Una rondine non fa primavera, ma Goldman Sachs vola alto
Goldman Sachs ha chiuso il secondo trimestre con un utile netto di 3,44 miliardi di dollari, pari a 4,93 dollari per azione contro i 3,65 previsti dagli analisti. Si tratta dell’utile trimestrale più alto nella storia della banca d’affari newyorchese. I ricavi della banca d’affari statunitense si sono attestati a 13,76 miliardi di dollari. Sui risultati hanno pesato i 426 mln di dollari pagati di interessi sui 10 mld ricevuti dal governo nell’ambito del Troubled Asset Relief Program (Tarp): esclusi gli interessi pagati al Tesoro, gli utili per azione sono stati pari a 5,71 dollari per azione.
Ad una prima lettura dei dati sintetici della performance della banca statunitense si potrebbe pensare che la fase acuta della crisi sia ormai alle spalle; tuttavia, entrando nel merito dei conti, si capisce come la strabiliante performance sia figlia, principalmente, del reparto trading della banca.
Dati confronati al trimestre dell’anno precedente:
Trading (10.78 bilion) + 93%
Asset management and Security Services ($1.54 bilion) –28%
Investment banking ($1.44 bilion) -15%
G.S. sarà pure giuridicamente una banca commerciale, tuttavia il core business della banca tradisce la sua vera natura. In definitiva aspettiamo i dati di Citi e Bank of America per tirare un, motivato, sospiro di sollievo.
L’aumento degli utili è, come evidenziato nel post, frutto pressoché esclusivo del trading proprietario. Si conferma che siamo in modalità “more of the same”. Banche troppo grandi per fallire, dedite in modo ormai patologico ad un trading malato e manipolativo della liquidità del mercato, e l’assunzione di rischi crescenti, come dimostra anche la forte crescita del VaR trimestrale di GS (che pure non è più un broker-dealer ma, nominalmente, una banca commerciale), su cui pare incredibile che nessuno, alla Casa Bianca e dintorni, abbia nulla da eccepire. Per questo credo che, se anche Citi e Bofa (oltre alla “sanissima” JPM) confermeranno questa tendenza, non ci sia alcun motivo per tirare sospiri di sollievo.
I dati da guardare attentamente di Citi e Bofa sono quelli realtivi alle sofferenze sui crediti, non quelli temporanei del trading…@Mario Seminerio
Vanno guardati entrambi, come si riscontra dai dati dello scorso trimestre. La strategia è quella di riparare i balace sheet attraverso utili diversi, e la via è quella del trading proprietario, per conto terzi e delle underwriting fees.
Non sono un esperto e, quindi, non mi addentrerò in questione contabili.
Facendo però ricorso al buon senso noto….
…7/8 mesi fa Goldman Sachs era sull’orlo del fallimento…poco dopo riceve miliardi di aiuti statali…continua a dare bonus milionari ai suoi manager….alla fine oggi riesce di nuovo a fare utili….
Anche ipotizzando che questi utili siano stati generati da una gestione ortodossa (io ne dubito), cosa pensare di un sistema finanziario che nel giro di 7/8 mesi è capace di andare dalle stalle alle stelle?
Cosa ci assicura che fra 8 mesi non si ritorni di nuovo alle stalle?
Anche lasciando da parte discorsi etici (che pure hanno un certo valore), vi chiedo, un sistema finanziario così volatile è un bene per la gestione della COSA PUBBLICA?
A meno di essere un trader che lavora a short, è valido un sistema finanziario “argetinizzato”?
Siete sicuri che il cittadino medio (non il trader) sia capace di comprendere tutto ciò?
Mi piacerebbe avere delle risposte.
Nel frattempo mi godo questo vinello, leggero leggero, che ho appena riportato da un viaggio di lavoro tra le industrie meccaniche di Piacenza e brindo alla grande professionalità dei manager harvardiani di Goldman Sachs.
sono dell’opinione che sia necessario, soprattutto in questi tempi, prestare molta attenzione a quali sono i fattori realmente determinanti per il risultato positivo (o negativo) della gestione di questi istituti, e di conseguenza quali siano le voci dei bilanci che possono far pensare a un’eventuale ripresa economica degli stessi.
quindi i dati relativi al trading possono sì far riflettere, ma sono assolutamente inutili se si vuol fare una valutazione della possibile ritrovata solidità di una banca; al contrario, i dati relativi alle sofferenze sui crediti cui fa riferimento fava sono molto importanti a questo scopo. a motivazione di ciò, si pensi a un istituto il quale ottiene ottimi risultati semestrali, ma essenzialmente tramite attività di ridotta prospettiva (che comportano quindi risultati e valutazioni solo temporanei), e il quale sopporta ancora grosse sofferenze sui crediti; in tal caso, questo istituto è ben lontano dal ritenersi fuori pericolo e rientrato in una situazione di normalità, perchè mantiene una fragilità che nel lungo termine potrebbe riportarlo in stato di crisi.
è per questo che prima di esprimere dei giudizi è necessario prestare attenzione a determinati fattori..
Ha ragione Fava, i dati da tenere d’occhio sono quelli relativi alle sofferenze delle “vere” banche commerciali; solo da quello riusciamo a capire a che punto siamo, non di certo dai dati sul trading.
GG