16
Set
2009

Studi di settore, ancora una presa in giro

Lo scorso autunno, al mordere della crisi, cominciò a essere chiaro che gli studi di settore – gli oltre 200 strumenti analitico-sintetici nati per indicare presuntivamente in maniera condivisa cifra d’affari e imponibile di commercianti, artigiani e professionisti, e divenuti sempre più strumento unilaterale di definizione da parte dell’amministrazione finanziaria dell’imposta dovuta, come diceva Totò, “a prescindere” – non avrebbero registrato gli effetti restrittivi del rallentamento delle attività economiche. Di conseguenza, avrebbero aggiunto ingiustizia ulteriore a una violazione patente degli articoli 23 e 53 della Costituzione, in materia di riserva di legge per imporre tributi e definizione della capacità impositiva. Come direttore allora di LiberoMercato, patrocinai una dura serie di proteste da parte delle categorie, che ebbero un certo seguito nel Nord e soprattutto nel Nordest. Non mi fidavo molto della capacità di autocorrezione da parte dell’Agenzia delle Entrate, in un anno nel quale inevitabilmente il gettito sarebbe stato in contrazione per via della crisi. Nella finanziaria per il 2009, il governo a muso duro respinse la definizione di un impegno esplicito alla revisione concordata degli strumenti e relativi parametri. Passarono risoluzioni in aula, in tal senso. E alle categorie il governo promise che si sarebbe proceduto quanto prima alla ridefinizione degli studi. Temo di aver avuto ragione. A dieci mesi di distanza, non è accaduto nulla. Se non di peggio.La notizia di oggi battuta dall’Ansa è questa, la riporto per intero perché il mio sito di agenzie necessita di una password. “Rinviare l’aggiornamento degli studi di settore in revisione quest’anno dal 30 settembre 2009 a marzo 2010 per avere maggiori elementi di valutazione sulla crisi economica. È questa in sintesi la richiesta avanzata oggi dalle associazioni di categoria (artigiani e commercianti) e dagli ordini professionali nel corso della riunione del Comitato di esperti sugli studi che doveva esprimere il parere sulla revisione di 69 studi che interessano circa un milione di contribuenti. Il problema riguarda subito questa settantina di studi ma le categorie rilevano che la questione è più generale. Nel corso della riunione di oggi tutte le categorie hanno deciso di non esprimere alcun parere, atto preventivo al decreto vero e proprio che aggiorna periodicamente gli studi. Da quando sono stati introdotti gli stessi sarebbe la prima volta che accade una cosa del genere. Non essendo un parere vincolante, il ministro dell’Economia potrebbe in ogni caso procedere con il decreto ministeriale, ma sembrerebbe più probabile la via della proroga. Nel corso dei lavori del decreto anti-crisi di quest’estate era stata già introdotta con il maxi-emendamento una proroga (ma al 31 dicembre 2009 e non fino a marzo 2010) per la revisione; il rinvio era poi saltato per problemi di inammissibilità di alcune parti dello stesso maxi-emendamento presentato dai relatori di maggioranza”.

In sintesi: prima una mancata promessa formale in finanziaria. Poi un impegno a prender tempo saltato comunque, per la pulizia imposta da Fini alle parti improprie aggiunte al testo dell’ultimo decreto legge anticrisi. E dire che questo sarebbe il governo che l’opposizione bolla come “delle partite IVA”. Purtroppo, Confcommercio, Confartigianato, Casa Artigiani e via proseguendo continuano non capire. Se non si decideranno a forme esplicite di protesta davanti alle sedi dell’Agenzia delle entrate, autodenunciando astensioni di massa dal pagamento di quanto incostituzionalmente imposto dallo Stato “a prescindere” dalla reale cifra d’affari e imponibile del contribuente, l’Agenzia delle Entrate continuerà a promettere e non mantenere con una mano, e a incassare sprezzantemente con l’altra. Perché alle migliaia e migliaia di “non congrui” per primi i commercialisti mestamente consigliano di pagare comunque, altrimenti scatta il contenzioso nel quale il diritto di prova è sulle spalle del contribuente vessato e non dello Stato, col rischio molto concreto di sanzioni aggiuntive ancor più pesanti del piegarsi come schiavi alla rapina di Stato. Uso termini molto duri, lo so. Ma è intollerabile, come la demagogia anti lavoratori autonomi alimentata dallo Stato affamato di gettito cementi la protesta dei lavoratori dipendenti, alimentando una guerra sociale dalla quale tutti ci rimettiamo e solo le casse dello Stato ingiustamente guadagnano.

11 Responses

  1. manT

    Ha ragione…se non si inizia ad alzare un pò la voce e dire(o bisogna gridare davanti ai palazzi del governo?) chiaramente -nessuno ti ascolta…

  2. Dario

    GRAZIE MOLTE OSCAR PER LE ENERGIE CHE SPENDI……AGGIUNGO ANCHE CHE SONO IN MOLTI CHE CREDONO CHE ARTIGIANI E COMMERCIANTI SIANO SOLO DEGLI EVASORI NON SAPENDO CHE GLI STUDI DI SETTORE NON PERMETTONO ALCUN MARGINE, IN REALTA’ PENSO CHE FRA ALTRE FILA SI POSSANO TROVARE GLI ELUSORI E/O EVASORI RESPONSABILI DI QUANTO I GOVERNI CHE SI ALTERNANO VANNO PEREGRINAMENTE CERCANDO BEN SAPENDO POI CHI COLPIRE PERCHE’ ANCORA UNA VOLTA LA RAGION DI STATO LA FA DA PADRONE.

  3. Gianni

    Grazie Oscar, l’agenzia delle entrate forse non considera che la partita iva a volte non è una scelta ma un ripiego, senza chiedere nulla (ammortizzatori sociali).

  4. C.la

    Sarà anche vero che non tutti sono evasori, ma leggere che nel 2006 il mio dentista ha dichiarato in IRPEF un reddito inferiore alla pensione di mio padre (e del mio stipendio) mi fa ridere.

    Analogamente, gioiellieri e ristoratori in quell’anno hanno dichiarato cifre simili al mio stipendio, ma (chiaramente) hanno un bel diverso tenore di vita.

    Eppure si legge (si veda dissapore.it) un ristoratore dire che “è costretto a fare del nero per sopravvivere”. Così io, lavoratore dipendente, pago le tasse anche per lui.

    Che si cominci a legare la partecipazione aziendale ai beni posseduti (cellulare, auto, ecc). Allora sì che sarò d’accordo.

  5. bill

    Due cose.
    1) Mi pare proprio su Libero, lessi un paio di mesi fa un articolo, che prendeva una pagina, su una sentenza della Cassazione che invalidava l’uso degli studi di settore fatto finora dalla Agenzia delle Entrate, ribaltando su di essa, e non sul contribuente, l’onere della prova in caso di contenzioso. A quanto pare, sembra non sia successo nulla. E’ uno scandalo.
    2)Io faccio il promotore finanziario. Il mio commercialista mi ha entusiasticamente annunciato che sono congruo (nb: fino a poco tempo fa nel mio campo non c’era uno studio di settore, e adesso sì. Ma riuscirono allora a convocarmi, ovviamente in agosto, per dirmi che dai loro calcoli, fatti non si sa da chi, io avevo evaso per, udite udite, ben 200,00 (duecento!) euro. Ho dovuto scrivere una memoria, consegnata un mese dopo e dopo la solita attesa di un’ora per vedere il funzionario, al momento classicamente “fuori stanza”, per spiegare che era una scemenza.) Venendo ai giorni nostri, che bello: dopo il lancio di mortaretti per la congruità, adesso ho rateizzato l’importo da pagare (una rapina!) e fino a novembre lavorerò per pagare l’obolo.
    Che paese meraviglioso. Sono felice, quasi come Padoa Schioppa.

  6. nessundorma

    Chiudere le attività, lasciare a casa tutti i dipendenti e fallire come Lehman Brothers.
    Questo devono fare gli artigiani.
    Lasciamo che qualche milione di gente senza diritti solletichi il sedere allo stato e si contenda e chieda gli ammortizzatori sociali come gli operai sindacalizzati.
    Adesso basta! Bisogna tagliare i viveri al vorace stato italiano. Chiudere bottega e riaprire se e quando lo stato deciderà di essere più equo e pretendere il giusto.
    Siamo arrivati al punto che uno zingaro o un clandestino ha più diritti di un artigiano italiano disoccupato non appartenente alle categorie protette.
    Tagliando i viveri alla macchina stato, non arriveranno più gli stipendi per medici,polizia,esercito, insegnanti, pensionati. Allora lo stato dovrà ragionare.
    Bisogna fare la rivoluzione delle braccia conserte e lasciare le strade deserte.
    Rivoluzione non violenta ed efficace. Io ho già cominciato, sono andato in campagna e da ottobre 2008 non sto comprando nulla. Fate come me. Aggregatevi e andate a vivere in campagna chi ha della terra ospiti gli altri. Quello che si produce, si divide. Non deve uscire nulla. Niente trattori, niente petrolio, solo cavalli e buoi.
    ————————————————————
    Una parola agli insegnanti: andate a zappare!
    Fate un esame di coscienza: Chi esce dagli istituti tecnici è pronto per il lavoro?No. Questo vuol dire che il giovane perde tempo a scuola ed è colpa vostra.
    La scuola obbligatoria se non ti istruisce è solo una perdita di tempo, un mezzo per disimparare la vita da uomo libero e indipendente.
    Oggi per legge fino a 18 anni non è possibile imparare un mestiere che ti dia la possibilità di vivere. Devi andare ad imparare cose inutili a scuola. Non posso fare il fabbro, il contadino, l’artigiano vero (per esempio intrecciare vimini, bambù e costruire dal nulla cose utili). Se abbandoniamo i nostri giovani in un campo fertile questi scommetto che grazie agli insegnamenti della scuola moriranno di fame perchè non troveranno il tasto per fare crescere il grano.
    Ci hanno fatto andare in città(il paese dei balocchi) abbiamo perso la conoscenza per vivere liberi e realizzare quello che realmente ci serviva e siamo diventati tutti asini e dipendenti da un sistema al collasso. Nel frattempo si sono presi a poco prezzo le terre dei nostri nonni.

    perito informatico, ufficiale di compemento
    Viva il popolo italiano libero!

  7. Dario

    @C.la
    In risposta a C.la devo dire che alcune categorie di professionisti intellettuali così come sono definiti dal codice non sono ancora soggette agli studi e quella dei medici è una di queste. Inoltre anche le aziende che superano un determinato fatturato non sono soggette agli studi. Aggiungo che chiunque pratica una professione intellettuale può gabbare il fisco perchè produce a prescindere da costi di impianto o altri costi; un’azienda che produce beni invece può essere oggetto di facile rintracciabilità fra i movimenti magazzino e inoltre non vendendo a privati devono quasi sempre emettere fattura perchè è la controparte che la richiede. A tutto questo si possono aggiungere molti altri casi e situazioni io porto la mia e cioè che se non voglio essere oggetto di un accertamento devo essere congruo e coerente. Vabbè tu mi dirai e tutto quello che fai in più allora non lo dichiari tanto sei già congruo per gli studi……in effetti sarebbe così semplice, ma gli studi tengono conto di molte fattori deduttivi e dimensionano un ipotetico fatturato in base al numero dei dipendenti, della superficie di vendita, superficie di magazzino, delle statistiche di vendita degli anni precedenti, dei macchinari, dell’energia consumata, delle auto aziendali insomma credimi non so come si possa fuggire dagli studi. Probabilmente chi lo fa lo fa a prorpio rischio e pericolo.
    Un’azienda vicino alla mia per un errore non voluto nello scarico merce di magazzino (lavorazione di materie prime) ha subito 240.000 euro di sanzioni, il commercialista che dovrebbe avuto accorgersi dell’errore però non è stato sanzionato. Scusa se sono pedante

  8. Piero

    scusate tanto.. ma chiunque conosce personalmente avvocati, commercialisti, meccanici, muratori, dentisti, meccanici, ristoratori, parrucchieri, eccetera… sa che il nero x il singolo varia da un minimo del 30% sino al 80% e forse più…
    che poi “mediando” sul Tutto fa il famoso 25% del Pil..
    scusate ma gli autonomi “mediamente” Trilussa sulla base degli ultimi dati (credo 2008 ante crisi) forniti da Radio24 guadagnano meno di operai e pensionati…
    scusate ma un’analisi che si rispetti sugli studi di Settore deve CONTEMPERARE il calo dell’attività (pil -5% e produzione industriale -15%, consumi – boh%) con il livello con l’evasione di cui sopra che lascia sulle spalle dei dipendenti la grande maggioranza del carico statale… e non ditemi che bisogna tagliare le spese x far pagare meno ANCHE i dipendenti xrchè questo siccome non si farà mai o comunque nell’arco dei cinquantenni ben che vada è solo un giro di parole x mantenere l’ingiusto status quo.. e non ditemi neppure che x esempio nel caso personale di xxx ha dovuto pagare molto di più di quel che ha “effettivamente” guadagnato xrchè così si utilizza il trucco di usare casi minoritari x nascondere la maggioranza palesemente in nero…
    e non ditemi che siccome l’aliquota marginale è altissima allora sono moralmente autorizzato ad evadere xrchè così scarico tutto il peso su chi non lo può fare..

    in sintesi.. la mancata analisi contemporanea di ENTRAMBI i lati della medaglia fa si che questo articolo sia VOLUTAMENTE di parte.. e questa non è un’opinione.. è un FATTO..
    mi dispiace caro Oscar ma, anche se magari non lo farai, dovresti RISCRIVERE questa analisi completandola : DIRE MEZZA VERITA’ E UN MODO RAFFINATO X MENTIRE..
    ciao ciao
    Piero

  9. Dario

    @Piero
    Non voglio essere provocatorio ma molti di mia conoscenza hanno avuto la brillante idea di mettersi in prorpio e dopo uno due o tre anni al massimo sono tornati sui loro passi non solo per i problemi relativi agli studi di settore certo ma in molti casi gli studi hanno decretato la convenienza o meno a continuare un’attività che avrebbe dovuto portare nella vita dell’imprenditore libertà, indipendenza e magari soddisfazione economica. Infine penso che la linea di questo governo di liberalizzare licenze a destra e a manca sia un modo come un altro per far emergere il lavoro sommerso e anche perchè un libero professionista in più è un disoccupato in meno.

  10. Piero

    @Dario

    ti ringrazio innanzitutto sinceramente x la pacatezza della tua rispo..
    sicuramente oggi è più difficile mettersi in proprio sosprattutto se non hai le spalle coperte da amici o papà.. ma da qui a dire che “gli autonomi mediamente guadagnano meno di operai e pensionati” ce ne passa… un libero professionista oltre ad essere un disoccupato in meno dovrebbe essere anche un equo contribuente.. così gli unici a pagare i sovracosti+ruberie statali sono di fatto i dipendenti privati…
    semmai mi viene in mente una paradossale ingiustizia TRA i vari autonomi.. chi davvero guadagna poco col redditometro paga tante tasse come il suo concorrente che evade l’80%.. questo in teoria dovrebbe incentivare l’autonomo onesto a premere x la lotta contro l’evasione.. ma purtroppo assai raramente ho sentito esprimere questa proposta.. come mai ? forse che le rappresentanze di categoria al di là dei proclami ufficiali sono di fatto dominate dai big evasori mentre i più onesti sono al traino inconsapevoli di essere usati ?

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