30
Giu
2009
Socialism in everything: mobile phone charger edition
Tra i cavalli di battaglia di Marginal Revolution, meritatamente il numero uno al mondo tra i blog economici, c’è la serie Markets in everything, che identifica il funzionamento dei meccanismi di mercato e degli incentivi economici negli ambiti più sorprendenti – dai cimeli dei Khmer rossi alla repressione della prosituzione.
Non risulta però indagata con assiduità la categoria uguale e contraria Socialism in everything, in cui rientrano le numerose incursioni dei pubblici poteri negli anfratti più reconditi della vita sociale. Le istituzioni europee hanno una ricca tradizione nella specialità. Ecco, mi pare che la novella messa a punto del caricabatterie di stato non si discosti poi molto dalla misurazione della curvatura delle banane.
Beh, a rigor di logica però non è stata una imposizione. L’atto è stato sottoscritto da alcune e solo alcune case produttrici. L’Europa questa volta forse ha solo proposto.
D’altra parte, la creazione degli standard è qualcosa che il mercato fa da solo. Credo che ci siano grossi vantaggi economici ad avere un caricabatterie universale.
Non riesco a inquadrare la vicenda dei caricabatterie come un caso di “Socialism in everithing”. I produttori e gli operatori sono riusciti a mettersi d’accordo sull’adozione dello standard GSM per competere sui servizi, sui prodotti e sulle tariffe da offrire ai clienti meglio di quanto sia stato fatto negli USA (e generando proprio qua in Europa un mercato di fatto più dinamico, interconnesso e competitivo di quello oltre oceano).
Quella del caricabatterie unico è una buona cosa che il mercato libero da solo non era riuscito a fare e che è la naturale evoluzione in bassa tensione del motivo per cui le prese Vimar e Gewiss sono compatibili, e un asciugacapelli di qualsiasi marca funziona con le une e le altre indifferentemente.
Se vogliamo mettere il dito sul “Socialism in everything” quello della tariffa degli sms imposta per legge sarebbe un esempio più calzante.
Rispondo ad entrambi. La standardizzazione ha vantaggi e svantaggi. Per fare un esempio estremo, ben pochi troverebbero desiderabile la standardizzazione dell’abbigliamento. Il funzionamento del mercato si può interpretare anche come un’oscillazione perpetua tra standardizzazione e differenziazione. Questo non ha impedito agli attori privati di trovare degli standard: la tastiera QWERTY, il VHS, l’MP3, il Blue-Ray, quel che volete. In altri casi i costi della standardizzazione sono risultati troppo alti, o i vantaggi troppo esigui. Ora, che la Commissione Europea si preoccupi di uniformare i caricabatteria dei telefonini mi pare un’ingerenza indebita e, soprattutto, un po’ ridicola.
Si, in linea di principio son molto d’accordo con tale modo di pensare.
Il caso specifico è però così al limite, che, quantomeno, non “consiglierei” di usare proprio quello per convincere soggetti meno “liberisti” della bontà di certe idee.
Anche perchè allo stato pratico delle cose, la situazione contingente anche in tale ambito non credo sia ideale, mentre a leggere il post uno ha quasi il dubbio che si dia per scontato che tutti gli altri elementi lo siano. Non vorrei fossero tali elementi ad aver impedito al mercato di giungere già alle medesime conclusioni autonomamente.
Ad es. i costi di smaltimento di ogni singolo caricabatteria, su chi gravano attualmente?
Personalmente credo al mercato, però, quando sia falsato/pastrocchiato abbondantemente a priori dalo stato, che riesca a dare celermente le sue risposte ottimali è un po’ ottimistico.
Poi, per carità, io non avrei imposto niente manco in questo caso (che, tra l’altro, all’avere usb come sorta di standard ufficiale credo verosimilmente ci si sarebbe arrivati comunque, magari 1-2 anni dopo) però rispetto a tutti gli altri pastrocchi credo sia “il meno”. Anche nel caso dei cellulari (e caricabatteria), andrei casomai a guardare i casini che “lo stato” impone più vicino “alla sorgente”.
Credo che uno standard per il caricabatteria sia una buona cosa. Il mercato ha avuto 20 anni per farlo. Apple è un caso a parte, preferisce farli gli standard che adeguarsi. L’esempio dell’abbigliamento non è calzante. Proprio un standard per le taglie dei vestiti sarebbe auspicabile a livello europeo così come quello delle prese elettriche. I produttori di elettrodomestici si sono già organizzati e per risparmiare montano la schuko (CEE 7/4) mentre i produttori di prese in Italia continuano a vendere le prese vecchio tipo che, inoltre, sono più pericolose.
@ Kluz: certamente, ci sono interventi più dannosi di questo. Ma il punto di vista potrebbe essere capovolto: persino in quest’ambito devono intervenire? Inoltre, mi pare che il mercato dei produttori di telefonini sia un mercato concorrenziale. Naturalmente, sono aperto ad ogni evenienza contraria.
@ Stefano: ribadisco quanto detto: gli standard hanno costi e benefici. Nel caso in esame, tra i costi vanno annoverati le spese per adeguare la produzione ai nuovi standard, ma soprattutto l’effetto implicito di freno all’innovazione: cosa accadrebbe se un produttore individuasse un formato di caricabatteria più efficiente o più confortevole, ma non rispettoso dello standard? (Senza contare che già c’è chi contesta la scelta della MicroUSB a discapito della MiniUSB.) Su chi graveranno questi costi?
@ Massimiliano: in questo caso i costi di adeguamento sono molto bassi trattandosi di saldare una presa o una spina diversa. Avrà più problemi Nokia che Apple. Si ridurranno i margini sulla vendita dei caricabatterie e ci saranno delle complicazioni per la sostituzione in garanzia se non si sarrà usato un caricabatteria omologato. Potrebbe essere un casino. L’USB Implementers Forum riuscì perchè erano tutti Americani o perchè era un forum tra privati?! Anche secondo me il Mini USB era meglio. Forse questo standard arriva tardi e magari Apple pensa già a un caricatore wireless!
1) Notizia positiva: da oggi decadono le regole sugli standard degli ortaggi nella EU.
2) Riguardo le prese elettriche per la casa e l’ufficio consiglio le prese UNEL!!