8
Lug
2016

Storia di un locale sfitto causa burocrazia–di Michele Pisano

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Michele Pisano.

In occasione del policy breakfast IBL di ieri mattina Stefano Caviglia ha presentato il suo libro “Storia di un locale sfitto, viaggio allucinante nei meandri della burocrazia” (Rubbettino 2016). Caviglia, giornalista di Panorama, si occupa di economia e di Pubblica amministrazione. Nel suo libro racconta una storia vera, la sua, che spiega bene quanto la burocrazia possa mettere i bastoni tra le ruote al cittadino e rischiare di vanificare qualsiasi sforzo e volontà produttiva. L’incredibile vicenda viene raccontata dall’autore-protagonista con un’analisi dello stato della Pubblica amministrazione italiana, dei suoi limiti, dei suoi inefficienti apparati e incomprensibili decisioni o silenzi. Già nel 2007, un altro giornalista, Luigi Furini, scrisse qualcosa di simile nel libro “Volevo solo vendere la pizza. Le disavventure di un piccolo imprenditore“, raccontando le innumerevoli peripezie in cui è dovuto incappare quando decise di aprire una pizzeria al taglio. Magari non sapremmo scriverla bene come Caviglia o Furini, ma tutti noi probabilmente abbiamo una storia da raccontare, su una esperienza conflittuale, vissuta sulla nostra pelle, con la Pubblica amministrazione.
L’epopea di Caviglia è stata costellata di vincoli urbanistici, condoni, oblazioni, Soprintendenza alle Belle Arti, Agenzia delle entrate, uffici di Roma Capitale e numerosi altri istituti, che lo hanno sballottato da un posto all’altro.
L’OCSE, nel 2015, ha raccomandato all’Italia riforme strutturali, data la necessità di una “formulazione chiara e semplice della legislazione, supportata da una pubblica amministrazione più efficace”. Sempre secondo l’OCSE, che riporta l’analisi della Commissione sulla corruzione nella Pubblica amministrazione, l’inefficienza nella Pubblica amministrazione, che include una serie di fattori quali assenteismo, scarse competenze, inadeguatezza, mancanza di trasparenza e assenteismo, ostacola innanzitutto il processo riformatore dell’apparato statale, per poi incidere negativamente sull’efficacia della gestione e sui livelli di competenza. Gli effetti di questa farraginosa macchina si ripercuotono sul singolo cittadino.
E nonostante i tentativi del legislatore negli ultimi anni di rendere la vita più semplice a persone e imprese, si è ben lontani dalla possibilità di avviare attività in Italia senza incorrere in intoppi amministrativi.
Secondo la CGIA di Mestre il malfunzionamento della Pubblica amministrazione è un freno alla ripresa economica che, nel suo complesso, brucerebbe un potenziale di decine di miliardi di valore. La burocrazia e l’inefficienza della macchina amministrativa, dai dati del Dipartimento della Funzione Pubblica, graverebbero sulle piccole e medie imprese per circa 31 miliardi di euro l’anno. Oneri amministrativi che solo recentemente si cerca di limare, attraverso specifici provvedimenti, ma che ancora pesano. Inoltre, il rischio di corruzione è tanto più elevato maggiori sono la opacità e la discrezionalità in capo al settore pubblico.
È così che la macchina burocratica, poco moderna e difficilmente incline a una reale semplificazione amministrativa, ci costa in termini di efficienza e grava poi sulle nostre tasche. Una Pubblica amministrazione che si dimostra pertanto un fardello per il cittadino. Parola di giornalista proprietario, quale è Stefano Caviglia.

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1 Response

  1. arthemis

    “La burocrazia e l’inefficienza della macchina amministrativa, dai dati del Dipartimento della Funzione Pubblica, graverebbero sulle piccole e medie imprese per circa 31 miliardi di euro l’anno.”

    Vero, ma se funzionassero verrebbe a mancare lavoro per avvocati, notai, commercialisti, ragionieri, geometri ecc. (in certa misura sovrarappresentati in Parlamento).

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