Tea Party Italia risponde
Riceviamo da David Mazzerelli (coordinatore nazionale Tea Party Italia) e volentieri pubblichiamo
Approfitto di Chicago Blog e della consueta franchezza che contraddistingue il suo direttore, Oscar Giannino, per chiarire alcune questioni emerse su un articolo – qui pubblicato – in cui viene citato più volte, spesso in maniera scorretta, il movimento dei Tea Party italiani. Queste erronee interpretazioni del nostro lavoro seguono le mistificazioni della stampa italiana che – in seguito al’evento “Restoring Honor”, che Glenn Beck ha promosso lo scorso sabato, portando centinaia di migliaia di persone a Washington – ha parlato di un movimento di “ultra-destra” che avrebbe niente meno che Sarah Palin come leader maximo.
Troviamo francamente stupidi certi distinguo tra Glenn Bleck, la Palin e il movimento dei Tea Party Patriots USA di cui Tea Party Italia è il referente ufficiale italiano, tanto più che il 12 settembre, vi sarà un altro grande Tea Party Nazionale a Washington D.C., St Luois (sotto il celebre arco) e a Sacramento. Proprio in quest’ultima tappa la responsabile dell’American For Tax Revolt California è stata invitata a parlare dell’esperienza dei Tea Party in Italia, mostrando le nostre foto e i filmati delle tappe che si svolgono – sempre più neumerose – da nord a sud in tutta la penisola.
Solo uno sciocco può pensare che Tea Party Italia sia consociata a qualche partito o politico italiano. Ci hanno dato prima di finiani, poi di servi di Berlusconi (quando abbiamo invitato Capezzone). Adesso – dopo aver forse letto i surreali resoconti della stampa italiana – ci dicono che siamo dei beceri conservatori “Dio, Patria e Famiglia” e assomigliamo più a Glenn Beck che a Ron Paul. Fra tutte forse quest’ultima è certamente l’accusa più lusinghiera!
Non ci facciamo dunque dare lezioni a qualche libertario senza il dono della sintesi su “come cambiare passo” e su quale sia il modello organizzativo migliore per le nostre tappe. Il Tea Party Italia è un movimento di protesta contro lo statalismo e l’invasione dello stato nella vita dei cittadini che, fin’ora, seppur nella sua breve vita, sta riscuotendo un ottimo successo sia di presenze che di interesse da parte di tante persone di estrazione politica e sociale anche molto differente tra loro. Ne è dimostrazione il fitto calendario di tappe che sono in programma e i tanti che ci chiamano per organizzare eventi nella propria città.
Ci vengono addossate critiche accusandoci di essere “inclusivi” e “fusionisti”, quando questi aggettivi non solo non rappresentano per noi una critica ma ci inorgogliosiscono. A dimostrazione di questo, nello splendido Tea Party di Forte dei Marmi del 31 luglio, è intervenuto Oscar Giannino, Daniele Capezzone ma anche Leonardo Facco, Giorgio Fidenato e Francesco Carbone. Nella tappa del Tea Party di Catania sarà presente – fra gli altri – Nicola Rossi (senatore del PD). Mentre quella di Milano del 12 ottobre vedrà la presenza dell’ex leader del partito libertario americano Jim Lark.
A proposito di inclusività, visto che tutti lo citano, prendo in prestito anch’io un passaggio dell’ottimo pezzo di Alberto Mingardi sul “Restoring Honor” di sabato 28 agosto:
“… libertari da sempre sottolineano come sia irrazionale separare libertà “economiche” e libertà “civili”. È vero, ma è un dato di fatto che nella più parte del mondo le persone che desiderano pagare meno tasse sono anche quelle che vogliono che la marijuana sia illegale. Non sarà una grande prova di intelligenza, ma bisogna prenderne atto. Gruppi come FreedomWorks e Americans for Prosperity fanno un eccellente lavoro nel canalizzare queste energie sul fronte delle libertà economiche, cercando di far sì – il meccanismo è noto da tempo – che nei diversi collegi si affermino non solo dei “repubblicani”, ma dei repubblicani fiscalmente responsabili. È un meccanismo che estende per scala quanto in passato aveva già provato a fare il “Club for Growth”.
Penso che la manifestazione oceanica dell’anchorman di Fox News (il cui programma è campione quotidiano di ascolti) sia esemplificativa di tutto ciò.
Si dice che in Italia il Tea Party sia una cosa di nicchia e comprensibile da pochi, ma la tematica della necessità di abbassare le tasse è sentita da tutti! La splendida alleanza che c’è nei Tea Party USA tra libertari e conservatori ne è un fulgido esempio: “canalizzare queste energie sul fronte delle libertà economiche” è il tentativo che stiamo facendo anche con i Tea Party in Italia, che non possono escludere tout court nessuno, tantomeno il mondo conservatore e cattolico che abbiamo invece il dovere di considerare non solo come un ottimo interlocutore, ma anche come una risorsa, sia a livello numerico (ci sono qualche centinaio di libertari in Italia a fronte di milioni di conservatori) sia a livello di un universo valoriale che – come dimostra Glenn Beck in America – non solo non è polveroso e stantio, ma è talmente vitale da poter condizionare l’agenda politica. Non è certo un caso che queste persone che ascoltano a testa china un predicatore evangelico in un raduno di massa siano poi le stesse che vogliono meno stato, meno tasse e più libertà economiche per tutti.
se si aspetta appoggio dai cattolici per una giusta fiscalità, allora è meglio vada nella repubblica delle banane.
Veramente io da un bel po’ di anni sento la CdO che dice “più società e meno stato” e simili, perciò non credo che il Tea Party Italia sia poi così “comprensibile da pochi” o “di nicchia”.
Buon lavoro, signori. Umberta
Noto che gli interventi di Mazzarelli sono sempre intenzionati a criticare aspramente ogni possibile critica o giudizio non in linea con i suoi personali ragionamenti.
La sua lettura degli articoli e la sua interpretazione risente senz’altro dell’ecclettismo paranoico tipico di Glenn Beck dato che è riuscito a leggere una critica circa l’operazione dei tea party italiani anche laddove si poneva una questione di confronto asimmetrico tra la situazione italiana e quella americana.
Evidentemente Mazzerelli è poco avezzo alla dialettica di confronto e di dibattito, come anche Oscar Giannino ha cercato di porre nell’incipit del mio articolo, dato che ogni riflessione tesa al confronto e al plurale dibattito viene dal coordinatore nazionale Tea Party Italia negata o rigettata a priori come falsa, menzognera e maldicente.
Curiosa questa reazione veemente e sempre tempestiva verso chi pone solo delle mere argomentazioni personali a fronte dell’assenza di uguali critiche o reazioni di fronte ad esponenti del Governo e dello Stato italiano che prosciugano i portafogli e stanno aumentando la spesa pubblica e il deficit nazionale.
Mazzerelli porta una prima importante rivelazione sin qui mai emersa: Tea Party Italia si rifà ai Tea Party Patriots (e anzi e qua cito Mazzerelli) “il movimento dei Tea Party Patriots USA di cui Tea Party Italia è il referente ufficiale italiano”.
Come mai non lo si è in precedenza espresso, forse questo avrebbe chiarito a molti libertari italiani la situazione e l’identità di questi sedicenti Tea party italiani quale loro modello d’importazione rispetto alle speranze anche espresse da Mingardi e Giannino in più di una occasione circa la coerenza liberista e libertaria di simili manifestazioni.
Forse bisognava forse leggere il non certo obbiettivo articolo scritto da Mazzerelli (ma qua non menzionato stranamente) circa la giornata di ieri:
http://www.ultimathule.it/articolo/glenn-beck-i-tea-party-e-l-onore-di-un-popolo.html
che a quanto ad elogi e obbiettività non è certo più obbiettivo di un commento di Fox news sulla manifestazione da questa organizzata (visti anche gli agganci resi noti oltreoceano).
Faccio notare (dato che stupidamente Mazzerelli vuol proprio fare il criticone bacchettone nei miei confronti) che a questo indirizzo ufficiale http://www.youtube.com/italiateaparty i filmati dei Tea Party Italia latitano ampiamente da parecchio tempo.
Lo sciocco è colui che pensa che Generazione Italia e Libertiamo non siano sigle costituenti FLI e quindi un futuro partito politico italiano nell’esecutivo (anche se ancora per poco).
Non capisco cosa c’entri il suo articolo e le accuse che mi rivolge con le questioni da lei dibattute con la stampa italiana, anche nel mio “logorroico articolo” (come da lei ricordato) ho menzionato l’incapacità della stampa italiana di comprendere le eterogeneità del conservatorismo americano.
Lei però non comprende la questione nel suo complesso, e non potrebbe essere altrimenti dato che lei ha preso posizione identitaria circa la natura che il movimento Tea party americano e italiano dovrebbe rappresentare nella sua essenza.
Faccio presente ai “Libertari”-Ultima Thule come neppure loro siano così propensi a comprendere le difformità tra il libertarianismo e i Tea Party di Rand e Ron Paul costituzionali e anti-tasse da manifestazioni propagandistiche neoconservatrici e social-conservatrici come quelle di Glenn Beck e dei loro referenti Tea Party Patriots.
Forse era giusto che un libertario forse un pò meno in causa di lei ponesse le sue legittime considerazioni analizzando la politica americana prima ancora di quella italiana.
Ma evidentemente porre critiche a Glenn Beck a Sarah Palin e alla manifestazione “aromatizzata” (cito l’aggettivo usato da Mingardi) di ieri è un tabù!!.
Capisco che lei usa il “siamo” e che cerchi di leggere il mondo come un manicheismo tra il bene e il male in attesa dell’armageddon biblico e forse per lei sono distopicamente uno con il forchettone, con le corna e il mantellino rosso ma francamente mi pare evidente come Glenn Beck non assomigli a Ron Paul (di cui non si comprende bene come mai recentemente lei abbia tolto il banner dal suo sito informativo “Libertario” forse dopo consultazione con i suoi Tea Party neocon).
La lezione se l’è suonata e cantata da sola dato che il mio articolo era equilibrato e ha trattato argomenti che la sua stessa collaboratrice Saba Zecchi ha riconosciuto essere all’ordine del giorno anche dentro ai Tea Party Italia, quindi eviti la sindrome d’accerchiamento o la coda di paglia per aver sollevato nel mio articolo questioni che forse non erano opportuno dire o affermare anche in tal sito e in Italia in termini così espliciti.
Il Tea Party Italia dalle sue parole si evince essere un suo giocattolo personale su cui più o meno illegittimamente sta cercando di instaurare operazioni alquanto discutibili anche alle spalle di alcuni importanti sponsor aderenti (tra i quali lo stesso Movimento Libertario) senza che nessuno possa minimamente argomentare una tesi o un suggerimento critico costruttivo.
Il Tea Party Italia sino ad oggi ha protestato poco contro lo statalismo del governo e dei suoi apparati fiscali, è inutile che si inalberi con le dichiarazioni di principio in assenza di fatti concreti a sua riprova.
Se poi le si accontenta del successo di partecipazione da parte dell’establishment partitico PDL certamente significa che ha poco a cuore le questioni dei contribuenti italiani vessati periodicamente da questo in termini pecuniari.
Il fusionismo e l’inclusivismo non a caso lei li elogia e io li contesto, in quanto tendono a produrre delle alchimie politicanti e sociologiche francamente improponibili e incoerenti nonostante il fallimento palese sia negli Usa che in Italia in politica come nei Tea Party.
Di splendido a parte l’intervento di Oscar Giannino e di Francesco Carbone, Giorgio Fidenato e Leonardo Facco e il nutrito pubblico non c’era altro.
Non certo la splendida chiusura dell’evento con la sottrazione del microfono a Facco da parte degli organizzatori dell’evento quando questi ha iniziato la requisitoria contro il governo sulla questione delle tasse e mentre Capezzone finito il suo compitino di propaganda e la serie di idiozie proferite se l’è data a gambe levate.
Addirittura ora il Tea Party Italia chiama esponenti obamiani della sinistra italiana liberal (ovvero socialdemocratica/progressista non certo liberale classica) per discutere di tasse!.
Chissà che direbbero i patrioti americani!.
Domanda: Quando Nancy Pelosi ha presenziato a un Tea Party Patriots, discutendo sulla poltroncina con i suoi referenti d’oltreoceano?.
Ma lo sa Jim Lark che avete ospitato esponenti politici del governo e dell’opposizione statalista italiana o con lui all’ultimo momento ritirate fuori il gagliardetto perduto di Ron Paul?.
Lei citando in tutti i suoi interventi i meccanismi di endorsement politico contiguo alla politica del GOP negli Usa lascia più di un sospetto circa i suoi intenti di consociativismo politico con la Casta italiana con i suoi Tea party italici, riproducendo pedissequamente anche in Italia gli intenti politicanti seguiti da Rove e da Fox News.
Non mi pare che la situazione americana si possa risolvere o ridurre solo citando Freedom Works o American for Prosperities ma lei che ha concezioni sindacali o politicanti evidentemente cerca di indurre e far credere che l’organizzazione o la gestione di un Tea Party in Italia passi solo per simili politicanti manovre a stretto contatto con l’establishment.
I Repubblicani responsabli non sono certo quelli presente ieri sul palco del Lincoln memorial, e guarda caso guardando i principali siti libertari americani (anche più coerentemente conservatori di lei) la cosa emerge in maniera chiarissima.
Il fenomeno mediatico di Beck è esemplificativo solo della verità che lei intende avvallare a fronte di una realtà più composita e complessa da me descritta, ma tant’è che a lei piace essere protagonista o proiettare tali schemi preconfezionati anche laddove non si possono riprodurre e dove sino ad oggi i Tea Party Italia hanno fatto poco.
Tant’è che video di protesta anti-tasse non ve ne sono, e quelli reperibili presso il Movimento Libertario non sono certo favorevoli alle sue opinioni.
I libertari negli Usa non sono mica alleati di cani e di porci neocon e socialconservatori o teocon come lei intende anche qua affermare idilliacamente con l’esempio di Glenn Beck e del suo finto Tea party.
Tant’è che nè Rand Paul nè Ron Paul nè altri conservatori fiscali , libertari e conservatori costituzionali erano presenti ieri al festival Fox news.
Ognuno organizza i propri Tea Party e certo nessuno dei Tea party Patriots o di Fox news mette becco su tali autonome iniziative, pontificando la loro correttezza, la loro obbiettività o la loro liceità d’opinione rispetto all’establishment e un idea di vecchia politica raffazzonata in qualche slogan e in tanta retorica a costo 0.
Nessuno ha il patentino o la licenza unica del Tea party, se ne faccia già ora una ragione!.
Le llibertà economiche senza i fatti a corredo di quanto si afferma, equivale a pontificare di metafisica non di fatti concreti.
Il tentativo dei Tea Party Italia è quello di porre dei diktat e di dettare una agenda che nel complesso dovrebbe essere presa per partito preso o ben accetta da tutte le componenti sponsor benchè molte di queste non concordino o non condividano la gestione si qui mantenuta.
Sollevare la cosa o renderla nota agli utenti, dà a lei fastidio come se il suo ruolo fosse una carica precostituita o autolegittimamente contro ogni dissenso.
Quel che ne viene fuori da parte sua sono sempre le solite tesi o parole d’ordine onestamente non meno vuote di quelle di Glenn Beck.
A quanto pare lei è più attento a riprendere l’agenda di alcuni neopartiti o associazioni/fondazioni politiche sponsorizzanti i suoi eventi intente a seguire ipotesi neocentriste o terzo poliste nei palazzi della Casta che a contestare anche questi (ma come potrebbe visto che sono tra i suoi sponsor?) assieme agli sponsor apolitici.
Il mondo cattolico e magari ciellino (cosi accontentiamo pure il PDL) è certamente refrattario all’economia di libero mercato e alla riduzione delle tasse, dato che il loro conservatorismo solidale o sociale è statalista storicamente e un utile fonte di consenso redistributivo a livello elettorale.
Pure lo stesso Bagnasco e CEI difendono opzioni welfariste e di “bene comune” (ergo collettiviste) “per fare famiglia” (come nel Ventennio) che certo con il meno Stato e meno tasse c’entrano poco e men che meno con un Tea Party americano.
Ma evidentemente lei non ha ancora inquadrato il fenomeno mirando solamente alla fase di involuzione o partitizzazione di alcuni Tea Party americani, piuttosto che alle questione basilari e di principio e buonsenso da seguire come utile esempio per le sue manovre e tesi.
I libertari non sono nè conservatori nè progressisti e se devo fare una stima circa la loro fede tra quelli italiani che conosco in rete, ritengo che siano di gran numero atei/agnostici e non certo ben disposti a porre inciuci fideistici con chi dogmaticamente è contrario alle libertà individuali sul corpo e nelle libere azioni in conformità all’assioma di non-aggressione di Rothbard.
Il fatto che ci siano meno libertari che di conservatori mi pare sia affermazione ridicolmente stucchevole e alquanto sprezzante e offensiva nei confronti dei libertari italiani, del Movimento Libertario (suo sponsor), oltrechè una incoerenza vostra, dato che intendente ospitare a Milano un esponente di un piccolo partito come il LP (mai entrato nel Congresso Usa) che certamente ha poco a che spartire con il suo concetto di “conservatorismo cattolicista” e con i temi religiosi da lei avvallati anche qua.
Faccio presente come anche negli Usa i libertari siano minoritari dai suoi ”
conservatori”, gli effetti in questi decenni si sono visti.
La credibilità di Beck negli Usa anche presso al variegato mondo del conservatorismo americano equivale a quella di Emilio Fede in Italia per il centrodestra.
Il mondo conservatore americano non fa mica ciò che Beck o Fox news comanda (d’altronde non si spiegherebbe la sconfitta di McCain o l’impopolarità di Bush jr a fine mandato dalla sua tesi) e francamente mi pare da persona alquanto ingenua non considerarlo in un articolo che si ritiene più obbiettivo e veritiero del mio.
Evito di commentare tali banalità circa l’equivalenza del pubblico partecipante e dei tea party con le istanze della destra religiosa americana visto che chiunque comprende come i due fenomeni non siano equivalenti a meno di non seguire lo schemino Karl Rove già da me tracciato nel mio articolo.
Le persone che hanno partecipato con l’intento di riproporre una manifestaziona anti-tasse si sono trovate a loro insaputa nel bel mezzo di un sermone evangelico fuori stagione e tempo massimo che non ha mai menzionato Obama ma solo lo spirito santo o altre entità soprannaturali o idealiste.
Appare evidente come con queste si cambino in realtà poco le cose in economia, politica interna ed esteri e non certo in meglio come si è visto con Bush jr…..
Coloro che hanno parlato ieri sul palco non hanno alcuna intenzione di ridurre lo Stato e di chiedere meno tasse e più libertà economiche, d’altronde a rigor di logica se fosse vero quel che lei ha affermato in conclusione del suo articolo, non si spiegherebbe come mai siano nati nel mondo libertario e poi conservatore americano i Tea party e come mai questi critichino quell’establishment GOP che ha organizzato e stipendiato l’evento di Washington per ragioni eminentemente politico-elettorali, non certo per il bene dei contribuenti.
Io sono cattolico e sono per meno tasse meno stato e meno “solidarietà sociale” qualsiasi truffa possa essere inventata dai politici e associata a quel’ultima espressione.
A dimenticavo.
Bell’articolo in risposta a quello, come al solito estenuante, di Luca Fusari.
@ Michele Bendazzoli
Ah Michele!.
Tu non sei tutto il gregge ma solo una pecorella (per alcuni smarrita rispetto ai dogmi di Santa Romana Chiesa), Mazzerelli mica parlava di te ma sicuramente di altri ben più organizzati.
Comunque sai già in quale articolo e su quale sito trovarmi se vuoi litigare con me su questi temi…. 😉
Ciao.
@Michele, come te, tanti, credimi!
@Umberta, hai ragione
Condivido l’intervento di Luca Fusari. Aggiungo questo contributo che a mio modo di vedere bene evidenzia la questione:
http://www.ronpaul.com/2010-08-20/ron-paul-sunshine-patriots-stop-your-demagogy-about-the-nyc-mosque/
Fusari ma lei cosa fa di concreto nella sua vita per cambiare le cose oltre che scrivere prolissi e illeggibili pipponi dietro una tastiera e a disprezzare il lavoro degli altri?
Forse a Luca Fusari a volte manca il dono della sintesi… 😉
@ Dave
A me forse mancherà il dono della sintesi ma francamente ad alcuni manca il dono della dialettica e del libero e aperto dibattito.
Avrei evitato tale lunga e doverosa risposta a Mazzerelli e al suo articolo
fatto di obiezioni interne strumentali nei miei confronti e su tesi francamente poco concrete e non certo condivise da molti libertari.
Se solo questi anzichè intervenire precipitosamente per fugare sul nascere ad ogni dibattito sull’argomento avesse più onestamente interpretato e letto con attenzione il mio articolo qua pubblicato in precedenza, circa i suoi contenuti effettivi e oggettivamente posti in merito alla situazione variegata dei Tea Party e la loro realizzazione americana e italiana anche e rispetto alla politica dei partiti dei due Paesi si sarebbero evitate parecchie polemiche.
D’altronde mi pare che lo stesso Mazzerelli e i suoi collaboratori abbiano più volte specificato come l’azione del Movimento Libertario e dei Tea Party differiscano (o divergano) per funzione e obbiettivi di scopo dei due soggetti rispetttivamente.
Ora scopriamo come anche i modelli di Tea Party di riferimento divergano sensibilmente sulla scena americana (e non solo dal punto di vista tattico-strategico del loro sviluppo in Italia), visto che Ron Paul e il libertarianismo conservatore, e Rand Paul e il conservatorismo costituzionale-fiscale NON E’ il modello di riferimento per Tea Party Italia che guarda invece a Beck e a Palin (quindi a modelli neocon).
Io comunque mi ero limitato inizialmente solo a riportare le tesi distintive circa l’operato dei due soggetti.
Certamente anche con miei giudizi e opinioni in merito, evitando però di scrivere un comunicato stampa edulcorato da articolo circa fatti non pertinenti ai Tea Party e alla loro funzione.
Ciao.
@ David
Signor David (presuppongo Mazzerelli visto il nick e l’indirizzo) devo farle notare come i suoi atteggiamenti e la sua educazione siano pari alla sua capacità di sopportare critiche e opinioni divergenti dalle sue.
Il fatto che lei si rivolga a me per cognome senza neppure presentarsi e avere il rispetto del suo interlocutore dimostra la sua caratura pari al suo deficit di educazione e comportamento.
Lei mi pone delle questioni che francamente non sono minimamente paragonabili nè legate al tema qua in discussione dato che non può rinfacciarmi in merito alle mie critiche, quale sia il mio contributo circa la sua causa o il cambiamento del Paese.
Dato che questo dimostra parecchie cose:
1) come lei non sia in grado di accettare e di valorizzare le tesi e le opinioni portate anche su questo sito dal sottoscritto circa il ruolo e funzionamento dei Tea Party italiani.
2) lei anche con il suo commento fa trapelare in maniera chiara il suo egocentrismo, dato che pur senza una prova a suo sostegno lei ritiene di essere più determinante del sottoscritto.
3) lei presuppone o richiede a me qualcosa che francamente non può pretendere, dato che è lei e non il sottoscritto che si è assunto il compito, il grado e la responsabilità pubblica (autonominatasi) di coordinatore nazionale dei Tea Party Italia.
Lei si è assunto l’onere e la responsabilità di realizzare dei Tea Party in Italia, quindi lei è perfettamente giudicabile in quanto personaggio pubblico smanioso di protagonismo.
Sono le sue idee e le sue azioni (o inazioni) ad essere al vaglio del pubblico e degli utenti anche di questo sito; non le mie dato che io non rivesto alcuna funzione nè incarico direttamente legato alla sua organizzazione.
Certamente le mie idee sono differenti dalle sue circa la conduzione e gestione dei Tea party e penso che tutti ormai lo abbiano capito anche qua, con questo ovviamente con il mio articolo qua pubblicato non pretendevo di rubarle il posto nè di dire a lei come si debba organizzare un Tea party visto che pressuponevo dandolo per scontato una sua intelligenza e preparazione di fondo, sull’argomento.
Devo rendermi conto però come questa sia però latitante a fronte dei suoi sprezzanti commenti.
Le ricordo che non solo lei di fatto è solo un coordinatore di associazioni, think tank e movimenti liberali, liberisti, libertari, conservatori, politici e apolitici già esistenti fuori e dentro la rete (peraltro senza il suo influente contributo intrinseco o organico) ma che il ruolo che lei ricopre deriva dalla benevolenza partecipativa di tali soggetti..
Ciò richiederebbe da parte sua una maggior diplomazia e capacità di ascolto nei confronti dei sostenitori dei Tea Party e del suo seguito.
Mi pare evidente che io in quanto contribuente, libertario e amante della libertà economica possa porre un mio legittimo giudizio e una mia altrettanto libera opinione circa il ruolo da lei ricoperto in quanto responsabile di Tea Party, in merito al funzionamento e alla coerenza dei Tea Party italiani sin qui realizzati a fronte delle loro promesse e premesse al momento non mantenute o non realizzate.
Inoltre a causa dei suoi personali atteggiamenti insofferenti e tipicamente politicanti verso chi espone delle critiche o apre dei dibattiti sui Tea Party sono costretto a ribadirle quanto ho già scritto dato che lei a mio giudizio non sta compiendo alcun lavoro sia esso utile che coerente per la libertà economica dei contribuenti italiani.
Dato che lei, visti anche i suoi modelli d’oltreoceano, si atteggia in toni spocchiosi e autoreferenziali verso mere pratiche di consociativismo politico proprio con l’establishment partitocratico italiano in termini quantomai gattopardeschi.
A lei dà forse fastidio che ci siano sulla rete persone come il sottoscritto, il quale forse hanno una maggior conoscenza e una maggior serietà e obbiettività critica circa la situazione politica vigente sia in Italia che sopratutto negli Usa e che mettono a nudo i suoi scarni ragionamenti.
Appare del tutto evidente come lei voglia condizionare o imporre una linea guida e un schema ideologico sbagliato (visto anche il modello politico e financo culturale a cui lei si ispira dichiaratamente nei suoi articoli) agli altri soggetti aderenti come sponsor.
Le faccio notare come tali questioni siano già state dibattute non solo dal sottoscritto (che può solo scrivere le proprie opinioni criticabilissime a patto che la critica sia degna di tal nome) ma anche da altri libertari e importanti sponsor del suo cartello in altri siti.
Lei però non vuole nè rispondere nè aprire alcun dibattito su tali questioni.
Quindi eviti nei miei confronti tali atteggiamenti di presunta superiorità o lesa maestà dato che lei non è praticamente nessuno (al pari del sottoscritto) ma a differenza del sottoscritto (il quale sino ad ora non le ha fatto critiche dirette sul piano personale) non rispetta le regole di buona educazione nei miei confronti.
Prima di pretendere di aver ragione a priori bisogna avere serie argomentazioni da addurre ai propri ragionamenti, lei queste argomentazioni e prove però non le ha nel suo arco (e lo sa bene!).
Lei a mio personale giudizio non ha sino ad oggi realizzato nessun autentico Tea Party in Italia.
E mi pare del tutto lecito affermarlo e ribadirlo anche qua a fronte dei suoi articoli-comunicati di mera propaganda.
Lei non vuole ascoltare i suggerimenti miei (e francamente ci può anche stare) ma neppure quelli di molti libertari italiani nè quelli a lei direttamente ribaditi anche dal Movimento Libertario e dai suoi amministratori-sponsor benchè siano anche questi parte in causa (seppur minoritaria) della sua organizzazione.
Onestamente è palese in lei degli atteggiamenti in malafede, ideologici e stereotipati di completa chiusura nei confronti di qualsiasi confronto dibattito o scambio di opinione.
Appare perciò difficile vedere in lei e nelle sue idee un qualche credibile e serio punto di riferimento utile per la crescita futura dei Tea Party italiani a favore dei contribuenti italiani.
Lei con tali atteggiamenti dimostra sempre più di non essere interlocutore affidabile, credibile e soprattutto disponibile ad assolvere la funzione che lei ricopre con responsabilità e dignità, dato che non è in grado di comprendere il bencheminimo suggerimento e sostegno teso al rafforzamento e al potenziamento dei Tea Party in Italia, dimostrando quindi la sua mediocre caratura di leadership e di coordinatore.
Il problema non sono i miei “pipponi” o la mia prolissità, il problema è lei che non ha nè la cultura politica, nè la capacità gestionale, nè la perspicacia per portare avanti una iniziativa come quella che lei si è proposto di iniziare nel nostro Paese.
I suoi limiti anche di stile si sono già visti in maniera chiara ed evidente nei suoi interventi senza che io li debba enunciare di nuovo.
Quanto alla tesi sul disprezzo del “lavoro degli altri”, mi pare evidente come anche le mie tesi e argomentazioni debbano avere un qualche rispetto, dato che quanto scrivo non è certo nè assurdo nè folle, nè certamente finalizzato a portar avanti posizioni di rendita mie personali, nè tese ad avvallare questioni che non siano già attestate o presenti anche sulla rete oltre che nella realtà italiana e statunitense.
Se poi lei pensa che svolgere il ruolo part-time di coordinatore nazionale dei Tea Party Italia, equivalga a lavorare, beh appare evidente in maniera chiara come la sua concezione sindacale di lavoro sia sempre più vicina a quella dei suoi graditi ospiti politici della Casta.
E questo dovrebbe far riflettere in molti…
@Luca Fusari
Cos’è una forma di doppia personalità? Quando scrive firmandosi LucaF. mi da del lei e mi insulta e quando invece si firma Luca Fusari torna alla forma colloquiale e mi saluta come se fossimo amiconi?
Le sue innumerevoli e gratuite offese mi sono scivolate addosso data la totale assenza di peso specifico, ma mi permetta di suggerirle di evitare di rivolgersi a me come se fossimo amici. L’ipocrisia infatti, non l’ho mai sopportata.
Per chi volesse verificare i toni usati abitualmente da L
@Michele Bendazzoli
Mancava il link: http://www.movimentolibertario.it/index.php?option=com_content&view=article&id=7945:anarco-capitalismo-oltre-la-fede&catid=1:latest-news#yvComment7945
@M. Bendazzoli
Eviti di farla fuori dal contesto e di ridicolizzarsi anche su questo sito.
Faccio notare come lei abbia difeso la pagina Wikipedia del Movimento Libertario (in seguito cancellata) da me realizzata e al contempo ha preteso la censura sul sito del Movimento Libertario di un mio articolo.
Questo tanto per inquadrarla.
E comunque io non porto rancore nei confronti di nessuno per le posizioni individuali d’altri (a differenza sua!) e certo non pretendevo che lei si ridicolizzasse da solo anche su questo sito.
Io comunque non nascondo le mie opinioni in materia di fede religiosa, e neppure in questo contesto le ho evitate in passato senza che lei cerchi di pseudo-danneggiarmi l’immagine o la credibilità con simili pseudokilleragi pseudomediatici.
Faccio notare che al link da lei segnalato ci sia la sua seguente sua “””libertaria””” proposta (si veda al commento n°4).
Altri ben più libertari di lei le hanno pure risposto (si veda il commento n°7) gentilmente ma lei ha continuato su stucchevoli posizioni sino al commento n°47.
Ora eviti di andare fuori tema su questo sito visto che il link non è pertinente alla discussione e certamente lei si è già squalificato da solo dopo questo (ennesimo) intervento infelice.
Ciao.
@Luca Fusari
Non mi interessa discutere con lei, semplicemente eviti di rivolgersi a me come se fosse un mio amico perché la cosa mi da estremo fastidio: qualcuno infatti potrebbe pensare che io ricambi il sentimento.
@Fusari
Non so quale splendido lavoro permetta di rispondere in modo puntuale a ogni commento/post, oltretutto su temi importanti che sono pienamente in agenda nel coordinamento del Tea Party. Io stessa che ancora non lavoro non posso dedicarmici.
David non ha bisogno di difensori d’ufficio, ma le assicuro che se dovesse rispondere a tutte le osservazioni (che peraltro Lei ha già avanzato sul sito di ML con successiva risposta) potrebbe dare le dimissioni da lavoro. (Non ho ben capito il parallelo con la Casta, onestamente… Per svolgere un lavoro PT o FT occorre anche essere pagati, e questo ad oggi non avviene.)
Una volta ancora mi permetto di ricordare che quando si è iniziato il Tea Party era impossibile prevedere l’impegno che avrebbe richiesto, proporzionale alla buona presa che il progetto ha tra la gente. La soluzione non era arrestare il lavoro, ma affrontare le urgenze (tante, mi creda, tra cui evitare cappelli politici) e parallelamente creare una struttura efficace, e questo stiamo facendo.
Mi riprometto, come responsabile della segreteria, di tornare sulle sue osservazioni e nel merito di alcune questioni di sostanza, che mi competono. D’altra parte però non possiamo stare solo sulla tastiera, e questo lo capirà bene!
una risposta in generale: i cattolici, fedeli a Santa Romana Chiesa, che credono nel mercato come strumento ottimale per massimizzare il benessere collettivo e nel meno Stato e piu’ iniziativa privata, sono molto piu numerosi di quello che si pensi. Continuare a sentire dire “i cattolici sono interventisti/comunisti/statalisti” francamente ha stancato… oltretutto il famoso cavallo di battaglia in difesa della Famiglia (piu asili nido, quoziente familiare e via dicendo) non e’ tanto avverso al mercato, in un paese in cui il tasso di partecipazione femminile e’ fra i piu bassi d’Europa e il tasso di fertilita’ e’ lungi dalla fatidica soglia del 2,2 (e hai voglia ad aumentare, cosa che non succede comunque, la TFP se poi la popolazione continua a diminuire…).
va bene, capisco che siete cresciuti con l’incubo della DC e dei suoi terribili errori (eh gia’, che se invece avesse governato il PCI…) pero’ adesso basta: give us a chance!
@ Luciano Lavecchia: quello che lei dice , più che a noi , dovrebbe dirlo in primis agli altri cattolici. Perchè se è vero che sul piano teorico non c’è incompatibilità del cattolicesimo col mercato ( conflitto sì, però ) , sul piano pratico , la storia è molto diversa. Per quanto riguarda la possibilità di fare bene, il paese l’ha data dal 1948 al 1992, e neppure oggi i cattolici sono assenti dalla compagine governativa ( senza contare il Prodi che si autodefiniva pienamente cristiano a partire dalle sue politiche economiche ). La struttura statalista del paese è stata creata dal 1964 al 1980 e a governare erano i cattolici. Certo , se c’erano i comunisti era infinitamente peggio, ma chiedere all’elettore oltre che un voto per sostanziale disperazione ( visto l’alternativa ) anche il gradimento per le politiche mi pare francamente troppo.
@ Michele Bendazzoli
Ciao Michele, allora ci vediamo al solito posto eh….! 😉
@ Saba
Io non so quale doti o talento lei abbia assieme a suo fratello e a David Mazzerelli per ricoprire così tanti incarichi: faccio notare visto che lei ha toccato inizialmente questo tasto, che lei è nella segreteria organizzativa del Tea Party ed è presidente anche di Ultima Thule (o della associazione sua editrice, ammetto di non aver ben compreso ancora leggendo il sito della rivista) e guardacaso tutti gli appartenenti a tale rivista sono anche i responsabili e amministratori dei Tea Party Italia.
Ora non so che titolo di studio o quale diritto lei abbia per giudicare me e come passo il mio tempo libero francamente lo trovo poco rispettoso e molto impertinente visto che gli organizzatori dei Tea Party italiani dovrebbero parlare e impegnarsi di più in nome della libertà individuale ed economica anzichè preoccuparsi di fugare le critiche costruttive nei loro confronti volendo fare le pulci o gli inquisitori nei confronti dei loro possibili sostenitori circa la loro professione o qualifica.
Dato che lei ha dichiarato di non lavorare (non sono stato io a chiederglielo), non so francamente come lei possa finanziarsi scrivendo sul suo sito e organizzando delle chiacchierate estive sotto un gazebo dato che non mi pare che Ultima Thule o Tea Party Italia dispongano di un visibile e chiaro sistema di finanziamento o fund raising pubblico fatto di sottoscrizioni o donazioni (a parte il merchandising dei Tea Party).
Ma a parte questa doverosa mia pungente puntualizzazione francamente al momento non sono così curioso di saperlo quanto lei nei miei confronti.
Le questioni da me sollevate sono ben altre, circa la funzione di questi Tea Party italiani e al loro modello di riferimento.
A me pare invece che il signor Mazzerelli abbia bisogno più che di difensori d’ufficio come lei qua si sta presentando inevitabilmente, di un buon corso di buone maniere e di educazione nelle pubbliche relazioni.
Il problema ovviamente non è lei con la quale francamente io non ho problemi (come avrà già visto) a rapportarmi e a discutere pacatamente.
I problemi derivano dal Signor Mazzerelli, il quale non riesce a leggere un articolo inerente al Tea Party senza considerarlo un offesa personale ai suoi confronti e senza peggiorare la situazione con inutili quanto autoelogiativi articoli interventisti di risposta rincarati da commenti da villano.
Sui temi importanti Mazzerelli ha glissato ogni problema o discussione dato che per lui non esistono problemi di sorta da dibattere dato che lui, lui solo conosce ciò che è bene per tutti quanti (anche a insaputa dei suoi stessi sponsor), quindi presumo che anche il suo contributo alla causa siano relativi a tali posizioni del suo sommo Leader.
Il signor Mazzerelli ha scritto un articolo pubblicato in precedenza sul sito del ML a risposta del mio, che è già stato ampiamente criticato e ritenuto ridicolo da altri libertari senza che io aggiungessi altro.
Ma dato che io non ho nulla da nascondere a lei, le posso dire senza smentita alcuna come avevo già pronta la risposta da pubblicare nei confronti di Mazzerelli già in quell’occasione.
Ma ho convenuto anche con gli amministratori del sito ML di evitare al momento la sua pubblicazione, non volendo rincarare eccessivamente la dose di critiche verso il Tea Party Italia e di dissidio tra questo e il ML con ulteriori polemiche ritenendo quelle già avvenute come più che sufficienti per chi ha buon senso e perspicacia per intendere e capire quali siano le nostre richieste e opinioni circa la funzione autonoma e distintiva di un Tea Party anche rispetto al modello dei libertari e del ML.
E’ inutile che lei ora ponga contradditoriamente la questione del lavoro e degi impegni come “cartina tornasole” del senso di responsabilità di Mazzerelli o degli organizzatori Tea Party Italia, dato che la questione non è quella, ma è eminentemente strategica e formalmente di sostanza circa la funzione e lo scopo del Tea Party.
Il Tea Party Italia non ha come suo scopo la protesta antigovernativa e antifiscale ma soltanto il dialogo o la funzione di “grillo parlante” in funzione delle in-coscienze dei politici di Palazzo.
Questo è stato poi più volte ribadito sia da esponenti politici ospitati sia dagli stessi organizzatori Tea Party (tra cui suo fratello Cosimo e lo stesso Mazzerelli) con la storiella dell’endorsement “all’americana” ai partiti più vicini alle ragioni fiscali sostenute dai Tea Party (con conseguenze evidenti e imbarazzanti senza che le debba ribadire).
Appare evidente a molti come tale strategia abbia il fiato corto.
Negli Usa la gente che protesta e si è organizzata lavora e produce, eppure nonostante ciò è riuscita a dare un senso vero ai Tea Party senza grandi mezzi, ritengo che la gente italiana sia alquanto scontenta dell’attuale condizione tributaria derivante anche dal centrodestra partitico senza dover aggiungere a chi lavora e produce altra consapevolezza di sorta con dibattiti o inutili prediche governative ad ogni evento organizzato.
Manca il dinamismo delle azioni ed è questo che dopo un iniziale interesse ed entusiasmo nato attorno ai Tea Party italiani sull’onda lunga prefigurante analoghe situazioni d’Oltreoceano di protesta, ora sta scemando nella delusione, venendo recepito sempre più come un contenitore inutile chiuso attorno alla sua autonominatasi casta di amministratori e riproducente dinamiche non certo contestatarie ma alquanto ruffiane nei confronti degli invitati di Palazzo, riproducendo più che un Tea party americano, modelli simili a quelle di note feste politiche di partito estive.
Al momento conta poco la struttura efficace sul territorio laddove non si è in grado di lanciare un messaggio chiaro ed esplicito che possa a costo 0 interessare chi produce e paga anzichè chi gestisce oggi i nostri soldi pagati.
L’idea che anche lei ha qua descritto sembrerebbe più coerente per la realizzazione di una organizzazione neopartitica (tralaltro di vecchio stile) più che di un giovane e leggero movimento contestatario spontaneo e di protesta quale dovrebbe essere il Tea party anche in Italia.
E questo ci riporta al modello d’oltreoceano sbagliato al quale state guardando e riproducendo le dinamiche: Tea Party Patriots anzichè ai Tea Party libertari e conservatori costituzionali.
Appare evidente che la funzione dei primi non equivalgano ai secondi e pure il senso politico o organizzativo (in stile sindacale o lobbistico) non è dei migliori viste poi le peculiarità ahinoi ben note nel contesto italiano!.
Il successo di un movimento sta nelle sue parole d’ordine e nella sua coerenza iniziale mostrata alla gente attraverso le sue prime azioni, i Tea party anche visto i loro inviti e la loro gestione dell’evento sin da Prato, hanno dimostrato una tattica non soltanto attendista ma anche fortemente legata/condizionata a settori politici (Falasca-Libertiamo a Prato e Capezzone-PDL a Forte dei Marmi) con un idea onestamente più funzionale a mosse tattiche di palazzo per i politicanti invitati che per i partecipanti tra il pubblico.
Basti pensare ora che volete invitare anche personaggi d’opposizione del PD, un partito che certamente non è miglior interlocutore, per affidabilità e credibilità rispetto al PDL sulle tasse e il fisco.
Per non parlare poi della coerenza rispetto a ciò che avviene Oltreoceano nei confronti dei loro omologhi partitici di riferimento.
Lo so bene che non si può stare davanti a una tastiera tutto il giorno!.
Nello stesso tempo la ringrazio personalmente per la disponibilità e la tolleranza che lei sta dimostrando di avere (e che i suoi colleghi non hanno) nei miei confronti ma più in generale nei confronti di chi è propenso a esprimere giudizi sinceri e chiari o consigli utili al rafforzamento e rilancio dell’iniziativa Tea Party Italia.
Forse (e lo dico nei confronti del signor Mazzerelli non nei suoi) se si evitasse di scadere nei personalismi e nelle stucchevoli polemiche, leggendo con più diplomatica tolleranza e benevolenza il prossimo, forse si eviterebbero sprechi di tempo in inutili polemiche e parecchie battute sulla tastiera.
Un cordiale saluto da Luca Fusari.
ma c’è davvero qualcuno che perde il suo tempo a leggere questo tale luca f.? davvero?
@ Per il tale marco
Forse vista la banalità che lei ha qua brevemente scritto nei miei confronti (senza portare nessuna argomentazione a suo favore e mancandomi pure del minimale rispetto richiesto in una conversazione) farebbe davvero bene ad evitare di sprecare così il suo tempo sulla rete, dato che con simili sue stolte esternazioni non può certo dare insegnamenti ad alcuno.
@Luca F.
Sì mi sono spiegata male, intendevo (ora come prima) che per poterle rispondere puntualmente dovrei avere io per prima del tempo a disposizione. Non ci siamo solo noi tre a organizzare, la struttura è in via di definizione. Ogni giorno qualcuno chiama per sapere come collaborare attivamente e stiamo guardando con loro come dividere le competenze.
@ Saba
Ok, allora mi scuso con lei per le eventuali mie ultime pungenti critiche a lei rivolte e ad altri suoi collaboratori.
Spero solo che al di là delle polemiche avute tra il sottoscritto con Mazzerelli, il Tea Party Italia possa crescere come iniziativa e accogliere benignamente i consigli dei suoi interessati sponsor e sostenitori, quale momento di chiaro confronto teso al rafforzamento dell’iniziativa con necessarie migliorie.
Seguendo maggiormente i giusti e coerenti modelli di principio suoi fondativi anche Oltreoceano, funzionali e utili anche al nostro Paese e alla situazione drammatica del fisco italiano derivante anche dall’attuale Casta italiana.
Saluti Luca Fusari.
Ho provato a leggere Luca Fusari, è un impresa, l’errore di fondo è che lui alla fine mette confusione. Il problema dello stato è semplice, se la pizza margherita la faccio io o chiunque altro costa 5 euro, se ci pensa lo stato, costa 25. La solidarietà va fatta con i propri soldi e non con quella degli altri; i furboni, sia che siano politici od anche religiosi, che ci parlano di “solidarietà sociale” sono un esempio di come si comportano gli stati o qualsiasi organizzazione di pensiero. La differenza fra noi e gli americani è il senso di responsabilità individuale, se nel mondo c’è fame, miseria, sfruttamento, ecc. la colpa non è del sistema o del cattivo pastore, in pratica degli altri, ma nostra. Loro sono piuttosto refrattari alle ideologie, grandi idee, grandi pensieri ed anche grandi pensatori, geni, chiaccheroni. Per migliorare il mondo dobbiamo partire da noi stessi e sopratutto non contarci balle. Cosa centra con il Tea Party? Non diamo soldi ad altri per fare quello che possiamo fare noi, molto meglio; non abbiamo bisogno di nessuna guida, se mai ne scegliamo una per motivi puramenti organizzativi e sopratutto per poco tempo, nella repubblica Romana i consoli restavano in carica un anno. Mercato, libero non libero, penso che occorre capire che cosa è il mercato. E’ il modo di come noi soddisfiamo i propri bisogni, e non li spendiamo bene, macchinoni che inquinano, rolex, prodotti di bellezza, ecc. quando tanti nostri consomili non riescono a mettere insieme la cena con l pranzo. Il senso del Tea Party è questo, lascia stare le ideologie ma guarda in te. Qui mi fermo, non voglio annoiare piu nesuno
E’ uscito il libro di Marco Respinti L’ORA DEI “TEA PARTY” (Edizioni Solfanelli) http://www.edizionisolfanelli.it/oradeiteaparty.htm
Sarò ciuco io, ma cosa c’entra la religione con la libertà? Ad esempio: molti cattolici sono conservatori. Negano alcune delle principali libertà individuali. Hanno i dogmi, e cercano di convincere gli altri che questi dogmi sono l’unica realtà possibile. O quantomeno quella naturale disegnata da Dio. Intanto la Chiesa difende mali e malfattori pur di avere continuità terrena. Domanda seria e non ironica: i Tea Party sostengono anche il recupero delle tasse mai pagate dal Vaticano? Sosterrebbero la donazione agli enti PA (comuni, prov, ecc) dei terreni della Chiesa? E la rinuncia ai fondi privati per scuola e università? E i Tea Party sono davvero così trasversali? …perché l’identificazione con quelli americani mi riporta (e qui forse sono ignorante perso) alla Palin e alla sua mitica frase “la guerra in Irak è voluta da Dio”. Interventista forse, ma idiota no.