Torte in faccia ai divieti
Chi è che non ricorda una festa di compleanno fatta in classe? Di solito, duravano il tempo di un intervallo, la torta veniva portata da casa e tutti bimbi erano satolli e felici. Di solito, anche le mamme, perché la scelta della torta fatta in casa è economica e sana.
Per le mamme che, poi, sono cuoche particolarmente capaci, questa poteva anche essere un’occasione imprenditoriale, avendo la possibilità di venderle ad amici o qualche gastronomia o, ancora, di usarle per una vendita di beneficienza.
Ora questo non è più possibile, a meno che la torta non sia preparata senza creme, incartata per bene nella plastica, scrivendo tutti gli ingredienti e decidendo una data di scadenza sensata e prudente, oltre che trasformando la cucina in un ambiente a norma come laboratorio di cucina. Se, com’è lecito dubitare, questa scelta fosse considerata troppo onerosa, dal punto di vista tanto economico quanto organizzativo, allora alle feste e alle vendita di beneficenza converrà portare le torte già pronte e confezionate.
Il divieto di vendere le torte è l’ennesima dimostrazione di come questo stato imbrigli anche ogni minima iniziativa imprenditoriale – anche quella finalizzata alla beneficenza – senza, cosa di non poco conto, avere gli strumenti pratici per fare i controlli necessari: sarebbe decisamente poco pratico e conveniente disporre di personale per controllare ogni torta portata nelle scuole, oppure tutti i banchetti di beneficenza o, ancora, verificare che alla cena dell’amica la torta sia stata acquistata da una pasticceria e non dalla vicina di casa.
Un paradosso, questo, nell’era del cibo biologico, a km zero, del salutismo a tutti i costi e della tassa sui cibi spazzatura. Da una parte, vorrebbero che questi ultimi costassero di più per ridurne i consumi, dall’altra ostacolano quanti vorrebbero preparare gli alimenti in casa, scelta che servirebbe sia a consumare cibi meno dannosi per la salute, sia a incrementare i redditi in periodo di crisi economica. Prima si fa in modo che i cibi industriali siano considerati alla stregua di vizi da punire e si sceglie uno strumento che indirizzi il consumo verso quelli fatti in casa, poi anche questi ultimi vengono colpiti. Insomma, un paternalismo sempre più diffuso e invadente, ma anche frutto di burocrati parecchio confusi sull’orientamento da seguire, per cui alla fine di alternative per i cittadini ne restano sempre meno, a svantaggio della libertà di scelta e della libera iniziativa personale.
Se con le tasse sul cibo spazzatura lo stato si invitava alla nostra tavola, ora entra direttamente nella cucina di casa. E se non è gradito, non possiamo neanche più prenderlo a torte (fresche) in faccia.
Sulla stessa falsariga dovrebbe essere vietato invitare a cena amici, e perche no’, prepararsi da mangiare in casa da soli.
Ma perdete ancora tempo per andare dietro a queste idiozie? Non vedete che sono pazzi? E fate quello che vi pare.
@paperino
Mi hai preceduto, ma mi stavo chiedendo proprio in questo momento: posso mangiare la crostata che mia moglie ha appena fatto e la posso dividere con gli ospiti che ho a pranzo?
Ma di che legge stiamo parlando?
Beh purtroppo è proprio così. Quando si porta a scuola del cibo per la festa di compleanno di un bimbo bisogna che il cibo sia confezionato e ciò che non lo è non può essere accettato, come ad esempio le torte “fatte in casa”. Questo per evitare improbabilissimi casi in cui qualche bambino possa sentirsi male ed il genitore possa ritenere scuola/maestra responsabile. Preferiscono imbottirli di conservanti piuttosto che accettare il cibo fatto dalla mamma di un amichetto.
Analogamente nelle mense si è scoraggiati a portare cibo all’interno, un po’ per il business della mensa, un po’ per evitare che in caso di malori possa essere accusata la gestione della mensa. Il fatto è che non veniamo più ritenuti in grado di decidere se quello che mangiamo ci fa bene o male quindi deve essere il legislatore o il regolatore che fa delle norme per il nostro “bene”. Finchè continueremo ad avere un legislatore che vuole controllare anche ciò che mangiamo non saremo mai liberi nel vero senso della parola.
Riguardo al business delle torte, lasciamo perdere. Bisogna aprire una partita IVA, bisogna avere un locale a norma (perchè la normale cucina non va bene), bisogna avere l’autorizzazione da parte della ASL e altre decine di normative che rendono totalmente antieconomico attivare un microbusiness del genere.
Cordiali saluti.
Per laurearsi in medicina non esiste l’obbligo di superare alcun esame in scienza dell’alimentazione. Chi altri all’interno del parlamento conosce l’alimentazione?
Forse Rosy Bindi?
Laura Puppato?
O chi altro?
Questo fatto purtroppo è vero. E’ un frutto della meritocrazia o giustizialismo … insomma del “chi sbaglia paga” per cui si ricorre alla metodologia C.Y.A (cover your ass). Metodologia diffusa nella PA ed anche in molte aziende.
Invece nell’interessante libro “intrinsic motivation at work” di Kenneth W Thomas, uno dei mattoncini per rendere il lavoro più produttivo è “no fear of punishment for experimentation and honest mistakes”, ovviamente declinato correttamente nel contesto.
….il problema è purtroppo del tutto generale: se pure il fine è teoricamente corretto esiste questa via via crescente tendenza a regolamentare tutto. È così che gorgonzola e formaggi di fossa rischiano di diventare prodotti fuori legge.
Non ci si può poi lamentare se la gente elude o proprio viola le norme in campo alimentare o in altri campi.
Quello che manca, però, è anche in questo caso una risposta della gente: c’è il mugugno, c’è il passa-parola, c’è la considerazione della assurdità della norma e magari la singola violazione della legge …..
ma tutto questo – come in tante altre situazioni – non porta a un movimento di protesta organico che porti alla modifica o all’abrogazione della norma.
La società pensa di poter semplicemente ignorare e trascurare la legge sbagliata, si china la testa pensando forse a come minimizzare gli effetti della norma ingiusta o assurda.
Questo è il nostro grande errore: sopportare passivamente.
Iniziamo a rispondere alle norme assurde ed ingiuste con le armi pacifiche che abbiamo: facciamo squadra, inondiamo il parlamento di lettere, mail, fax, …. singole ma monocordi tutte con il medesimo tenore e, se esiste qualche minima contraddizione tra le leggi enfatizziamola (questo andava anche fatto a livello molto più generale evidenziando il contradto tra IMU e statuto del contribuente)
Ma, scusate, cadete dal pero ? E’ esattamente il ragionamento sotteso alla creazione e continuazione di INPS ed Inail, che però fanno molto più danno e da molto più tempo. D’ altronde ci ricordiamo che almeno l’ INPS fu fondato da un famoso super-statalista forlivese ?
tutto nel solco delle norme di sicurezza. La preoccupazione in Italia è sempre quella che si possa identificare un responsabile in qualsiasi caso (salvo poi dargli mille attenuanti se è veramente colpevole) mai quella di insegnare.
Purtroppo la concezione che per qualsiasi cosa succeda debba esistere un responsabile a cui chiedere i soldi è quella che in USA porta a scrivere sui ferri da stiro che non si possono usare per stirare i capelli
In effetti andando avanti non si potrà fare più una festa a casa
Stefano ha indicato con molta precisione una delle principali cause del degrado materiale e morale di questo paese: l’ignavia dei “sudditi” che lo abitano.
Quattro ladruncoli da strapazzo hanno convinto la quasi totalità degli italiani che è molto meglio “lasciare fare a loro” che sono intelligenti, competenti, onesti e disinteressati piuttosto che impegnarsi a pensare con la propria testa e SCEGLIERE ciò che ritengono meglio per se stessi e per le loro famiglie. Così come gli italiani sono un popolo di grandi allenatori di calcio (ma dai divani del loro salotto), così sono anche un popolo di grandi politici…da bar. Quante volte li sentiamo, al bar o in piazza con gli amici, inveire contro “i-politici-che-son-tutti-ladri”, proporre improbabili ricette per l’abbattimento del debito pubblico o sulla patrimoniale per “i ricchi” (categoria in cui ricadono tutti…meno loro). Salvo poi votare, alle elezioni seguenti, per gli stessi “politici-tutti-ladri” che però “…se non li votiamo vanno su i…(mettete voi il partito che vi sta sulle palle)”.
Riappropriamoci, con tutti i mezzi leciti, delle libertà che ci sono state sottratte e dei diritti di cui dovremmo godere in quanto “esseri umani e cittadini”.
Rileggiamo la “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino” e lottiamo perché sia introdotta nella nostra Costituzione e divenga la base fondante di tutte le leggi che ci riguardano. FACCIAMO il nostro destino e quello dei nostri cari. E, come Oscar Giannino, troviamo la forza per fare udire la nostra voce in un assordante urlo:
BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Io credo sia corretto invece non permettere che negli ambienti scolastici,come forse anche in altri esercizi pubblici, non sia permesso portare prodotti alimentari che siano fatti in casa e quindi sicuramente non rispondenti alle norme hccp. Io la vedo come una tutela corretta,so che la mia cucina e la mia torta sono buone,ma non posso essere sicura di quelle di altri. Quindi se voglio fare la festa e comodarmi nei locali pubblici porto dolci confezionati. Sennò me la faccio a casa mia la festa. Vorrei poi vedere se ti torna a casa il figlio con la salmonellosi perché ha mangiato il tiramisu a scuola!
Monica, scandisci a voce alta le seguenti parole:
L-I-B-E-R-T-A’ D-I S-C-E-G-L-I-E-R-E.
A Marco. Libertà di scegliere sì. Ma qui si tratta anche di bambini, che la capacità di scegliere non l’hanno ancora sviluppata e si trovano davanti una cosa fatta da qualcuno secondo la sua idea di libertà di scegliere e a mio modo di vedere il genitore di un altro sceglie anche per il mio cosa è meglio, come è piu buono e quanto igienico è meglio. In una scuola con più di 120 bambini ci sono le teste di 120 genitori che non hanno lo stesso metro di misura. Ovvio che mettendo una regola e tirando una riga ci sarà chi ha il metro più lungo e si sente limitato e ci sarà anche chi ha il metro più corto e non gliene può fregar di meno della festa di compleanno di suo figlio a scuola. Ci sarà anche chi sta nel mezzo e gli dispiace non portar la propria torta, ma non sapendo come e cosa possano portare gli altri può anche pensare che è meglio un prodotto confezionato che sottostà a delle regole conosciute piuttosto di chissà cosa. Libertà di scegliere si ma se la questione è che scelga lo stato mettendo un limite, in base a delle regole che scusatemi tanto ma hanno dei fondamenti igienici in questo caso, o il genitore di qualcunaltro in base alla sua idea di libertà di scegliere il livello di igiene minima, preferisco il limite.
@Monica
Mi scusi, mi spiega perché a un mio ipotetico figlio è fatto divieto di mangiare il bignè alla crema della mamma di un suo compagno a causa dell SUE paure per SUO figlio?
Insegni a SUO figlio a non comprare/toccare/mangiare nulla che non sia uscito da una sanissima industria alimentare, ma lasci stare i figli degli altri, porca miseriaccia!
Magari esistono persone che delle industrie alimentari non si fidano, magari preferiscono il rischio di qualche batterio alla certezza di migliaia di sostanze chimiche, magari, semplicemente, vogliono tirare su il pupo non come decidete lei e il ministero, ma come vogliono i genitori. Per quale assurdo motivo non possono?
Non possono nemmeno farsi una scuola privata tutta per loro, se ne rende conto?
I vostri “limiti” teneteveli per voi. Imparate una buona volta a non imporli agli altri.
@ Marco
Il problema sta proprio qui,se trova il m
@ Marco
Il problema sta proprio qui,se trova il modo di insegnare ad un bimbo di 3 anni o poco meno a non mangiare una cosa golosa offerta dalla maestra me lo dica,potrebbe essermi utile.
La superficialità e l’approssimazione in queste cose la conosco. Come la pancetta fatta in casa comperata dall’agricoltore/coltivatore. Peccato fossero palesemente con troppo poco sale. Gliel’ ho fatta assaggiare e la risposta è stata “falla con le uova,così se ti piace più salata, ci puoi aggiungere il sale”. Peccato che negli insaccati il sale sia il conservante, così invece di stagionarsi sono andate a male.
Questo per quanto riguarda i cibi offerti nelle scuole.
Per le torte di beneficenza sono adulta e vaccinata, se voglio comprarle so che sono fatte in casa e quali possono essere i “rischi”, lo stesso per la tassa dei cibi spazzatura. Sono soprusi di chi vuole decidere per noi.
@Monica
Insisto: le sue paranoie sono SUE. Non devono in alcun modo ricader su figli che suoi non sono.
Se non si fida paghi la maestra/babysitter/nonna per tenere i suoi figli lontani dai drammatici rischi della pancetta e della torta fatta in casa. Paghi una guardia del piccolo corpo, un alimentarista, chi vuole. Ma lasci stare i figli degli altri.
Di problemi ne crea già abbastanza ai suoi, glielo assicuro.
@Monica
non ha letto il mio commento precedente!
La invito calorosamente ad indicarmi gli esperti di alimentazione preposti a suggerire le linee guida per una sana e salubre nutrizione nelle varie istituzioni pubbliche o nelle industrie di trasformazione degli alimenti.
Mi permetta di suggerirle la lettura de: “La cucina del diavolo” di Gunther Schwab distribuito da: “Il Giardino dei libri”.
Per quanto riguarda la “pancetta” ben le stà, non mangio animali e sono un contadino che conduce le coltivazioni con metodo biologico se non biodinamico, metodi oscuri alla quasi totalità dei consumatori. D’altronde sono allevati nelle scuole dove è proibito assumere alimenti offerti dalle altre mamme, non mi capacito chi stabilisca circa la salubrità o meno dei cibi offerti da mia moglie dietista e vegetariana o quelli prodotti dall’industria sopra indicata spinta solo dal guadagno e non certo da un sentimento altruistico, senza comunque demonizzarla.
E’ forse la signora Puppato madre di 4 figli che però le avanza il tempo di gestire la cosa pubblica?
Ma chi nel frattempo le bada la prole?
A disposizione per varie ed eventuali.
@MARCOTIZZI
insista pure, ma non mi venga a dire che rovino i miei, perchè di me non sa niente, tanto meno dei miei e meno ancora del lavoro che faccio..per dire che so, potrei per esempio essere un tecnico dell’asl che controlla le mense del distretto? faccio per dire…
vede anche io considero una lesione della mia libertà andare dalla pediatra per farmi fare il certificato di rientro a scuola se c’è stata una assenza superiore ai 5 giorni. Certificato che consiste nel rispondere a delle semplici domande della dottoressa anche senza visitare il bambino, del tipo da quanti giorni non ha la febbre o se non ha più avuto la diarrea..questo perchè altre mamme invece riportano i figli a scuola senza aspettare i giorni necessari senza febbre o diarrea per considerarlo davvero guarito e che non possa più diffondere l’influenza o altro..però gli asili sono “comunità” e pertanto devono avere delle regole, perchè non tutti ci comportiamo nello stesso modo o siamo ugualmente attenti o competenti.
Infatti non è un caso che più della metà delle intossicazioni alimentari avvenga tra le mura domestiche..infatti non tutti si lavano le mani dopo esser andati in bagno..per dire..vabbè scherzo 😉 ma neanche tanto..ma non tutti sanno che bisogna farlo dopo aver maneggiato cibi crudi, tipo la carne..del tipo se lei l’anno scorso ha avuto 4 volte la diarrea, 3 volte non è stato di sicuro un colpo di freddo 😉
E mi riferisco anche @Andretta
non parlo di qualità nutrizionale..mi riferivo esclusivamente all’IGIENE alimentare, che è un’altra cosa non tratta solo di additivi e pestici e conservanti..quindi ben venga la sua agricoltura biologica e la dietista di sua moglie..ma la corretta conservazione e cottura dei cibi, la pulizia dei locali e di chi ci mette le mani è un’altra cosa. E se non vuole comperare dall’industria alimentare che lei tanto demonizza, e che questo non voglio dire che non sono d’accordo con lei, puo comperare il dolcce dal panificio artigianale che però le regole igieniche le rispetta di sicuro e confeziona pure la torta..
Sennò a sto punto allora smettiamo di rompere le scatole a chi lavora in mensa che deve portare cappellino, usare guanti..disinfettare tutto e poi per il resto va bene ogni cosa.
@Monica
Signora, io ho capito benissimo a cosa lei si riferisce. Purtroppo.
Mettiamola così: lei ha tutte queste paranoiche sull’igiene e vuole che questa sua idea sia imposta anche a me. E perché non il contrario? Io non mi fido dei prodotti industriali, pretendo solo alimenti naturali. Che si fa? Ci sfidiamo a singolar tenzone e chi vince impone all’altro?
La verità è che dovrebbe esserci un MERCATO dell’istruzione/babysitting che consenta di avere un’offerta si scuole/babysitting per paranoici maniacali e come lei e un’offerta per gente che crede che va benissimo chei bambini crescano come sono sempre cresciuti.
Ma finché lei vorrà imporre il suo volere sugli altri e l’altrui prole tutto ciò non sarà possibile.
@Monica
P.S.
Le mie diarree sono un mio problema.
“Bevo, fumo e mangio molta carne”, come recitava un libro di qualche tempo fa che le consiglio.
E mangio molte cose “illegali”, tipo il formaggio di fossa, la pizza cotta nel forno a legna e vari salumi e formaggi che nessuna ASL ha mai approvato.
Sono affari miei, che non la riguardano in alcun modo.
Bene,si ricordi di tirare l’acqua.
Passo e chiudo.
@Monica
lei legge quello che scrivo?
Perchè dalle sue risposte non si direbbe.
Ho concluso che non conosce il metodo biodinamico per la conduzione delle colture.
Mangio solo quello che produco con le mie mani, lavate o no non importa, l’importante invece, per me è l’igiene mentale e sociale, non credo di vivere altri 80 anni, ma non pongo limiti alla provvidenza.
@Giorgio
Di biodinamica non so nulla e poco di biologico,magari mi può indicare qualche link dove potrei trovare degli spunti per capire un po’ di più. Ma se lei dovesse mandare i suoi figli a scuola allora gli porterebbe la sua verdura?
Le auguro comunque che sulla sua insalata biodinamica non passi il gatto del vicino e che sua moglie magari incinta non abbia già avuto la toxoplasmosi..così si fa per dire..magari le toccherebbe andare al supermercato a prender l’amuchina..si fa per dire. ..
@Monica
Pure i gatti adesso?
io dormo con un gatto sdraiato sul cuscino e un altro accoccolato sui piedi, vuole fare una legge per impedirmelo?
Signora, lei è paranoica. La cosa non sarebbe un problema molto grave, se non fosse che lei ha una particolare forma di paranoia, molto rara per fortuna essendo il primo caso che riscontro nei miei 37 anni di vita, che la porta a voler contagiare gli altri esseri umani delle sue paranoie.
Oltre al libro di cui sopra, le consiglio la visione del film “qualcosa è cambiato”. Almeno non si sentirà sola.
@Monica
i miei figli nella scuola pubblica o statale non li mando non vorrei che s’imbattessero in insegnanti che la pensano come lei.
Per il resto è sufficiente cercare e si trova ogni cosa, compreso come non ammalarsi mai, mi scusi se è poco.
Quello che viene regolamentato con queste disposizioni è di fatto la gestione della responsabilità non i comportamenti.
Se invito a casa i compagni di scuola di mio figlio posso dare da mangiare quello che voglio, se qualcuno si sente male sarà mia responsabilità anche nella totale buona fede.
Se a scuola un ragazzo mangia qualcosa che gli fa male diventa una responsabilità del dirigente scolastico il quale non può certo porsi il problema se i dolcetti amerovolmente preparati dalle mamme sono fatti bene o meno.
Buona sera,
da qualche giorno il Comune di Firenze ha vietato anche di portare torte comprate, incartate ecc… con tutti gli ingredienti scritti fuori….non si può più fare nulla nella scuola. Adducendo la scusa che le maestre non avrebbero la tessera sanitaria, allora vietiamo anche la mensa !! Tutto diventa un problema.
Io ho un orticello che coltivo senza NESSUN tipo di anticrittogamico,ecc, nessun intervento,niente di niente, e le dorifore sulle foglie delle patate le tolgo a mano. Ho regalato un po’ di verdura a un amico e ne ho decantato oltre al buon gusto anche l’assenza appunto di veleni,ma lui mi risponde:”Eh,…ma l’aria?”. Mi sono cascate le braccia. Stiamo diventando tutti ossessionati e deliranti? Poi magari questi duri e puri vanno in vacanza in Africa e mangiano le schifezze per le strade tutti entusiasti delle tradizioni locali.