22
Mar
2011

Un grafico e una domanda sugli investimenti diretti esteri

Osservate attentamente questo grafico:

(Fonte)

Ecco la domanda: il fatto che gli investitori esteri non considerino l’Italia una meta attrattiva, ha o non ha una relazione col fatto che, quando un investitore estero vuole scommettere sul nostro paese (per esempio questo o questo), salta sempre fuori un ministro della repubblica (per esempio questo o questo) che gli dice raus? E ciò ha o non ha una relazione col fatto che il Pil italiano è stagnante da almeno 15 anni?

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9 Responses

  1. armando

    non e che le industrie italiane che hanno delocalizzato siano state prese a calci da qualche ministro e se se ne sono andate via loro
    e impensabile che qualche multinazionale venga in italia.
    quanto ai francesi non vengono fare un nuovo impianto ma a prendere
    il controllo finanziario di parmalat ,
    il veneto e pieno di piccole imprese acquistate da stranieri e poi chiuse

  2. Borderline Keroro

    In linea di principio potrei anche essere d’accordo, ma l’Italia dai cugini francesi è vista al più come un mercato di sbocco per i loro prodotti.
    Basta vedere il caso di qualche tempo fa dell’ENEL, quando tentò di comprarsi Electrabel (tra l’altro non in Francia ma in quel teritorio che, con ogni evidenza, i francesi considerano una loro provincia). La Francia si giova di regole che pretende siano applicate agli altri ma non a sé. Un po’ come giocare una partita di calcio sapendo che non ti danno rigori contro e che puoi segnare con cinque uomini in fuorigioco, ma guai se danno una rimessa laterale agli altri (ogni riferimento alla squadra degli onesti indossatori di scudetti altrui è puramente casuale).
    Quando uno gioca sporco, purtroppo, va contrastato.
    E i Francesi, colbertiani “usque ad finem”, il contrasto se lo meritano eccome.
    Duro e senza sconti.

    Per il resto, direi che si potrebbe discutere del perché gli investitori stranieri ci considerino solo un mercato di sbocco: forse le infrastrutture fanno pena, forse c’è troppa burocrazia, forse il problema della giustizia, e può darsi che anche le tasse altine scoraggino gli investimenti. Questo c’è a prescindere da Tremonti e Di Pietro.

    P.S.: se fosse per me Giulio e Tonino li manderei entrambi sull’isola dei famosi avendo poi cura di dimenticarveli.

  3. Giovanni Bravin

    Premesso che capisco niente di finanza, se paragonato ad altre persone. Però trovo molto strane due cose: la Parmalat è stata sanata e ripulita anche con soldi pubblici, solo ora si fa avanti la Lactalis?
    Dove sono le cordate di finanzieri italiani che erano tanto bravi ad intervenire per la ex-Alitalia?

  4. eh ma l’agroalimentare è un settore strategico… come ripetuto da interminabili economisti e storici è questo che fa la ricchezza di una nazione. quindi va protetto a tutti i costi…

    per questa ragione i nostri politici hanno evidentemente aumentato il consumo di alcolici (e non solo… e non solo…)

  5. Paolo

    Qual’è il progetto industriale di lactalis? mi sembra che si tratti solo di un’operazione finanziaria. Se questi sono i cd investimenti diretti esteri siamo apposto!

  6. carlo grezio

    caro stagnaro
    sarebbe interessante valutare anche un paio di altri grafici :
    1. quello degli investimenti diretti esteri greenfields
    2.quello degli investimenti diretti esteri in Italia per anno con evidenziato quale governo era al potere.
    Credo che potremmo facilmente scoprire che : nel primo caso, investimenti greenfields, cioè partendo dall’erba, stiamo praticamente a zero da anni perchè nessuno è cosi’ stupido da venire ad investire in un nuova struttura produttiva (di qualunque tipo) in Italia.Gli ultimi stupidi sono stati gli imprenditori italiani, ma ormai hanno smesso anche loro.
    Quindi qualche raro caso di gente che viene a comprarsi qualche residua buona azienda in Italia (bulgari, Parmalat) c’e’, ma non di più, perchè qui non conviene per un elenco di motivi non molto lungo ma molto preciso, pesante e ben conosciuto a chi è dotato di un minimo di cultura economica.
    Nel secondo caso , come variano gli investimenti esteri a seconda del governo, scopriremo che variano assai poco, ma vanno un pò meglio quando c’e’ la sinistra al governo, per il semplice motivo che gente come prodi,ciampi, padoaschioppa, visco è sempre sembrata all’estero un pò più decente e credibile dei tremonti, marzano,calderoli, scaiola,romani,berlusconi… e del resto non si fa fatica a crederlo.
    Fa una certa rabbia naturalmente che i campioni del liberalismo “de noantri” alla tremonti, tra un libretto ispirato e l’altro, non si siano mai occupati di una vera riforma fiscale, di un recupero della produttività italiana, di un piano di rilancio degli investimenti, di marketing territoriale, di attrazione di investimenti, di niente che non fossero leggine salvasilvio e cazzate per leghisti.
    Ma del resto un popolo di bagonghi per quanto minoritario con una legge elettorale truffa riesce a distruggere il paese…
    attendo di vedere i grafici per essere smentito…

  7. Alessio C.

    Sono d’accordo con lei, Stagnaro ma le faccio una domanda: il comportamento dei nostri politici non è esattamente uguale a quelo dei politici francesi quando una compagnia si azzarda ad affacciarsi da loro? Con questo non sto dicendo che è giusto ma che è un malcostume condiviso da paesi che comunque attraggono più investimenti dell’Italia… mi sbaglio?

  8. solo una precisazione: il grafico che lei ha riportato indica i paesi che sono considerati potenziali investitori dalle economie che riceveranno questi investimenti, da cui risulterebbe che l’italia è scrasamente considerata come un paese da cui partiranno investiemnti esteri. Questo è esattmente quello che si può leggere sul rapporto.

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