Thilo Sarrazin, leghista di sinistra della Bundesbank
Scandalo in Germania per l’intervista a Lettre International di Thilo Sarrazin, ex ministro delle Finanze nel governo di sinistra di Berlino, a tutti gli effetti parificato a un Land. Sarrazin siede nel board della Bundesbank, e nella coalizione di sinistra berlinese rappresentava l’ala più moderata ma pur sempre della SPD. Come responsabile delle Finanze, per sette anni fino al maggio scorso ha fatto il possibile per ridimensionare la colossale spesa pubblica in deficit, che ha prodotto un debito astronomico di ben 60 miliardi di euro Leggete qui in sintesi che cosa ha detto: che la crisi di Berlino dipende dal fatto che il 40% dei nuovi nati nasce nel lumpenproletariat di immigrati turchi e arabi che non partecipano al ciclo delle attività economiche ma si limitano al più a rivendere frutta e verdura; che questi giovani di basso talento e nessuna ambizione abbassano inevitabilmente lo standard formativo della città e ne abbattono il capitale umano; che occorrerebbe piantarla di tener la porta aperta a tutti ma solo scegliere gli immigrati meglio formati e gli altri mandarli via; e che infine Berlino non si è mai ripresa dallo sterminio degli ebrei che ne azzerò il livello intellettuale e ogni sana tendenza all’elitismo, mentre dalla generazione del ’68 in avanti troppa gente si è abituata solo a vivere dei sussidi pubblici. La Bundesbank ha emesso una nota ufficiale per distanziarsi dalle opinioni di Sarrazin. E io vi chiedo: questo apparente leghista di sinistra secondo voi è un provocatore, oppure dice cose che a chi conosce Berlino sembrano solo di buon senso, sia pur provocatorio?
Mr. Giannino, molti di quelli che “fanno di conto” e che fanno mere considerazioni “numeriche” vengono repentemente messi in conto alla legaXXX, con l’aggravante del razzismo, anche se i numeri sono neutri.
Per converso e’ l’esegesi del numero che presta il fianco all’etica ed alla politica.
E’ didattico apprezzare come un SocialDemocratico patentato, appena devia dalla mainstream, provoca scandalo e disdoro sino a decadere nel leghismo duro e puro, ancorche’ becero.
..Ma in Germania, quelli veramente duri, quelli non SPD, cosa fanno? Non mi pare che madama la Angela “risani” via lacrime e sangue alla Thatcher.
Morale:: Almeno in Germania qualcuno di sinistra si destreggia in un tentativo di analisi neutra. in italia e’ proibito.
As usual: con deferenza.
martino
Analisi davvero interessante che esce dal solito stretto recinto della discussione più stato o più mercato.
L’economia è infatti determinata anche da scelte culturali che sembrano apparentemente ad essa estranee. La cultura denatalista e iperindividualista sessantottina sta producendo il declino anche economico dell’Occidente. Se ne iniziano ad accorgere anche i socialdemocratici tedeschi. Ma temo che ormai sia troppo tardi, anche se vorrei che non fosse così: sono troppi i segnali della nostra crisi che ricordano quella dell’Impero Romano. L’economia potrà magari riprendersi per un po’, ma senza lavoratori qualificati in grado di arricchire la società, né soldati per difenderci dagli attacchi (si pensi alla difficoltà di trovare truppe per l’Afganistan), prima o poi la crisi economica si ripresenterà peggiore di prima e il nostro stesso territorio sarà in pericolo. A nulla serviranno i nostri SUV supersicuri. Potremo solo sperare di lasciare i semi della nostra cultura affinché germoglino in forme nuove nel mondo che verrà.
@ a Fabio
Comprendo e condivido parzialmente il “pessimismo” storico nella valutazione del futuro della nostra cultura – ma non penso che il declino sia già del tutto irreversibile. Come diceva Bismark: dove c’è una volontà, c’è un cammino. Si tratta (tratterebbe) di ritrovare la volontà (cosa certo assai difficile, dopo la devastazione operata nella nostra cultura dal ’68 e dalle sue utopie, purtroppo tutt’altro che defunte). Ma basta girare per una qualsiasi città tedesca – non solo Berlino, ma anche Amburgo, Francorte, Düsseldorf… per finire ai paesini – per vedere la conferma di quanto asserito da Sarrazin. Ricordo di aver letto ad Amburgo, passeggiando per un parco col mio cane, piú di vent’anni fa, la scritta “Deutsche ‘raus” (“Fuori, via i tedeschi” – dalla Germania!); ricordo i negozi della “Sternschanze” con tutta la merce contrassegnata in turco: l’unica cosa che si capiva era il prezzo in DM – e ricordo il buonismo della “severa” Polizia tedesca – che chiudeva tutte e due gli occhi sulla permanente violazione delle norme che disciplinano gli esercizi di vendita al minuto (per di piú di articoli alimentari). Ovviamente era la stessa Polizia che assegnava severe sanzioni a qualsiasi negoziante tedesco che avesse chiuso il negozio 3 minuti dopo l’orario. Ricordo bambini tedeschi che restavano semianalfabeti frequentando classi con 25-26 bambini turchi e 3-4 tedeschi: classi in cui gli insegnanti si vedevano costretti a “gestire” il programma e ad insegnare per prima cosa a comunicare in tedesco… Sono stati commessi errori in serie, gravissimi e con conseguenze parzialmente irreversibili. Ma se si cominciasse a ricordare come ognuno abbia il diritto – e a mio avviso anche il dovere – di difendere la propria “casa”, molte cose potrebbero essere ancora sostanzialmente radrizzate: a cominciare dall’equilibrio demografico e dal ripristino di una cultura di riferimento che affondi le sue radici nel territorio e nelle sue tradizioni. Nessuno ha il diritto di esigere di entrare in casa mia – e tantomeno ha il diritto di entrare con la forza per impormi poi – in casa mia – il suo modo di vivere. E’ ora di comprendere che non esistono solo i diritti degli “stranieri”, ma anche – e prioritari – quelli della popolazione autoctona. Ed è ora di comprendere che il “multiculturalismo” non esiste: è solo una utopia, dalle nefaste conseguenze. Esistono (molte) culture diverse, spesso incompatibili o non-comunicanti, che riescono a coesistere solo a ben determinate condizioni e spesso con gravi difficoltà. E, in ogni caso, ogni “comunicazione” fra culture diverse presuppone la reciproca volontà e capacità intellettiva di dialogare e di conoscersi. Una via a senso unico non è accettabile: soprattutto se mi viene imposta in casa mia. Certo, se cominciamo a far entrare un Paese non solo medio-orientale, ma anche islamico nella EU… be’ – buonanotte ai suonatori.
Tutto rimanda a quale crediamo che sia la causa della crisi. Il rischio alterare la realtà per via delle lenti deformate dalla propria professione è evidente in molteplici analisi di economisti, imprenditori e politici. A me viene da osservare che se in ogni angolo d’occidente ognuno va per se, senza neanche più un Dio per tutti, possiamo attribuire ai comportamenti di banca e finanza tutto quello che vogliamo, comunque senza mai sbagliare, ma offuschiamo così l’origine profonda della crisi. La prima guerra mondiale non è certo scoppiata per l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie. Analogamente, il caos di adesso, dietro il volto dei padroni dell’universo di Tom Wolfe, si spiega più con il declino culturale dell’occidente, che, privato dell’incubo comunista, dal cui scontro è uscito fiaccato oltre modo, ha sbaraccato le difese, si è fatto penetrare da ideologie terzomondiste, si è illuso di poter fecondare di sé ogni landa del pianeta. Quel che dice il ministro delle finanze di Berlino, per il ruolo che ricopre, e il partito a cui appartiene, meriterebbe un dibattito approfondito che, purtroppo, non ci sarà mai, perché siamo già morti. E’ la prima volta che sento un politico (non un cialtrone), arrivare così vicino al nocciolo della questione.
felice di sapere che ragionare è utile , peccato che ormai il danno a Berlino sia irreversibile.la sinistra è in ritardo sulle questioni sociali, troppi paraocchi.
io credo che una grossa parte degli americani pensi la stessa cosa dei messicani e dei neri..
io credo che se gli stati non mettono in campo forti politiche di integrazione (di chi rispetta le regole e con un filtro regolato agli ingressi of course)… a partire dall’istruzione e dalle politiche x le pari opportunità di accesso alle professioni.. rivolte a queste fasce ampie di diversi (che però devono al contempo essere co-responsabilizzati.. l’assistenzialismo demotiva)..
non solo si produrrà una società ingiusta.. ma nel lungo ci saranno problemi sociali e di ordine pubblico ingestibili e con costi di molto superiori a quelli oggi apparentemente risparmiati..
In Italia è il pensiero di molti, ma è politicamente scorretto, e pochi hanno il coraggio di ammetterlo. Tra una decina di anni in alcune zone di Milano avremo la stessa situazione.
Sarrazin ha ragione,e in un sondaggio avrebbe forte maggioranza di consensi (vedi minareti in Svizzera)
I politici non capiscono un’acca (H) vedono solo i PROPRI interessi e procurano danni enormi non provvedendo per tempo a risolvere certe situazioni…
..la Rivoluzione Francese..i potenti dell’epoca non capivano cosa stava per esplodere ?
..la Rivoluzione Russa.. idem
..la Guerra di secessione americana..
SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA