17
Dic
2018

Tradizione, Natale e proprietà privata: La continua rilevanza del Beato Antonio Rosmini

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Alejandro Chafuen Rismondo.

Questo articolo è originariamente comparso su Forbes.com. Traduzione di Joshua Gregor.

l grande economista austriaco Ludwig von Mises ha scritto che il destino della civiltà dipende in gran parte dagli atteggiamenti della Chiesa verso l’economia libera. Nel suo libro Socialismo (1922), egli pone la domanda : “È persino permesso oggi che i sacerdoti della Chiesa romana studino l’astronomia e le teorie evoluzionistiche. Non si potrebbe fare lo stesso per quanto riguarda i problemi sociali? La Chiesa non potrebbe trovare una via che le permettesse l’assimilazione del principio fondamentale della società, la cooperazione libera per mezzo della divisione del lavoro? Non si potrebbe interpretare in questo senso il principio fondamentale della carità cristiana?” Se la Chiesa cristiana insegna delle idee economiche sbagliate, la civiltà è in pericolo, perché “la Chiesa è una potenza così tremenda che la sua inimicizia verso le forze dalle quali la società ha la sua origine basterebbe per spezzettare tutta la nostra cultura.”

Molti chierici di oggi si distinguono per la loro pietà ma hanno poca o nessuna comprensione dell’economia. Durante la prima metà del secolo XIX, intellettuali cristiani e sacerdoti rilevanti hanno potuto combinare entrambi : una comprensione della libertà umana sia nella sfera economica sia in quella spirituale. Il periodo natalizio è un buon tempo per riflettere su uno degli intellettuali religiosi dell’epoca che combinavano i due talenti. Fra questi sono degni di nota il P. Jaime Balmes (1810-1848) in Spagna, Frédéric Bastiat (1801-1850) in Francia, e il vescovo Richard Whately (1787-1863) in Irlanda. In Italia troviamo il Beato P. Antonio Rosmini (1797-1855), e questo Natale mi concentrerò su di lui. È stato uno scrittore prolifico, ha fondato un ordine religioso, e molti lo riguardano come un fautore dell’economia libera. Alcuni gesuiti importanti della sua epoca erano in disaccordo con lui e lo hanno criticato fino a dichiarare che egli avrebbe attirato soltanto atei liberali.

Il suo uso audace di molteplici fonti filosofiche e i suoi scritti innovativi suscitarono sospetti fra la sua gerarchia. Per un periodo, i suoi libri furono a lungo condannati, ma la figura di Rosmini e i suoi contributi furono riportati in auge da San Giovanni Paolo II in Fides et Ratio (1998). In 2001, il Vaticano ha pubblicato una dichiarazione che riconosce che “l’impresa speculativa e intellettuale di Antonio Rosmini [è] caratterizzata da grande audacia e coraggio, anche se non priva di una certa rischiosa arditezza, specialmente in alcune formulazioni, nel tentativo di offrire nuove opportunità alla dottrina cattolica in rapporto alle sfide del pensiero moderno.” Giovanni Paolo II, prima della morte, ha incoraggiato uno studio della possibilità di canonizzare questo prolifico sacerdote italiano. Il 18 novembre 2007, Rosmini è stato beatificato da Benedetto XVI, il successore di Giovanni Paolo II. Questa è stata la prima beatificazione del suo pontificato.

Rosmini fu un forte critico dei socialisti del suo tempo (Henri de Saint-Simon e Robert Owen) e anticipò molti dei mali che hanno derivato dall’adozione del socialismo. Per lui, le politiche socialiste violano i diritti fondamentali dell’uomo come quello di poter scegliere il proprio stile di vita, i diritti di proprietà, di libera concorrenza e del lavoro. Egli aggiunge che il socialismo distrugge gli incentivi per l’iniziativa individuale, l’amore familiare, la cura della proprietà e l’associazione libera. Tutti questi sono principi fondamentali nella filosofia economica di Rosmini. Lui scrive che l’impatto economico e sociale del socialismo sarebbe devastante, ma il peggior risultato ne sarebbe la “totale distruzione dell’umana libertà,” che porta alla distruzione della capacità morale ed economica dell’uomo, perché la libertà è “la radice di tutti i doveri, e perciò anche di tutti i diritti dell’uomo…la fonte di tutti i suoi beni individuali e sociali.”[1]

Benché difenda i diritti politici, Rosmini è scettico nei confronti della democrazia popolare. Nel suo libro La Costituzione secondo la giustizia sociale, Rosmini scrive a proposito del suffragio universale: “[I]l diritto elettorale non s’accordi secondo la norma delle persone quasi capitecensi, ma delle proprietà…se quelli che fanno la legge non possiedono nulla, è certo che essi si servono del potere legislativo che hanno nelle mani, per tirare a sé le proprietà spogliandone quelli che le hanno: le proprietà rimangono senza difesa.”[2]

Oltre a spingere la ragione fino ai suoi limiti, Rosmini ha un profondo rispetto per la tradizione. Come F.A. Hayek (1899-1992), un altro grande economista austriaco, Rosmini dichiara che il rispetto per la tradizione non implica l’opposizione alle innovazioni: “Non c’inganniamo dunque. Questo naturale, onesto sapiente rispetto non ci obbliga ad esser nemici delle utili innovazioni; ma ci obbliga a distinguere sottilmente fra quelle innovazioni che distruggono il vecchio, e quelle che aggiungono al vecchio. Rispetto a quelle che sono volte a distruggere qualche cosa di antico, conviene sicuramente procedere con meno di confidenza, e con più di cautela: conviene che gl’innovatori si assicurino bene, che ciò che distruggono è una centina, o un’armatura, non un vólto maestro, o un pilone della fabbrica.”[3]

Per quanto riguarda le tradizioni, nel cristianesimo poche sono più importanti di Natale, la commemorazione della nascita di Gesù. Oltre ai suoi libri sulla scienza sociale e sulla filosofia, Rosmini ha scritto molte opere religiose. Una di queste era un catechismo nel quale riassumeva gli insegnamenti della Chiesa Cattolica per questo tempo speciale di commemorazione: dagli angeli che sono apparsi a Maria e a Giuseppe, fino alle letture scritturali che annunciavano la venuta di un Salvatore. Rosmini racconta come Giuseppe, marito di Maria e uomo giusto, ha ricevuto il messaggio di un angelo mentre dormiva. Non era così per Maria, che era ben sveglia quando l’angelo Gabriele l’ha salutata come piena di grazia e ha anticipato il frutto del suo seno.

Si può argomentare che il viaggio di Maria e Giuseppe a Betlemme è stato motivato dalla politica fiscale. L’imperatore Cesare Augusto, come ricordano Rosmini e gli storici, aveva ordinato un censimento. E poiché Giuseppe e Maria erano della discendenza di Davide, dovevano viaggiare a quella città per soddisfare la legge.

Rosmini insegna ai fedeli come meditare durante i giorni natalizi. Ci chiede di fare uso dell’occhio della nostra immaginazione per metterci sulla via da Nazareth a Betlemme, nelle valli, sui colli, nel piccolo grotto dove la Sacra Famiglia ha trovato riposo. Lo scopo di tal esercizio è di aiutarci a riconoscere Cristo come un esempio di povertà che può servire come strumento per superare l’attaccamento alle ricchezze. Rosmini sottolinea che è questo attaccamento, piuttosto che la possessione di ricchezze in sé, ad essere un inimico pericoloso della nostra salute e della giustizia perfetta.

Rosmini ci chiede di concentrarci con l’intelletto sulle persone della scena della nascita di Cristo, sulla famiglia di Gesù: Maria, Giuseppe e il bambino. Poi egli mette se stesso in scena, immaginando di essere li presente fisicamente, ascoltando le loro parole, riflettendo sulle lunghe notti di viaggio, la mancanza di alloggio, le altre difficoltà umane. Ma Rosmini chiede anche ai fedeli di contemplare ciò che significa per un essere divino attraversare tutte quelle sfide. Questo grande campione della libertà vuole che ci rendiamo conto di che la fame, il dolore, la nudità, la sete, la fatica e la scarsità “sono le armi di cui si mostrò armato il mio Re e Signore, con cui vinse le false opinioni e le inordinate affezioni degli uomini.”

I periodi della civiltà cristiana che hanno mostrato rispetto alla proprietà privata, la libertà e la tradizione hanno portato a una grande prosperità. Il lavoro monumentale di Rosmini può continuare ad essere una fonte capace di nutrire la società libera e di darle una nuova vita spirituale ed economica.

 

Note

  1. Il comunismo ed il socialismo.
  2. La Costituzione secondo la giustizia sociale, Cap. IX.
  3. Della sommaria cagione per la quale stanno o rovinano le umane società, cap. V.

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