22
Set
2009
Sms. Stupide Manie Sovietiche
Un fantasma si aggira per Via Veneto: è l’ombra delle velleità di controllo dei prezzi. Ultima vittima, in ordine di tempo, sono gli sms: a inizio settembre, Mister Prezzi ha convocato gli operatori telefonici per discutere dei prezzi dei messaggini, secondo lui troppo alti. Nel commentare la notizia, molti organi di stampa hanno accreditato l’idea che fosse nell’aria un provvedimento volto a mettere un tetto di 11 centesimi. In questo Focus per l’Istituto Bruno Leoni, Luca Mazzone spiega perché il controllo dei prezzi, che è un’idea sbagliata in generale, non sorprendentemente è un’idea sbagliata anche se applicata agli sms.
Sono perplesso, è un bel lavoro ma sembra vasellina accademica per giustificare un poco libertario sfruttamento dei consumatori… è vero, io mi baso su due pregiudizi: che gli operatori non siano ‘credibili’ e che gli sms siano erogati a costo praticamente nullo e quindi qualsiasi prezzo diverso da zero (estremizzo) è ingiustificato in un mercato libero trattandosi di una commodity. Nonostante questa impressione di bruciore intellettivo però sono d’accordo sulle vostre posizioni, i prezzi non vanno controllati ma, scusate l’ot, qualcosa occorrerebbe da fare: telecom ‘spreca’ utili avendo smesso di investire e di essere un volano per il sistema paese, gli altri se fanno utili portano soldi all’estero e in alcuni casi senza nemmeno pagare le tasse che potrebbero costituire un ritorno indiretto del premio che il cartello degli operatori si permette, connivente il legislatore e l’antitrust (che risibilmente commina multe paragonabili a un divieto di sosta…). Insomma, cosa è meglio mettere la testa sotto la sabbia dei modelli econometrici o rispondere a una stortura con una stortura? Mi sembrano brutte entrambe le alternative…
D’accordo con Alessio.
In più ho il vago sospetto che risparmieremmo una montagna di soldi (provenienti dalle tasse), se non ci fossero questi baracconi tipo Mr prezzi o Antitrust vari, che costano e sono inutili.
Per abbassare il costo degli sms il modo c’è: non usarli.
La sensazione che per gli SMS si tratti di un “cartello di fatto” per me rimane forte… Per quanto mi risulta, un SMS costa “tanto meno di un centesimo da non essere quantificabile”. Hanno un bel dire i carrier che “in media la clientela li paga 2 o 3 centesimi”: una parte “sfigata” della clientela continua a pagarli 15…
E’ anche ovvio che se io prendo 1 euro di multa ogni volta che ne guadagno 1000 violando le regole, beh…
La mia impressione è che, semplicemente, il mercato non tenda al “prezzo più equo” tra domanda e offerta, perché tutti i “concorrenti” tendono a massimizzare il guadagno, senza “concorrere” tra loro, ma senza necessariamente essersi messi d’accordo “esplicitamente”. E trattandosi comunque di un oligopolio, questo è a maggior ragione possibile.
La domanda che mi pongo è: nella civiltà del marketing, della “creazione di nuovi bisogni”, valgono ancora le normali considerazioni sul “libero mercato”, o forse vanno almeno in parte riconsiderate? Fatte le debite proporzioni, non sembra di avere non più il rapporto “cliente – fornitore”, ma bensì “spacciatore – [bene/servizio]dipendente”?
In ogni caso, credo non sarebbe folle ipotizzare un limite al massimo sconto praticabile, che oggi nel caso degli SMS può tranquillamente arrivare oltre il 90%, e nel caso della connettività Internet via cellulare anche oltre il 99%. Ha senso?
Saluti,
GT
Occorre semplicemente aprire il mercato ad altri operatori. In Germania si tratta di uno dei mercati più liberalizzati; le offerte sono variegatissime e i prezzi talora irrisori.
Probabilmente non è affatto un pregiudizio l’affermazione di Alessio in cui sostiene che gli sms abbiano un “costo praticamente nullo”. Ma il punto è: quale correlazione c’è tra costo di “produzione” e prezzo applicato?! Le tariffe non sono -e non devono- essere fatte moltiplicando il costo vivo per un tot.; le tariffe devono essere semplicemente quelle che massimizzano gli utili.
ATTENZIONE: quando vogliono obbligare le compagnie a ridurre il prezzo degli sms dicendo che non è giusto che ci facciamo pagare “molto” qualcosa che a loro costa “poco più di zero”, si dimenticano che le stesse compagnie non ci fanno pagare “NULLA” qualcosa che a loro effettivamente costa (e probabilmente + degli sms): lo squillo.
VOGLIAMO GLI SQUILLI A PAGAMENTO???!
Il problema, cari amici, è che il prezzo non deve per forza rispecchiare i costi di produzione. Questa è una fanfaluca marxista. Il prezzo rispecchia le preferenze soggettive di imprese e consumatori e si va modellando sullo schema domanda/offerta. Sul tema della telefonia mobile mi pare che l’IBL abbia appena pubblicato un reportage.
http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?ID=7981&level1=2166&codice=2230
Una fanfaluca Marxista ?
Ma stiamo scherzando ? E’ uno dei cardini dell’analisi economica neoclassica.