5
Mag
2011

Tra default e illazioni: ma se il prossimo fosse la Francia?

L’avete sentito tutti: il Portogallo è praticamente fallito, e per questo ha chiesto l’aiuto della UE; anzi no, ve la dico in un modo diverso: il Portogallo ha dichiarato un default tecnico in quanto ha richiesto formalmente soccorso finanziario alla UE. Bel lavoro.

Con il Portogallo siamo a tre, nell’ordine: Grecia, Irlanda, Portogallo. Il gruppo dei GIP, anzi dei PIG (in inglese: maiale) cui manca la S della Spagna per formare il famoso gruppo dei PIGS (i famosi “maiali”). Ma da qualche parte si legge anche l’acronimo PIIGS che dovrebbe comprendere l’Italia (alcuni in realtà ci mettono dentro l’Inghilterra, che è nella UE ma non nella UEM e che va sì male non è veramente arrivata ad un default).

Oggi voglio fare solo una velocissima riflessione sul caso portoghese, e poi ribadire un concetto e l’annessa Default List già esposti più di un anno fa.

La mia riflessione sul Portogallo parte dal fatto che fino al giorno prima della sostanziale dichiarazione di default tecnico del 7 aprile il suo Governo ha spavaldamente escluso il ricorso all’aiuto della UE: questo fa pensare che il Governo vedesse tale soluzione come un’onta, qualcosa di politicamente insostenibile. Va bene, prendiamo questa cosa per buona. Ricordo che il Portogallo aveva sotto esame un provvedimento di forte austerità fiscale che, se approvato, avrebbe sicuramente creato disagi sociali ma avrebbe altrettanto sicuramente rafforzato la reputazione fiscale del Portogallo e quindi la sua posizione sul mercato del debito pubblico (cioè avrebbe permesso il collocamento del debito pubblico a tassi sostenibili per quanto non oggettivamente bassi). Ebbene, in pratica il voto sul provvedimento è diventato semplice terreno di scontro politico, con il risultato della bocciatura del provvedimento e della caduta del Governo. Nei fatti per lo Stato-Apparato un obiettivo politico ha avuto la priorità sulle proprie esigenze di sostenibilità fiscale, cioè la politica vince sull’economia. Questa lettura si sintetizza così: lo Stato si gestisce male, dovrebbe fare ammenda, invece continua la sua gestione del potere anche se questo mette nei guai lo Stato stesso, e cerca di far pagare qualcun altro. Non so se il tutto sia più una pazzia o un atto criminale.

In realtà c’è un’altra lettura: per non perdere consenso, la Politica evita di prendere provvedimenti che creerebbero troppo malcontento e tenta di far saltare il banco, cercando una soluzione esterna (la UE) oppure l’identificazione di un nemico esterno (speculazione) o astratto (la crisi). Finché la gente si fa prendere così per il naso, questa strategia di breve termine è assolutamente razionale. Ma il problema è sempre l’accentramento di troppi poteri sovrani nelle mani di un unico ente, che matematicamente crea danni in proporzione alla vastità delle sue prerogative.

Infine mi sorge il dubbio che la richiesta di un aiuto europeo, in quanto vale come default tecnico in molti contratti finanziari, non fosse in qualche modo “utile” a qualche soggetto o ente in quanto l’evento “default” comporta solitamente la chiusura immediata di contratti su derivati… Questo aprirebbe ulteriori riflessioni, ma lascio lì l’illazione aspettando che altri magari indaghino.

Come è, come non è, il Portogallo è “fallito”. Finita qui? A chi tocca ora?

A febbraio 2010 ho presentato una tabella di prospettive del rapporto debito/PIL elaborate dalla Danske Bank per vari paesi europei. Suggerisco prima di tutto di andarsi a rileggere quel pezzo, scritto quando solo la Grecia era capottata e si parlava già di PIGS.

In breve, ho considerato che quel che rileva non è il livello attuale del debito ma la sua tendenza nel tempo, in quanto indicativa delle capacità di gestione delle finanze pubbliche e quindi delle prospettive di onorabilità dello stesso. I dati danesi arrivavano al 2020, ed ho preso la classifica di debito del 2020 – corrispondente tra l’altro alla sequenza di Stati che progressivamente avrebbero scavalcato l’Italia in termini di debito/PIL – come riferimento per la valutazione delle prospettive di evoluzione del debito e quindi della sostenibilità dei bilanci pubblici. In tal modo ho buttato giù la mia Default List:

  1. Grecia
  2. Irlanda
  3. Portogallo
  4. Spagna
  5. Francia
  6. Italia
  7. Belgio

I default tecnici si sono prodotti in questo stesso ordine dal numero 1 al numero 3. Oggi si dice appunto che il prossimo candidato è la Spagna, giusto il mio candidato numero 4. Finora torna tutto.

Dove le cose cominciano a non tornare è riguardo a chi toccherebbe dopo la Spagna (che spero riesca nell’austerity, evitando il default e trascinando anche gli altri sulla stessa strada). Per lo più si continua a parlare dell’Italia, ma io non sono per nulla certo di questo: se quella mia semplice (o forse semplicistica per qualcuno) analisi fosse corretta, dopo la Spagna toccherebbe alla Francia, che al tempo era vista superare l’Italia in termini di debito/PIL nel 2019!

Ripeto: non auspico minimamente che si arrivi a questo livello di crisi, un po’ perché non auspico che la devastazione economica che necessariamente segue il falso boom precedente sia così profonda – non godo a fare la Cassandra – e un po’ perché temo che tale marasma di ristrutturazioni del debito finirebbe sempre e comunque sulle spalle dei cittadini, me compreso, grazie al potere coercitivo dello Stato e non certo attraverso un libero meccanismo di responsabilità di mercato. Però, se la crisi non viene lasciata spurgare e continua ad accumulare potenziale, occorre pensare a quali paesi dovranno affrontare i maggiori problemi di copertura del proprio debito; e pare che il 2012 sarà un anno piuttosto importante per il debito pubblico, a causa di una certa concentrazione di scadenze di titoli statali e quindi di nuovi collocamenti. Ecco, il test del 2012 potrebbe essere più sulla Francia che sull’Italia.

Prima di chiudere lancio un ulteriore spunto di riflessione, un’altra illazione che qualcuno più bravo di me magari risolverà.

Se avessi ragione io con la mia Default List e le cose stessero velocemente degenerando, si avrebbe magari entro il 2011 un importante rischio di default tecnico per la Spagna che si estenderebbe entro il 2012 alla Francia (in termini più preoccupanti che per l’Italia). Se le manovre di austerity non bastassero, non potessero passare il voto parlamentare, o lascerebbero troppe persone scontente, la Francia dovrebbe cercare qualche altra soluzione… Ecco, pensando a questo ho fatto un’associazione di idee: Francia-Libia. Illazione finita, continuate voi…

17 Responses

  1. mart

    giusto una piccola nota “filologica”: PIGS è nato per riunire tutti i paesi del sud europa, quindi portogallo, italia, grecia e spagna. Solo dopo è stata aggiunta l’irlanda. Ovviamente non un altra I non può essere Inghilterra (England).

  2. andrea

    L’illazione Francia Libia non è un’illazione, a parer mio (e per quello che conta…).

    Del resto è un classico: chi sente l’acqua alla gola, accende il carrarmatino…

    And

  3. @Pietro Monsurrò
    Non necessariamente fallisci prima, e la seconda guerra mondiale lo dimostra: spendi soldi, sì, ma poi ti si aprono accessi a buon prezzo a nuove risorse (quindi in futuro risparmi qualcosa) o si aprono nuovi mercati (quindi in futuro hai maggior commercio). Diventa quasi un investimento (che non ha niente a che fare con le bischerate keynesiane del moltiplicatore). Poi, sui dettagli del caso Libia, non mi esprimo.

  4. LucaS

    X Pietro Monsurrò
    Non è che spendi molto di più a far volare i tuoi caccia sopra la Libia rispetto a farli volare in esercitazioni nato! Poi considera non solo il petrolio della Libia ma quantomeno anche il suo oro.. più quello che non sabbiamo… Per come la vedo io male che vada la Francia ci perde pochissimo ma potrebbe anche guadagnarci molto!

    X Leonardo
    La lista ha senso se ti fermi ai primi 3! Se dovesse cadere la Spagna automaticamente Italia e Francia la seguirebbero a ruota a breve.. magari non immediatamente ma sarebbe solo questione di tempo! Cmq non a molto senso guardare al rapporto debito/pil come fai tu perchè devi anche considerare di quali assetts dispongono i vari paesi! In Francia praticamente mezze economia è in mano allo stato quindi se privatizzassero avrebbero un debito pubblico molto inferiore…. Conclusione: sicuramente saltano dopo di noi!

  5. Articolo interessante.
    E’ vero che il crollo della Spagna avrebbe (avrà?) conseguenze catastrofiche ben più gravi che “aspettare il prossimo”.

  6. @LucaS
    Certo, anche l’Italia se sprecasse meno, si facesse pagare di più le concessioni, mettesse a reddito il patrimonio artistico, o vendesse le città d’arte ridurrebbe deficit e debito; non mi pare un grande pensiero.
    Preciso che non guardo brutalmente al debito/PIL, perché allora l’Italia sarebbe dovuta essere la prima a saltare in Europa e il Giappone dovrebbe essere già raso al suolo, ma guardo l’evoluzione (attesa in base ai provvedimenti di recupero e di risparmio già in corso) del debito/PIL, credevo che dal pezzo fosse chiaro; questo modo di “guardare” incorpora in via automatica quel che gli Stati hanno previsto anche di “vendere” – questo significa che se, ad esempio, la Francia non “vende” e non “venderà” i suoi gioielli di Stato, questi non servono a ridurre un bel nulla, e nelle proiezioni della Danske Bank è incorporata (al tempo) la decisione di non-vendere.
    E’ come dire “non sono povero anche se ho in tasca 20 euro e un debito da 100.000 euro perché la mia casa vale 150.000″… giusto, ma se ci vuoi abitare dentro e non la vendi, quel debito proprio non lo paghi.

  7. Ottimo ragionamento. Condivido, ma … lo sanno tutti (gli analisti) che i conti italiani sono da prendere con le pinze, visti i due “serbatoi a perdere” chiamati INA e INPS, visto come Tremonti e i suoi fanno i conti e visto che non costruiamo infrastrutture dai tempi dell’Autostrada del Sole …
    Provi solo ad immaginare se domattina volessimo semplicemente eliminare le buche dalle strade, mettere le pensiline ai bus e cambiare i tantissimi guardrail fuori norma. Quanto costerebbe e per quanti anni? Oppure, se finalmente smettissimo di finanziare un’agricoltura che non frutta e volessimo finalmente rendere produttivo il settore: quante aziende fallirebbero? Od ancora se volessimo avere tanti laureati come il resto d’Europa, dargli lavoro e pagarli adeguatamente. E ancora o ancora et ancora.
    La verità è che stiamo talmente inguaiati che l’Europa ha il terrore che caschiamo giù d’un pezzo.

  8. LucaS

    X Leonardo IHC:
    1-Intendevo dire che loro hanno molto più da privatizzare di noi e possono farlo molto più facilmente/rapidamente di noi in caso di bisogno. E anche se oggi non l’hanno preventivato in caso di difficoltà a rifinanziarsi sul mercato probabilmente lo farebbero: ne Grecia ne Portogallo fino a poco fa avevano in programma di privatizzare ma poi sono state obbligate a farlo! Questo è diverso dallo sprecare meno e far pagare le concessioni. Inoltre sappiamo tutti che il pil è una grandezza molto discutibile.. se guardiamo alla struttura economica delle Francia e la rapportiamo a quella italiana non c’è paragone: molte multinazionali, molta più ricerca e sviluppo, aziende operanti in settori tecnologici e scientifici che noi ci sogniamo… o la stessa produttività.. mi chiedo se queste cose siano state considerate nei dati che tu usi quando si parla dei pil futuri! A naso direi che hanno sopravvalutato i nostri pil e non di poco!

    2-La cosa importante però era un altra: come possono Francia e Italia far fronte ad un eventuale default della Spagna? Io credo che non sarebbero in grado di farlo a prescindere da quale delle 2 è messa meglio! Non parlo solo dei titoli spagnoli che detengono le nostre banche ma della irreversibile perdita di fiducia nei debiti sovrani europei da parte degli investitori che ne seguirebbe… Sbaglio?

  9. 1 – Io mi fido (nei limiti) delle proiezioni fatte; ma forse dovrei specificare che nelle proiezioni il debito non diventa prospetticamente più sostenibile (guardando il debito/PIL) solo per un incremento del PIL, ma anche per i provvedimenti presi a tendere per il contenimento della spesa pubblica; altre elaborazione vedono l’Italia unico paese con debito/PIL decrescente da qui al 2050 (china lunga, lo so) fin sotto il 100%; in questi lavori lo snodo non è la crescita del PIL, vista fiacca, ma il fatto che a regime io nemmeno quarantenne (e credo nemmeno tu) avremo una pensione e probabilmente anche altre forme di assistenza. Eccome come si sistema un debito. E’ uno schifo? Decisamente! Ma a chi presta i soldi non frega molto come ne vieni fuori, basta tu paghi, e la sostenibilità di un impegno finanziario consiste nella capacità di pagare, se poi per questo mangi solo pane e cipolla è, purtroppo, un problema diverso.

    2 – Come obiezione ha molto senso, la Spagna non ha il peso dell’Irlanda. Al tempo scrissi appunto che il problema di un default greco non erano tanto i soldi greci, ma il dubbio che diventasse un segnale su uno stato generale di dissesto dei conti pubblici, quindi un “virus di sfiducia”. Da parte mia, credo che il fenomeno in realtà sia già innescato, ma resta che al momento gli Stati dell’Unione sono autorità politiche e fiscali separate, quindi c’è spazio perché un problema spagnolo resti, finanziariamente, spagnolo. L’analisi però per me resta valida: esiste una default list, che magari non funzionerà come mera lista dei fallimenti, ma certo come “scadenzario” di chi subirà pressioni e sarà per lo meno costretto a prendere provvedimenti. Per quel che so, l’attenzione ora è sulla Spagna, ma successivamente sarà la Francia a doversi dare una mossa prima dell’Italia che, ripeto, alla lunga è vista rientrare gradualmente dal debito.

  10. Lessi tempo fa del materiale sulle unfunded liabilities, in cui ad ogni Paese occidentale si associava la somma delle spese future, in genere pensionistiche e sanitarie, che non sono state ancora pagate con le tasse (sono future) e per cui non c’è copertura né nel patrimonio pubblico né nei contributi e nella tassazione futuri attesi.

    La Grecia era un cadavere. La Germania stava benino. Gli USA erano più vicini alla Grecia che alla Germania.

    Sorpresa sorpresa: la Francia era vicina alla Grecia, e l’Italia vicina alla Germania. Il motivo forse era che l’Italia ha fatto una riforma delle pensioni che salva la finanza pubblica in questo modo: i giovani pagano ma non avranno una pensione, o meglio pagano tanto e avranno poco, e la differenza salva lo Stato Italiano dalla bancarotta. In Francia probabilmente non è così.

  11. LucaS

    X Leonardo IHC
    Grazie per le risposte!

    X Pietro Monsurrò
    Il tuo ragionamento fotografa la realtà di oggi ma non tiene conto di alcune cose molto importanti!
    1-Un giovane paga i contributi previdenziali, e quindi le pensioni degli anziani, solo se lavora! Oggi la disoccupazione giovanile è altissima e sicuramente si manterrà tale in modo strutturale anche in futuro se non peggiorerà … ergo quei contributi non saranno sufficienti nemmeno per erogare le pensioni di chi è già in pensione oggi! Ogni giovane dovrebbe infatti mantenere più pensionati mentre l’importo di 1 pensione spesso supera l’ammontare di un intero stipendio di un giovane!
    2-Rispetto al passato oggi c’è una maggiore possibilità di emigrare, soprattutto per i giovani più bravi e capaci, quelli cioè che dovrebbero far crescere l’economia! Chi glie lo fa fare a questi giovani di rimanere qui per pagare le pensioni ai pensionati, gli stipendi ai dipendenti pubblici nullafacenti e ai colleghi più anziani illicenziabili….senza nessun vantaggio per controbilanciare? tanto vale andare all’estero dove possono garantirsi un futuro migliore; male che vada gli andrà male come qui! Cosi come un investitore investe dove è più conveniente lo stesso vale anche per un giovane! Lo stato dovrebbe chiudere le frontiere come faceva l’URSS…
    3-Oggi possiamo pensare che lo stato non dando niente ai futuri pensionati rimetta a posto i conti pubblici ma sappiamo tutti che non sarà possibile: nessun politico potrebbe resistere a pressioni cosi forti da parte dei cittadini! e aggiungerei

  12. LucaS

    E aggiungerei che sarebbero pressioni più ce giustificate! I cittadini semplicemente vogliono le prestazioni per cui pensano di aver pagato!
    4-Alcune spese in conto capitale l’Italia non le sostiene da molti anni! Per es le infrastrutture… Ma per quanto ancora potrà permettersi di rimandarle? Prima o poi quegli investimenti andranno fatti o la perdita di competitività sarebbe inaccettabile, tale da mandare fuori mercato tante aziende… I nostri conti pubblici sono molto ma molto peggio di quanto dicono le cifre debito/pil! Tolte alcune regioni al Nord non c’è una grande differenza tra noi e la Grecia!

  13. marco

    Delizioso en attendant 2019 il sorpasso francese nella melma Italiana, quest’ultima col: piu’ elevato indebitamento, col piu’ elevato livello di tassazione sui redditi fino a 150.000 euro, col piu’ basso livello di produttivita’, con un livello di scolarita’ mediocre, ed universitario elevatamente modesto, col piu’ elevato livello di evasione, colle industrie manifatturiere concentrate per l’80% su prodotti maturi, col minor livello di investimenti interni ed internazionali, radiosamente esaurite le svendite del condonabile passa alle spiagge in concessione per 90 anni ipotecando i soldi non ai figli ma ai pronipoti. Sperando che non si reintroduca la schiavitu’ per riuscire nel sorpasso fra 8 anni di un paese che compete con US, UK, Germania e Cina negli investimenti internazionali (miniere, giacimenti, industrie) scopriamo che gli US sono al livello piu’ basso di tassazione dal 1958!!! FACTS SPEAK LOUDER THAN WORDS siamo un paese di parolai.

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