVISIBILE.
La riduzione dei compensi a deputati e senatori dovrà infatti essere votato degli stessi deputati e senatori. Questa è la democrazia, ovvero il potere in mano a pochi autorizzati a qualsiasi nefandezza in nome del “popolo sovrano”.
Berlusconi è un’invenzione dei democratici, non certo di una società regolata dal Libero Mercato.
L’unica àncora di salvezza che vedo è rappresentata dalla così detta “speculazione”, che sta trattando il debito pubblico italiano come merita, cioè come carta straccia.
A questo punto la domanda sarà: capirà il cittadino medio (intontito dalla retorica di governo, opposizione, confdederazioni e sindacati) che lo Stato è stato inventato per succhiare quattrini ai cittadini e per donarlo alle entità appena citate?
Sinceramente signor Seri mi trova solo parzialmente d’accordo.
Forse lo stipendio che lei propone mi sembra non consono al ruolo.
Io proporrei 30000€ annui di stipendio di base netti e altri 30000€ di stipendio suddiviso al numero di presenze al lavoro con un massimo quindi di 5000€ massimo al mese ed un minimo di 2500€ Ti permetto 30 giorni di malattia per legislatura senza decurtazione con eventuale conguaglio su base di 30/5 all’anno di legislatura per i furbetti cioè, cade la legislatura diciamo duri 3 anni i giorni massimi sono 18 non 30 e se ne hai fatti di più di becchi la decurtazione.
Presenti una legge, che riduca le spese, hai un premio monetario.
Presenti una legge che aumenta il debito pubblico, contribuisci quota
parte, tu e tutti quelli che hanno votato favorevolmente.
Oltre i 60 anni nessuno può proporsi alla camera dei deputati.
Oltre i 70 anni nessuno può proporsi al senato.
Sarebbe una riduzione delle spese anche questo, un trentenne normalemente ha più verve, si ammala meno ed ha ideee più vicine ai tempi.
Costi della politica
Sinceramente la retribuzione prevista nell’articolo è pura demagogia, molto lontana anche dalle famose “medie europee” a cui spesso si fa riferimento. Ovviamente i costi della politica vanno tagliati, riducendo magari il famoso asseghno mensile a non più di 10.000 euro (in caso di frequanza continua ai lavori delle xamere). Il vero spreco va peròeliminato guardando ai benefit accessori, quali vitalizi, pensioni privilegiate, risto ranti di prima classe a 10,00 euro, ecc, ecc. Gli anni passati in Parlamento devono semplecemene entrare, per il conto della pensione, nel conteggione totale… Questo sarebbe il vero risparmio!!!!
Caro sig. Seri e sig. Luigi, approvo! approvo anche le correzioni del sig. Luigi non tanto perchè le ritenga indispensabili ma perchè vanno comunque bene… rimane un nodo assolutamente importante con il quale fare i conti PRIMA di mettere in pratica ogni proposta…: “CHI (!) dovrebbe mettere in pratica tutte queste cose?” ..l’attuale classe politica??? …come si fa a dire all’oste che il suo vino non è buono e che deve andarlo a comprare altrove…??? prima dovrebbe ammettere che il suo vino non è buono… SIAMO DISTANTISSIMI!!!! e non si tratta ne di destra ne di sinistra ne di altro polo… o assemblamento vario….
Grazie.
Gli importi sono abbastanza opinabili! Ma li trovo una base seria per far partire una Legge seria che regolamenti e ridimensioni i privilegi di questa casa! Oltre a quanto percepiscono vorrei anche discutere su quanti sono i Deputati ed i Senatori! Avrei inoltre molto da discutere sulle assemblee Regionali! Ad esempio in Sicilia percepiscono più dei Deputati e dei Senatori! E’ uno scandalo inaccettabile!
Sinceramente concordo con Rothbard. Tutto condivisibile. Non mi sono nemmeno soffermato per speculare sui conti che vengono proposti. Semplicemente non avverrà mai che un parlamento di qualsivoglia colore vada a legiferare in questo senso. La polemica sui costi della politica è giusta, anzi doverosa, ma non sono i costi della politica la radice del problema. In realtà sono la conseguenza del potere dello stato che viene usato troppo e male. Che dire altrimenti delle indennità di consiglieri regionali o provinciali (come ci ricorda un altro lettore)? Il punto non è individuare un “regolamento” moralmente ( e già questo termine mi fa rabbrividire) accettabile che sostituisca quello attuale. La proposta di cui sopra può essere ben fatta ma chi mai sarebbe disposto, allo stato attuale delle cose, ad inserirla nel programma dei primi cento giorni di governo? No, è una discussione che non mi appassiona.
interessante,ma in alcuni punti farraginoso.
Condivisibile nella sostanza, si potrebbe aggiungere altro, per esempio mettere un vincolo che costringa i politici a far parte o presiedere pubbliche nassemblee per un massimo di n. 2 mandati per: Comuni, Province (nello sciagurato caso che vengano mantenute), regioni, parlamento (camera o senato che siano) e presidenza dello stato.
E’ un vincolo che garantirebbe ai suddetti politici fino a 40 anni di vita politica ai più abili e garantirebbe un adeguato ricambio.
Sul discorso stipendi onestamente 2500 euro sono pochi per la responsabilità che un ruolo simile chiede, certo se li rapportiamo alla qualità del prodotto dovrebbero lavorare gratis.
Sinceramente di politica intendo ben poco, o meglio…mi rifiuto di approfondire, tutto questo solo perchè non riesco a non ‘schifarmi’ di tutti i politici! Io credo che il ‘vero’ politico dovrebbe lavorare solo per amore del Paese, quindi essere trattato come un impiegato comune come tanti di noi: lo stipendio, le ferie, le agevolazioni dovrebbero essere uguali alle nostre. Dovrebbe essere un sacrificio per loro come lo è per noi, arrivare a fine mese con uno stipendio comune, solo così lavorerebbero nell’interesse comune senza azzuffarsi e dirsi male a vicenda!
In questa atmosfera si risolverebbe qualche problema in più…per vivere meglio tutti, non solo ‘loro’!!!
La mia ricetta è semplice:
10.000 € mensili, netti. Niente benefit o rimborsi.
Nello specifico;
1 – Istituzione di un “salary cap” decennale, al termine di tale periodo la corte dei conti si occupa di rivalutare la somma tenendo conto della progressione degli indicatori economici e comunque senza superare il 10% della stessa.
2 – Divieto per le camere e l’esecutivo di introdurre aumenti, rivalutazioni o rimodulazioni dell’indennità o benefici e servizi (in proprio favore) non previsti esplicitamente.
3 – Le cariche elettive e di rappresentanza sono tra loro incompatibili, nessun cittadino può ricoprirne più di una per volta. I magistrati che ricoprono carica politica diventano perpetuamente incompatibili con la funzione giurisdizionale anche al termine della stessa.
4 – Abolizione del trattamento previdenziale automatico per i deputati; i soggetti possono prevedere autonomamente.
Dato che nessuno taglia il ramo su cui è seduto, è evidente che mai e poi mai la ns. classe politica toccherà quei privilegi che sono stati l’obbiettivo di carriera di molti di coloro che ci governano. Per il cambiamento epocale ci sono solo 2 strade:
A) rivoluzione per via interna, con forconi assalto al parlamento etc… e la cacciata di tutti gli inetti seduti ai posti di comando. Francamente è utopia, non siamo un paese unito, non ci mettiamo d’accordo neppure sull’allenatore della squadra dell’oratorio e poi dalla fine dell’impero romano è sempre dovuto intervenire lo straniero per cambiare veramente qualche cosa, nel bene o nel male
B) rivoluzione per via esterna, questa mi sembra più possibile. Magari le cannonate sempre più potenti della ” speculazione ” costringeranno tutti i ns. illuminati governanti alla fuga permettendo in questo modo un ricambio con persone di valore. Ora , dato che attualmente i rincalzi dei governanti di punta sono cresciuti con gli esempi sbagliati ed hanno avuto gli stessi incentivi dei capi, rischiamo di finire dalla padella alla brace; io sono quindi per un governo tecnico fatto da stranieri, possibilmente gente del nord europa, magari di cultura protestante ( meno incline agli sfarzi romani) che munita di accetta faccia quello che noi da soli non riusciremmo mai a fare. Chiedo troppo?
A me ha colpito l’uso della dichiarazione dei redditi per consentire al cittadino di indirizzare finanziamenti alla politica ed ottenere quindi una politica più attenta al cittadino.
Il concetto sarebbe analogo a quanto oggi in vigore nell’assegnazione dell’8 per mille e del 5 per mille, e porta l’ulteriore vantaggio di rendere visibile a ciascun cittadino la sua quota parte di spesa.
Ma ancora più interessante sarebbe allargare l’idea ad altri settori oggetto di finanziamento pubblico, ad esempio:
Finanziamento ai partiti: il cittadino decide a quale partito o parlamentare indirizzare la propria quota.
Finanziamento ai sindacati: idem come sopra.
Finanziamento alla stampa: il cittadino sceglie quale mezzo di informazione finanziare, includendo la possibilità di finanziare i siti web di informazione.
Gli esempi citati sono tutti riferiti a spese che già sosteniamo, in quanto annegate nella spesa pubblica, ma di cui non abbiamo la possibilità di scegliere il destinatario.
Invece, come cittadino, dovrei poter finanziare la politica che voglio io, i sindacati che voglio io, i mezzi di informazione che voglio io.
Esattamente come già finanzio le istituzioni religiose che voglio io tramite l’8 per 1000.
O sbaglio…
@Paolo R.
Ti pongo un altra domanda:
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Mi domando perchè lo stato si prende la briga di distribuire fondi ai partiti politici, ai sindacati dei lavoratori ed ai giornali, quando questi enti dovrebbero essere legati alla società civile allora sia la società civile “se vuole” a portarle avanti. Qualcuno dirà che questi contributi vengono erogati per garantire la “participazione democratica” ma come ben sappiamo non c’è nulla di democratico in queste flebo di stato.
Io penso che un partito politico debba reggersi sulle donazioni dei propri membri e delle aziende, che un giornale debba finanziarsi come ogni altra azienda e che i sindacati come unioni dei lavoratori devono trovare la partecipazione dei lavoratori che dicono di rappresentare. Così avremo un paese veramente più democratico, dove è la società civile e la sua libertà l’attore principale e non lo stato e le sue scelte amorfe.
Più cittadini e meno sudditi.
@Giuseppe D’Andrea
La domanda era:
“Perchè queste cose le deve finanziare lo stato (e dunque tutti noi?) ? “
La risposta è: Ogni sistema ha i soi difetti, rendere i partiti politici dipendenti dalle donazioni li rende estremamente permeabili agli interessi dei poteri forti; per esempio una grande impresa potrebbe condizionare la politica di un partito più di quanto già accade.
Ci troveremmo di fronte ad un sistema lobbistico ancora più estremo di quello già in vigore.
Non esiste un sistema che funzioni quando il senso civico non c’è e noi in Italia ne abbiamo ben poco.
La classe politica in parlamente è la piena espressione dei mali dell’Italia.
Se vogliamo cambiare le cose dobbiamo smettere di pensare che lo stato è di tutti quando deve dare e non è di nessuno quando deve prendere.
Fino a che non avremo senso civico non ci sarà regola che tenga…
Io disciplinerei anche il vitalizio. Lo sostituirei con la pensione, al raggiungimento dei requisiti, calcolata anche sui contributi relativi all’attività parlamentare. Inoltre, con l’intento di garantire una vita dignitosa a chi ha dedicato del tempo alla cosa pubblica, stabilirei un’integrazione del reddito dell’ex parlamentare ad una soglia minima (30.000 euro l’anno?) anche prima dell’età della pensione.
@fabik
Scusa, i partiti politici sono di per se espressione di interessi diffusi, per logica i poteri forti sono preponderanti già ora finanziano in maniera più o meno esplicita l’attività di queste organizzazioni. La sola differenza è che ora io e tu paghiamo per mantenere una supposta indipendenza dei partiti, che invece serve a cementare la forza delle formazioni maggiori che sono comunque composti da esponenti di poteri forti e finanziati da interi pezzi della nostra economia.
Il senso civico non si può costruire o imporre mezzo decreto, il senso civico si risveglia quando i cittadini sono il motore fondamentale dello sviluppo economico ed il perno dell’attività politica, in Italia dove lo stato mette le sue manacce su circa il 50% dell’economia e contribuisce ad eutanizzare l’altro 50% e dove la società civile è drogata dall’assistenzialismo statale, nessuno vuole sentire parlare di senso civico e non mi sorprende affatto che questo avvenga.
Uno stato dirigista non aiuta solo l’economia, aiuta anche la consapevolezza, finchè si potrà imprecare al cielo “Piove, governo ladro” non vedremo fiorire il senso civico, continuerà soltanto a sbocciare la gramigna dell’irresponsabilità pubblica.
Devono soffrire.
Basta parole.
La vita di qualcuno di loro in cambio della nostra serenità.
o li andiamo a prendere a calci in culo o ne facciamo fuori un paio così dal giorno alla notte meschinamente, di nascosto come si sono sempre comportati loro.
La vita di una paio di loro non vale l’impoverimento della nostro paese.
@Giuseppe D’Andrea
Concordo con la tua analisi, se rileggi bene il mio post io specifico che non esistono sistemi esenti da difetti.
Un sistema che affida l’esistenza dei Partiti Politici ai soldi di chi direttamente li finanzia li mette in mano ancora più apertamente e direttamente di chi di soldi ne mette tanti.
Personalmente concordo con quasi tutto quello che hai detto ma non sono fiducioso come te sulla possibilità di cambiare la mentalità degli Italiani semplicemente responsabilizzandoli.
@Inpiazza
Per quanto il richiamo del forcone sia forte, incolpare questi ultimi per gli errori commessi in 50 anni di Repubblica, è troppo facile e anche un po ingiusto . Il paese è debole dalle fondamenta, i politici sono solo l’espressione più evidente di questa condizione. Certo bisogna cambiare.
@fabik
Siamo più affini di quanto pensi. Il punto fondamentale è la libertà di scelta che viene controbilanciata dalla responsabilità, questo è secondo me il duo giusto per stimolare (perchè i cambiamenti, soprattutto culturali non si possono produrre a mezzo decreto), un rinnovamento della società e della nazione. Certo poi deve venire tutto il resto, lo stato ha dei ruoli propri che sono indispensabili per il buon funzionamento di un ecosistema libero.
Certo non è facile soprattutto per un paese come il nostro che ha sempre cercato di copiare da sistemi “dirigisti” (addirittura totalitari), ipotizzare un cambiamento del genere, ma niente è facile, tutto richiede tempo, sforzi e magari un po di pensiero positivo, per quanto è possibile.
Sappiamo che la strada è lunga, iniziamo dal primo passo.
@Giuseppe D’Andrea
distribuire la colpa sui 50 anni della Repubblica mi sembra altrettanto qualunquista che incolpare solo questa classe politica. Inoltre questa classe politica è lì ormai da svariate legislature quindi almeno 10/15 anni. Tempo più che ragionevole per risolvere qualsiasi tipo di problema. Qui sta il punto, non me la prendo col “passato”, ce l’ho con chi non vuole prendere provvedimenti per il futuro nonostante abbia parassitato per anni.
Quindi l’unica Via quando non c’è più dialogo, quando chi comanda vive su un altro pianeta e non si rende conto che la gente soffre e restituire una parte del dolore ai responsabili.
Vogliamo parlare del discorso di B. alla camera? O di quello di Verdini? O del pellegrinaggio in terra santa? O del bieco tentativo di riduzione dei costi che stanno preparando?
Siamo stanchi.
Veramente.
È finita l’era del dialogo.
Qualcuno deve pagare. Qualcuno deve morire. Come esempio per tutti.
Meglio qualcuno di loro morto che una una nazione impoverita.
I nostri Leader Politici sono semplicemente incapaci di vedere le condizioni dell’Italia, non vogliono vedere.
Oggi termina la mia vacanza annuale in Calabria, la mia terra è stata colpita duramente dalla crisi, ho visto un buon 10% delle attività commerciali chiuse o fortemente ridimensionata, un altro 10/15% rilevato dai Cinesi, ho visto ristoranti rinomati che sono diventati pizzerie con la pasta surgelata oppure offrire solo un menu ridottissimo.
Ho visto molti miei amici rimasti quì che prima avevano l’acqua alla gola ora ridotti a farsi mantenere dai parenti.
Domani torno al Nord nell’azienda dove lavoro e che tra 1000 difficoltà si sforza di non lasciare nessuno in cassa integrazione a costo di fare patti col diavolo.
Questa Italia la vedo solo io? Ci stanno portando alla fame, e quando c’è la fame anche un moderato, uno che è cresciuto a pane e Destra si ribella, attenzione perchè potrebbe arrivare presto la violenza.
ridurre i costi della politica concentrandosi sono sul parlamento equivale a concentrare la ns attenzione sul 5% dei ns problemi.
pagherei i parlamentari anche il doppio di quanto prendono oggi, a patto di vederli operare fattivamente ed energicamente per fare economie nella sotto casta di eletti delle regioni, province comuni quartieri, cons amministrazione, corti varie. E’ lì che si annida non meno del 90% dei ns costi della politica.
@inpiazza
Non condivido:
Mettiamo caso che facciamo come dici tu, dopo che succede? Se vuoi te lo dico io:
1- Dei morti; anche se fossero degli incapaci e dei pessimi statisti (ed in gran parte lo sono) non meritano di morire.
2 – L’insorgenza di una nuova dittatura sociale, con tante belle idee, che si concretizzeranno in un nuovo stato totalitario.
3 – Uno stato povero come prima, forse anche più povero.
Detto questo preferisco emigrare o a limite non pagare le tasse. La violenza genera solo altra violenza chi finisce per scontarne il prezzo sono sempre i deboli.
Sì, una riduzione drastica dei privilegi dei parlamentari è necessaria, in particolare l’abolizione del vitalizio dopo pochi anni di legislatura da sostituire con il riscatto del periodo parlamentare nell’ambito del normale iter previdenziale.
Ma bisogna intervenire anche strutturalmente. Riguardo alle Province, piuttosto che l’abolizione io proporrei di toglierle dalla tutela costituzionale e di lasciare libere le Regioni (senno cosa parliamo di federalismo a fare?) di organizzarle come enti di secondo grado (o consorzi di Comuni), in sostanza come referenti del decentramento locale per i livelli di governo intermedio. Le Regioni ne determineranno i compiti (più ristretti) e gli ambiti territoriali. Non si creerà più una classe politica – inutile – che necessita di visibilità propria (perchè gli amministratori saranno i sindaci stessi o loro delegati). Quindi meno sprechi, meno “giocattoli”, meno apparati duplicati. Una cosa del genere c’è in Spagna.
Leggo che in certe regioni i consiglieri comunali (e perfino circoscrizionali!) hanno un rimborso mensile non piccolo. Si tratta invece di un incarico onorifico da compensare con un gettone di qualche decina di euro a seduta per le spese vive.
Infine, ma non da ultimo, sarebbe da discutere il ruolo dei politici da quello0 dei dirigenti. Mi rendo conto che c’è un intreccio e che il marcio può stare da tutte e due le parti, ma cosa c’entra – per dire – un amminsitratore come Penati con le gare di appalto e i tempi per i lavori da assegnare o meno ai costruttori “amici”? Questa è roba da funzionari e dirigenti. I sindaci si tengano fuori dalle commesse dei lavori. In teoria dovrebbe essere così.