Sturzo: la risposta impossibile
Intervenendo al Senato l’8 giugno 1955, Luigi Sturzo dice:
Nessuno dei miei contraddittori ha saputo dare una risposta alla mia insistente domanda: ‘Se l’Eni non vuole, non sa o non può affrontare la ricerca petrolifera nella Valle Padana, perché impedire che ditte private, nostrane o forestiere, impieghino per tali ricerche, a proprio rischio e pericolo, i propri capitali?’.
Non è una domanda retorica, e non è retorica l’insistenza del vecchio prete sull’incapacità dei suoi interlocutori e avversari – la maggior parte, suoi colleghi di partito – di fornirgli una risposta. Perché in quella domanda, e in tutto ciò che vi è sotteso, sta la parabola politica dell’Italia del dopoguerra. Una parabola che conobbe un’inclinazione particolarmente forte proprio nel settore energetico, a dispetto delle intenzioni e speranze originali. Enrico Mattei fu chiamato all’Agip col compito di liquidarla; e morì avendo creato una “piovra”, come la chiamava Sturzo, che ancora oggi coi suoi tentacoli previene il libero dispiegarsi della concorrenza. Nel giro di pochi anni, anche il settore elettrico venne monopolizzato, e quel fiorire di libera intrapresa che l’Italia aveva conosciuto appassì rapidamente.
La battaglia di Sturzo contro Mattei e l’Eni è radicale e isolata. La retorica vuole che l’Italia di allora fosse pulita, alta e onesta, al contrario dell’Italia di oggi. Così non è, almeno in quel caso: Mattei definiva i partiti politici come dei taxi, che prendeva per farsi portare dove gli serviva non mancando di pagare il tassametro e lasciare laute mance. Sturzo aveva un’altra idea della politica e del ruolo dello Stato. E, sulla questione energetica, la battaglia fu disperata ma totale. Sturzo non aveva alcuna chance di vittoria: è facile dirlo a posteriori, ma anche allora nessuno avrebbe scommesso sul suo successo. Tant’è che l’intero jetset politico lo emarginò.
Sturzo combatteva il progetto di Mattei per due fondamentali ragioni: si trattava di un disegno monopolistico, cioè ostile alla libera concorrenza; e prevedeva la creazione di un monopolio pubblico, capace di influire pesantemente su tutti gli aspetti della vita civile, economica e democratica del paese (tant’è che il volume degli attacchi di Sturzo aumenta nel momento in cui l’Eni si dota del Giorno per dare maggior visibilità alla sua propaganda. Il fondatore del Partito Popolare riesce a segnare qualche punto, in realtà, come con l’approvazione della legge siciliana sull’estrazione degli idrocarburi, approvata nel 1950. Così come quando, nel 1955, proprio grazie alle maglie lasciate aperte nella sua regione, la compagnia americana Gulf trova del petrolio a Ragusa.
Sono presente avendo atteso otto anni questo giorno,
scriverà Sturzo per telegramma in risposta all’invito alla cerimonia d’inaugurazione del pozzo. Gli otto anni sono quelli trascorsi dal 1947, anno in cui l’Agip ottiene l’esclusiva sulla ricerca in Val Padana. La polemica con Mattei è talmente totale e ampia da assumere, a tratti, toni quasi personalistici, diventando quasi una faccenda tra due uomini che però incarna lo scontro tra due diverse visioni del mondo e, a cascata, dell’organizzazione dello Stato e della società. Lo coglie perfettamente Giovannino Guareschi nella sua fantasiosa cronaca parlamentare pubblicata su Candido del 25 ottobre 1959:
La seduta inizia con un incidente singolare. L’onorevole GASOLIO del gruppo parlamentare DC-ENI chiede di commemorare il senatore Sturzo a nome dell’on. Enrico MATTEI. La richiesta suscita vivaci reazioni.
MANGINI (PSI) – E cosa c’entra Mattei? Non è mica deputato!
GASOLIO (DC-ENI) – Lo è stato! E se ha avuta la disgrazia di esserlo quando il sen. Sturzo era ancora vivo, perché gli deve essere negato il diritto di commemorarlo ora che è morto?
Si ride. Interviene il PRESIDENTE della Camera on.
LEONE (Pres.) – On. Gasolio, le sue parole hanno evidentemente travisato le sue nobili intenzioni. Comunque, l’obiezione dell’on. Mangini è giusta.
GASOLIO (DC-ENI) – Mi si consenta, almeno, di parlare a nome del gruppo parlamentare ENI.
CROCCHIA (PRI) – Il suo gruppo parlamentare è quello della DC. L’ENI è un sottogruppo extraparlamentare che qui non conta un fico secco!
In tutti i settori si ride allegramente della candida ingenuità dell’on. CROCCHIA.
MANGINI (PSI) – Onorevole Crocchia, lei è male informata! Si ag… giorni!
La trasparentissima allusione al quotidiano del gruppo ENI diverte l’Assemblea.
GASOLIO (DC-ENI) – Chiedo di commemorare il sen. Sturzo a nome dei lavoratori petro-metaniferi che qui rappresento!
L’Assemblea si placa istantaneamente e l’on. GASOLIO (DC-ENI), con vibrata sintesi, rievoca la nobile figura del prete di Caltagirone, implacabile difensore della libertà e nemico delle baronie e dei monopoli.
Il fatto è che Sturzo legge la vicenda dell’Eni con gli occhiali del liberismo più coerente, e dunque non può non vedere – dietro l’immenso incrociarsi di interessi e ideologie – il lato, per così dire, intellettuale di quanto sta accadendo sotto i suoi occhi vecchi e stanchi eppure lucidissimi. Lo dichiara, in modo ultra-trasparente, il 10 gennaio 1953, di fronte al Senato:
Parlo, scrivo, combatto perché ho difeso e difenderò finché avrò fiato la libertà. Questa posizione mi porta alla critica di quel che, secondo me, è un indebito predominio dello Stato sulla collettività; un dannoso vincolo legale o legalizzato al quale per prepotenza o per ignoranza, è sottoposto il cittadino italiano. Ecco perché combatto tutti gli enti statali e parastatali che abbondano di privilegi, invadono con sempre crescente ritmo l’ambito dell’iniziativa privata, preparando ed attuando una specie di socialismo di Stato, o di statalismo sociale che dir si voglia.
Queste parole fanno parte della sua dura requisitoria contro la legge istitutiva dell’Eni. E trovano una triste eco in quanto, secondo il racconto di Carlo Maria Lomartire, Sturzo confida all’amico Gabriele De Rosa il 19 settembre 1957:
[Sono] profondamente angustiato per la politica di Mattei e per l’uso che fa del denaro… Ha comprato tutti, anche il Corriere. Missiroli mi ha detto che non può attaccare Mattei perché i Crespi ricevono dall’Eni mezzo miliardo all’anno di pubblicità. Ma è tutta la situazione italiana che mi preoccupa. Non se ne può più, siamo a un punto incredibile.
Viene da chiedersi quanto e cosa sia cambiato, da allora. E restano di attualità le considerazioni di Guareschi (Candido, 11 ottobre 1959):
Fino a poco tempo fa, potevate dire a vostro figlio, mettendogli davanti il giornale con l’ultimo articolo di don Sturzo: ‘Ecco come parla un perfetto galantuomo’. Ma, oggi, anche il vecchio prete è morto e non trovate chi citare al suo posto come esempio di dignità, d’onestà e di rettitudine.
Purtroppo di uomini dello spessore, della visione di don Sturzo si è perso lo stampo. Di gente ce compra tutto e tutti invece ce nìè pochi ma tutti di troppo. E parimenti dannosi.
luigi zoppoli
L’Eni è la POLITICA ESTERA italiana.
E a giudicare la piega che ha preso il mondo, tutto sommato, per adesso, è il male minore.
Le mie sono considerazioni ciniche…ma quando ci va di mezzo la sicurezza di un Paese, tutto il resto non conta.
Non dimentichiamoci mai che uno Stato che non assicura la sicurezza è uno Stato che non esiste.
Il primo commento che mi viene in mente è questo: nella classifica sulla libertà di stampa di Freedomhouse, fino al 2008 l’Italia era collocata, sia pure agli ultimi posti, fra i paesi “free”; col 2009 è passata fra i paesi “partly free”.
Leo
Per esempio, seguo abbastanza le rassegne stampa, almeno sul tema energia. Ebbene, ho trovato una sola testata, Finanza e Mercati che abbia commentato, sia pure con poche parole, una evidente stranezza della vicenda Saras:
25/07/2009
Pompeo Locatelli
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Leo
Non so come mai, nel mio commento precedente è saltato il pezzetto di Locatelli, che era questo:
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Leo
“Chi lo conosce bene, attesta che Mattei è un gran bestemmiatore. Non di meno è cattolico e amico dei cattolici, purché non si tratti di Don Sturzo. E’ marchigiano, non napoletano, ma come i napoletani è convinto di poter comprare anche la benevolenza dei santi in paradiso. I santi incorruttibili li depenna dal suo libro dei pagamenti, e dalle preghiere”
“Diffidare dell’efficienza. Spesso è massima quando si fa il male. Per esempio, Mattei: o l’efficienza sbalorditiva dei burocrati nel complicare le cose semplici. Sono liberista anche perché, per fortuna, il mercato di concorrenza non è cosi efficiente come sostengono certi agiografi”
(S. Ricossa, Come si manda in rovina un Paese, Rizzoli, 1995)
Per quanto si possa dire peste e corna dell’ENI di quegli anni viste come sono state fatte le successive “privatizzazioni” italiane degli anni ’90 mille, anzi un milione di volte meglio che sia ENI che ENEL siano rimaste con azionista di maggioranza lo Stato cioè bene o male i cittadini ( anche sotto forma di risparmiatori … ).
Sarebbe da capire chi erano alle spalle del piazzista. Mattei fu un monopolista, forse, ma fu anche l’unico che ebbe l’idea, la forza, la volontà di dare impulso ad uno stato svuotato da anni di guerra e di sofferenza; fu quello che diede, per un breve periodo all’Italia la capacità di trattare, non per nulla fu accoppato.
Pensare al monopolio dell’energia e avere lòa certezza che tutti i cittadini italiani abbiano il diritto di averla e non solo quelli che possono. Le risorse energetiche, vitali di uno stato non possono, non devono MAI essere prerogativa di speculazioni private, cosa che per altro in questi ultimi mesi sono state disattese dalla CE e recepite dai nostri governanti senza battere ciglio.
No, don sturzo era sicuramente un piazzista e il lato mansueto di quelli che da lì a poco fecero cadere l’aereo di Mattei. Il suo convincimento “liberistico” a tutto tondo ha poco della compassionevole natura della veste che portava.