Una legge sbagliata provoca peggiori conseguenze
Dedico l’ottocentesimo post del nostro blog – non male direi, cari amici – a un classico tema di quelli che dividono: l’antiproibizionismo libertario. Questa volta, in materia di divieto di fumo. Io lo applicherei alla politica. In Italia, invece, no.
La notizia è questa, dall’ANSA odierna.
Una sigaretta. È stata questa la causa della rissa che si è scatenata dopo la mezzanotte scorsa all’interno di un ristorante di piazza Tirana a Milano, il locale «Arca» di Noe gestito da una famiglia di egiziani. Tutto è nato quando uno dei 30 clienti presenti in quel momento in sala si è acceso una sigaretta. Il titolare, egiziano di 35 anni, ha subito invitato l’avventore a spegnere la sigaretta: «,Qui non si può fumare, mi spiace» ha detto educatamente l’esercente. Per tutta risposta, il cliente italiano ha continuato a fumare e, quando l’invito è stato ripetuto, l’uomo ha fatto scoppiare una serie di palloncini con la sigaretta. A quel punto si è scatenato il parapiglia: il cliente ha cominciato a gettare a terra piatti e bicchieri e poi è nata la rissa che ha coinvolto il fratello del titolare, il cuoco, il cantante, un animatore e diversi clienti. All’arrivo della polizia è scattato il fuggi fuggi generale: tutti i clienti sono scappati senza pagare il conto, compreso l’italiano che aveva scatenato la rissa. Nessun provvedimento è stato preso dagli agenti. Il titolare e il fratello egiziani sono rimasti lievemente feriti. «Stiamo aspettando che qualcuno venga almeno a saldare il conto», hanno detto.
Conclusioni. Numero uno: l’inganno. La disciplina antifumo nei locali pubblici fa dell’oste e non dell’ufficiale pubblico il presidio di legalità. Nel senso che l’ufficiale pubblico eleva sanzioni all’oste se non ha messo il suo locale in regola con le disposizioni di legge, ma è l’oste stesso che deve intervenire contro chi viola la norma. La funzione pubblica attribuita al semplice cittadino invece che al pubblico ufficiale in caso di flagranza di reato è un sano principio per delitti contro la persona e il patrimonio, ma quando si tratta di un reato coperto da sanzione amministrativa volto ad autotutela della salute il principio diventa un inganno, perché lo Stato dispone ma il cittadino impone.
Numero due: il danno. Al danno patrimoniale che l’oste subisce dovendo mettere coattivamente in regola il suo locale mentre basterebbe dividere i ristoranti in quelli liberamente aperti al fumo dei clienti e quelli invece per non fumatori, si somma in questo caso il danno provocato non solo dalla rissa, ma dall’inefficienza dello Stato intervenuto coi suoi agenti senza riuscire ad acchiappare i responsabili del danno medesimo.
Numero tre: la beffa. Sarà perché l’oste legalitario era egiziano e non italiano, sarà per questo o sarà per quello, ma che tutti i clienti a cominciare dal fumatore se la siano svignata senza pagare aggiunge al danno la beffa. Gli osti ci penseranno d’ora in poi due volte, prima di farsi agenti pubblici. Ed ecco come una legge proibizionista puntualmente crea una convenienza a violarla, rispetto al doppio disincentivo funzionale e patrimoniale nel farla osservare. cvd
Parole di assoluta saggezza. A volte, purtroppo, il volto del potere è inutilmente arcigno finendo così per coprirsi di ridicolo. E poi, come Lei ben sa, il potere stesso mostra la sua anima peggiore, e potenzialmente più liberticida, quando, invece di amministrare, vuole salvare: anime o corpi fa lostesso.
Francesco Morosini
Resta il fatto che il fumatore oltre che un gran maleducato è per giunta un ladro, dato che non ha pagato i danni che ha causato. Ora non rubare è stato scritto ancora nelle tavole della legge da Dio stesso, e nondimeno sono sempre esistiti individui che la violino. Il problema in questo caso quindi, non è tanto la pur discutibile legge, ma il fatto che un cialtrone, incapace di controllare la propria schiavitù al fumo, pur essendo stato invitato gentilmente a smettere di fumare dal propietario del locale (e questo avrebbe dovuto essere sufficiente per farlo smettere al di là dell’esistenza o meno della legge in questione) ha continuato a infastidire il suo prossimo.
Non è un problema di legge, è un problema di educazione.
Non sono molto d’accordo con la tesi.
Premesso che una legge che impone (non permette) al gestore del locale una funzione che è delle forze di polizia è stupida.
Il gestore del locale ha tutto il diritto di vietare ai suoi clienti di fumare dentro il suo locale (in particolare se questo gli può provocare un danno). Il racconto mostra che il cliente non solo ha voluto continuare, ma che ha volutamente provocato il parapiglia e la rissa.
Al più, il caso dimostra per prima cosa la necessità per l’Italia di riconoscere ai privati e pacifici cittadini il diritto di portare e possedere armi per la difesa personale. La seconda cosa è l’utilità di usare comunemente cellulari e fotocomere per riprendere e fotografare persone che si comportano scorrettamente e criminalmente in pubblico. Terzo, il diritto del commerciant a negare l’accesso ai clienti che si comportano in modo incivile.
Il gestore deve anche, per legge, tutelare anche i propri dipendenti dal fumo passivo. Questa volta c’e’ di mezzo il penale.
Quindi nei locali pubblici (senza eccezione) non si può fumare.
Sono fumatore ma accetto. L’inganno, il danno e la beffa valgono la salute se non altro degli altri.
L’eccezione di questo caso da più lustro alla regola.
Se qualche esercente ha speso soldi per mettere a norma il locale in termini di riciclo di aria per consentire, in spazi appositi, il fumo e’ una sua libera scelta.
mario
Come indicava nell’incipit Giannino il tema divide. Per me la più convincente e l’impostazione libertaria (concordo pienamente con Francesco). ll post di Mirko è esemplare dei guasti: una legge che impone finisce per “creare” un “diritto” (il “diritto” a proibire dell’oste). Poi si passa al “diritto” di portare armi per essere più convincenti nell’imporre (si badi bene) di non fumare. E così via.
Un pregio la legge antifumo certo lo ha avuto: ha fatto vergognare i fumatori e fumare è diventato socialmente riprovevole (Come dimostra il post di Mario). Non so se fosse un risultato che si potesse ottenere altrimenti.
Sergio, il gestore ha il diritto di proibire il fumo nel SUO locale.
Se il cliente vuole fumare lo fa fuori o a casa sua, in particolare se ci sono chiari cartelli o è implicito (per via di una legge generale) che non si può fumare.
Lo sbaglio è rendere responsabile il gestore se il cliente infrange la legge.
L’arma non serve per impedire al cliente di fumare (sarebbe eccessiva come autodifesa), ma serve per impedire al cliente di sfasciare il locale (o il proprietario/gestore/personale) per dimostrare la sua insoddisfazione per la proibizione o per la richiesta di togliere il disturbo e saldare il conto.
Il modo come avrei gestito la situazione io è di smettere di servire il cliente se non smetteva di fumare. Ovviamente questo fa a pugni con l’obbligo del gestore di servire tutte le persone che si presentano e pagano, senza fare discriminazione.
Il che mostra come una serie di leggi positive fanno presto a diventare contraddittorie e controproducenti e a instaurare il caos nella società.
Il diritto a portare e possedere armi è connaturato nel diritto di proprietà, nel diritto alla vita e alla libertà. Senza un’arma è impossibile difendersi da un gruppo più numeroso o da un individuo più forte fisicamente. Un’arma serve per esercitare ild iritto alla autodifesa, senza il diritto all’autodifesa e di conseguenza il diritto alla vita (cioè a non essere ammazzato) è una barzelletta.
Va bene sono la dimostrazione di essere succube della riprovazione sociale.
Ma mettiamola cosi. Se della cosa avessero discusso Ludwig von Mises, Friedrich A. Hayek, Murray N. Rothbard e il grande di Chicago:
Ludwig von Mises avrebbe accettato l’attuale stato di diritto senza fiatare perche’ anche catallatticamente il fumo e’ epistemologicamente la negazione dell’intelligenza.
Friedrich A. Hayek pur riconoscendo le ragioni di Mises non avrebbe smesso con i commensali non fumatori di speculare sulla faccenda animando il dibattito.
Murray N. Rothbard scocciato delle tiritere pechè sono tempo perso decide di andare al ristorante solo d’estate e all’aperto.
Il grande di Chicago dovrà pagare un extra di lavanderia per avere imbrattato le tovaglie nell’intento di dimostrare con raffinate formalizzazioni che tutto dipende dal saggio di interesse dei partecipanti.
800 Auguri a questo grande Blog.
Buon Natale
mario
“Legge sbagliata”, “antiproibizionismo libertario” -se non ho capito male – sono sciocche provocazioni, almeno in materia di fumo passivo. Lo stesso vale per il commento che parla di ” … il potere” e di “… liberticida” .
Circa il fatto che il gestore del locale non può fare il poliziotto, cioè non può andare oltre l’invitare (lo str****), personalmente penso che sia giusto così, anche se il problema si deve risolvere. Da alcuni è arrivato il consiglio – che approvo – di uscire dal locale senza pagare; il gestore si attiverebbe di più, almeno col telefono (fermo restando lo str****).
Giannino Lei afferma :
“Numero due: il danno. […] mentre basterebbe dividere i ristoranti in quelli liberamente aperti al fumo dei clienti e quelli invece per non fumatori” .
Non è così, perchè il locali pubbici devono essere aperti appunto ***a tutti***, non a categorie di persone. Nemmeno le sale fumatori separate sono praticabili: questa malsana idea è purtroppo (o per fortuna) passata con la “Legge Sirchia” . Le ricerche (cit. Rapporto MPOWER OMS del 2008 e del 2009 http://www.who.int/tobacco/en/ ) hanno dimostrato che i requisiti fisici delle sale sono talmente elevati da rendere impossibile la loro realizzazione (perchè costosissima). Sono state le aziende del tabacco a spingere per queste sale, però potrebbero pagarle loro stesse (invece di chiedere altri soldi alla comunità). Inoltre un lavoratore può ***giustamente e in totale diritto*** rifiutarsi di entrare in un locale con sostanze tossiche, irritanti e cancerogene (cfr IARC 2004); è il motivo per cui sono scomparse le carrozze treni col fumo.
L’unico modo per eliminare o ridurre a sufficienza i rischi da fumo passivo è rendere i luoghi ***liberi*** dal fumo (cfr OMS come sopra).
Giannino afferma :
“Numero tre: la beffa. [….]Ed ecco come una legge proibizionista puntualmente crea una convenienza a violarla, rispetto al doppio disincentivo funzionale e patrimoniale nel farla osservare. cvd”
Anche qui c’è una provocazione, sciocca.
Ma forse è così palese o trita che dovrebbe essere visibile.