30
Nov
2011

Solo i Tedeschi Possono Essere Tedeschi

Mi pare che ultimamente il mondo giri intorno alla Germania. Se i titoli di Stato italiani, spagnoli, francesi (finalmente!) vanno male, deve aiutarci la Germania permettendo la nascita degli Eurobond; se le bilance dei pagamenti di tutta Europa sono negative, deve metterci una pezza la Germania alzando i suoi stipendi; se la Bundesbank si permette di acquistare titoli di Stato sul mercato primario, allora deve farlo la BCE; se la Germania ha tassi bassi, allora deve pagare gli interessi degli altri paesi, anzi speriamo che si trovino nei guai così il denaro torna sui titoli degli altri Stati…

Io nutro una naturale simpatia per i teutonici – se non altro per la qualità della cultura filosofica letteraria e musicale che hanno realizzato, e questo nel recente ‘800 fino all’inizio del ‘900, non nel non più ripetuto ‘400 italiano – ma non per questo li difenderei ad oltranza: non sono perfetti, però al momento sono semplicemente l’esempio migliore, e dovremmo averne cura.

In giro si leggono cose allucinanti; basta prendere il Sole24Ore del 24/11.

Tabellini denigra la posizione tedesca di rigore fiscale e riforma individuale dell’economia, sostenendo che questa si è dimostrata inutile nella gestione della crisi del debito sovrano. Allora qualcuno mi dica chi ha realizzato effettivamente una politica di rigore e di riforma del proprio paese, visto che interi Stati semplicemente stanno campando sui finanziamenti UE senza presentarsi sul mercato, Grecia e Italia sono nei guai perché nulla hanno effettivamente fatto, la Spagna sta ancora aspettando che il nuovo Governo cominci il suo operato, la Francia (se non lo sapete) aveva preso misure limitate al 2013 e ora sta scontando l’incapacità politica di pianificare alcunché a lungo termine (per non parlare dei pontificatori USA i cui politici non hanno trovato niente di meglio che far scattare i tagli automatici alla spesa a causa dello sforamento sia del tetto massimo di indebitamento che dell’extra-time che si sono autoconcessi per sistemare i conti)! Quale proposta tedesca ha fallito se nessuno l’ha veramente realizzata?

Sempre Tabellini si lamenta che i paesi indebitati siano stati lasciati in balia del mercato. A parte che Portogallo Irlanda e Grecia sono già fuori mercato, ma nessuno si ricorda che la “disciplina del mercato” era stata invocata proprio in sede di costruzione dell’Euro perché le finanze pubbliche fossero costrette a venir gestite in modo responsabile? Nessuno ha l’onestà intellettuale di ammettere di aver appoggiato questa visione, e magari di averlo fatto solo perché sperava che il problema non si sarebbe mai posto.

Altri, come De Benedetti, scrivono che l’economia tedesca in effetti è stata capace di riformarsi da sé, ma ora con l’euro gode di tassi bassi e potenza commerciale, per questo deve (in sostanza) pagare i debiti degli altri (vero obiettivo della loro retorica della difesa della moneta unica). Ci si dimentica che la Germania ha assorbito da sola i problemi della riunificazione con il carrozzone dell’est e ha gestito delocalizzazione e ristrutturazione produttiva nell’est Europa con un euro che valeva circa il Marco e tassi che non si sono abbassati ma sono rimasti bassi, mentre altri paesi, Italia in primis, hanno visto cali mostruosi dei tassi proprio grazie all’euro – il famoso “dividendo dell’euro” che doveva venir sfruttato per lo meno per contenere il debito. Come si può giustificare che chi ha meglio operato (con i dovuti sacrifici, ché la riunificazione tedesca non è stata una passeggiata anche in termini occupazionali) ora debba a priori pagare per chi ha sperperato il patrimonio reputazionale concesso proprio dalla presenza tedesca nell’euro? De Benedetti in fondo non sarebbe certo disposto a pagarmi il mutuo perché io ogni mese mi spendo tutto in cene e concerti di Cherubini…

Ci si indegna (Tabellini ancora) che la Bundesbank acquisti Bund all’emissione e che la BCE non possa farlo… Mi scusino, ma il corrispettivo della Bundesbank è la Banca d’Italia e non certo la BCE: la confusione è rivelatrice della volontà di spendere soldi altrui – gli euro della comunitaria BCE – invece che i propri (il bilancio della Banca d’Italia, come di ogni Banca Centrale, è un vaso comunicante con il Tesoro dello Stato di appartenenza). Il divieto della BCE a fare certe manovre è legato sempre a quella “disciplina del mercato” di cui sopra, e serve per lasciar libera la BCE di perseguire la stabilità monetaria (obiettivo su cui ha fatto moltissime concessioni sull’altare della congiuntura economica, tanto che solo raramente ha mantenuto il suo target del 2% di volgarmente detta inflazione). Nel 1981 in Italia si è deciso di vietare alla Banca d’Italia di comprare “a fermo” il debito statale per eliminare le aspettative della continua monetizzazione dello stesso da cui discendeva la galoppante inflazione dei prezzi e tassi di interesse anche a due cifre; il deficit di credibilità degli obiettivi inflazionistici e del controllo delle finanze pubbliche ha reso necessaria questa mossa. Se i tedeschi possono permettersi di fare qualcosa (e in realtà la Bundesbank non acquista in proprio ma per conto dell’Agenzia del Debito, Finanzagentur, ente che opera come collocatore-ponte analogamente alle italiane banche specialist) che l’Italia si è preclusa da sola è semplicemente perché loro sono tedeschi, hanno già dimostrato che non avrebbero abusato di questo strumento (vedi i tassi bassi, il marco come riferimento monetario europeo, il livello del debito…), pertanto possono sfruttare un capitale reputazionale che l’Italia ha dovuto conquistarsi poco alla volta fino a dover confluire in una moneta unica europea per dire a tutti che “non aveva più sovranità quindi non poteva più fare gli errori del passato”. I tedeschi possono, una BCE tedesca per un diciassettesimo non può. Allo stesso modo si dovrebbe dire che allora tutti potrebbero andare sempre in deficit di partite correnti perché gli USA lo fanno da venti anni… ma che loro hanno il dollaro – la riserva valutaria mondiale – gli altri no.

E qui merita una parentesi tassonomica: il “prestatore di ultima istanza” tanto evocato da giornalisti ed economisti di grido non è colui che finanzia gli Stati quando nessun privato è più disposto, bensì colui che fornisce liquidità alle banche commerciali in caso di problemi sull’interbancario come pure di corsa agli sportelli, e questa funzione è propria di qualsiasi Banca Centrale, BCE inclusa. Il termine è usato oggi impropriamente, intendendo in realtà il “sottoscrittore di ultima istanza” o “l’acquirente di ultima istanza” di debito pubblico; pare solo una questione lessicale, ma in realtà ha effetti profondi perché tutti hanno sentito usare in precedenza l’espressione “prestatore di ultima istanza” e quindi l’opinione pubblica associa al termine qualcosa di familiare, naturale, scontato e necessario che adesso – si fa credere – la BCE si rifiuta di fare. Invece qui si parla di un nuovo “monetizzatore a oltranza” del debito pubblico, che sicuramente non farebbe tutta questa presa sull’opinione pubblica se chiamato con il suo nome proprio.

Si rasenta la follia totale quando si pensa che “il fallimento dell’asta [dei Bund del 23/11] potrebbe essere un evento non così negativo, se i Bund cominciassero ad essere percepiti un porto meno sicuro in cui mettere i soldi: liquidità per lo più distolta dai titoli degli altri Paesi dell’Unione” (Riolfi), come dire che se vacilla la reputazione tedesca allora la domanda tornerà dai titoli tedeschi a quelli italiani… Il pensiero che invece tutti prendano la strada per Berna, Oslo o Brasilia non sfiora nemmeno i fini commentatori finanziari…

L’idea che preservare la reputazione della Germania come ancora per tutta l’area euro (in termini per lo più politici, ché il problema monetario è un problema derivato e pure isolabile) pare sia solo della Merkel e di pochi altri, che infatti suggeriscono aiuti ai paesi in difficoltà solo dietro stretta sorveglianza e pena o il blocco degli aiuti o la perdita di sovranità fiscale; ora mi si dica se il “commissariamento” in questo caso può essere espressione dei Governi greco o italiano piuttosto che tedesco (Lerner, lunedì scorso all’Infedele, continuava a rivangare Weimar e vicende di guerra, mentre gli ospiti tedeschi ripetevano fino allo sconforto che si doveva parlare del debito di oggi alto per la stessa Germania – chi vuol intendere…)!

Gli Eurobond (o UnionBond, EuroUnionBond, Stability Bond…) sono un modo, giustificato scorrettamente come sopra, per sfruttare reputazione e denaro vero dei tedeschi a vantaggio di Governi guidati finora da persone i cui stessi elettori hanno trattato da idioti se non da criminali. Agli Eurobond si oppongono solo i tedeschi (forse anche i lussemburghesi, i finlandesi, gli olandesi e gli austriaci, ma nessuno ne parla) salvo l’applicazione di clausole di “commissariamento” che chiaramente non piacciono molto (altra dimostrazione che paesi come la Francia mirano al soldo facile, non all’equilibrio delle finanze pubbliche).

Va da sé che se la maggior parte della UE spinge verso questo attacco alla diligenza tedesca, il mercato non può ignorare tale pressione; il mercato deve necessariamente incorporare la probabilità di tale scenario tanto più quanto insistenti si fanno le voci a favore, quanto più i problemi finanziari si fanno vasti, e quanto meno i singoli Governi si dimostrano disposti a risolvere individualmente i problemi… Insomma l’inattività (incapacità o assenza di volontà di prendere decisioni) di fatto dei Governi rafforza di per sé lo scenario Eurobond: a scapito di qualsiasi discorso propagandistico, la rottura dell’Unione è uno scenario talmente problematico da essere il più improbabile e la sparizione dell’euro è una sciocchezza impraticabile, quindi si gioca un braccio di ferro tra debito socializzato e austerity individuale che aumenta l’incertezza sui Bund, cioè sul debito tedesco che sempre più probabilmente dovrà farsi carico dell’indisciplina celto-mediterranea.

Ma se piace tanto questo mettere in comune il debito, perché non si propongono i Medi-bond, un titolo di debito infra-comunitario per Italia Spagna Grecia Portogallo e Francia? Chissà perché la Francia si vuol privare di questo ruolo di salvifico leader…

Il risultato di tutto questo non è altro che indebolire il pilastro fiscale e produttivo dell’Europa, la Germania, e qualcuno pensa che questo sia nell’interesse dei più! E quando avremo mediterraneizzato la Germania cosa facciamo, un’unione monetaria con il Tibet per far dispetto ai cinesi?

Io vorrei un po’ di verità dai politici, dagli economisti, e dai giornalisti. Fermiamo questo ennesimo assalto al patrimonio economico/finanziario dell’Europa, ammettiamo che solo i tedeschi possono essere tedeschi, e mettiamoci in testa che noi altri dobbiamo imparare ad essere bravi.

27 Responses

  1. Claudio Di Croce

    Sono assolutamente d’accordo con la sua analisi ed è la testimonianza della incapacità di coloro che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità e hanno fatto debito mostruosi di riconoscere i loro errori e di stringere la cinghia per RIPAGARE i debiti fatti. Una annotazione :in pochissimi giorni la Germania ha sostituito SB nella quotidiana accusa di essere il rsponsabile dei mali italiani .Tra un pò riprenderanno vigore sulle TV i film e i reportage sulle azioni dei partigiani e sulle rappresaglie tedesche e i film contro il nazismo. Siamo il solito popolo di pagliacci.

  2. La Bundesbank *non* ha comprato nulla sul primario. Il Tesoro tedesco ha tenuto per sé (senza ottenere ovviamente liquidità) parte dei Bund che aveva creato, depositandoli presso la Bundesbank.

  3. Marco Tizzi

    Concordo con le premesse, ma sono in totale disaccordo su una cosa: il ruolo del cancelliere Merkel. Penso con tutta sincerità che si tratti del peggior politico tedesco a mia memoria (ho 36 anni) e le elezioni dei vari lander penso siano in accordo con questa mia lettura. Perché? Molto semplice: se la soluzione tedesca è un organismo fiscale sovranazionale che imponga, pena grossi calci, le politiche fiscalia i Paesi dell’eurozona, io personalmente sono d’accordissimo a patto che questo significhi rinuncia della sovranità fiscale di TUTTI i Paesi (Germania inclusa) e che questo organismo sia in qualche modo democraticamente eletto.
    Se la Germania avesse fatto questa proposta 2 anni fa, non saremmo in questa situazione, staremmo discutendo d’altro.
    Invece Frau “Nein” Merkel si è limitata a dire sempre e solo no, senza portare MAI una proposta che fosse una, forse convinta in qualche modo che tanto la Germania sarebbe stata sempre e comunque immune da qualsiasi crisi.
    Cosa che non è affatto vera per un semplice motivo: se gli organi di regolamento bancario internazionali obbligassero la banche tedesche a (s)valutare i propri asset a valori correnti, così come saranno costrette a fare le banche italiane con i bond italiani, queste sarebebro già kaputt, con conseguenze devastanti per la sana e rigogliosa economia reale teutonica.
    Attenti ad osannare, si rischia di annebbiare la vista.

  4. Marco, rispetto la tua idea ma sono in disaccordo totale. A parte che il problema in ogni democrazia non è mai il Premier ma il Parlamento che ci sta dietro (tolto il nano, le cose non cambiano certamente da un giorno all’altro, e il nano non vota le leggi, le vota il parlamento, che vota pure la sua permanenza… lo stesso in germania), e se la Germania avesse fatto la proposta che tu dici, adesso ci sarebbe una gara giornalistica e politica a chi dice più forte che i crucchi vogliono l’Anschluss di tutta Europa con la scusa del “governo democratico”. E’ una coglionata pensarlo, ma i luoghi comuni sono duri a morire. Che poi Merkel non sia il meglio può essere, ma non mi interessa.
    Personalmente aborro queste idee di ammucchiate c.d. democratiche in capo a tutta la UE, sa troppo di mettere in comune tutto di tutti, e questo sapore “socialista” veramente mi disturba personalmente e lo ritengo tecnicamente subottimale nella gestione delle risorse. In ogni caso, la mia visione personale (corroborata dai miei studi, che puoi non condividere) è che le autorità fiscali debbano farsi concorrenza tra loro per attirare cervelli e capitali evitando così un livellamento sulle peggiori pratiche di gestione della cosa pubblica (e tu condividerai che peggio dell’Italia sono pochi), per cui il governo centrale andrebbe limitato, lasciando emergere il modello nazionale migliore che – casomai – verrà adottato integralmente o rivisto negli altri paesi a giudizio delle singole autorità politiche. Non so se a la Merkel questo piace, però nei fatti mi sembrava che il suo disegno vi fosse coerente.

    Ultima cosa: non mi sono addentrato troppo nelle trovate dell’EBA, ma ritengo che quel che si applica alle banche italiane si applichi anche a francesi e tedeschi, per cui anche i Bund Schatz e Bobl saranno valutati al prezzo di mercato… il fatto è che essendo i tassi di interesse tedeschi bassi e rimasti abbastanza stabili (casomai in discesa) per diversi anni, il prezzo corrente dei Bund non può essere che circa il loro valore nominale (e di rimborso); nei casi in cui la cedola nominale è maggiore dei tassi correnti, il bund dovrebbe pure valere più del valore facciale! Insomma, almeno per ora i crucchi non dovrebbero comunque aver da temere da qualsiasi regola dell’EBA.

  5. @Claudio Di Croce
    considera quel che ho scritto riguardo l’Infedele; se lo hai visto, è stato pure ventilato che i tedeschi ora vogliano rifarsi del Trattato di Versailles (questo mentre il politico tedesco sottolineava che pure loro devono tagliare lo stato sociale), Siamo veramente ridicoli.
    Leggi anche “la tragedia dell’euro” di Bagus (consiglio interessato: ho partecipato alla traduzione e prefazione italiana); l’economista tedesco ricorda tutti i momenti dell’integrazione europea dove le scelte sono state “forzate” rivangato il (brutto) passato dittatoriale o espansionista tedesco.

  6. Marco Tizzi

    @Leonardo Baggiani
    Leonardo, senza offesa, ma mi sembra che tu ti stia contraddicendo: nell’articolo osanni il rigore teutonico, ma ti dimentichi che a livello europeo dalla Germania non è arrivata una proposta che fosse una, ma solo “no”.
    Adesso che finalmente hanno fatto una proposta la consideri subottimale.
    Quindi? Che si fa? Se non fosse chiaro, attualmente la risposta a tutti i problemi sembra essere un’austerity molto bizzarra, che preveda un bell’aumento delle imposte (per questo serviva un “governo tecnico”?!?!?) e di tagli sociali indiscirminati nei paesi che sono stati meno “bravi” da un punto di vista del bilancio pubblico, mentre non si tocca (sia mai!) la spesa pubblica e soprattutto il suo sperpero indiscriminato.

    Io in Germania ci ho vissuto e lavorato e ti assicuro che la vera forza tedesca sta nel senso dello stato del singolo cittadino, molto più che nell’attività politica dei suoi governanti. Soprattutto di questi governanti: hai ragionissima infatti nel dire che le ammucchiate fan solo danni, vedremo che così sarà anche qui.
    Ma sono sicuro che per i cittadini tedeschi trasformare il senso dello stato verso la germania in un senso dello stato verso l’Europa non sarebbe un grande problema, se avessero delle garanzie.
    Per noi, e qui concordo pienamente con te, è molto più difficile.
    Ma preferisco che mi impongano questo piuttosto che impormi provvedimenti di austerity raffazzonati e dalle conseguenze incerte (se non infauste).

    Soprattutto se pensiamo che il sistema finanziario, che tutti i governi del mondo avevano giurato e spergiurato avrebbero riformato nel 2008, resta lì sereno a fare quello che vuole.
    Ieri Vaciago nella trasmissione di Giannino su Radio24 ha detto una cosa molto interessante: i mercati o si ignorano o si combattono. Riflettiamoci bene, perché qui potrebbe stare tutta la questione.

    Riguardo alla decisione dell’EBA, la follia è che le banche siano costrette a svalutare i titoli di stato mentre possono serenamente tenersi a bilancio tutto il resto, incluso qualunque tipo di derivato, anche quelli che non possono, matematicamente, essere pagati e quindi hanno un valore reale pari allo zero assoluto (esempio: i cds).

    Solo che Merkel e Ackermann, almeno così si dice a Berlino, sono tanto tanto tanto amici…

  7. Pietro Monsurrò :La Bundesbank *non* ha comprato nulla sul primario. Il Tesoro tedesco ha tenuto per sé (senza ottenere ovviamente liquidità) parte dei Bund che aveva creato, depositandoli presso la Bundesbank.

    se l’è tenuti la Finanzagentur, ma credo che formalmente ci debba essere stato un “acquisto” (pure con partita di giro o che…) per i titoli erano comunque in asta e non sono stati ritirati; cmq fa parte di una prassi non certo degli ultimi mesi, quindi è tanta fuffa

  8. Mi scuso per la franchezza, ma l’articolo parte con premesse non buone: non è mai bene essere contenti perchè qualcosa va male (mi riferisco al debito francese).
    Inoltre il rischio aumenta anche per noi, ed in qualsiasi modello ciò viene considerato.

    Mai essere tifosi sui mercati. 🙂

  9. Non mi contraddico e ho premesso che non sono qui a difendere i tedeschi ma solo a criticare il modo in cui è trattata la questione del “rigore tedesco”.
    Non hanno fatto alcuna proposta di “gestione democratica”, e questo mi sta bene, perché il “tutti insieme a decidere su tutto” è subottimale secondo me; ora non hanno proposto niente di democratico in questo senso, nessuna gestione in comune, hanno solo proposto “in caso di difficoltà” quindi non in via permanente piani di intervento concertati e punizioni in forma di commissiariamento, ed è altra cosa che può andarmi bene, ma non è quello di cui parli tu (o così mi era parso).
    Gli stati sociali occidentali non sono sostenibili. Punto. Non sarò io a dire come vanno riorganizzati ma resta che non sono sostenibili, sia per la gestione pensionistica che per quella sanitaria che per il mix assistenziale di vario tipo. Sprechi, ci sono ovunque, questo non è in discussione. Adesso c’è un’urgenza fiscale, e non c’è Cristi, i soldi vanno trovati, e temo questo significhi cose che anche tu dici, in particolare alzare le imposte. Le famose 39 domande (le hai lette?) non riguardano solo tasse ma anche tanti tagli di spesa precisi e non indiscriminati oltre che aspetti qualitativi della gestione pubblica. Direi che nessuno è tanto fesso da vedere una soluzione nei “tagli lineari” ma l’inattività politica costringe, prima che la casa bruci, a ricorrere a quelli perchè le cose fatte bene hanno bisogno di tempo e la politica regolarmente lo spreca. Evitiamo al tendenza italiana (e lo dico da italiano, accidenti) di cercare sempre il nemico all’esterno: non sono i tedeschi a imporre tagli lineari e idioti, non lo fanno per sé e non ha senso imporne, è la politica italiana che per non scontentare nessuno si riduce all’ultimo momento in cui l’unica cosa che si può fare è qualche taglio a caso e alzare le tasse.
    Austerità non è (solo, ma nemmeno principalmente!) più tasse, ma meno spesa. Che poi i politici usino le parole come vogliono è un altro problema.

    Su Vaciago lasciamo stare. Ignorare i mercati è impossibile perché poi bussano alla porta (nemmeno Trozky li voleva ignorare); combatterli è una idiozia perché significa nascondere i problemi sotto la polvere, e quando escono fuori si sono moltiplicati. Se poi si vuol far retorica e non economia, basta dirlo.

    Infine: io mi esprimo solo sul caso dei titoli di Stato – di questo parlavamo – e non mi frega minimamente di difendere tutto l’operato dell’EBA. Se lavora come il comitato su Basilea3 dobbiamo sperare di emigrare su Marte! Cmq i derivati non sono solo i CdS, e la maggior parte non sono concentrati su cinque emittenti come i CdS; anche io ho dubbi su come possano essere onorati i CdS se si verificasse l’ennesimo cigno nero di fallimenti a catena o su enti troppo grandi, ma prima di tutto non metto limiti alla previdenza (cioè alle tasche di SanBernanke o del MoroDiWashington, che possono sempre nazionalizzare gli istituti e risolvere – a danno dei contribuenti – qualsiasi problema di debito bancario), e poi – e te ne sarai accorto – chi ha detto che si arriverà mai a fallimenti qualificabili come tali secondo i criteri ISDA? Grecia Irlanda e Portogallo sono già fuori dal mercato, quindi già falliti, ma si sono studiate forme di aiuto che per magia non hanno fatto qualificare le situazioni come fallimenti (forse perché ancora restano ridicole aste su titoli a pochi mesi), quindi le famose cinque banche non verranno mai, nei fatti, chiamate a pagare alcunché. Triste ma vero. Questo non toglie – e di questo stavamo parlando – che il corso dei titoli tedeschi non crea un problema alle banche tedesche.

  10. Concise Finance :Mi scuso per la franchezza, ma l’articolo parte con premesse non buone: non è mai bene essere contenti perchè qualcosa va male (mi riferisco al debito francese).Inoltre il rischio aumenta anche per noi, ed in qualsiasi modello ciò viene considerato.
    Mai essere tifosi sui mercati.

    ah ah ah
    non è che sono contento, è che da molto li aspettavo al varco eh eh

  11. Roberto

    Che dire.. un articolo molto interessante e ben articolato! per quanto mi riguarda, e come dice lei, “non sono perfetti, però al momento sono semplicemente l’esempio migliore, e dovremmo averne cura.” L’Italia è da quarant’anni che tra alti e bassi, è in crisi! io la chiamo crisi culturale, che comprende anche quella economica; I tedeschi, nonostante tutto, – il Novecento è stato un secolo alquanto travagliato per noi come per loro – sono sempre lì, sono sempre il motore europeo! noi che abbiamo conosciuto un periodo simile al loro, siamo sul punto di fondere quello che forse era il secondo motore europeo!

  12. Marco

    Concordo pienamente con il contenuto di questo articolo. Finalmente una voce fuori dal coro.
    Cordiali saluti.

  13. Marco Tizzi

    Leonardo Baggiani :
    @Marco Tizzi
    scusa la lunghezza, ma tu articoli bene, e le risposte si dettagliano…

    Ci mancherebbe, seguo questo blog proprio per confrontarmi con persone intelligenti e preparate che la pensano diversamente da me.

    Secondo me lo stato sociale è più che sostenibile, nella sostanza, ma non lo è nei costi. Anzi, andrebbe aumentato e si riuscirebbe comunque a farlo a costi inferiori.
    Ma qui usciamo davvero dal seminato, se hai voglia continuiamo in privato.

    Per quanto riguarda i cds, solo un punto di attenzione: il trucchetto del default volontariamente accettato non so se possa reggere di fronte ad un giudice, quindi non prendiamolo come dato di fatto.
    E comunque era solo un piccolo esempio di derivato a valore teorico nullo. Il concetto di fondo è che “a valore” potrebbe essere che il buco del sistema bancario tedesco sia assolutamente paragonabile al debito pubblico italiano.
    E se così fosse…. povera Frau Merkel!

    Saluti e grazie mille.

  14. @Marco Tizzi
    il problema del default è “risolto” in quanto è l’organismo ISDA che definisce lo scattare o meno del credit event che innesca il default sul derivato (insomma, se la suonano e se la cantano).

    potremo continuare anche in privato la discussione fuori topic

    a presto

  15. Victor

    Mi dispiace ma non sono d’accordo con nessuno di tutti voi. E’ vero che i tedeschi hanno fatto i virtuosi…i lavoratori seri…..i precisi…..e chi più nè ha nè dica….ma se l’Europa e l’Euro si trovano in questa situazione non è solo dovuto allo stile di vita e/o di comportamento delle singole Nazioni…..il tumore attuale (effetto) è partito da lontano (causa) che nessuno ha voluto mai affrontare…… SPECIALMENTE i Tedeschi, egoisticamente possessori del 35% della ricchezza Europea. La causa dei guai attuali è partita con l’unione monetaria ed era già scritto nel pensiero dei “MACCHINISTI” i quali dovevano rapinare la finanza mondiale ed ingrassare il complesso bancario ai danni di quel famoso 99% che stenta ad arrivare a fine mese. Non si fa un’unione economica se non esiste un’unione politica. L’Europa avrebbe dovuto portare avanti, insieme alla moneta, scelte economiche di tale importanza strategica che non potevano e non dovevano essere lasciate al libero mercato. Ma questo i Tedeschi non lo hanno mai voluto perchè avrebbero dovuto rinunciare a quel pizzico di sovranità necessaria per far quadrare i tasselli. Ora …..forse è troppo tardi. Da noi c’è un proverbio che dice” CHI FA LA PIPI’ CONTRO VENTO NON SI ASPETTI DI NON BAGNARSI”

  16. Marco Tizzi

    Leonardo Baggiani :
    @Marco Tizzi
    il problema del default è “risolto” in quanto è l’organismo ISDA che definisce lo scattare o meno del credit event che innesca il default sul derivato (insomma, se la suonano e se la cantano).
    potremo continuare anche in privato la discussione fuori topic
    a presto

    Se mi scrivi una mail o mi lasci il tuo indirizzo più che volentieri!

  17. Claudio Di Croce

    Tutti dovremmo sapere che l’euro è stato il prezzo che la Francia e altri paesi che avevano ed hanno paura della potenza tedesca -ricordiamo che Andreotti diceva che lui amava così tanto la Germania che ne preferiva due – hanno fatto pagare alla Germania per accettare la riunificazione .Il buon Prodi – preso dalla smania di passare alla storia come quello che aveva fatto entrare l’Italia in Europa , quasi che noi fino ad allora fossimo in Asia o in Africa – ha truccato un pò i conti e ha fatto accettare l’Italia nell’euro. Fino a pochissimo tempo fa l’euro veniva esaltato dal 99% dei commentatori e dal 99,99& degli economisti – Monti compreso – e chi diceva che l’euro aveva portato anche problemi – tra cui l’aumento dei prezzi e un cambio sbagliato – veniva tacciato come disfattista . Ci avevano anche detto che sì, forse sui prezzi qualche problema c’era stato ma in compenso come Paese avremmo avuto la sicurezza finanziaria e il buon Prodi lo ripeteva tutti i momenti. Abbiamo visto come è andata per Grecia, Irlanda, Portogallo , Spagna e adesso anche noi. Il 99% degli economisti si era adeguato al coro e adesso non hanno mai riconosciuto di avere sbagliato e inondano le trasmissioni di spiegazioni sul perchè l’Euro non funziona . Non so se gli economisti sono meglio o peggio dei politici . Sentire quel presuntuoso , saccente , sprezzante Vaciago parlare mi fa venire quasi quasi la nostalgia di Mastella il che è tutto dire .

  18. LucaS

    X Leonardo Baggiani

    1- Condivido in toto il suo articolo e vado persino oltre: cosa ci sta a fare la Germania nell’euro? Per come la vedo io i piigs più la Francia non ristruttureranno mai davvero profondamente il loro sistema economico! quindi tra qualche anno ci saranno ancora ulteriori buchi finanziari da coprire… e faranno la fine della Grecia. Se la Germania non esce subito o a breve dall’euro si accolla rischi finanziari enormi! Chi dice che uscendo dall’euro esporterebbe molto meno forse ha ragione ma si dimentica di una cosa molto importante: per la Germania non è molto conveniente esportare molto facendo credito ai compratori stranieri e poi non riuscire a recupare i suoi crediti… in pratica è come se stesse lavorando gratis per i piigs… mentre questi sostengono che per la Germania si è trattato di un grande vantaggio… non ho parole!
    2- Secondo Lei c’è qualche probabilità che i paesi in difficoltà intraprendano una seria ristrutturazione del loro sistema economico in senso liberale? A me sembra impossibile! Persino Monti sta negoziando ogni provvedimento coi sindacati e non tocca nemmeno marginalmente i dipendenti pubblici ovvero quelli che finora non hanno mai pagato ma che anzi hanno incassato…
    3- Io sono convinto che i paesi eurodeboli siano comunque insolventi a prescindere! anche se mettessero in campo tutte le manovre che la BCE o l’FMI propongono e proporranno… non solo sui loro debiti finanziari ma soprattutto sulle prestazioni promesse ai loro cittadini… Insomma siamo in una situazione di default OGGETTIVO! Non resta che ristrutturare il passivo con forti haircut e soprattutto ristrutturare pesantemente l’attivo! a cominciare dalla macchina pubblica… una sorta di Chapter 11 per gli stati. Ma chi lo fa tutto questo? La monetizzazione del debito è senza dubbio la soluzione meno dolorosa per bruciare il valore reale del debito dei paesi eurodeboli ma arrivati a questo punto non sarebbe anche la soluzione (ingiusta tutta la vita) più conveniente anche per la Germania? Grazie in anticipo per la sua risposta.

  19. Francesco P

    I tedeschi hanno delle ragioni perché se tutti i Paesi europei avessero adotto politiche più sobrie di spesa pubblica la crisi avrebbe dimensioni ben diverse.

    Come è giusto invocare una correttezza da parte degli altri 16 membri dell’euro zona, non dobbiamo neppure dimenticarci che l’euro è una vera e propria moneta Frankenstein, espressione di 17 differenti Tesori, economie e sistemi sociali. La Germania, il cui commercio estero è fortemente sbilanciato verso gli altri membri della UE ed in particolare verso l’euro area si è avvantaggiata dal rapporto di cambio fisso imposto mediante un euro fatto ad immagine e somiglianza del marco.

    Ora è tempo di riequilibrare il sistema prima che il fuoco raggiunga le polveri, ovvero che la crisi di liquidità s’avviti in una serie di default a catena.

    Vi sono due ragioni entrambe forti. La Germania deve aprirsi ad una diversa visione della moneta unica e del ruolo della BCE, mentre le altre nazioni (comprese Francia e Austria) devono seriamente e rapidamente copiare gli aspetti virtuosi della politica, dell’industria e della popolazione tedesca.

    E’ uno sforzo che deve essere compiuto rapidamente su entrambi i fronti. Non possono arrivare tutte le settimane maxi iniezioni di liquidità dalle banche centrali di tutto il mondo come è avvenuto oggi.

  20. MarcodaOsimo

    La cosa più grave nella caccia al colpevole teutonico, è che si distoglie l’opinione pubblica dai problemi:

    1) La politica inefficente
    2)Il debito pubblico (che è stato originato dalla politica)
    3) La tassazione delle attività produttive.

    Speriamo che li governo Monti tagli la spesa pubblica…..

  21. Claudio Di Croce

    @MarcodaOsimo
    Il fatto che quasi tutti i componenti del governo Monti siano dipendenti pubblici e cioè persone che sono stati sempre mantenuti molto bene dai contribuenti non fa sperare molto nella direzione che Lei ed io auspichiamo.

  22. LucaS :X Leonardo Baggiani
    1- cosa ci sta a fare la Germania nell’euro?
    2- Secondo Lei c’è qualche probabilità che i paesi in difficoltà intraprendano una seria ristrutturazione del loro sistema economico in senso liberale?
    3- Io sono convinto che i paesi eurodeboli siano comunque insolventi a prescindere! anche se mettessero in campo tutte le manovre che la BCE o l’FMI propongono e proporranno… non solo sui loro debiti finanziari ma soprattutto sulle prestazioni promesse ai loro cittadini…
    La monetizzazione del debito è senza dubbio la soluzione meno dolorosa per bruciare il valore reale del debito dei paesi eurodeboli ma arrivati a questo punto non sarebbe anche la soluzione (ingiusta tutta la vita) più conveniente anche per la Germania?

    Ok ma non sono l’oracolo di Matrix 😀 troppa fiducia!

    1 – finché la Germania non è chiamata a pagare per gli altri, la convenienza di stare in un’area di relativamente libero scambio e senza rischio di cambio è assoluta. L’indisciplina fiscale di alcuni paesi non annienta l’euro come moneta, ma certamente ne fa scendere il valore rispetto alle altre monete… e la Germania è un grande esportatore con la Cina (anche se la natura, cinese e tedesca, di industrie di trasformazione rende il fattore “cambio” meno rilevante di quanto si pensi anche e soprattutto per la gestione della cosiddetta “inflazione importata”). Nessun paese può pensare seriamente di isolarsi, tantomeno la Germania, quindi (credo pensino i tedeschi) vale la pena lottare nella UE per improrre nazionali autonomie fiscali senza compromettere l’area commerciale (che va a vantaggio di tutti!).
    2 – la possibiltà c’è, ma forse è poco probabile: lo stato di urgenza forza a cercare “soldi subito” mentre una riforma liberale ha rilevanzaa nel tempo soprattutto sul lato della crescita; temo che trovati i soldi subito il resto verrà altamente svilito rispetto alle intenzioni perché cinicamente meno urgente per i politici (e nessuno farebbe una riforma drammatica dai frutti attesi dopo la scadenza del mandato). Uno stato veramente liberale verrà adottato quando QUALSIASI alternativa avrà fallito se e solo se la gente si ricorderà del passato. Per ora speriamo di fare solo un passo in avanti.
    3 – L’insolvenza è un rapporto tra entrate e uscite, crediti e debiti… se si taglia la spesa l’insolvenza può essere risolta (anche se si alzano le tasse, ma superato il 50% – ben sperequato – di tassazione, cosa diavolo si pretende, che si vendano i reni?)… quindi è il monte prestazioni che deve essere rivisto.
    Sulla monetizzazione, non conviene alla Germania: monetizzare metà del debito pubblico europeo, con Stati che palesemente importano dalla Germania più di quel che esportano, diventa inevitabilmente un assalto ai prodotti tedeschi… date le dimensioni non mi stupirei di un raddoppio dei prezzi tedeschi… anche il più avido degli esportatori tedeschi non gradirebbe raddoppiare il fatturato e contemporaneamente non riuscire più a pranzare se non spendendo minimo 50 euro a pasto… tanto per fare un esempio. Si aggiunga poi il problema classico dell’azzardo morale: se si è monetizzato una volta, si monetizzerà in futuro, e questa consapevolezza impedisce che la politica cominci a gestire le finanze in modo responsabile.

  23. Urbinati

    E’ un piacere poter constatare che esistono ancora osservatori onesti.

    Vorrei aggiungere – in riferimento all’imbarazzante “performance” pseudo-storica del dottor Lerner – che le recriminazioni (antiche quanto attuali) su presunte responsabilità tedesche nella genesi delle due guerre (cui potrebbe oggi aggiungersi, secondo Lerner, quella dello scoppio della “Terza”) dovrebbero essere esaminate in un’ottica storica un tantino meno banale e preconfezionata (oltre che falsa e faziosa). In particolare, per quanto riguarda la I Guerra Mondiale, la vera “colpa” tedesca è stata quella di avere sviluppato una forza economico-industriale assai sgradita ai cugini inglesi: non basta, tuttavia, conquistare crescenti quote di mercato per diventare responsabile di una guerra. Come è noto, la responsabilità, anzi la “colpa esclusiva”, è stata assegnata alla Germania, ex post, con quel modello di “pace dei vincitori” che si è chiamato trattato di Versailles, da cui è poi scaturita – almeno in buona misura – la II Guerra Mondiale. (A chi avesse qualche dubbio andrebbe vivamente consigliata la lettura delle “Conseguenze economiche della pace” di John Maynard Keynes).

    Avendovi lungamente vissuto, ad Amburgo, vorrei aggiungere che nella sua versione “post-45” la Germania è – a mio avviso – lo Stato meno nazionalista dell’intera area europea. Dopo il ’45 (a differenza di quanto avvenuto dopo il 1919) i tedeschi sono stati sottoposti ad un massiccio programma di “rieducation”, che li ha indotti a vedere nella loro storia – di cui erano stati forse anche troppo orgogliosi – una sorta di “madre di tutti i mali”. I tedeschi hanno quindi imparato (o dovuto imparare) a rinunciare alla propria identità nazionale, criminalizzando di fatto una gran parte del loro passato.

    E’ questa la chiave di lettura della politica dei vari Adenauer (cui il capo dell’opposizione socialdemocratica, Schumacher, rimproverò – per altro a ragione – di “non essere il cancelliere dei tedeschi ma quello degli alleati”), Brandt, Schmidt, Kohl – e Merkel compresa. Dopo il 1945 i tedeschi hanno costantemente cercato di “adeguarsi” all’Europa: riducendo drasticamente quel formidabile impegno nazionale che li aveva portati a rivendicare, dopo il 1933, quel ruolo guida continentale che avevano perso nel 1919.

    Dopo il 1945 i tedeschi hanno preso atto della nuova realtà, della nuova ripartizione di pesi e di ruoli in Europa e nel mondo – e si sono concentrati su una cosa che sapevano fare bene e che ritenevano potesse finalmente andare bene anche al resto d’Europa: lavorare. E da lí è nata quella Germania che Franz Josef Strauß definí “un gigante economico ma un nano politico”.

    Evidentemente la Germania si è sbagliata ancora una volta: non le è bastato ridursi a “nano politico”. Non le è bastato accettare un’onerosa integrazione politico-economico-militare, legata ad un rapporto di subordinazione per certi versi indecoroso (soprattutto in ambito NATO, ma non solo). Non le è bastato neanche rinunciare alla propria moneta per sedare le ansie di una Francia sempre piú ossessionata da complessi di grandeur ormai paleolitici, se non patologici. Per “piacere” agli “amici europei” la Germania non deve essere neppure un gigante economico – o, nel caso, solo nel ben circoscritto ruolo di ufficiale pagatore. Cosa fare, dunque? Espatriare in massa verso l’Australia? Sciogliersi in tre o quattro Stati separati – non so: “Rheinbund”, Baviera e Sassonia – in modo da non preoccupare piú nessuno?

    Non sarebbe invece piú semplice, in alternativa, suggerire ai tanti Lerner di andare in Germania a studiare in loco “l’orrendo mostro tedesco” – per cercare di imparare a conoscerlo per quello che veramente è, e magari a rilevare un po’ della sua “odiosa” teutonica serietà? Ammesso, ovviamente, di avere la necessaria onestà intellettuale…

  24. Gianluca

    Gran bel pezzo. Una settimana fa pensavo di essere un marziano, capivo che era una cazzata prendersela con la Merkel e non comprendere che l’Europa è andata in crisi sopratutto per l’Italia e quello che muove, e che la prima cosa da fare erano fatti concreti, per recuperare la credibilità. L’Italia dopo la crisi dei PIGS era il paese che poteva far saltare tutto, il vero detonatore, per dimensioni dell’economia, per dimensioni del debito, per credibilità pari allo zero.

    Purtroppo la propaganda ed il voler difendere il ns paese ad ogni costo, paese indifendibile, ha creato questa opinione comune.

    Le logiche in questi ragionamenti vengono messe sotto terra.
    L’Europa è nata male e lo sappiamo tutti, proprio perchè è nata male visto che si riteneva impossibile trovare delle sintesi condivisibili dai cittadini Europei 20 anni fa, si sono scritti trattati che non lasciavano adito a dubbi, bisogna soddisfare determinati parametri. Si prendeva tempo per un Europa vera, con una sola fiscalità con un solo esercito, ecc. ecc. e si iniziava con quella monetaria.

    In questi 10 anni c’è chi le regole le ha quasi sempre rispettate (hanno purtroppo sforato tutti quando per contenere la crisi si sono allargate le maglie), e chi le regole le ha calpestate, vedi Grecia o Italia con i primi che hanno addirittura falsificato i bilanci.

    L’Italia in 10 anni non ha minimamente adempiuto a quanto doveva, (avvicinarsi al 60% di rapporto debito/pil), trovando ogni volta qualche giustificazione chiedendo di rivedere alcuni parametri, situazione che a volte ha fatto comodo a tutti.

    Quindi tutta l’Europa (non solo la Germania) ha sbagliato a non fare rispettare in maniera ferrea i parametri e siamo arrivati ai giorni nostri.

    E’ naturale che un Paese che rappresenta la terza forza economica europea che non cresce e che non si sa come possa rientrare in quel 60%, possa mettere a soqquadro tutto. Più l’Europa dimostrava di non avere le idee chiare per risolvere il problema Greco, più i mercati giustamente cominciarono a diffidare dell’Europa, pensando a cosa poteva succedere se l’Italia continuava a non prendere provvedimenti seri per crescita e rientro nei parametri.

    Se i bruscolini Greci mettevano così paura a Francia e Germania, cosa sarebbe successo se l’Italia non era in grado di cambiare passo? E’ chiaro che il problema sono i PIIGS ed invece tutti contro la Germania brutta e cattiva, fortunatamente oggi in Italia ci siamo dati una svegliata, si farà in 60 giorni quanto non fatto in 30 anni, e come sostenevo in questo post il 23 novembre:

    http://www.chicago-blog.it/2011/11/22/eurobang-ragioni-tedesche-e-letture-austriache/comment-page-1/#comment-24637

    tutto tornerà a placarsi, è nata come crisi di credibilità e molto si sistemerà ritornando la stessa, poi naturalmente resteranno le sofferenze bancarie ma lentamente penso grazie alla fiducia dei mercati, miglioreranno anche queste.

    Sono fiducioso. Una volta calmate le acque sono certo l’Europa farà il passo decisivo per diventare una vera Europa e studiare tutti i mezzi per trasformarci negli stati uniti d’Europa.

    Momenti di buio della portata di quelli odierni, mai in futuro arriveranno, se tutti i parametri saranno rispettati e con unità fiscale, e riforme dei trattati difficilmente si potrà rivivere un momento del genere.

    Il bello è che quando si decise di entrare in Europa, quasi tutti gli Italiani, me compreso, eravamo felici e ritenevamo che finalmente obbligati dall’Europa ci saremmo messi in riga. Purtroppo, trattati con maglie di controllo troppo larghe, e punizioni ridicole, hanno disattese le ns speranze.

    L’Italia ha continuato ad essere ridicola, a livello di giustizia nulla è cambiato e siamo i più condannati per le ns inefficienze, molte regole Europee vengono clamorosamente disattese, ne dico solo una gravissima, i giorni massimi stabiliti per il pagamento dello stato ai suoi fornitori.

    Il bello che abbiamo Italianizzato l’intera Europa che rivedendo punizioni e regole hanno fatto si che il rigore finanziario si è andato lentamente a farsi benedire.Abbiamo fatto diventare l’Europa meno credibile, e poi ci arrabbiamo con i paesi virtuosi, fantastico!!

    Gianluca

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