Spaccare le grandi banche, dice Bank of England
Il governatore della Bank of England Mervyn King ha pronunciato ieri a Edimburgo un discorso notevole. Qui il testo. Il punto essenziale è relativo al problema numero uno tra i tanti insoluti del dopo Lehman. Come risolvere dal punto di vista regolatorio il problema del moral hazard per le istituzioni finanziarie Too Big To Fail, che hanno sperimentato ormai come i governi non le facciano mai fallire e siano pronti perciò a destinare loro pacchi di miliardi dei contribuenti, per rendere comunque sostenibile l’eccesso di rischio che hanno assunto, a leva troppo elevata rispetto al proprio capitale? Solo nel Regno Unito, tra garanzie e interventi diretti di capitale pubblico nel sistema bancario, la cifra pazzesca di denaro del contribuente mobilitato da governo e BOE assomma a quasi mille miliardi di sterline.
Ci sono solo due strade, dice Mervyn King. La prima è di fissare requisiti di capitale più stringenti per le banche, rispetto alla quantità e qualità di rischi assunti, modificando ulteriormente in tal senso i criteri di Basilea 2, magari attraverso il ricorso a contingent capital, che al di sotto di una certa soglia del core tier 1 si traduca automaticamente in common equity. Ma King definisce comunque tali criteri arbitrari; con ogni probabilità non in grado di valutare ed equilibrare sul serio i rischi largamente imponderabili collegati all’infinita fattispecie di rischio associabile alla panoplia di strumenti e operazioni finanziarie oggi possibili; nonché sicuramente incapaci di reggere all’urto di eventi talebani alla “cigno nero”.
Ha ragione King, secondo me. Di conseguenza, esiste solo un’altra strada. Separare le attività della banca in cui si impiegano e rischiano depositi, che vanno trattate con requisiti di capitale che corrispondano poi alla certezza di salvataggio di fronte all’eventuale insolvenza, dalle attività di propriety trading proprie delle grandi boutique finanziarie, che continuano a dare il più degli utili a banche fittiziamente trasformatesi in “commerciali”, come Goldman Sachs. King può parlare più liberamente di molti suoi colleghi banchieri centrali, perché nel Regno Unito la supervisione bancaria non spetta a Bank of England, ma alla Financial Services Authority. Ma la cosa interessante è che la sua posizione sta facendo breccia nel partito conservatore che dovrebbe vincere le elezioni. Non sarebbe male, se Londra lo chiedesse ufficialmente a Usa ed Ue. Perché una cosa è sicura: chiunque adottasse una riforma simile da solo si candiderebbe al suicidio, vedrebbe l’intera industria banco-finanziaria del proprio Paese emigrare in altri lidi, in cui le cose resterebbero come purtroppo sono ora. Eguali a com’erano prima di Lehman. Tranne i contribuenti bastonati per decenni a venire, s’intende.
Mi scusi direttore, con tutto il rispetto, ma penso sia di gran lunga più probabile l’atterraggio dei marziani piuttosto che un mutamento delle “regole” del gioco delle tre carte globale… Forse se la politica coglieva l’attimo lo scorso autunno nel momento del terrore poteva farcela ma ora è decisamente troppo tardi: il coltello è di nuovo passato di mano.
condivido purtroppo il pessimismo di Scarthhorse… ma sul piano teorico condivido pure la sacra idea di dividere le attività commerciali dal trading… ho letto che in Usa x aggirare i nuovi limiti che vorrebbero introdurre sui commodity derivatives alcuni hedge (leggasi società fuori bilancio di fatto delle varie GS+MS) stanno acquistando prodotto fisico x speculare al rialzo.. e poi alcuni (tra cui l’amico Stagnaro che x molti versi stimo molto) dicono che la speculazione serve x fluidificare i prezzi verso le attese 🙂
inoltre allargo un pò il discorso: la globalizzazione stà aumentando le dimensioni delle multinazionali… 10 società controllano il petrolio… 10 la farmaceutica (quel che fanno col virus mediatico non lo vede solo chi non lo vuol vedere).. della finanza s’è già detto.. il fatto è che ormai queste organizzazioni gerarchiche a-democratico e con poca o nulla etica stanno sfuggendo al controllo dei governi (inteso non in senso statalistico ma in senso regolatorio x il bene comune dagli eccessi)..
sento questa tendenza inarrestabile.. è perniciosa..
PS: Barclay ha recentemente esportato 8/10 miliardi di titoli tossici alle Cayman.. e voilà.. il bilancio è risanato.. ed io lo so.. e tu lo sai.. e Brown non lo sa 🙂 ?
condivido con piero il giudizi sul’operazine cayman-barclay, un vero scandalo incardfinato su 45 investment bankers della swocietà “esportati” con mega bonus alle cayman per gestire portafogli attualmente illiquidi a dieci anni, un’operazione sulla quale FSA avrebbe dovuto intervenire a piedi uniti…. quanto alla probabiolità che quanto dice King si verifichi, penso anch’io siua bassissima anzi tendente a zero…. il punto è che sotto il salvifico Obama – ieri a una conferenza di Ruling Companies a Milano in cui ero correlatore descritto da Sergio Romano come una specie di affrancatore dal nazismo – continua impunemente negli USA la cattura del regolatore da parte delle former big investmensts banks….
Gentile dr Giannino premesso che concordo sull’opportunità
di ‘splittare’ (!!) le banche too big to fail, Le chiedo
ma questo desiderio non è un’ implicita affermazione
che la famosa creazione distruttiva non sempre è opportuna ?
Cordiali saluti
Pietro
Condivido in pieno l’articolo di Giannino, anche perchè il meccanismo promosso sarebbe percorso analogo a mio parere a quello (necessario) di ripristino del gold standard monetario, ovviamente l’articolo tratta meramente della questione finanziaria; ma è inevitabile che le due cose siano inerenti formalmente (seppur non sostanzialmente medesime).
Certamente NON come pensano Tremonti-Keynes!.
Le banche devono avere il denaro (sonante) in cassa, come garanzia per poter poi svolgere le loro operazioni finanziarie, non carta straccia (datale generosamente dalle banche centrali, vedi Fed) come nel caso di Goldman Sachs con hedge founds e da questi passati al settore bancario ordinario.
Mi pare ovvio che i due meccanismi debbano essere ripristinati in parallelo (forse con quello in ambito monetario di mercato quale garanzia preventiva al secondo finanziario distinto) se vogliamo evitare nuove crisi e nuove ingerenze bancarie e politiche.
Saluti da LucaF.
@oscar giannino
ok su Obama/Finanza (era però ancor peggio Bush !!!).. ma vedi diciamoci la verità.. in Usa teoricamente citata patria del Liberismo (e sugli -ismi sono assai dubbioso) la separazione tra Finanza e Stato in realtà non c’è.. anzi è la Finanza che piazza i suoi uomini “nello” Stato (e talvolta viceversa)… è un DIRIGISMO AL CONTRARIO DOVE L’IL-LIBERO MERCATO CONTROLLA LA POLITICA.. è addirittura peggio del mezzo dirigismo Europeo che almeno deve tener conto un poco pure del Voto della Polis 🙁