4
Lug
2012

Un’associazione per la trasparenza– di Massimo Famularo

Riceviamo e volentiari pubblichiamo da Massimo Famularo.

Portare a termine concretamente un programma di privatizzazioni è un affare spinoso. Occorrono meccanismi di dismissione che siano al tempo stesso efficaci e trasparenti in modo da non penalizzare la parte cedente, ma che riescano comunque a produrre un’offerta attraente per gli acquirenti. Neanche a dirlo, dove opportuno, occorre liberalizzare i mercati di riferimento onde evitare la semplice trasformazione di Monopoli pubblici in monopoli privati.

Ma facciamo un passo indietro, per vendere qualcosa devi sapere di possederlo. Esiste qualcuno che ha un’idea precisa e dettagliata dei possedimenti dello stato e degli enti locali che copra dalle cantine di Canicattì alle municipalizzate dei grandi comuni? No non esiste. Queste informazioni sono disperse e frammentate, registrate in luoghi e formati diversi e lontani. Facile immaginare che la creazione di un data base dettagliato e liberalmente consultabile on Line potrebbe costare milioni. Ma visto che stiamo nell’era del crowdsourcing e della collaborazione di massa perché non immaginare un’alternativa alla via burocratica?

Supponiamo di costituire un’associazione senza scopo di lucro che abbia come finalità il censimento e la divulgazione della consistenza del patrimonio pubblico e il monitoraggio su come viene amministrato. Niente Authority, niente nuovi super-consulenti, niente burocrazia, solo diligenti volontari intenzionati a migliorare questo disastrato paese.

Si crea un data base consultabile a tutti on line e lo si mette su uno spazio gratuito (oppure si fa una cosa un minimo più professionale ma rimaniamo nell’ordine di grandezza di qualche centinaio di euro). Dopo di che i volontari prendono carta e penna, tablet o laptop e si recano presso comuni, sedi dell’agenzia del demanio etc e chiedono conto di quel che lo stato e gli enti locali possiedono e di che cosa ne fanno. Porta chiusa? Lanciamo una campagna di protesta finché non la aprono.Nel frattempo il sito raccoglie anche manifestazioni di interesse per i beni censiti e archiviati.

Ok ma serva a qualcosa avere un DB che contenga le cantine di Canicattì e le partecipazioni nelle municipalizzate? Proviamo a pensarci. Uno studente calabrese potrebbe offrire il doppio (e restare sotto la media di mercato) per quell’appartamentino dove il cognato di un assessore della città universitaria paga una miseria. Oppure un investitore dalla Nuova Zelanda potrebbe voler rilevare quel castello diroccato in Puglia per farci un albergo (prima di scatenare storici dell’arte e ambientalisti, l’esempio era indicativo restano in vigore tutte le leggi sulla tutela dei beni culturali l’associazione si limita a raccogliere e rendere pubbliche delle informazioni).

Nella peggiore delle ipotesi avremmo solo una grossa iniezione di trasparenza e metteremmo pressione su chi amministra la cosa pubblica (nel senso più materiale del termine). Nella migliore, potremmo facilitare un eventuale processo di privatizzazione e conferirgli un livello di trasparenza assolutamente inconcepibile con gli strumenti attualmente disponibili: pensate a quell’hedge fund o investment bank che volesse fare un investimento e, invece di organizzare costose due diligence e prima di scendere a patti patti col diavolo dei faccendieri locali potesse scaricare con un click il DB e frullarlo nei suoi modelli di pricing.

Non ne vale la pena?

@massimofamularo

https://twitter.com/#!/MassimoFamularo

You may also like

Punto e a capo n. 51
Punto e a capo n. 48
Punto e a capo n. 47
Punto e a capo n. 45

8 Responses

  1. Luciano Pontiroli

    Caro Famularo, non è detto che “quel castello diroccato in Puglia” sia un bene culturale, potrebbe essere sottoposto a vincolo provvisorio ma poi la verifica dell’interesse culturale potrebbe essere negativa ed il rudere sarebbe alienabile.
    Un’amministrazione interessata allo sviluppo economico ed al recupero dei beni abbandonati ben potrebbe favorire questa soluzione. Ma non si potrebbe escludere un intervento di valorizzazione affidato ad investitori privati, anche senza destinare lo stabile ad albergo …

  2. AlxGmb

    L’idea è buona.
    Probabilmente assisteremmo al formarsi di un ordine spontaneo.
    Alcuni esempi on line: i siti wiki ed il software Linux.

  3. Luciano Pontiroli

    @Massimo Famularo
    Caro Famularo, non intedevo negare la bontà dell’idea, ma fornire un contributo specifico accennando alle potenzialità della scoperta del castello diroccato (ne troviamo anche in Oltrepo’ Pavese o in Valtellina, forse meno appetibili come residenze turistiche).

  4. Faber

    L’idea potrebbe essere estesa all’altro “mistero” storico italiano: i beni ecclesiastici IMU-esenti

  5. L’idea di fondo è cercare di dare una risposta “privata” alle inadempienze del sistema pubblico e dei partiti. Ci potrebbero essere varie altre applicazioni.

Leave a Reply