Un ostacolo in meno alla installazione della banda larga
È stata pubblicata questa settimana una sentenza della Corte costituzionale (n. 20/2010) che fuga il dubbio circa l’introduzione di un nuovo ostacolo al faticoso percorso di installazione della banda larga nel nostro paese. Per agevolare la posa della fibra ottica necessaria alla banda larga, il decreto legge sulla competitività n. 112/2008, convertito in legge n. 133/2008, ha previsto delle misure di semplificazione amministrativa. Si tratta di misure puntuali per concludere quell’innovazione tecnologica necessaria al paese, che, pur non essendo la panacea della crisi o dello stallo economici, rappresenta un’infrastruttura necessaria con cui imprese e cittadini potrebbero essere agevolati nel compimento di infinite attività quotidiane e al tempo stesso potrebbero ricevere un’offerta maggiormente pluralistica di servizi di telecomunicazione.
L’articolo 2 del decreto sulla competitività del 2008 prevede appunto la possibilità di installare la fibra ottica nelle proprietà dei soggetti pubblici, senza possibilità di opposizione da parte di questi ultimi, ad eccezione del caso che si tratti del patrimonio indisponibile e che tale attività possa arrecare concreta turbativa al pubblico servizio.
La regioni Toscana e Emilia-Romagna hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale contro questa norma, poiché hanno ritenuto che la mancata possibilità per le regioni di opporsi all’installazione della fibra nelle loro proprietà fosse incostituzionale e comportasse una “generale e apodittica affermazione di prevalenza dell’interesse dello sviluppo della banda larga rispetto alle legittime pretese delle Regioni titolari dei beni interessati da tale sviluppo”.
Ebbene, la buona notizia è che la Corte costituzionale ha rigettato la questione, sostenendo – contrariamente alle regioni – che rientra nella discrezionalità del legislatore escludere i beni disponibili delle regioni dalla cd. clausola di salvaguardia, ciò tanto più – si legge nella sentenza – “in un settore nel quale è evidente l’interesse collettivo alla sollecita realizzazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica”.
Realizzazione, si può aggiungere, che passa prima di tutto attraverso l’investimento privato, con il quale raggiungere la garanzia di accesso alla banda larga a tutta la popolazione.
L’urgenza del paese di chiudere il digital divide, infatti, non sarà di certo perseguita dagli investitori privati finché ad essi non verrà data garanzia di ritorno economico, di assenza di intralci burocratici e di certezza di poter operare in un ambiente normativo e amministrativo stabile.
La decisione della Corte costituzione sembra fortunatamente muoversi in questa direzione.
bastasse questo … comunque un bel passo in avanti
Ottima notizia. Peccato che qui in §Friuli, con un progetto favoloso in corso d’opera, la giunta eletta nel 2008 ha bloccato di fatto tutto con una operazione assai poco felice. Ci sno ampie zone con l’infrastruttura pronta ma inutilizzata e non c’è altro che il collegamento modem a 56k.
Chi lo spiega ai comuni che la fibra va inserita nella struttura delle nuove opere di urbanizzazaione?
mb
Non entro nel merito del giustamente o meno della sentenza, però in Emilia-Romagna Telecom ha ricevuto fior di dobloni per coprire in adsl (640K, va beh, già qualcosa) le aree rurali..
anche se poi la velocità di picco dell’adsl 640 è 10KB/sec, la velocità media è 6-7KB/secondo.. una 56K always on ecco 🙂
quindi non è certo un ricorso fatto contro la posa di fibra in sè, ma probabilmente per poter evere un controllo sui soldi versati a Telecom, che per come lo capisco avrebbe più potere nei confronti della Regione.
@gobettiano: coraggio, mi risulti che in FVG abbiano faticosamente trovato la quadra per ripartire
Chiedo scusa ma vorrei far presente che per buona parte delle attività dei cittadini e delle aziende non è necessaria la banda larga, da anni lavoro con accesso su UMTS ancor prima che arrivasse l’ADSL allo stesso costo e con il vantaggio che vado in giro con la mia connessione.
Se poi parliamo di dover avere a casa un accesso per figli e talvola genitori che scaricano audio e video non stiamo parlando di argomenti strettamente legati alla crescita del paese.
@pastore
anche la doccia la puoi fare con l’acqua fredda, ma con quella calda e’ piu’ confortevole 😉
@La linea dell’inutile (Mauro)
Spiego meglio il mio commento perchè probabilmente stiamo dicendo la stessa cosa. Io stavo evidenziando che quello che serve generalmente è avere l’acqua calda e non l’acqua bollente.
Inoltre generalmente è meglio avere l’acqua calda, senza interruzioni (business continuity) e con maggiore capillarità che avere l’acqua bollente spesso non necessaria.
P.S. mio figlio che si fa la doccia con l’acqua bollente anche in estate magari non sarebbe d’accordo con me, ma se avesse lo scaldabagno rotto qualche giorno magari capirebbe quali sono le “reali necessità”.
La banda larga e “molto larga” ha la sua importanza, per esempio per consentire sempre migliori forme di telelavoro, o alle aziende esperienze come la delocalizzazione e il disaster-recovery.
Certo, in Italia sono esperienze oggi non molto diffuse… il fatto che potrebbero consentire un più uniforme sviluppo del territorio e “lavoro a chilometri zero” con conseguente riduzione del traffico automobilistico e forse persino dell’inquinamento ad oggi non è servito né alle aziende per andare in questa direzione, né allo Stato per proporre agevolazioni…