Tasse, libertà e populismo mediatico
Caveat preventivo: attualmente campo anche grazie a una collaborazione a tempo con il gruppo Sole 24 ore, per La versione di Oscar dalle 9 alle 10 dal lunedì al venerdì sull’emittente radiofonica confindustriale. Detto questo, vorrei invitarvi a riflettere su un esempio che considero di cattiva informazione, sul delicato tema delle tasse, della presunta evasione, dei diritti dei contribuenti e dei limiti ai quali, in un ordinamento che si pretende liberale, bisogna ottenere che lo Stato si attenga. Il fatto che ciò avvenga sul quotidiano di Confindustria rende la cosa, ai miei occhi, ancora più significativa. E, se mi si può perdonare l’aggettivo, almeno dal “nostro punto di vista”: più grave. “L’avvocato gratis all’evasore? Lo garantisce lo Stato”, recita oggi il titolo a cinque colonne del taglio basso in prima del Sole. un titolo che evoca inequivocabilmente un paradosso bruciante: sarebbe lo Stato a farsi amico e cooperante degli evasori, proprio mentre dichiara di volerli mettere nel mirino in Italia e nei paradisi fiscali. “Beffa in Cassazione”, recita l’occhiello. Sarebbe dunque la Suprema Corte, rea di concedere la mano benevola dello Stato ai perfidi evasori. Perché mi permetto di dire che si tratta di un esempio di populismo mediatico? Perché la vicenda concreta è tutt’altra. Non c’è nessuna beffa. Se a cavalcare l’onda della demagogia antievasiva è il quotidiano di Confindustria, vuol dire che non c’è speranza. Che cosa hanno deciso di tanto scandaloso, i giudici della Cassazione? Cerchiamo di capirlo.
La premessa è che, nel nostro ordinamento, per effetto dell’articolo 91 del testo unico sulle spese di giustizia – Dpr 115/02 – i reati di evasione fiscale sono indicati tra quelli per i quali, in caso di procedimento che li contesti, viene esclusa la possibilità di ammettere l’imputato ai benefici del gratuito patrocinio, previsto dalla legge 217 del 1990 per i non abbienti. Piccolo inciso: per un liberale questa esclusione rappresenta una violazione del diritto naturale e costituzionale. Del diritto naturale perché le garanzie procedurali – penali, civili e amministrative- ex art. 2 della Costituzione devono essere intese a tutelare l’individuo da ogni eventualità di eccesso di potere dello Stato nei confronti dell’indagato e dell’imputato, non come strumenti a tutela dello Stato rispetto alla persona. In termini costituzionali, ne va del principio di eguaglianza ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione, e dei diritti giurisdizionali ai sensi dell’articolo 111. Faccio questo inciso perché dal mio punto di vista, se fossi un giudice chiamato ad applicare l’esclusione del gratuito patrocinio in un procedimento in cui si contestano reati di evasione fiscale a un imputato, solleverei eccezione sulla norma davanti alla Corte costituzionale. Fino a sentenza in giudicato, infatti, l’imputato deve potersi difendere dalle accuse – anche di evasione fiscale, ci mancherebbe – su piede paritario con tutti gli altri cittadini a cui si contestino reati diversi, se non abbienti. Così non avviene, nel nostro ordinamento. Il che la dice lunga sullo status di “delitto ostile alla civiltà” di cui ha finito per godere il reato fiscale, nella legislazione e nella giurisprudenza italiana, per meglio soddisfare le fameliche esigenze dello Stato assetato di entrate.
Tuttavia, naturalmente, poiché questo prescrivono le leggi vigenti, finché non fossero modificate si tratta di applicarle per quanto dispongono. Vi ha contravvenuto, la Corte di Cassazione che desta tanto scandalo al Sole? No. Neanche per idea. Il Sole ricorda infatti che già in passato, con giurisprudenza che il quotidiano confindustriale considera censurabile, la Suprema Corte aveva riammesso ai benefici del gratuito patrocinio imputati di reati diversi dall’evasione che tuttavia, in passato, fossero incorsi in condanne per evasione fiscale passate in giudicato. Decisione giustissima, quella della Corte, visto che la condanna in un procedimento, con esclusione prevista di beneficio in quel procedimento stesso, non può e non deve riverberarsi in una gogna a vita e in una minor tutela in processo per altri fatti. Ma ora la Corte di Cassazione ha fatto di più. In un procedimento davanti al Tribunale di Potenza, il GIP competente aveva escluso dal gratuito patrocinio un imputato al quale si contestavano reati diversi da quelli di evasione, e al quale l’evasione era stato appioppato come reato indotto e collegato, per via degli accertamenti conseguenti alle fattispecie primarie per il quale era stato aperto il fascicolo dal pm. L’imputato, tuttavia, nel richiedere il gratuito patrocinio, l’aveva riservato ai reati primari contestati diversi dall’evasione, non l’aveva chiesto per l’evasione stessa. Si era attenuto alla legge. Ora la Corte di Cassazione, con sentenza 40589, ha revocato l’ingiusta decisione del GIP di Potenza.
Dal punto di vista del diritto costituzionale e di quello positivo, la Suprema Corte si attiene alle norme vigenti e correttamente – per una volta, verrebbe voglia di dire – interpreta le garanzie come dovute alla parte più debole del processo, cioè all’imputato, rispetto al prepotere statuale. Lo scandalo vero non sta nella decisione della Corte. Ma nel fatto che il giornale degli industriali invochi procedure illiberali a sostegno della demagogia imperante, in materia di fisco.
Caro Giannino, la fai – da pare tuo – una ‘modesta proposta’ per risolvere il problema dell’equità fiscale di gente come me, insegnante, costretta a pagare tutte le tasse, derubato in questo da chi non le paga?
Sai che mi frega del blabla liberaloide?
Grande Oscar, ottimo approfondimento in materia tributaria e costituzionale!
Sono un avvocato e quando feci la tesi in diritto tributario sostenevo che si trattasse di un diritto figlio di un Dio minore e che il diritto fosse funzionale alle esigenze di cassa dello Stato.
Sostengo il tuo pensiero a piene mani, continua così, è un piacere per gli occhi e per le orecchie leggerti ed ascoltarti.
Complimenti per la trasmissione (era una vita che lo volevo dire!).
Sig. Maria Pini,
Mi scusi ma…
Lei fa l’insegnante, nel senso che non piccona in miniera, poi si lamenta anche che paga le tasse?
Se le dovessi offrire (in alternativa al suo lavoro) un piccone esentasse, cosa sceglierebbe?
Bruno
Caro Oscar, da giurista direi “articolo impeccabile” (così infatti stabilisce la norma da Te richiamata, che per sicurezza mi sono appena riletto…).- Ma da cittadino mi pongo ben altra domanda: quel GIP di Potenza che studi ha fatto? Quanto è costata (in termini di ore/lavoro della Cassazione) la sua palese ignoranza della Legge? Chi paga? E il CSM (come dice Pannella: “la suprema cupola della mafiosità partitocratica”) non ha nulla da eccepire (forse tutto intento a “premiare” il Giudice Mesiano…)?
Joanne, scusa le intemperanze di quel cattivaccio di bruno…. per quanto mi riguarda la proposta ce l’ho e en parlo ogni volta che dibatto sul tema: l’abolizione del sostituto d’imposta per i lavoratori dipendenti. se tutti i dipendenti come te dovessero ricevere il lordo, e poi versare anticipazionije conguagli a fine anno di quanto pretende lo Stato, come noi povedi lavoratori autonomi imprenditori di noi stessi, ti assicuto che ci sarebbero tali manifestazioni di piazza che lo Stato si ridurrebbe rapidamente a più miti consigli…. ti dirò di più. fossi sindacalista mi batterei proprio per questa riforma, e sono convito che dfare 8un pacco alto così di isscritti…. certo, dovrei rinunciare ad avere i patronati e i centro di assistenza fiscale attraverso i quali lo Stato si è “comprato” il consenso sindacale sull’alto prelievo al lavoro dipendente, ma sono convinto che tale rinuncia esplicita aumenterebbe ulteriormente gli iscxritti al sindato che avesse il fegato di fare tale scelta
@Oscar Giannino
pardon Oscar.. con stima giuoco un pò.. ma.. prima le priorità.. 2009 debito reale 115%.. 2010 120%.. e qui mi fermo.. con questa tua bella pensata e la Lira fuori dall’Euro nel 2011 le tasse finalmente non esiterebbero più.. ma nemmeno lo Stato.. sarebbe il Liberismo perfetto.. che felicità.. e te lo dice un dipendente privato 🙂 ?
@ Piero:
Scusa ma cosa c’entra la battaglia del sostituro d’imposta con la Lira e l’Euro (al massimo c’entrerebbe il gold standard e la questione anti-signoraggio bancario delle banche centrali come dimostrano gli attuali numeri (vedi crescita quotazioni dell’oro), segnali della ormai prossima crisi finanziaria statale occidentale).
Il sostituto di imposta come suggerisce in conclusione Giannino quando parla di procedure illiberali imperanti in materia fiscale è esempio cardine, di una battaglia giusta da intraprendere per la sua abolizione.
Il sostituto è un abuso statale sia nei confronti degli imprenditori (i quali riscuotono e amministrano denaro pro-Stato al posto dei lavoratori) tral’altro gratuitamente come gabellieri aggiunti allo Stato (servitù coatta), e contrario agli articoli della Costituzione.
Sia nei confronti dei lavoratori i quali non percepiscono direttamente l’entità della somma estorta dallo Stato (il suo costo), a livello di detrazione sullo stipendio.
Leonardo Facco con il Movimento libertario assieme a Giorgio Fidenato (e ai suoi lavoratori) stanno conducendo questa battaglia nelle aule di giustizia italiane di ogni grado, non con l’intento di eliminare di fatto l’imposta (magari!, sara certamente il secondo passo dato che se le tasse sono un furto, non vale la pena neppure che la paghino gli operai); ma al momento svelare preventivamente l’inganno che sta dietro il sostituto d’imposta: ovvero il prelievo da parte statale (e con il beneplacito dei parassitari sindacati ovviamente) di somme di denaro dallo stipendio del lavoratore per opera del coatto imprenditore loro datore di lavoro; capro espiatorio ideologico della situazione (un pò come nella storia degli evasori!).
Ma se come abbiamo già detto i soldi non vanno all’imprenditore, ma si indirizzano poi allo Stato, di fatto il sostituto d’imposta (di “friedmaniana” ideazione) è un danno per tutta la catena produttiva.
E viene a costituire la premessa ideologica (priva di fondamento) della lotta di classe marxisto-sindacalista ridistributiva.
I sindacati sono pronti a giurare e spergiurare che sia l’mprenditore quello con la “manina corta” a non pagare i lavoratori il loro dovuto, in realtà come risulta evidente da quanto scritto sopra, è lo Stato a porre prelievi sempre più elevati, con la premessa di un finto ordine retributivo-ridistributivo pensionistico futuro (ormai sulll’orlo dello sfascio).
Lo Stato fomenta in termini anti-economici l’artificiosa lotta di classe intestina tra produttori (imprenditore e operai) piuttosto che nei propri confronti e suoi parassitari complici (sindacati e esattori fiscali).
Così facendo lo Stato sposta e giustifica in termini di percezione latente (statalista) l’ingiustizia fiscale d’imposta da esso creata, su un piano ideologico marxista e sindacale “tradizionale” di lotta di classe tra impresa e lavoro.
Ma questo è un cliché sbagliato e bugiardo; in quanto l’imprenditore non è libero dal pagamento per altri di una comunque inutile gabella, l’operaio è defraudato di soldi frutto del suo lavoro per darli alla politica (la quale li sprecherà nella promessa di un welfare State inefficente da dare coercitivamente in beneficenza a nuove fascie di poveri, all’interno di un perverso meccanismo di promozione diffuso e verso il basso della povertà e della rapina sociale).
E’ il classico meccanismo del “divide et impera” e la riproposizione (tremontiana) del “panem et circenses”; mentre tutto va a rotoli.
Saluti da LucaF.
@ Oscar,
Si è vero, ho alzato un pò la voce, faccio il trader per mestiere e forse negli anni ho imparato ad andare giù di taglio, probabilmente a volte mi dovrei trattenere.
Comunque nessuno può negare che alcuni mestieri incorporano evidenti vantaggi e altri (più duri) un bonus all’evasione.
In questo modo volevo spostare il discorso dall’evasione come effetto, al perchè si evade come causa. Anni fa, in una discussione con un ‘economista’ (di area democratica), prendevo del fesso dicendo che il sostituto d’imposta era una questione da affrontare rapidamente in quanto elemento non secondario nella formazione della irresponsabilità di chi percepiva stipendio.
Ovviamente il mio argomento veniva catalogato come inestistente e superficialmente inutile. Da quando Oscar il grande lo mette al centro delle sue discussioni (il sotituto d’imposta) mi sento più intelligente oltre che soddisfatto. Non parlavo di mulini a vento ed ancora una volta avevo la conferma che i ‘socialisti’ hanno delle capacità logiche limitate.
Sulla deresposabilizzazione delle masse c’è molto da dire in relazione alle crisi economiche.
Bruno
@Joanne Maria Pini
Anch’io sono costretto a pagare tutte le tasse. Ma non mi sogno certo di prendermela con chi, almeno in parte, riesce a sfuggire alle forche caudine dello Stato.
Me la prendo con chi, quelle tasse, me le impone, lo stato, che le usa per finanziare le sue scandalose clientele. Da questo punto di vista, la resistenza fiscale praticata dagli evasori, che finisce per frenare le fameliche bramosie dello stato, è l’unico baluardo contro una ulteriore espansione delle sue prerogative. Se tutti i pagassero le tasse insomma, non ne pagheremmo meno ma, come è sempre avvenuto, verrebbero ulteriormente incrementate le clientele e gli scandalosi privilegi che i boiardi di Stato si riservano e riservano a chi gli garantisce la loro imperitura posizione di potere.
@Bruno: sei cattivo, cattivo, cattivo.
Invece di suggerire il piccone, perché non suggerire le lezioni private? Quanti insegnanti ne impartiscono, senza peraltro renderne edotta l’Agenzia delle Entrate?
Non è automatico dire STATALE = NON EVASORE
Ho incontrato un numero piuttosto elevato di pompieri, postini, infermieri, poliziotti, impiegati comunali, impiegati ULSS, ecc., che arrotondano in nero. Fatto sta che questa gente, volente o nolente, evade.
Per quanto poi concerne Piero, possiamo andare avanti con l’elencazione degli anni e le percentuali di debito correlate: caro Piero, qui o si cambia o facciamo la fine della rana bollita. Perfettamente inutile girarci intorno: bisogna rientrare dal debito, e lo si può fare solamente se l’economia funziona.
Strangolare le galline provoca la mancanza di uova.
@Joanne Maria Pini: e se il tizio chiamato in causa dal fisco fosse poi realmente un poveraccio? Gentile Signora, in qualità di insegnante ha sicuramente presente l’ottusità della nostra burocrazia. Nega anche l’evidenza!
Poniamo, per fare un esempio, che lei riesca ad arrivare a fine mese pulita pulita, senza lussi, con una vita modesta, senza debiti ma anche senza una lira.
Un bel giorno Equitalia la omaggia con una cartella da, poniamo, 6 milioni di euro (colpa di una omonimia, sempre per esempio).
Lei deve trovarsi un avvocato, chiaramente a sue spese perché quello d’ufficio non lo vuole.
Ora, non avendo una lira deve farsi finanziare la difesa. Sempre che lei trovi un buon cristiano disposto al sacrificio (qualche grande istituto di credito?)
Dopo un po’, lei vince in giudizio contro l’Agenzia delle Entrate.
Purtroppo a quanto mi consta non rimborsano le spese legali (di solito il giudice decide per le “spese compensate”).
Quindi ritengo che per restituire il prestito dovrà arrangiarsi in qualche strano modo, ovviamente in nero, perché il suo stipendio è quello che è (però con abbastanza tempo libero a disposizione).
Ovviamente spero che non le capiti mai, le suggerirei però di meditare su Kafka.
Questa è una discussione sterile, vecchia come il mondo, e che non troverà mai l’accordo delle parti…- Colui il quale – lavoratore dipendente – ha la trattenuta alla fonte si sente in diritto di pontificare sull’altrui evasione fiscale, forte del suo status di “intoccabile”; ma poi – se guardiamo bene la vita reale – tutti conosciamo insegnanti che fanno ripetizioni “in nero”, dipendenti pubblici e privati con secondo lavoro sempre “in nero”.- Gli altri, quelli non tassati alla fonte, replicano che loro la “pagnotta” se la devono guadagnare ogni giorno, non hanno prebende e stipendi garantiti, si “fanno un mazzo così” da mattina a sera per pagare – poi – una valanga di tasse.- E’ una guerra di religione stupida artatamente costruita da uno Stato (italiano) furbetto…- Ha ragione Oscar, se venisse abolita la trattenuta alla fonte, i dipendenti farebbero la rivoluzione perciò lo Stato, zitto zitto , non prende in considerazione la proposta, tollerando invece la “modica quantità” di evasione fiscale dei lavoratori dipendenti.- Stesso discorso per gli autonimi, valanghe di tasse ma “tolleranza” per la modica quantità di evasione fiscale “fisiologica” (se vuoi campare…).- E’ un sistema che fa comodo a tutti: dipendenti (piccoli evasori) contro autonomi (grandi evasori) e lo Stato – sopra – che “bonariamente” bacchetta e preleva dalle tasche dei litiganti ….
Piccolo inciso a margine: ieri sera su LA7 programma Exit, Prato 24.000 cinesi irregolari, 5000 attività industriali irregolari….lo Stato (Prefetto, Questore, Sindaco) ha dichiarato (nei fatti): “ci arrendiamo, avete vinto voi…” ergo l’ennesima parte d’Italia fuori controllo…- Ma allora di cosa stiamo parlando? Tasse, non tasse, trattenuta alla fonte, ma sono barzellette! Qui ci sono intere parti del paese che godono di extraterritorialità (altro che San Marino…).- Il Ministro degli Esteri Frattini ai meetings internazionali dovrebbe presentarsi così: “Salve, sono il Ministro degli Esteri italiano, tranne che per Campania, Calabria, Sicilia e Prato….”.-
@Oscar Giannino:
Il populismo mediatico, e il conseguente “divide et impera” fiscale, fanno parte del gioco.
Finché dura il sistema noi Italiani faremo come i capponi che Renzo portava all’avv. Azzeccagarbugli, litigheremo tra noi e le cose continueranno placidamente come prima. Certa parte dell’elite a succhiare la mammellona dello Stato a spese degli altri (cedendo parte delle prebende ai clientes, ma ciò è inevitabile).
Questi gentili figuri sono ben rappresentati in confindustria e istituzioni varie, per cui è normale che si affidi ad un Riotta (bravo fin che volete ma sicuramente non un liberale) la direzione del giornale parrocchiale.
Quindi non perdiamoci d’animo, il Sole risentirà sempre di questo per cui non è, e non sarà mai dalla nostra parte, non più di tanto almeno.
Egregio dott.Giannino: la sua posizione su quella autentica vergogna che è il “sostituto d’imposta” è più che sottoscrivibile, oggi a portarla avanti è l’imprenditore Giorgio Fidenato e pochi altri…senz’altro non da alcun sindacato ne da alcun partito politico. Circa l’ingegnua buona fede di chi ancora pensa che l’esosità del prelievo tributario dipenda strettamente dall’evasione fiscale dei soliti “cattivi”, credo si dovrebbe sollecitare, per il bene del paese, il rapido risveglio di queste anime candide: fatto 100 il costo che un imprenditore paga in totale per un suo dipendente, il netto percepito alla fine dal dipendente è circa 30, il resto và in tasse e contribuzioni varie al sistema pubblico; ora a meno che qualcuno pensi che l’economia “sommersa”, in “nero”, sia dello stesso ordine di quella “emersa” – e taglieggiata – , tolta questa possibile “ipotesi”, quel 70% che lo stato si prende del valore economico del lavoro dipendente dipende dai “cattivoni” evasori o dalla esosità dello stato sprecone stesso? Per non citare il fatto che il restante 30% viene poi ulteriormente assoggetato al pagamento delle imposte indirette: IVA sui consumi – cibo, vestiti, mobili, bollette etc…@Oscar Giannino
Purtroppo, l’insegnante di cui sopra rappresenta benissimo la mentalità imperante nel paese, un minestrone di pauperismo, socialismo e cattolicesimo mal digerito. Come coagulante di tutto ciò, Babbo Stato che dovrebbe prendersi cura di tutti noi, dalla culla alla bara, e che poverino non può farlo per colpa di quei cattivoni di evasori, i quali anzi lo costringono ad essere cattivo cattivo con i dipendenti, ai quali preleva sangue in sempre maggior quantità.
Tutto ciò è puerile, oltrechè slegato dalla realtà.
La quale ci dice poche cose:
1)Le tasse sono troppo alte: è ovvio e naturale che chi ha la possibilità cerchi di non pagarle.
2)Questo stato costa troppo, e il più delle volte fa dei danni.
3)E’ semplicemente stupido pensare che chi il debito pubblico lo ha creato si ponga ora il problema di risanarlo.
3bis)Per mettere a posto i conti, bisognerebbe tagliare pesantemente la spesa pubblica (sì, fra l’altro anche licenziare..), e abbassare le tasse a tutti, imprese e persone (e non solo ai dipendenti, come bofonchiano i socialisti di tutti i colori), il che porterebbe nuova linfa all’economia e pure all’erario (ad ogni forte riduzione della pressione fiscale ha sempre corrisposto un maggiore introito fiscale).
Siccome nessuno ha il coraggio di dirlo, e tantomeno di farlo, stiamo parlando di niente..
notizia fresca fresca di oggi (Radio Radicale): una associazioni di piccoli imprenditori pordenonesi fà una azione di disobbedienza civile, si rifiuta di FARE DA GABELLIERE PER LO STATO e paga i propri dipendenti AL LORDO, rifiutandosi di applicare il sostituto d’imposta.- La cosa viene ampiamente pubblicizzata, gli aderenti all’associazione si autodenunciano ad INPS ed Agenzia delle Entrate, i dipendenti (avvisati per tempo) chiedono a chi debbano versare i contributi previdenziali.- Risposta (ottusa) dello Stato: cartella esattoriale, titolo esecutivo ed ingiunzione di pagamento.- Il contenzioso finirà davanti al Giudice del Lavoro: alla prima udienza l’associazione di cui sopra solleverà la questione di costituzionalità della norma che viola il dettato della Costituzione.- Che sia l’inizio della “rivoluzione” come auspicato/paventato da Oscar G.?
fresca fresca di oggi (Radio Radicale): una associazioni di piccoli imprenditori pordenonesi fà una azione di disobbedienza civile, si rifiuta di FARE DA GABELLIERE (gratis) PER LO STATO e paga i propri dipendenti AL LORDO, rifiutandosi di applicare il sostituto d’imposta.- La cosa viene ampiamente pubblicizzata, gli aderenti all’associazione si autodenunciano ad INPS ed Agenzia delle Entrate, i dipendenti (avvisati per tempo) chiedono a chi debbano versare tasse e contributi previdenziali.- Risposta (ottusa) dello Stato: cartella esattoriale, titolo esecutivo ed ingiunzione di pagamento.- Il contenzioso finirà davanti al Giudice del Lavoro: alla prima udienza l’associazione di cui sopra solleverà la questione di costituzionalità della norma che viola ben due dettati della Costituzione.- Che sia l’inizio della “rivoluzione” come auspicato/paventato da Oscar?
Mi piacerebbe immensamente smontare l’istituto del sostituto d’imposta, se qualsiasi battaglia legale fosse utile aderirei subito.
Temo però che oltre al distaccato supporto ideale verso i “Don Quijote” non si possa andare. Energie sprecate! Tempo perso!
Siamo tutti con loro, ma siamo consapevoli, se minimamente informati, che per via legale, anche avendo addotto a difesa il comportamento manifesto di diligenza sostanziale e lo scopo per nulla elusivo delle somme legalmete dovute, queste persone pagheranno un dazio, espresso in tempo e danaro, non valutabile.
Lo stato vive grazie alle certe e costanti rimesse di tasse, imposte e contributi secondo un piano finanziario oramai incartato.
La materiale rivoluzione sarebbe possibile solo se in via preventiva le organizzazioni di ogni categoria la smettessero di incontrare lo stato senza un piano pratico fatto di norme e regolamenti.
Le direzioni centrali dei ministeri non sono in grado di riformare la loro stessa organizzazione a causa dell’ignoranza circa le possibilità tecniche e per ovvi motivi di conflitto di interessi.
Quindi andare al ministero per chiedere questo o quell’intervento non solo è poco strategico ma soprattutto quasi pernicioso.
Le organizzazioni interessate potrebbero tranquillamente riscrivere il Testo unico delle Imposte come pure le norme per l’accertamento e parlando di sostituto d’imposta quelle della riscossione.
Una riforma extraparlamentare. Una riforma che coglie l’occazione di venire dal basso. Lo stato, gli appareti ed i ministeri devono solo prendere o lasciare. Ovviamente prendere o lasciare con intelligenza, avendo capito che la musica è destinata a cambiare.
Se nel frattempo si manifestasse qualche endorsment politico (sono convinto di si) tanto meglio altrimenti si dovrà ottenere con altri strumenti dell’armamentario democratico.
Una riforma extraparlamentare e’ fatta da chi ci sta. Un gesto di tale natura non può in nessun caso ignorare delle necessità di transizione, anzi le pianifica in maniera dettagliata, non si può far scoppiare il disordine.
Ci sono tanti studiosi, menti fini, apostoli del liberismo, beh! Avanti.
Organizzare sudando per costruire e presentare l’alternativa organica efficace e completa da attuare in progressione con tutte le cautele verso il cambiamento; questo s’ha da fare.
Non c’e’ nessuna forza politica in grado di fare questo immane lavoro, solo una libera associazione di forze aggregate di cittadini ed associazioni che si dividono i compiti, programmano, redigono schemi, li verificano e li discutono, potranno presentare un corpo di norme ed azioni in grado di rivoluzionare l’attuale sistema.
Chi ha bisogno del potere del Governo e del Parlamento non ha consapevolezza del proprio potere.
Se qualcuno mi chiedesse, ma tu cosa saresti in grado di apportare in pratica, io risponderei che ho le idee molto chiare su come, passaggio per passaggio, strumento per strumento, ribaltare gli oneri di liquidazione dell’ imposta sul valore aggiunto, liberando, piccole o grandi imprese non importa, da un giogo amministrativo inutile, costoso per il contribuente ed irrimediabilmente inefficente per lo stato in termini di evasione fatta per via documentale.
Un sistema così ribaltato, conscio della gerarchia delle fonti in questione (UE), aprirebbe ad un sistema dinamico di stimolo alla compliance ed alla crescita permettendo di individuare nuovi e fin oggi impensabili strumenti per la lotta alla sottocapitalizzazione delle imprese italiane.
Terzo non disdegnabile risultato sarebbe una disciplina entusiasticamente autoattuata per gli evidenti vantaggi nella copmpliance del sistema dei pagamenti tra soggetti economici.
Altro vantaggio è che su un impianto ben fatto si possono sommare per accrescimento ulteriori e positivi effetti, mentre su quello attuale la somma non da il totale.
Il sostituto d’imposta sarebbe morto e sepolto almeno nelle sue vessatorie manifestazioni.
Viviamo in un Paese che ha un passato di gestione che non si può ripudiare, abbiamo la responsabilità di raccogliere quello che c’e’ e quello che manca.
Una riforma non può distruggere rovinosamente uno Stato. La libertà si conquista con l’azione.
Il tempo del patch-work, delle operazioni correttive, delle visioni parziali, e’ finito. Idee concrete, attuabili che vadano al di la del “abbassiamo questo o alziamo quello”, non ne vedo.
Il tempo per mettere in campo una riforma che venga dal basso che si presenti organica e completa non sarebbe poi così lungo. Questione di pochi mesi.
L’attuazione potrebbe partire al primo gennaio 2011. Guadagneremmo un primato in Europa che costringerebbe gli altri stati ad emularci.
L’Italia non è morta e, viste le condizioni di molti partner europeri, non è nemmeno un malato terminale. A chi spetta farsi carico della responsabilità del cambiamento se chi dovrebbe agire non può farlo perchè ha le mani legate?? Per quanto tempo i poteri forti e quelli deboli uniti ai blocchi sociali avranno la possibilità di fare i comodi loro con noi spettatori sia pure urlanti ma impotenti. Non aspetteremo per caso un salvatore della Patria?
Cosa posso materialmente fare da solo? Una cippa!
A chi posso spiegare le mie idee? Alla Dir.Gen dell’Economia? Al Ministro? Alle ConfXXXX? Alle Federyyyy? Al Beato Giorgio Fidenato?
Mi starebbero a sentire? Penso di no!
Lo dico a voi di Chicago Blog.
Con stima Mario Fuoricasa.