Spending review: vietato scrivere Aspirina
In una lunga seduta notturna del 27 luglio scorso, la Commissione bilancio del Senato aveva approvato, rimettendolo all’aula, il seguente emendamento al disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (cd. decreto spending review):
«Il medico che curi un paziente, per la prima volta, per una patologia cronica, ovvero per un nuovo episodio di patologia non cronica, per il cui trattamento sono disponibili più medicinali equivalenti, è tenuto ad indicare nella ricetta del Servizio Sanitario Nazionale la sola denominazione del principio attivo contenuto nel farmaco. L’eventuale prescrizione di uno specifico medicinale tra quelli equivalenti deve essere giustificata dal medico con sintetica motivazione scritta.»
Immaginiamo che il testo venga definitivamente approvato dalla Camera e diventi legge e, proiettandoci al prossimo inverno, assistiamo alla conversazione tra un medico di base e una sua paziente:
“Signora, non si preoccupi, nulla di grave, solo una banale infezione urinaria, ma deve cominciare subito una cura antibiotica. Dall’antibiogramma, le suggerisco il principio attivo dell’amoxicillina. Ora glielo prescrivo.”
La signora esce dallo studio medico sollevata dalle parole del medico e si reca subito in farmacia per cominciare diligentemente la cura.
Presenta la ricetta medica al farmacista che, puntualmente, le chiede se vuole l’Augmentin, o gli equivalenti:
Mopen; Amoxina, Amoxicillina Mylan G, Sintopen, Zimox, Amoxicillina ABC, Amoxicillina Aurobi, Amoxicillina Ratioph, Amoxicillina Actavis, Sievert, Amoxina, Amosol, Amoxicillina Alter, Amoxicillina Pensa, Amoxicillina Ranbax, Amoxicillina Sandoz, Amoxicillina Dr. Red, Amox, Amoxicillina Germed, Mopen, Amoxicillina Angene, Oralmox, Amoxicillina Sigmata, Velamox, Neotetranase[i].
In tutta risposta, la signora lo guarda con occhi persi. Evidentemente non può scegliere un farmaco come fosse un vestito. Pensa che se le avessero detto di comprare un abito di seta, avrebbe avuto le conoscenze necessarie per scegliere tra le sete di diverse griffe, ma sui farmaci, caspita!, pensa, io cosa ne capisco!
La competenza medica è tutto ma nella sua ignoranza in materia tutto è uguale. Capisce bene, però, che forse una medicina non vale l’altra. D’altro canto, si ricorda bene di precedenti cure in cui il medico le prescriveva un farmaco piuttosto che un altro, per quanto di identico principio attivo, perché conoscendo la paziente sapeva quale era più adeguato, nonché più tollerabile e meno fastidioso quanto a effetti collaterali.
La signora esce quindi a mani vuote dalla farmacia e torna dal medico, convinta che, distratto dal troppo lavoro, di sicuro si sia dimenticato di scrivere esattamente quale farmaco debba comprare.
Ma il medico le spiega che, per abbattere i costi della sanità, una novità legislativa vuole che i medici non possono più direttamente prescrivere il medicinale, ma solo il principio attivo. La signora, nella sua semplicità, non comprende il nesso tra quel mistero di cui si vociferava qualche mese prima col nome di spending review e la sua necessità di sapere quale farmaco la può curare. Allora, con fare concreto e spiccio, chiede al medico se può almeno suggerirle a voce il nome del medicinale. Il medico sorride, forse stupendosi di non averci pensato prima, e non solo glielo suggerisce a voce, ma in un foglietto clandestino le scrive esattamente medicinale, dosaggio e posologia.
Le scartoffie aumentano (in una mano una ricetta, nell’altra il pizzino segreto), le cose si complicano ma il risultato, alla fine, è uguale a prima. La signora può tornare rassicurata in farmacia e comprare, come prima, il medicinale che il dottore, quatto quatto, le ha sottovoce prescritto.
Forse però – pensa la signora – è valsa la pena per le casse di questo povero Stato che il paziente fatichi un po’ di più nel capire cosa deve essergli somministrato. D’altra parte, se la norma è contenuta nel cd. decreto spending review un motivo di economicità pubblica ci sarà! La signora si sente quindi fiera di aver contribuito, come ha tentato di spiegarle il medico, ad abbassare la spesa pubblica.
Bisognerebbe allora spiegare alla nostra cara paziente che in realtà la complicazione che le è stata chiesta non cambia nulla ai fini di quella che le hanno detto, appunto, chiamarsi spending review.
Difatti, il medico era già tenuto ad informare il paziente dell’esistenza di farmaci generici. Da ultimo, il decreto legge cd. “cresci Italia” (n. 1/2012, come convertito in legge 27/2012) prevede infatti che «il medico, nel prescrivere un farmaco, è tenuto, sulla base della sua specifica competenza professionale, ad informare il paziente dell’eventuale presenza in commercio di medicinali aventi uguale composizione in principi attivi, nonché forma farmaceutica, via di somministrazione, modalità di rilascio e dosaggio unitario uguali. Il farmacista, qualora sulla ricetta non risulti apposta dal medico l’indicazione della non sostituibilità del farmaco prescritto, dopo aver informato il cliente e salvo diversa richiesta di quest’ultimo, è tenuto a fornire il medicinale prescritto quando nessun medicinale fra quelli indicati nel primo periodo del presente comma abbia prezzo più basso ovvero, in caso di esistenza in commercio di medicinali a minor prezzo rispetto a quello del medicinale prescritto, a fornire il medicinale avente prezzo più basso».
Ora, invece, al medico si chiede non di offrire maggiori informazioni al paziente, come nel comma sopra, ma, ben più gravemente, di offrirgliene di meno, tacendo il nome del farmaco a pazienti che, evidentemente, di medicine e farmaceutica non sanno nulla e di lasciarli in balia di scegliere quale farmaco acquistare tra prodotti che, pur avendo lo stesso principio attivo, non è affatto scontato che siano uguali quanto a effetti collaterali e adeguatezza, commisurabili di volta in volta in base al profilo del paziente.
E perché il medico non debba essere messo nella condizione di fare il suo dovere di aiutare il paziente a curarsi, proprio non si comprende, dal momento che, dal punto di vista del rimborso sanitario, già oggi il SSN rimborsa solo il prezzo del farmaco più economico, lasciando al paziente quel maggior costo che residua nel caso acquisti un medicinale più costosa. Difatti, nel caso in cui un medico prescriva un farmaco equivalente a prezzo superiore al prezzo di rimborso e indichi sulla ricetta la non sostituibilità o il paziente non accetti la sostituzione proposta dal farmacista la differenza di prezzo tra il farmaco prescritto e quello massimo di rimborso è a carico dell’assistito (art. 85, legge 23 dicembre 2000, n. 388, cd. finanziaria 2001).
A voler poi pensare che il motivo sia quello di scalfire il potere economico delle grandi industrie farmaceutiche (chissà perché, poi, nel decreto sulla spending review…) basterà riflettere che la medesima capacità attrattiva che oggi tali industrie hanno nei confronti dei medici esse l’avranno, se passerà l’emendamento, nei confronti dei farmacisti, i quali, alla fine della catena, saranno loro a suggerire al paziente il farmaco da acquistare.
A quale tipo di revisione di spesa giovi, quindi, una misura del genere, è una domanda che ora anche la nostra cara signora si inizia a porre un po’ infastidita dai difficili nomi dei principi attivi e dalle solite leggi scritte senza criterio.
PS: mentre l’articolo veniva caricato sul blog, abbiamo appreso che il Senato avrebbe approvato l’emendamento con una modifica che non richiede più la motivazione al medico che voglia discostarsi dal divieto di prescrizione del farmaco specifico, ma, più banalmente, gli consente di indicare anche uno specifico medicinale, rendendo così tale indicazione vincolante per il farmacista «ove in essa sia inserita, corredata obbligatoriamente di una sintetica motivazione, la clausola di non sostituibilità».
A questo punto, siamo anche noi un po’ infastiditi per tante parole di legge inutili che a nulla servono e nulla cambiano.
[i] Farmaci tratti dall’elenco dei medicinali per principio attivo aggiornato al luglio 2012 dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
Inserire, come si fa negli Usa, una norma che preveda l’effettiva quantità di farmaci necessari alla terapia no? Perchè se mi servono 2 dosi al giorno per 12 giorni, tot 24 devo acquistare (o caricare sul SSN) una confezione da 30 con le sei residue che poi finiscono in discarica? Forse no si fa perchè da noi paga il pubblico e negli Usa pagano le assicurazioni private?
Immaginiamo che ciascun cittadino possa ricevere del cibo statale attraverso la tessera sanitaria, con un bel cervellone elettronico che monitora e computa proteine, carboidrati e tutto ciò di cui il cittadino necessita. E immaginiamo che tutti possano accedere a questa fonte di cibo pubblico attraverso il pagamento di un piccolo ticket. Immaginiamo insomma di rinunciare a supermercati, botteghe e ristoranti che si fanno la concorrenza, e di affidare la distribuzione di cibo allo Stato secondo il principio: la Salute e il Cibo sono diritti di tutti!
Chi ci sta? Chi non si chiederebbe se la quantità e la qualità non finirebbero per risentirne? Chi non si chiederebbe se la distribuzione di cibo finirebbe col diventare un’altra occasione di corruzione? Chi non penserebbe che la cosa potrebbe diventare il peggiore dei fardelli per le finanze pubbliche? Chi non sospetterebbe che la cultura e l’economia legate al cibo made in Italy verrebbe annientata senza appello?
La verità è che sono pochissimi gli italiani disposti ad accogliere una riforma come quella che ho descritto. Ma allora perché tutti, ma proprio tutti, vogliamo che i servizi sanitari li gestisca lo Stato?
Perché siamo così sicuri che la concorrenza, quella vera, non sia in grado di soddisfare l’esigenza di servizio sanitario dell’uomo comune?
Chissà? …magari fra qualche decennio ci renderemo conto di avere imboccato una strada sbagliata.
D’accordo su gran parte dell’articolo tranne che sul passaggio:
“D’altro canto, si ricorda bene di precedenti cure in cui il medico le prescriveva un farmaco piuttosto che un altro, per quanto di identico principio attivo, perché conoscendo la paziente sapeva quale era più adeguato, nonché più tollerabile e meno fastidioso quanto a effetti collaterali”.
Il concetto che dovrebbe passare è che il farmaco E’ il suo pricipo attivo. Che i medicinali equivalenti devono essere effettivamente equivalenti: nessuna differenza in termini di tollerabilità o fastidi, nessuna differenza di efficacia nè di ‘adeguatezza’.
Il nome ‘vero’ del farmaco, nel succitato caso, è appunto Amoxicillina e non ‘Augmentin’.
I pazienti dovrebbero essere aiutati a capire queste cose… E’ sbagliato dire che un medico, conoscendo il suo paziente, sia in grado di stabilire quale amoxicillina sia per lui più indicata.
E’ difficile fare un esempio con altri prodotti, il caso dei farmaci è infatti abbastanza peculiare. Ci provo: quando andate a comprare lo zucchero vi preoccupate così tanto del suo nome commerciale? O semplicemente sapete che lo zucchero è zucchero .. Certo potrebbero esserci zuccheri di qualità inferiore.. Ma nel caso dei farmaci, come potete immaginare, si fa di tutto affinchè questo non si verifichi..
AP (medico)
Questa stronzata ( chiedo scusa agli stronzi ) è una ulteriore dimostrazione che questo governo di professori/burocrati non volendo affrontare i veri problemi che sappiamo tutti , si diletta con formulette degne del peggior governo democristiano .
Forse perchè, Sig Claudio, sia io che lei abbiamo la competenza e le conoscenze necessarie per distinguere del cibo buono da del cibo di qualità scadente.
Forse perchè è nota a tutti la quantità e la qualità del cibo che un essere umano medio abbisogna, mentre la salute di un paziente è una informazione sensibile e tutelata dalla privacy, per cui l’eventuale soggetto privato che dovrebbe fornirci questa protezione sarebbe costretto a farci pagare un premio al rischio supplementare rispetto a quanto fa il pubblico.
Chiamasi asimmetrie informative, ne trova di letteratura sull’argomento
E’ saltato un pezzo dal commento precedente. Riposto il tutto:
Forse perchè, Sig Claudio, sia io che lei abbiamo la competenza e le conoscenze necessarie per distinguere del cibo buono da del cibo di qualità scadente. Al contrario ne io ne lei siamo in grado di giudicare da soli tipologia e quantità delle cure mediche di cui necessitiamo.
Forse perchè è nota a tutti la quantità e la qualità del cibo che un essere umano medio abbisogna, mentre la salute di un paziente è una informazione sensibile e tutelata dalla privacy, per cui l’eventuale soggetto privato che dovrebbe fornirci questa protezione sarebbe costretto a farci pagare un premio al rischio supplementare rispetto a quanto fa il pubblico.
Chiamasi asimmetrie informative (da ambo i lati del mercato), ne trova di letteratura sull’argomento.
Potrebbe anche cercare qualcosa sulla selezione avversa causata dall’azzardo morale di essere sani e quindi non assicurarsi, col risultato che le assicurazioni, sapendo di assicurare soltanto le persone con maggiore probabilità di ammalarsi, aumentano i prezzi. A sua volta l’avvitamento dei prezzi porta più persone a rinunciare all’assicurazione in un circolo vizioso
Infine potrebbe cercare qualcosa sull’esternalità positiva per la società derivante dal fatto di avere i suoi cittadini sani. Esempio: una malattia non curata provoca un’assenza dal lavoro più lunga, con danno per il sistema economico. Esempio 2: la vaccinazione di tutta la popolazione (e non solo di chi può permetterselo) debella completamente delle malattie.
E’ interessante notare come la sanità sia uno dei pochissimi casi (oltre quelli classici tipo difesa o illuminazione delle strade) in cui l’intervento pubblico si giustifica anche solo guardando all’efficenza e non all’equità (è quindi un first best).
Scrive la Sileoni “…..il medico le prescriveva un farmaco piuttosto che un altro, per quanto di identico principio attivo, perché conoscendo la paziente sapeva quale era più adeguato, nonché più tollerabile e meno fastidioso quanto a effetti collaterali….”
Traduzione: il medico le prescriveva un farmaco piuttosto che un altro in base alla “panella” offertagli dal rappresentante di medicine: corso di aggiornamento medico da tenersi alle Hawaii con relative zoccole, set di valigie di lusso, televisori, ecc..
Purtroppo nulla cambia: si sarebbe dovuto inserire anche l’obbligo per il farmacista di consegnare il farmaco meno costoso senza troppe discussioni.
Demagogia? Forse, ma qui mi sembra che tutti siano pronti a farsi i soldi sulle spalle dei nostri vecchietti con la scusa di tutelarli!
Forse non è stato (ancora) trovato il modo migliore per farlo, ma è indubbio che qualcosa debba necessariamente essere fatto per frenare il costo dei medicinali in Italia.
Cito un esempio di vita vissuta di circa un anno fa.
Mi trovavo a Lisbona in Portogallo per una settimana di vacanza e mi sono accorto di essere rimasto con una sola dose di un medicinale che avevo portato con me dall’Italia.
Sono quindi andato in una Farmacia di Lisbona con la scatola del medicinale ed ho chiesto di acquistarne un’altra.
Mi è stato proposto un medicinale di una casa produttrice diversa (ma comunque una nota casa farmaceutica internazionale) con esattamente lo stesso principio attivo, però con un numero doppio di compresse nella confezione.
Al momento di pagare, mi hanno chiesto una cifra (ovviamente in Euro) pari alla metà di quanto normalmente pago in Italia per il medicinale che uso di solito.
Morale: doppia dose e metà prezzo = un quarto del costo in Italia.
Il Farmacista mi ha spiegato che normalmente nella sua rivendita c’è la fila di turisti Italiani che comprano medicine, proprio perché in Portogallo costano molto meno che da noi.
Non credo proprio che le case farmaceutiche vendano sottocosto in Portogallo, per cui mi viene da pensare che in Italia i prezzi siano stati – da tempo – opportunamente gonfiati.
Ovviamente con la connivenza di chi, quei prezzi, avrebbe dovuto tenerli sotto controllo…
Il rimedio del governo non è proprio il massimo come descrive bene l’articolo, ma a mio avviso c’è un elemento positivo: la vergogna delle pratiche scorrette degli “informatori medico scientifici” e di una parte dei medici. infatti tutti sappiamo che in molti casi le prescrizioni mediche sono orientate dai benefit che vengono concessi al raggiungimento di target commerciali.
Un suggerimento da accogliere è quello di Sergio Ferraris: vendere farmaci monodose perché permetterebbe di calibrare meglio le prescrizioni con evidenti vantaggi tanto per la salute che per le tasche del paziente e/o del SSN.
Quello della spesa farmaceutica è una delle tante aree in cui bisogna intervenire; da sola non cambia lo stato dei conti pubblici e/o delle tasche dei cittadini, ma tutte assieme fanno una massa consistente.
P.S.
Permettetemi un OT che riguarda sempre il tema degli sprechi. Sulla edizione online de Il Giornale di oggi è apparso un interessante articolo dal titolo “Ecco gli Enti che nessuno taglia: ci costano 7 miliardi” ( http://www.ilgiornale.it/news/interni/ecco-enti-che-nessuno-taglia-ci-costano-7-miliardi-826745.html ). GIUSTISSIMO, ma è dal’94 che Forza Italia prima ed il PdL poi non hanno fatto nulla, al pari della sinistra.
Non ho voglia di spiegare alla Sig.ra Sileoni il motivo per cui se si sta dalla parte di Farmindustria e della lobby dei medici probabilmente si sbaglia quasi sempre, mi limito ad osservare che se il medico scrive il nome di un farmaco sulla ricetta (per motivi che per il 99% delle volte non riguardano il fatto che sia più adatto al paziente) difficilmente un qualunque paziente medio andrà in farmacia e ne prenderà un altro, senza dubbio non lo faranno gli anziani e coloro che comprano medicinali per i figli, anche se costa di meno.
La battuta che i medici sono già costretti ad indicare ai pazienti i farmaci generici fa più che altro sorridere…
Complessivamente, ossia considerando quella territoriale e quella ospedaliera, la spesa pubblica per medicinali in Italia è più bassa della media dei grandi Paesi Ue del 26% (271 euro rispetto ai 390).
La spesa inferiore dipende da livelli dei prezzi che in Italia sono tra i più bassi nei grandi Paesi europei, sia per i medicinali distribuiti in farmacia, sia in ospedale, come mostrano analisi del Cergas Bocconi.@Cristiano Radicchi
il lavoro degli informatori medico scientifici del farmaco. e’ regolata dal codice etico di farmindustria, pena il licenziamento.@Francesco_P
inoltre la spesa territoriale del farmaco in italia e’ circa il 13%, della spesa sanitaria totale, il resto sono costi degli stipendi e mantenimento delle strutture.per esempio in una asl ci possono essere anche 800 dirigenti che guadagnano dai 75000 euro ai 150000 euro.questa e’ la vera spesa.
href=”#comment-37883″>@Francesco_P
e’ una tesi cospirativa, a spirale, e se i farmacisti sono corrotti? come fai a sapere che il farmaco che costa meno e’ quello migliore? se il medico ti da un farmaco e tu vai in farmacia e prendi un generico,e non funziona di chi e’ la colpa? del medico, tua oppure del farmacista?dato che la giurisprudenza dice sempre che e’ colpa del medico ebbene che sia sua la scelta.
‘@Ignorante
un farmaco e’ fatto dal principio attivo e dagli eccipienti che lo veicolano, inoltre per legge un farmaco generico puo’ avere piu’ o meno 20% di biodisponibilita’, in pratica fra un generico ed un’ altro si puo’ avere una variazione di 40 % di biodisponibilita’ .@AP
@Rick
No, le spiego, in realtà anche a me istintivamente viene da pensare che affidare i servizi sanitari al mercato e alla concorrenza è paragonabile a un pericoloso salto nel buio. Ma mi chiedo se veramente di sano istinto si tratti, o se piuttosto sia una paura irrazionale e ingiustificata dell’ignoto.
Nel merito: la concorrenza compensa l’asimmetria informativa perché chi vuole conquistare nuove quote di mercato con un prodotto che sa essere migliore, sbaraglia la concorrenza informando i distributori e i clienti finali, e se mente, e se la giustizia funziona, risarcisce i diffamati al punto di rischiare l’espulsione dai mercati.
Lo dimostra il fatto che i mercati concorrenziali sono caratterizzati da consumatori ben informati, mentre gli oligopoli pubblici e privati riescono a tenere in scacco i clienti. Pensi a quanti italiani sono in grado di valutare le caratteristiche di un computer o di una fotocamera, che sono veramente complesse, e quanti riescono a interpretare correttamente una banale bolletta dell’acqua.
Per la privacy vale il discorso che niente è gratis: se tenere un segreto è un costo, lo è sia per il pubblico, sia per il privato. Anzi il privato cerca di ottenere buoni risultati a costi inferiori e potrebbero nascere agenzie in concorrenza fra loro che offrono la gestione di dati sensibili a chi ha come core-business la fornitura di servizi sanitari. Si aggiunga il fatto che un risarcimento per una eventuale violazione della privacy è probabilmente più facile da ottenere quando si ha a che fare con un privato.
L’azzardo morale si diffonde se c’è un “salvatore di ultima istanza”, altrimenti si limiterebbe a una percentuale fisiologica, come per i suicidi, per la tossicodipendenza, per chi fa sport estremi e pericolosi, o per chi rifiuta le cure per questioni religiose o di altra origine.
Infine l’esternalità positiva. Lo stesso concetto potrebbe essere stato esibito da chi vuole una sanità affidata alla concorrenza dei privati. Lei infatti parte dal presupposto che sanità pubblica significhi cittadini mediamente più sani, ma questo è l’argomento in discussione, non si può “presupporre”.
L’articolista ed alcuni lettori “pro”mi spiegano cortesemente come mai la mitica “aspirina” negli USA,paese dove vengono approvati i nuovi pricipi attivi, non e’ prescritta da anni ed e’ in vendita come fossero caramelle in grossi flaconi e a prezzi ridicoli (alla faccia della A—-netta), ovviamente qualcuno ribattera’ di abusi e quant’altro ma allora,altro esempio, come mai il nimesulide p.a. e’ vietato in quasi tutto il mondo e noi siamo il primo Paese come consumo(60% del totale mondiale)? Dimenticavo che negli altri paesi non viene venduto per gli effetti collaterali…….Perche’ a mio figlio minore e’ stata prescritta l’Amoxicillina p.a. di una sconosciuta ditta con un prezzo NOVE volte maggiore?Un mio stretto parente e’ informatore medico scientifico e se gli dico che deontologicamente puo’ essere licenziato un collega per scorrettezze varie si mette a ridere,ditemi statisticamente quanti negli ultimi 10 anni …..Mi ricordo anche di articoli su gadget,viaggi ecc.o erro?Qualche anno fa’ una notissima ditta farmaceutica asseri’ che molti medicinali da banco in realta’ potevano essere considerati placebo!!! Recentemente una nota ditta f. e’ salita alle cronache per “pressioni” sul governo ed attualmente e’ soggetta ad indagini e inoltre ,come effetto collaterale ,un direttore di stampa e’ stato rimosso per problemi legati ad articoli non in “linea” agli introiti pubblicitari della sopracitata.A proposito di biodisponibilita’,non sappiamo piu’ cosa inventarci!!!, perche’ se e’ cosi’ importante non viene descritta e/o paragonata nella sua importanza ad altri farmaci?Per me il paracetamolo, a parita’ di dosaggio, e’ paracetamolo ed e’ la molecola fondamentale al contrario degli eccipienti che sono irrilevanti.Leggere un “bugiardino” e’ una cosa fantastica, sono come certe bollette di utenza domestica, bisogna avere un diploma superiore e a volte non basta!!!! Il profitto e’ lecito se lecite sono le vendite con giusti ricarichi (amoxicillina nove volte piu’cara? no comment…..).Mi rallegra il fatto che oggi le persone siano meno disinformate di ieri, aspettando nel frattempo l’istituzione di un Premio Pulitzer anche per l’Italia.Mamma mia, dimenticavo i vaccini per neonati con il mercurio utilizzati fino a poco tempo fa’…………………..
Vietato PREscrivere aspirina. Quindi?
Non capisco dove stia il problema: il medico mi dice di cosa ho bisogno, io scelgo la marca.
Non ci capisco nulla? Mi fido del farmacista.
Quindi?
Quando il medico mi prescrive una visita specialistica mica mi prescrive anche lo specialista.
Magari me ne consiglia uno, ma scelgo io.
Curioso questo articolo in un blog liberale, cosa mi sono perso?
@Marco Tizzi
Giusto ma questa corporation e’ una delle piu’ forti,quindi …………………………
La dicitura a caratteri cubitali del principio attivo e’ importantissima poiche’ se una persona scopre dall’allergologo che e’ allergica ad una data molecola con rischio di shock anafilattico DEVE sapere cosa ingurgita.Dico cio’ dato che vai ad acquistare un antidolorifico mica ti dicono a quale p.a.eventualmente sei allergico, ti danno il medicinale con il nome commerciale in bella vista e il nome del p.a. da leggere con la lente di ingrandimento,compliments!!!! Ben venga per importanza la descrizione in base al p.a. e poi il resto.
@claudio p
Secondo me quando si parla di sanità “pubblica” (diciamo statale, va) e “privata” bisogna fare una forte distinzione tra la fornitura del servizio e il pagamento del servizio.
Personalmente sono molto d’accordo a che la fornitura sia in mano ai privati.
Non sono per niente d’accordo che il pagamento della prestazione sia in mano ai privati, perché perseguirebbero un utile che, in questo caso, è a prezzo della vita umana.
E questo non mi sta bene.
il medico, che ha la responsailità di quello che prescrive, deve sapere cosa prende il suo paziente. E poi non mi vengano a dire che i generici funzionano come gli originali!!! l’ho provato più volte sulla mia pelle!!! il risultato che i farmaci generici li ho buttati e ho ripreso gli originali. E poi che risparmio ha il governo con il farmaco generico se l’eccedente rispetto al prezzo di riferimento lo paga il paziente? se voglio il farmaco di marca il governo spende come se prendessi il generico, la differenza la metto io.
Quindi la concorrenza va bene, basta che non tocchi gli interessi degli amici?
Mumble mumble mumble…
Mumble.
Anche io non sono d’accordo con la tesi contenuta in questo articolo. La cura deve prescriverla il dottore, ma è costituita dal principio attivo, non dal farmaco che lo contiene. Il farmacista poi dovrebbe fare il suo lavoro, ovvero consigliare il farmaco migliore che contiene il principio attivo.
Non capisco bene poi cosa c’entri questo con la spending review del governo, dato che dell’eventuale risparmio nell’uso di un farmaco generico se ne gioverebbero le tasche dei malati.
Se il Mercato del Farmaco fosse stato liberalizzato, allora poteva esserci qualche problema. Dal momento che non lo è stato attatto, ed io porto la mia ricetta dal Farmacista (e non dal pizzicagnolo) non vedo dove sia il problema.
Il Farmacista deve solo usare un milionesimo delle nozioni acquisite con la Laurea (almeno questo facciamoglielo fare) Non mi piace dare ragione al Governo (ho stima solo per la Severino) ma in questo caso non si ostacola nessun Mercato. E se si ostacola è quello fasullo creato da rapporti non proprio trasparenti fra Medico e Informatore Scientifico (legggi Industria Farmaceutica)
Marco tizzi, d’accordo con lei, che ci fa un post del genere in un bl
Marco tizzi, d’accordo con lei, che ci fa questo post in un blog liberale dove qualunque cosa aumenti le possibilità e le scelte dei cittadini/consumatori dovrebbe essere accolta a braccia aperte..
@giuseppe 1
ciao Giuseppe1, perche’ pensi che il mercato del farmaco non e’ libero?
Per quel che riguarda il tuo ragionamento, provo a risponderti, se il medico ti da un farmaco per una malattia cronica con marchio e tu vai dal farmacista e prendi un farmaco generico, se questo non funziona o ti da effetti collaterali, (ricorda puo’ avere piu’ o meno 20% di biodisponibilita’, ed eccipienti diversi) di chi sara’ la colpa? tua oppure del farmacista oppure del medico? con chi te la prendi? se il danno e’ irreversibile perche’ sono passati anni dall’inizio della cura, cosa farai?
dato che la legge dice che la responsabilità e’ del medico, io penso che sia il medico che deve scegliere il farmaco piu’ adatto.un’altra questione, anche se tu prendi il generico, la spesa per lo stato e’ la stessa.inoltre perche’ credi che in farmacia ci sono cosi’ tanti generici? le industrie del generico hanno dei rappresentanti che vanno in farmacia a proporre il loro farmaco generico.(medita su questo punto) un’ultima cosa per te e per i tuoi familiari, pretendi il farmaco piu’ innovativo oppure fra venti anni ti va bene lo stesso generico che prendi oggi?
le industrie farmaceutiche del generico aspettano che un farmaco perda il brevetto e poi lo vendono in farmacia.Le industrie del farmaco invece investono parte dei profitti per la ricerca, e cosi’ che sono nati i farmaci con cui ci curiamo.
@dario
E mi chiede perché? A mio avviso per essere in grado di vendere una scatola di pasticche non serve una Laurea. Basta saper leggere il nome sulla confezione. Ma lasciamo stare questo aspetto, non siamo riusciti a vendere al di fuori della Farmacia neppure l’Aspirina. Che dico, neppure al Supermercato sotto la supervisione di un Farmacista. Invece, le Edicole, quelle siamo tutti d’accordo. Anche i Bottegai, quelli devono lavorare pure la notte. Le liberalizzazioni, sempre a favore dei morti di fame…
@giuseppe 1
Gent. Sig. Giuseppe1, puo’ rispondermi a questa domanda che le ho gia’ rivolto?
Se un medico le prescrive un farmaco di marca per una patologia cronica, e lei va dal farmacista e’ chiede il suo equivalente generico,(il farmacista ovviamente deve darlo), e la sua patologia peggiora, di chi e’ la colpa? Del medico, del farmacista oppure sua?
per quanto riguarda il lavoro del farmacista,per darle quel farmaco c’e’ eccome bisogno di una laurea, ma davvero pensa che sia tutto cosi’ semplice?
@marcomaria
Gent. Sig. Marcomaria, gli informatori medico scientifici del farmaco sono solo quelli che portano in borsa il farmaco etico, e’ sono soggetti al codice etico di farmindustria che devono leggere sottoscrivere e impegnarsi a rispettarlo, puo’ trovarlo in internet.
Se invece portano in borsa dei dispositivi medici o per esempio integratori o prodotti omeopatici, non sono informatori scientifici del farmaco, ma rappresentanti.
per il resto ho gia’ risposto (#12) e’ una analisi del cergas Bocconi.
percui le asserzioni io ho un amico, che e’ parente di quell’altro che mi ha detto… sono un po’ fuori luogo e non aiutano a capire.
La verita’ e’ che i farmaci in italia costano meno della media europea(parlo dei farmaci in fascia A rimborsabili a totale carico dello stato) inoltre la spesa del farmaco e’ del 13% della spesa totate della sanità…
per quanto riguarda il discorso della biodisponibilità e’ uno dei fattori piu’ importanti nello studio di un farmaco…lo sanno tutti i laureati in farmacia, o chi si occupa di farmacologia…perche’ poi deve esse veicolato…gli eccipienti sono molto importanti.. fanno parte insieme al principio attivo a quello che poi chiamiamo farmaco.
dato che lei sostiene che le aziende fanno pressioni ai medici,si potrebbe ampliare il ragionamento, se il farmacista decide quale farmaco lei deve assumere, allora le aziende faranno pressioni ai farmacisti…quale e’ il vantaggio per lei? proprio non lo capisco…
@dario
Guardi, non è mia intenzione semplificare eccessivamente, o eludere la Sua Gentile domanda. Naturalmente la colpa è mia, come pure la pellaccia.
Un’assunzione di responsabilità non fa mai male a nessuno. Del resto si prevede che il Medico possa indicare esplicitamente in caso di necessità.
Se poi usasse anche la cortesia di scrivere in modo decifrabile (come si converrebbe ad una persona colta) anche questo non guasterebbe.
Molti Medici si sono finalmente adeguati e scrivono le ricette col computer.
Nei restanti casi il Paziente è escluso obiettivamente da ogni informazione (che pure lo riguarda), ma una delle caratteristiche principali del farmacista resta quella di saper decifrare gli ideogrammi. A parte gli scherzi, un Farmacista è sicuramente una Persona colta e preparata. Sta di fatto che è chiamato ad usare solo in piccolissima parte la sua preparazione.
Insomma, per costruire un ponte o un semplice meccanismo, ad un Ingegnere servono sicuramente gli integrali e le equazioni differenziali. Ma non servono al ferrramenta che quel prodotto deve solo venderlo.
Non sarà proprio la stessa cosa, ma siamo lì.
@giuseppe 1
Gent. Sig. Giuseppe1, mi spiace ma non sono daccordo, il farmaco serve per migliorare la salute a una persona, se il ferramenta le vende un bullone che poi risulta non essere adatto ai suoi scopi, lo riporta indietro, la sua salute chi gliela da’ indietro?
spero di averla fatta riflettere…
@giuseppe 1
Sig.Dario buongiorno, la critica deve essere sempre costruttiva percio’ Le chiedo cortesemente: se puo’ mi dica il suo parere ( a parte gli informatori per cui Lei ha gia’ risposto con il suo punto di vista) per il punto #18 e rammento che sono articoli giornalistici veritieri e non discorsi da bar sport o episodi di vita vissuta.Rispetto le sue idee ,ma percortesia, sia meno granitico nelle convinzioni.Secondo lei la Svizzera e’ un Paese da 3° mondo a livello sanitario? Allora perche’ da anni esistono in vendita p.a. per la cura dell’epatite C e in Italia fanno spalluccia?Perche’ anni fa’ la Melatonina in Italia non ere da banco ma prescrivibile o inesistente e in Svizzera da banco (integratore alimentare, no comment)? La stessa Melatonina viene venduta in quantita’ e con posologie diverse con disuguaglianze di prezzo allucinanti ,ovviamente con parametri confrontabili.E’ un Far West e lo sappiamo in molti.Chissa’ perche in India,esperienza diretta, si hanno gli stessi p.a. a prezzi incredibilmente bassi? Infatti sia in India che in sud Africa c’e’ un’aspra lotta tra Stato e industrie farmaceutiche, chissa’ come mai.Con rispetto sincero, Marco.
Chissa’ perche in India,esperienza diretta, si hanno gli stessi p.a. a prezzi incredibilmente bassi? Infatti sia in India che in sud Africa c’e’ un’aspra lotta tra Stato e industrie farmaceutiche, chissa’ come mai.Con rispetto sincero, Marco.
Molto spesso in India producono farmaci senza rispettare i brevetti… Se facessero tutti così le industrie non si arricchirebbero ma non avrebbero neppure i soldi da investire in ricerca. Addio nuove terapie.
@eric
Non conosco l’India, in SA ci ho vissuto. Non capisco proprio il tuo discorso: se il p.a. è sotto brevetto non esistono equivalenti, a meno di violare il brevetto.
E’ vero che in alcuni paesi africani si violano brevetti, famoso è il bombardamento americano alla fabbrica farmaceutica in Sudan accusata di produrre armi chimiche, non mi risulta che questo accada in SA, ma comunque cosa c’entra la violazione di brevetti con la prescrizione del solo p.a.?
@marcomaria
Buon giorno, dato che lei non ha citato la fonte degli articoli io non sono in grado di darle un mio personale giudizio, sugli articoli di giornale bisogna sempre porsi una domanda, quanto sono esperto dell’argomento che il giornalista sta trattando? se non conosco l’argomento mi dovro’ affidare a quello che dice il giornalista, se sono esperto posso distinguere la realta’ dalla mistificazione, o dall’esagerazione.
per fortuna nello stato di diritto saranno i tribunali a decidere caso per caso, e non i giornalisti, inoltre cosa le fa pensare che le aziende non fanno marketing anche nelle farmacie? ci sono rappresentanti che sono specializzati anche in questo(e non sono sottoposti al codice etico), percui il problema che lei teme di commistione con i medici perche’ non li ha anche per i farmacisti? ritiene che siano immuni dal possibile profitto? o forse pensa che le industrie del generico non vanno dai farmacisti? a questo punto non rimane che studiare medicina da autodidatti (speriamo che i libri non siano influenzati dalle industrie) poi ci preprariamo il farmaco a casa…pero’ stando bene attenti a chi compriamo i principi attivi, be’ potremmo fare la sintesi dai reagenti che però sono vendute dalle cattive industrie chimiche, questo e’ un esempio di ragionamento a spirale, non ha mai fine.
oppure potremmo nazionalizzare le aziende lo stato produce i farmaci, fa ricerca e c’e’ li da’ gratis, be per quest’ultima opzione io personalmente non credo che funzionerebbe.
Oppure le aziende private fanno ricerca immettono nel mercato dei farmaci, a un prezzo concordato con gli stati (adesso e’ cosi’), prima pero’ deve essere approvato dall’ente EMA (che e’ l’ente che autorizza i farmaci in europa) poi in italia deve essere approvato dall’AIFA.
a me sembra un buon compromesso.
a dimenticavo in italia lo stato abbassa il prezzo del farmaco concordato come meglio crede, quando meglio crede, inoltre se un’azienda vende di piu’ di quello che lo stato ritiene necessario, si applica il payback, cioe’ l’azienda deve ridare indietro il denaro (profitto), lo sapeva questo? naturalmente tutto questo non e’ concordato, lo stato semplicemente decide che deve risparmiare e richiede il denaro indietro (fa dei decreti ad hoc!)…
seguendo il suo ragionamento le aziende fanno pressione ai medici, questi prescrivono, le aziende fatturano, e lo stato si riprende i soldi che ritiene in eccesso…
Per le sue domande sul perche’ in italia non ci sono alcuni farmaci deve porre la domanda all’aifa, non saprei rispondere, e non capisco quale messaggio vorrebbe sottintendere…
sui costi dei farmaci ho gia’ argomentato…sul perche’ i farmacisti devono essere immuni alle pressioni delle aziende del generico ancora non ho ricevuto risposta…
Congressi e turismo contro farmaci generici. Che c’entra? Segui pista dei soldi
di Lucio Fero
ROMA – Trascurata dai più, raccolta solo dal tg di Mentana, alle cinque più o meno di una sera arriva tramite agenzia di stampa la secca e indignata, furente e dolente dichiarazione di Paolo Zona. E chi è Paolo Zona? E’ il presidente di Federcongressi ed Eventi, organizzazione che il suo leader e responsabile schiera più o meno alle cinque di una sera d’estate a difesa strenua, convinta e pugnace del…farmaco “griffato”, sì insomma della medicina di marca. Federcongressi, senza dimenticare Eventi, contro il farmaco “generico” e a guardia e lode del farmaco di brand, insomma di marca. Si sono tutti ammalati a Federcongressi ed Eventi, c’è un’epidemia tra albergatori e organizzatori di congressi tale da indurre il loro “sindacato”, la loro organizzazione di categoria ad occuparsi in prima persona e con somma angoscia delle medicine in farmacia? Che c’entra Federcongressi e pure Eventi con come si vendono e quanto costano le medicine? C’entra, c’entra e per capire come seguire la traccia…dei soldi.
Di che si tratta lo spiega con estrema chiarezza, volontariamente e involontariamente, il testo ufficiale diramato da Paolo Zona tramite agenzia Ansa: “Siamo al drammatico e al grottesco…si infligge il colpo di grazia al comparto congressuale medico scientifico che è rimasto l’ultima risorsa a beneficio…”. E qui arriva il colpo di teatro, la rivelazione: Paolo Zona i puntini sospensivi non li mette, procede di un fiato: “a beneficio del turismo”. Come del “turismo”? Uno pensa che i congressi medico scientifici vadano a beneficio della ricerca, della salute, della diffusione di pratiche e ed esperienze, della diffusione e condivisione di tecniche e tecnologie…Se pensa così evidentemente pensa sbagliato. Federcongressi ed Eventi spiega e denuncia: “E’ turismo congressuale e lo vogliono ammazzare”. Conclude Paolo Zona: “Se volete uccidere il turismo con questa spending review…”. Quale spendin review? Quella sui farmaci che stronca i congressi e quindi il turismo.
La traccia dei soldi ci ha portato alla svolta, ci immette nella strada principale. Se il governo aiuta la vendita dei farmaci “generici”, allora si vendono meno farmaci “griffati”. Se si vendono meno farmaci di marca, quelli che il cittadino in farmacia paga in gran parte cash, le “marche”, cioè le aziende farmaceutiche, perdono interesse a pubblicizzare e a “lanciare” questi prodotti forniti di riconoscibile, e prescrivibile, brand. Fin qui…e allora come si arriva al turismo e ai congressi? Si arriva perché le industrie farmaceutiche che perdono interesse al lancio del prodotto non invitano più i medici a…congresso o turismo, fate voi. Come che sia, si apprende dalla voce genuina di Paolo Zona, la cui organizzazione quel giro di congressi organizza e legittimamente ci campa, che sono “turismo congressuale”. Convention in cui si lancia il prodotto e non simposi in cui ci si scambia studi e ricerche.
La traccia dei soldi ci dice che la resistenza al farmaco “generico” è questione di soldi, legittimi soldi, e per nulla di salute, inventata salute. Quei molti medici che sui giornali hanno coniato la sottilissima differenza per cui “il farmaco generico è sì equivalente contro le malattie e nelle terapie, ma equivalente non vuol dire uguale”, sono dei fini dicitori, dei ricamatori del cavillo linguistico. Ma la loro non è un’argomentazione clinica. E quelli che piangono, non per loro per carità, ma per quei poveri vecchietti che se gli cambi la confezione, il colore della medicina, poi non capiscono più nulla? Non sono misericordiosi, si riparano dietro un alibi. Legittimamente buona parte della classe medica rimpiange i tempi, i bei tempi delle convention e del grande turismo congressuale, quello su cui piange anche Federcongressi ed Eventi. Legittimamente le aziende farmaceutiche difendono i margini più ampi di profitto possibile e quindi quei prodotti che tali margini garantiscono.
Però sarebbe adulto e civile parlar chiaro, come in fondo ha fatto Federcongressi. E non nascondersi dietro rischi per la salute che non ci sono (il farmaco generico contiene la stessa molecola di quello griffato, lo stesso principio attivo, insomma la medicina è la stessa, letteralmente nella sostanza). Dietro presunte autonomie di libera cura violate (il medico può continuare a prescrivere il farmaco anche griffato, se davvero lo ritiene indispensabile, solo deve spiegare perché, a cominciare dal paziente). E soprattutto dietro quello che sta diventando, anzi è diventato, anzi è un pessimo vizio. Tutti dicono di avere le loro ragioni e qualcuno le avrà pure ma aAppena si tocca qualcosa in questo paese, subito il “toccato” minaccia: “posti di lavoro a rischio”. Insomma minaccia e alquanto ricatta: se mi toccate, licenzio.
Ottimo argomento quello dei posti di lavoro a rischio, con la disoccupazione che c’è non è il caso di perderne neanche uno di più di posto di lavoro. Ottimo argomento però non decisivo in assoluto. A parte che spesso viene usato come ricatto, siamo vicinissimi al giorno in cui il clan dei casalesi dirà: posti di lavoro a rischio se in Campania si fa la raccolta differenziata dei rifiuti e ci sarebbero molti che potrebbero dire: posti di lavoro a rischio se si legalizzano le droghe leggere…Ecco, non tutto quello che si fa diventa santo e intoccabile se impiega qualcuno al lavoro. Aziende farmaceutiche e organizzatori di congressi ed eventi fanno un degno e utile lavoro, ma se una parte del loro profitto viene direttamente o indirettamente dal tener alto, tropo alto rispetto al mercato possibile, il prezzo dei medicinali in farmacia, allora sia chiaro che è questioni di soldi, chi li caccia e chi li incassa, non di salute e neanche di libertà o occupazione.
Una nota importante:
La maggior parte della produzione di farmaci “di marca” è già stata data in outsourcing ad aziende farmaceutiche che producono farmaci ma non li commercializzano con il loro marchio.
Molte di queste aziende sono contemporaneamente produttori del Farmaco Griffato e del Generico Equivalente.
Mi spiego ancora meglio:
Stesso principio, attivo, stessi eccepienti, stesso impianto di produzione, stesso packaging interno ed esterno e foglietto illustrativo con solo i nomi diversi.
Prezzo diverso.
Stessa cosa che accade con molti prodotti private lable delle catene di distribuzione:
Non è che sono andate a creare nuove fabbriche che producono in concorrenza a quelle che commercializzano i prodotti “di marca”.
Sono andati dalle stesse aziende e, garantendo volumi, acquistano a prezzi scontati un prodotto assolutamente, non equivalente, ma identico al prodotto di marca, che viene marcato con il brand della Distribuzione.
La maggior parte delle persone non ha la più pallida idea dei costi industriali (che per per assurdo in alcuni casi sono inferiori ai costi promozionali) e dei margini ne a chi vanno questi margini nella filiera di produzione.
Ed i più ancora pensano che se un prodotto costa di più ci dovrà essere un motivo…
ed in effetti il motivo c’è sempre , ma spesso non è nel prodotto.
buon giorno sig. erasmo, seguendo il suo ragionamento, perche’ non chiudiamo le industrie del farmaco, ormai sono scaduti tutti brevetti, lo stato produce i generici, al solo costo di produzione e finiamola li’.
togliamo anche il farmacista, dato che la farmacia prende il 33,33 % del profitto, il paziente va dal medico che gli dice hai bisogno di un antibiotico, si scrive una email allo stato che ci spedisce quello che produce lui, al minor costo possibile… cosi’ le va bene? ovviamente addio alla ricerca scientifica tanto ormai abbiamo il necesario cosa si potra mai scoprire di meglio?
allargando il ragionamento si potrebbe applicare a tutte le merci in vendita, perche’ avere tante auto diverse che inquinano? lo stato ne produce una la da’ al cittadino e tanti saluti, e perche’ esistono cosi tanti yogurt? uno basta e avanza…
siamo in uno stato che crede ancora al libero mercato (profitto)? ripeto la spesa per i farmaci e’ la piu’ bassa dell’europa… possibile che nessuno mi riesca a portare studi che dicono il contrario del cergas bocconi? se in effetti i prezzi medi dei nostri farmaci sono i piu’ bassi fra i paesi europei, dove sarebbe l’anomalia italia?
per quanto riguarda i congressi sono regolamentati dalla legge italiana, le aziende ci pagano le tasse.
non sono congressi segreti, l’azienda manda una richiesta di autorizzazzione al ministero della salute che puo’ anche non concedere l’autorizzazione. Il medico e’ comunque obbligato a seguire dei corsi ECM per aggiornarsi,
ovviamente se lo stato vuole il 100% dei generici allora giustamente possiamo abolire anche i corsi di aggiornamento…e in questo senso la provocazione di abolire i congressi…
inoltre la spesa dei farmaci e’ sotto controllo, e’ sempre intorno al 13 % della spesa totale della sanita’ la torta e’ sempre quella, non si hanno aumenti di spesa…se le industrie sforano questo valore, devono ridare i soldi indietro si chiama il payback…mi risponde su questo punto?
Cara dott.sa direi che siamo ad argomentazioni veramente pretestuose.
Come un medico qui sopra ha spiegato le ebentuali differenze fra farmaco c.d. generico e c.d di marca nono possono e non sono affatto influenti. Come ben sappiamo la diferenza di prezzo non deriva dalla differente qualità.
Ma a parte questo quello che mi da fastidio è voler far passare la sua posizione come liberale o anche solo liberista. Lo stato impone… ecc. ecc.
Ma scherziamo? Certo che impone visto che ci mette i nostri soldi. Avrebbe dovuto farlo decenni fa.
@dario
libero mercato o rendita?
L’analogia col mercato dell’auto è totalmente infondata.
Sono scaduti tutti i brevetti? A si? se fosse vero sarebbe accertato che di ricerca ne fanno poca! ricordo che i brevetti farmaceutici durano fino ad una massimo di 25 anni! Non due giorni compreso ieri.
Quanto ai farmacisti…. magari! Manteniamo già abbastanza parassiti iin Italia: polici, notai, farmacisti ecc.
@dario
I brevetti sono tutti scaduti?!?!!? Ma che cacchio sta dicendo?!?!?!?!?!?!?
@dario
Cosa c’entra lo stato, non mi pare di averlo citato.
Le cose da mettere in evidenza sono altre:
1) Tutti coloro che hanno un interesse economico sulla vendita dei farmaci “di marca” cercano di veicolare il dubbio che i farmaci generici siano meno efficaci di quelli “originali” e questo è normalmente falso, soprattutto quando viene prodotto sulle stesse linee di produzione del farmaco generico.
2) Che il farmaco “di marca” costa di più di quello generico perchè questo deve:
– pagare i dividendi degli azionisti delle big pharma
– pagare i costi di promozione delle big pharma (compreso il turismo di aggiornamento scientifico)
– pagare i costi della ricerca delle big pharma di quei farmaci che NON arrivano a commercializzazione
perchè quelli che arrivano a commercializzazione i coprono abbondantemente i costi di ricerca con i margini propri.
Una volta chiarito questi due punti possiamo accettare coscientemente e consapevolmente di pagare il balzello alla big pharma.
Veicolare una tassa al privato im modo subdolo e inconsapevole non mi pare corretto.
@mick
Consiglio a tutti il documentario “inventori di malattie”, gratuito su youtube.
Poi ridiscutiamo su quanto l’industria farmaceutica debba essere protetta.
E smentiamo anche un grande falso mito: le big pharma comprano brevetti dalle università, altro che ricerca.
Come lo comprano loro potrebbe comprarlo chiunque altro, se ci fosse concorrenza vera nel settore.
buon giorno, mick a quale medico si riferiva? ad AP?
@mick
i brevetti durano 15 anni, dalla data di registrazione del brevetto, no di commercializazione…
@Marco Tizzi
buon giorno sig. marco tizzi, ha ragione per essere precisi sono scaduti cira il 90 % dei brevetti, comunque ci sono a disposizione tutti i farmaci generici per qualunque patologia…
buongiorno sig. erasmo, si potrebbe dire analogamente che tutti coloro che hanno interessi economici a promuovere i generici, ritengono inutili le argomentazioni sulla biodisponibilita’…
buon giorno marco tizzi, le industrie farmaceutiche non fanno ricerca? documentari su youtube? va be’ mi fermo qua…buone vacanze a tutti
@dario
Guardi non sono un esperto ma:
http://www.galenotech.org/brevetti.htm
@dario
Ma che diavolo significa?!?!?!? E’ ovvio che se considero tutti i brevetti dal primo nella notte dei tempi, saranno quasi tutti scaduti, la scadenza c’è apposta. Quindi?
Quanti brevetti sono scaduti nella meccanica, nell’elettronica, nella chimica industriale? Quindi?!?!!?
Cioé io dovrei spendere di più di tasse per proteggere un oligopolio perché lavora in un settore dove i brevetti durano troppo poco? E chi l’ha deciso il troppo poco, il sig. Dario?
E, soprattutto, quel 10% di farmaci coperti da brevetto, di che giro di affari stiamo parlando? E siamo così sicuri che si possa fare business solo dove ci sono i brevetti? MADDECHESTAMOAPPARLA’?!?!?!
Col massimo rispetto, s’intende 🙂
@dario
Penso ne abbia un gran bisogno.
Buone vacanze clem clem. Pensavo il sapientino clementoni non lo vendessero da un po’
@dario
Sarebbe interessante sapere se sostiene questa discussione per amor di polemica o se, senza che questo sia un fattore negativo, difende un suo legittimio interesse economico.
buon giorno, nessuna polemica ho parlato di biodisponibilita’ e nessuno ha fornito argomentazioni a riguardo, ho citato il documento della bocconi e nessuno e’ andato a leggerselo, dove (non io), si dimostra che il farmaco in italia costa il 26% in meno della media europea, e nessuno e’ andato a leggerselo, appena si incontra un persona che si discosta un po’ dal pensiero comune, e’ per forza una persona che trae profitto, dato che nessuno di voi ha dato le vostre credenziali, perche’ le chiede solo a me? legga i documenti, e si informi sulla farmacologia che c’e’ dietro il funzionamento di un farmaco.e’ molto piu’ importante non crede?
@erasmo67
@dario
Mi spiega perché il suo documento della Bocconi (oh, la Bocconi, mica cazzi! C’è Dio, il Papa e poi viene la Bocconi) è oro colato (e comunque assolutamente non riguarda l’argomento “prescrizione del principio attivo”), mentre un documentario che è stato prodotto, trasmesso e visto da milioni di persone è una stronzata?
La biodisponibilità che diavolo c’entra? TUTTI i farmaci sottostanno alle stesse leggi, non c’è un farmaco che fa da riferimento e gli altri che sono +/-20%, ma dove l’ha letta ‘sta cosa?
@dario
Non sto chiedendo credenziali, io partecipo alla discussione da cittadino e consumatore per cui difendo il mio interesse che ritengo essere, in questa materia, la possibilità di minimizzare la spesa farmaceutica sia a livello individuale sia a livello si SSN.
Visto che lei sostiene che è corretto pagare di più per sostenere un interesse specifico credo sia funzionale ad una discussione capire quale , legittimo, interesse personale sottenda una determinata posizione.
Non entro invece nella discussione tecnica sull’equivalenza dei farmaci perchè parto dal presupposto che sia normata. Inoltre penso che se vi fossero effettivi problemi con l’utilizzo dei farmaci equivalenti le big pharma non avrebbero perso neppure la più piccola occasione per dare il massimo risalto mediatico e giudiziario a qualsiasi situazione degna di nota si fosse creata. Non avendone avuto notizia ritengo che il problema non sussista.
@dario
Molto probabilmente lei lavora per un’Industria Farmaceutica ed è ovviamente per questo che propaganda e difende a spada tratta le argomentazioni di quel settore.
Giustissimo e corretto; in un’ottica democratica è solo dal dialogo e dalla dialettica che si può arrivare alla soluzione di un problema.
Vorrei però evidenziare che le sue affermazioni sulla presunta “economicità” dei farmaci sul mercato Italiano non mi convincono molto.
D’altronde lei stesso si è corretto in seguito precisando che i dati da lei citati si riferiscono solo alla cosiddetta fascia “A”, quella sotto il diretto controllo del Ministero della Salute (visto che le prescrizioni di questi farmaci sono rimborsate totalmente dal Servizio Sanitario Nazionale).
L’episodio da me citato nel mio precedente post è autentico e verificabile e, a mio parere, sicuramente emblematico.
Riguardo l’affermazione fattami dal Farmacista Portoghese e da me riportata per cui “…tantissimi turisti Italiani vengono a comprare i medicinali qui da noi in Portogallo perché costano molto meno che in Italia…”, mi chiedo: quale vantaggio avrebbe avuto a mentirmi su questo argomento ??? Non riesco a trovarne nessuno.
Infine, cito un altro caso della mia vita vissuta risalente questa volta ad una ventina di anni fa. Mio figlio era appena nato e, a causa di una carenza di latte materno, dovevamo integrarne i pasti con latte artificiale (prodotto da una notissima casa multi-nazionale) che acquistavo in Farmacia al “modico” prezzo di circa 40.000 Lire per una confezione.
Poiché allora mi recavo spesso per motivi di lavoro in Germania, mi accorsi che, nonostante il cambio Lira-Marco non fosse certamente favorevole, la stessa identica confezione mi costava circa 25.000 Lire, con un risparmio vicino al 40% rispetto al prezzo Italiano.
Mi rendo conto che i miei “casi” sono solo pochi piccoli esempi di nessun valore statistico ma, ciononostante, il sospetto che qui da noi troppi soggetti si arricchiscano un po’ troppo facilmente mi rimane fisso in testa…
buon giorno,
il documentario lo ha visto…cosa le costa leggersi un documento, poi potra’ anche rimanere delle sue posizioni, mi spiace solo che non desiderate approfondire l’argomento.
sul discorso biodisponibilita’ dei generici leggete il documento lineguida dell’EMA,e’ molto esauriente.
il problema della biodiponibilita’ l’ho gia’ spiegato in altri post, il farmacista puo’ cambiare generico ogni mese, generico diverso biodisponibilita’ diversa…
comunque non voglio costringerla a prendere un farmaco di marca al posto del generico…volevo solo
far riflettere…
@Marco Tizzi
@dario
Mi scusi, a volte sono un po’ troppo aggressivo, questa è una di quelle volte, sarà il caldo.
E’ che purtroppo lei mi va a difendere gente come Glaxo e Pfizer che io ritengo degli assassini, sentenze (patteggiate) alla mano.
Il documento non ho bisogno di leggerlo, perché mi fido ciecamente di quello che mi riporta lei: il problema è che non ha nulla a che vedere con l’argomento.
A me non interessa di spendere più o meno rispetto a Francia, Germania o USA (che, per inciso, sono Paesi sedi di grandi multinazionali del farmaco… un caso?), a me interessa spendere meno di quanto spendiamo adesso perché siamo in un sistema che non consente debito pubblico ulteriore e quindi l’unico modo per abbassare le tasse è tagliare le spese.
E se non abbassiamo le tasse i farmaci ce li scordiamo, siano di marca o non di marca, perché diventeremo tutti poverissimi, Stato compreso.
Per questo il provvedimento preso è una mossa che mi piace e anche molto: la concorrenza viene stimolata e noi risparmieremo.
Io posso portarle la mia esperienza personale: l’ibuprofene (moment) generico mi fa molto più effetto del moment “vero” e costa la metà. Se non avessi provato non avrei mai potuto scegliere. In compenso il Cemirit, che era un’aspirina microincapsulata, non la fanno più da anni e io che mi trovavo benissimo sono fottuto.
Se ci fosse stato il generico avrei potuto usarla ancora.
Se l’EMA ha stabilito dei parametri, significa che in quei parametri sicuramente problemi per la salute non ce ne sono.
Anche perché la biodisponibilità dipenderà anche dal singolo indiviudo, no? Sarà mica uguale per tutti?
Infatti nelle terapie “serie” vengono regolati i dosaggi man mano che si va avanti con la cura.
Ma tutto questo, non capisco, cosa c’entra col fatto di indicare il principio attivo nella ricetta?
Segua il mio esempio della visita specialistica: secondo lei c’è più differenza tra uno specialista e un altro o tra un farmaco di marca e un generico?
buona sera marco tizzi, se il problema e’ la spesa pubblica, non ci sara’ nessun risparmio per lo stato, perche’ gia rimborsa solo il farmaco meno caro, lei puo’ gia scegliere il farmaco generico, perche’ il farmacista e’ obbligato per legge a informarla che puo’ scegliere il generico.
…comunque da quando ci sono i farmaci in commercio grazie alle aziende del farmaco, si vive piu’ a lungo, e meglio.
il problema e’ che la legge obbligava un medico a prescrivere solo il principio attivo, senza appunto rispiarmiare un cent di spesa pubblica, si andava a danneggiare solo le industrie del farmaco,e a favorire le industrie del farmaco generico, senza benefici alcuno, se si vuole questo e’ un’altra questione.
poi non capisco perche’ le industrie del farmaco sono malvagie, e le industrie del generico sono buone.
se si vuole risparmiare bisogna abbassare il costo dei generici questi ultimi si che sono piu’ alti della media europea…ma si ricordi che anche abbassando del 10%, sul 13% di spesa, si ha un risparmio del 1,3% sul complesivo della spesa sanitaria…totale, e l’abbattimento dei prezzi se i continua cosi’ arrivera’ ad un punto che anche le aziende del generico lasceranno l’italia, causa mancati profitti.
bisogna trovare le soluzioni migliori, per il rilancio del paese, questa non ne dava a mio parere…
spero di aver dato degli spunti di riflessione…
buona serata
@Marco Tizzi
buona sera sig. cristiano radicchi, perda un po’ di tempo a leggersi il documento, non sono io che presumo sono altri a portarmi dati che mi convincono maggiormente delle sue argomentazioni, seguendo il suo ragionamento, io potrei dire che lei difende i generici perche’ lavora per un’azienda di generici, e quindi e’ influenzato…
nessuno qui si e’ presentato con nome cognome, professione e storia personale, sostenere che una persona e’ pagata dalle industrie perche’ ha una idea diversa dalla sua,(ben argomentata e riportando relazioni di centri preposti alla materia in questione) non le porta nessun beneficio.
semplicemente a me piace leggere e documentarmi, ed esprimere la mia opinione con cortesia, spero sempre che un’idea diversa dalla media possa essere di spunto, per una migliore comprensione del argomento…
l’alternativa e di chiedere: che lavoro fai? be allora non puoi esprimere opinioni pensi ad un tornaconto personale, sei comprato…lei vuole vivere cosi’…?
Ho citato i farmaci in fascia A perche’ sono quelli piu’ importanti si presume, per la vita e la cura di malattie, e sono un fattore di spesa per lo stato.
comunque sono anche a favore delle centrali atomiche, e contro i pannelli fotovoltaici, e in un altro forum sono stato accusato di essere al soldo delle industrie dell’atomo, in italia si puo’ ancora esprimere la prorpria opinione senza essere accusati di essere pagati da qualcuno?
cordialmente
La questione dei ‘generici’ non serve alla spending review del governo in quanto l’eccedenza per il branded la paga il paziente. Le case produttrici di generici – basta fare una ricerca con Google – appartengono in buona o massima parte a note case farmaceutiche che quindi non perdono vendite. Obbligare quindi il medico di medicina generale a scrivere il principio attivo non porta alcun guadagno e/o risparmio a nessuno, al contrario danneggia i pazienti che non riceveranno quasi mai il generico prescritto uguale al precedente.
@dario
Dalla malcelata stizza presente nella sua ultima risposta sono portato a pensare di aver colto nel segno.
Noto anche che ha letto con evidente disattenzione i miei precedenti commenti, infatti non ho mai difeso i generici, anche se ne faccio regolarmente uso, ma lei questo non lo poteva sapere perché non l’ho mai detto. L’argomento che ho posto nella discussione è il prezzo dei farmaci in Italia, a mio parere troppo alto
Io mi sono presentato con il mio reale Nome e Cognome, come peraltro faccio sempre senza nascondermi dietro uno pseudonimo. La mia professione non l’ho finora citata ritenendo questa informazione del tutto ininfluente per l’argomento. Infatti sono un Ingegnere Elettronico e mi occupo della progettazione di Sistemi Informativi per l’Industria ed il Commercio.
Ho postato il mio primo commento in questo blog perché sono arci-convinto che qualcosa non funzioni nel modo in cui i farmaci vengono commercializzati in questo paese.
Un medicinale non è un prodotto di moda, serve a curarsi, a volte a sopravvivere e quindi il suo prezzo dovrebbe essere determinato tenendo bene in considerazione quei principi etici che non dovrebbero mai mancare in una società davvero evoluta.
Nessun problema se l’ultimo modello di telefonino con schermo evoluto touch-screen a 16 milioni di colori e sistema operativo di ultima generazione viene fatto pagare 700 o 800 Euro.
Chi se lo può permettere se lo compri pure. Anche se quel prezzo non è certamente “etico” o “giusto” ma al contrario è stato determinato in base a fredde considerazioni di marketing.
Potrei anche parlare di una famosa marca di orologi, anch’essa tanto di moda tra la gente che ‘conta’, che viene venduta ad un prezzo che supera il suo reale valore di almeno un fattore 5. Anche in questo caso, se hai i soldi, compratelo pure. Io comunque non lo farei, perché guardo sempre al valore reale delle cose.
Parliamo invece adesso di qualche farmaco, di quelli banali, quelli che non servono a salvare vite ma che comunque dobbiamo prima o poi comprare, almeno qualche volta, per necessità.
Che dire di 10 fialette contenenti una soluzione acquosa ed una colonia di batteri, volgarmente definiti “fermenti”, che vengono vendute a 12 Euro (più di 1 Euro a fialetta) ???
Oppure di una soluzione oftalmica da 10 ml contenente acqua e qualche sale (a base sodio, magnesio e potassio), venduta anch’essa ai ‘soliti’ 12 Euro ???
E come giudicare il caso di un notissimo farmaco di colore azzurrino il cui effetto terapeutico, del tutto inaspettato, fu giudicato inizialmente un “effetto collaterale” rispetto al vero obiettivo della ricerca (cioè il trattamento di problemi cardiovascolari). Oggi questo farmaco viene venduto a più di 10 Euro a singola pasticca e non mi venga a dire che questo prezzo è giustificato dai costi della ricerca…
Il problema è tutto qui: nel mercato farmaceutico l’etica è pressoché ignota ed il vero motore è il profitto, come al solito….
@dario
Dimenticavo, quel documento comunque lo leggerò al più presto…
@dario
Gli spunti di riflessione sono molti, ma continua a non tornarmi il punto: perché è sbagliato prescrivere solo il principio attivo?
Non si tratta di “danneggiare” le grandi case farmaceutiche, si tratta di togliere loro un privilegio senza senso!
il documento del cergas bocconi e’ la base del mio ragionamento, mi meraviglio che un ingegnere, prima dice di aver ragione e poi legge il documento, prima si legge e poi si argomenta.
la risposta non voleva esprimere nessuna emozione, ma solo una constatazione, non avendo argomenti si accusa gli altri di non avere opinioni libere, e’ uno sport nazionale.
io sono un chimico e mi occupo di elettrochimica.ho avuto contatti con gli ingegneri fin dal politecnico, 20 anni fa…non positivi..;-)
mi piace leggere e documentarmi su tutto lo scibile della chimica, prima studio poi argomento…
@dario
Se le piace leggere e documentarsi su tutto, però, se lo guardi “inventori di malattie”.
Altrimenti avrà sempre una lettura di parte (non mi dica che la Bocconi non lo è!)
@erasmo
L’accanimento che mostra verso le Big Farma lo dovrebbe rivolgere anche verso le produttrici di generici. Spesso sono le stesse big farma a produrre il generico. Altre volte sono piccole officine con dubbie garanzie dal punto di vista del controllo della qualità(e lo dico a ragion veduta) altre volte sono prodotti nei paesi dell’est, anche qui senza requisiti di qualità.
Per imporsi commercialmente fanno accordi con i farmacisti che considerano solo ilcosto e non la qualità. Inoltre le aziende di generici NON DANNO NESSUN CONTRIBUTO ALLA RICERCA DI NUOVI FARMACI.
@mick
La durata del brevetto dei farmaci è di dieci anni, non 25. Ci possono essere allungamenti di qualche anno se si scoprono nuove indicazioni terapeutiche. Come un antiipertensivo che si dimostra efficace anche nello scompenso cardiaco.
Buon giorno, da anni il problema della spesa farmaceutica non viene affrontato in maniera corretta, infatti se da un lato consideriamo 100 la spesa totale il peso della spesa farmaceutica si attesta più o meno intorno 1l 18% 20% di questo 100, quindi il problema dov’è?
prima di tutto è politico perchè i tagli e le riorganizzazioni andrebbero fatti sul personale amministrativo dai dirigenti in giù, su tutti i lavori di costruzione di ospedali inutili, ed in ultima istanza sulla spesa farmaceutica, quest’ultima a sentire gli addetti ai lavori non rappresenta un problema perchè i farmaci in Italia costano meno che nel resto d’Europa, in molti casi è vero tuttavia bisogna far sapere all’opinione pubblica che uno dei principali parametri da considerare è il margine di contribuzione dei prodotti, in alcuni casi si arriva al 90%, e cioè se vendo il prodotto a 100, 90 è quello che mi resta in tasca, ora non è sempre così ma sicuramente questo è un punto sul quale si può lavorare, come?
le aziende farmaceutiche in Italia da anni si stanno riorganizzando che significa ridurre nel paese manodopera, ricerca ecc. il prezzo dei farmaci tiene in considerazione fra le altre cose anche quanto investe un’azienda nel paese, ora se prima l’azienda x per il farmaco y otteneva un prezzo di 10 perchè c’erano in Italia stabilimenti, centro ricerche, informatori, impiegati, operai ecc. ed ora tutto questo non c’è più perchè per l’azienda x non è più startegico, nessun problema il prezzo del farmaco cala in proporzione. Inoltre L’EMA l’organismo europeo che approva l’immisione in commercio dei farmaci nella comunità deve ridurre significativamente il margine di contribuzione dei prodotti, cioè le aziende farmaceutiche iniziano ad entrare nell’ottica di ridurre la loro esagerata profittabilità.
Altra cosa vietare il comarketing sui prodotti e cioè diversi prodotti con nome diverso e stesso principio attivo, approvare solo prodotti che garantiscano un effettivo vantaggio o un areale innovazione rispetto al gold standard terapeutico per una data patologia.
Per quanto riguarda i farmaci generici non è accettabile che la titolazione sul principio attivo possa oscillare in un range fra il +20% o -20%, devono dichiarare quanto farmaco c’è perchè su un antiinfiammatorio la cosa di solito non dà grossi problemi ma sun un chemioterapico la questione è se sono o meno nel range terapeutico oltre che considerare il possibile aumento di effetti indesiderati.
Concludendo servono anche qui addetti ai lavori che mettano in ordine le cose.
concordo al 100% con Alessandro.La spesa farmaceutica è un 20% della spesa totale. È una parte considerevole ma del resto con cosa si curano i malati se non con i farmaci? E i farmaci devono essere di ottima qualità sempre. I generici possono aiutare a contenere i costi per la cura di certe patologie, ma non si può impedire la commercializzazione o limitare la prescrizione di nuove terapie più efficaci perchè più costose. Si risparmi su stipendi di dirigenti ASL o ospedali inutili.
@Cristiano Radicchi
Caro ingenier Cristiano, nella disamina sui prezzi dei farmaci lei cita dei prodotti da banco, non certo dei farmaci salvavita o comunque dei farmaci etici. Se le dico che un mese di terapia con un moderno antiipertensivo costa 7euro o una cura antiulcera costa lo stesso prezzo Lei converrà che non sono prezzi assurdi. Anche i prodotti alimentari sono indispensabili, al contrario dei cellulari hitech. Ma nessuno si scandalizza a pagare cifre alte non giustificabili per comprare certi alimenti.
Gentile Dott.ssa Sileoni,
la descrizione dell’ipotetico dibattito tra Dottore e Paziente è fuorviante, perchè Lei descrive il Paziente come se fosse uno sciocco incapace di capire.
Avvisare il Paziente di quale è il principio attivo è fondamentale, è molto più importante che comunicare il nome di un prodotto specifico.
Insieme al principio attivo dovrebbe essere comunicato al paziente anche la quantità del principio attivo da utilizzare; sono le uniche informazioni importanti per prescrivere la medicina.
A quel punto il Paziente può recarsi in farmacia e domandare una medicina con la quantità prevista di principio attivo prescritto.
La farmacia potrà sottoporre diversi prodotti rispondenti alla domanda e a quel punto il Paziente valuterà il prezzo e deciderà quale prodotto acquistare, semplice no? Io sono anni che acquisto i farmaci in questo modo.
Oppure: il Paziente può anche cercare su internet e comperare la medicina online, o recarsi nella vicina Svizzera (vicina per me), dove spessissimo i medicinali costano meno e hanno un nome differente e comperare risparmiando.
Uno dei vantaggi di abituarsi a ragionare in base al principio attivo è proprio quello di svincolarsi dai nomi di specifici prodotti scoprendo che anche tra i farmaci esiste la concorrenza, mi meraviglio che Lei non abbia evidenziato questo punto.
Dopo che il Paziente ha constatato l’esistenza di differenti prodotti tutti rispondenti alla specifica tecnica che il medico ha raccomandato, la scelta in base al prezzo molto probabilmente porterà ad una riduzione dei costi, sia del Paziente, sia del sistema.
In buona sostanza, il Medico ed il Paziente hanno entrambi un organo nella scatola cranica…si tratta di usarlo, da ambo le parti.
Salut a tucc
AlxGmb
Grande, grande, grande.
Buon giorno dal mare eric,
solo per una maggiore chiarezza la spesa farmaceutica in italia ed effettivamente sostenuta dallo Stato, in tutti i canali di
distribuzione, è pari a 16,5 miliardi di euro, ovvero 80 centesimi di euro procapite al
giorno.
Che ammonta al 15% (territoriale e ospedaliera) della spesa farmaceutica totale (stipendi, strutture etc).
Complessivamente, ossia considerando quella territoriale e quella ospedaliera, la spesa
pubblica per medicinali in Italia è poi più bassa della media dei grandi Paesi Ue del 26%
(271 euro rispetto ai 390).
La spesa inferiore dipende da livelli dei prezzi che in Italia sono tra i più bassi nei grandi
Paesi europei, sia per i medicinali distribuiti in farmacia, sia in ospedale, come mostrano
analisi del Cergas Bocconi.
buongiorno sig. Alessandro dove ha trovato questo dato che su 100 alle industrie rimane 90? solo alla farmacia rimane il 33,33% poi c’e’ il grossista i costi di produzione etc etc.
puo’ argomentare piu’ approfonditamente?
@AlxGmb
gent. AlxGmb,
ovviamente sta parlando dei farmaci a pagamento, perché quelli rimborsati non credo che vada a comprarseli in svizzera anche perché li pagherebbe di più.Inoltre ha messo in conto anche la benzina e il tempo per andare in svizzera? forse abita proprio al confine.
Comunque dal suo articolo deduco che lei non conosce il paziente medio italiano.
@dario
Salve, lavoro nel farmaceutico,non stavo parlando dello sconto praticato al farmacista ma del margine di contribuzione dei prodotti per le aziende,alcuni prodotti hanno margini del 90% altri hanno margini inferiori, il senso del discorso non era di puntualizzare quanto è mediamente il margine di contribuzione dei prodotti farmaceutici ma di far si che gli enti regolatori quando fanno delle riforme o approvano i prezzi dei prodotti pensino a ridurre la proffittabilità delle aziende là dove è esageratamente alta. Pensi per farle un esempio ai margini di contribuzione dell’auto.
@dario
Si definisce margine di contribuzione unitario la differenza tra il prezzo di vendita ed il costo variabile unitario, che sono rispettivamente il ricavo e il costo associati ad una variazione unitaria del volume di output.
la formula è Mdcu=P-CVu.
gent. Sig. Alessandro
fatto 100 il costo del prodotto al netto delle tasse e dei costi fissi quale e’ il profitto di un’indusria farmaceutica rispetto al mercato italiano e quello europeo?
francamente non riesco a capire che dati utilizza, dato che non ha citato la fonte non sono in grado leggere piu’ approfonditamente e poter analizzare la sua affermazione.
inoltre ha fatto un tagli incolla da wikipedia per le definizione di margine di contribuzione, ma almeno per me non e’ chiaro in quanto dice e’ troppo alta ne cosa indica esattamente. vuole dire che le industri in italia hanno dei profitti piu’ alti rispetto alla media dgli altri paesi?
ed e’ per questo che le industrie del farmaco sono le uniche che continuano ad assumere?
@dario
Abito a 20 km dalla Svizzera.
Non ricordo quando è l’ultima volta che ho comprato un farmaco rimborsato dallo stato, sinceramente.
Ma il punto non sono le mie abitudini, e nemmeno dove compro io.
Il punto è che è possibile, ragionando sulla base del principio attivo, generare un risparmio.
Tale risparmio sarà un risparmio per il SSN solo se comincerà ad esserlo per le tasche del singolo cliente di farmacia.
Il paziente medio italiano? No, non saprei descriverlo, probabilmente non lo conosco.
Però ritengo che, salvo casi rari dovuti a malattie o demenza senile, tutti abbiamo un cervello funzionante.
Salut a tucc.
AlxGmb
sei un medico un po’ ignorante visto che dici che amoxicillina è uguale ad augmentin. L’augmentin contiene anche acido clavulanico, un inibitore delle pennicillasi. @AP
Il problema è che sono esente 100% perchè assumo dei farmaci “salvavita”, vado in farmacia e quelli con il principio attivo del topiramato e del levetiracetam che dovrei prendere non sono reperibili… loro mi propongono quelli a pagamento, ma non è a parer mio giusto: secondo me dovrei pagarli solo se non mi adatto io a prendere quelli equivalenti, non se sono loro a non mettermeli a disposizione : qui si parla di salvavita non di pastiglie per il mal di pancia!