Sì, fermiamo la speculazione. E sospendiamo pure la legge di gravità
Non è solo il dibattito pubblico sul dissesto degli “anelli più deboli” dell’euro a lasciare sorpresi: sono anche e soprattutto le interpretazioni che i governi e le istituzioni comunitarie ne danno che lasciano davvero basiti.
Oggi il Corriere della sera apre con un articolo di Federico Fubini intitolato “Il piano della Banca centrale per fermare la speculazione”. Nel pezzo viene spiegato che la Bce intende agire, d’ora in poi, come una sorta di settimo cavalleggeri finanziario, “disposto a comprare sui mercati i titoli di Stato sotto attacco”. Se i Pigs spendono e spandono, in altre parole, ci sarà sempre l’Europa – tramite i propri apparati – a usare i nostri soldi per andare in soccorso di falsificatori di bilanci e demagoghi di ogni risma.
Perché, stando alla versione dei fatti oggi prevalente, i maggiori problemi sono frutto della speculazione capitalistica, che – ça va sans dire – è un male in sé. Forse, a ben pensarci, è il “male assoluto”. (In Spagna si sta lavorando perfino per modificare il Codice penale…).
Nessuno intende negare che investitori istituzionali e uomini di affari stiano giocando la loro parte in quanto sta avvenendo. E può darsi anche che in qualche caso la giochino utilizzando informazioni provenienti dagli stessi ambienti politici, lo facciano su loro delega, abbiano obiettivi misteriosi, e via dicendo. Ogni ipotesi cospirativa è in qualche modo legittima, anche se in sé non vale nulla fino a quando non si fanno nomi e date, non si descrivono fatti, e via dicendo. Attaccare “la speculazione” in generale, però, significa replicare i comportamenti di quanti, nella Milano manzoniana, accusavano gli untori di diffondere la peste e denunciavano i fornai per il “rincaro” del pane.
L’uomo è speculatore per natura, perché si sforza di conoscere la realtà (non si perdano i vari significati del termine: la specula è un luogo che favorisce l’osservazione, e l’attività del filosofo è detta speculativa) e di trarre beneficio da tutto questo. Quanti oggi contribuiscono a far crollare l’affidabilità dei titoli di Grecia, Spagna, Portogallo ecc. si muovono sulla base delle loro informazioni e previsioni: tendono a pensare che questi Paesi siano in condizioni difficili, e ne traggono le conseguenze. Se gli interessi che Atene e Madrid dovranno pagare sul loro debito cresceranno, siamo sicuri che la colpa sia da addebitare alla speculazione e non, invece, a chi ha gestito in quel modo quelle economie pubbliche, insieme a chi – certamente – ha messo in piedi quell’autentica scomessa mancata che è l’euro?
Un grande economista vivente, Israel Kirzner (si veda ad esempio il volume Concorrenza e imprenditorialità, edito da Rubbettino), ha più volte evidenziato come l’essenza dell’agire imprenditoriale sia speculativo: il bravo imprenditore intuisce che vi sono opportunità di profitto in uno scarto tra quanto spenderà da un lato (per lavoro, materie prime, organizzazione, ecc.) e quando incasserà. Se nel comprare la seta in Cina e poi nel venderla a Parigi realizza profitti, vuol dire che la sua intuizione era buona. Diversamente, ne pagherà le conseguenze. (Per una lettura assai acuta, e non priva di qualche appunto critico, alla teoria kirzneriana si veda ad esempio questo saggio di Enrico Colombatto, dell’università di Torino: “Dall’impresa dei neoclassici all’imprenditore di Kirzner”).
In linea di massima quanti operano in borsa non agiscono in maniera troppo diversa e la loro attività è anche fondamentale a renderci consapevoli di cosa sia il mondo economico di fronte a noi. È il sistema dei prezzi, quale deriva dall’azione degli speculatori, che fa circolare informazioni e riduce, in tal modo, le incertezze.
Un’ultima considerazione. A tutti dovrebbe essere chiaro che le economie europee oggi stanno pagando gli errori della cieca e irragionevole determinazione politica della sua leadership, da decenni orientata a unificare il continente all’interno di un unico Super-Stato e quindi vogliosa, proprio per accelerare tale processo, di avere una sola valuta. Avere imposto ai mercati europei una sola moneta entro un’area tanto differenziata – altro che zona monetaria ottimale à la Robert Mundell! – invece che un sistema di valute in competizione ha prodotto gli esiti che stiamo osservando. Ma errore chiama errore, e quindi ecco l’idea dei bond europei. Il prossimo passo: il primo embrione di una tassazione centralizzata.
Se l’economia ha le sue leggi, e normalmente i risparmiatori tendono a comprare titoli che a loro appaiono affidabili e destinati a crescere (speculando), anche la politica ha le sue. E i processi di unificazione in linea di massima non producono buoni risultati, dato che riducono la concorrenza istituzionale, alzano i costi di exit da un ordinamento all’altro, favoriscono il parassitismo, moltiplicano gli effetti perversi di norme e contratti di lavoro uniformi entro aree diverse.
L’Italia sta per apprestarsi a “celebrare” i 150 anni di un’unificazione nazionale che ha solo creato tensioni tra le varie aree della penisola, trascinato il Paese in una guerra sanguinisa (la “Quarta guerra d’indipendenza”) e ha danneggiato gli italiani nel loro insieme, ma ora si trova già a fare i conti con le prime dolorose conseguenze di un’unificazione di dimensioni ben maggiori (e quindi i cui effetti saranno perfino più dolorosi).
Siamo però su un piano inclinato: le élite europee – unica importante eccezione, i britannici – vogliono creare questo “cartello” politico con il suo centro a Bruxelles, e quindi l’avremo. Poiché anche la fisica ha le sue leggi, a partire da quella di gravità, è difficile che – data la pendenza del piano inclinato e la velocità che già abbiamo assunto – ci sia ancora il tempo per riuscire a salvarsi.
Buongiorno, questo è il mio primo commento su questo blog che leggo volentieri in quanto ricco di spunti molto interessanti.
Se è vero che definire l’euro zona come area valutaria ottima è cosa discutibile, ciò è ancora più vero se si considera che manca uno di quei sistemi di aggiustamento a shock asimmetrici che più di tutti possono aiutare (e negli USA di fatto aiutano) a correggerne gli effetti. Parlo di quel passo che nel post è tanto temuto: la tassazione centralizzata a livello europeo. Vari studi (es. Bayoumi, Eichengreen: “Shocking aspects of european unification”, Krugman “Lessons of Massachussets for EMU”, per citarne due) mostrano che la tassazione centrale permette di ridurre notevolmente gli effetti di shock asimmetrici, frutto di “un’area tanto differenziata”. Certo, la mancanza di un mercato del lavoro altrettanto integrato rispetto quello degli USA è forse un problema ancora maggior (si veda, ancora, Krugman, nonostante penso sia un autore non troppo amato qui).
Concordo, nonostante ciò, con la tesi per cui sarà fondamentalmente la volontà politica a spingere verso un’ulteriore allargamento dell’euro area.
Speriamo che l’area valutaria ottima sia effettivamente endogena!
Io farei alcune considerazioni dopo l’articolo di Oscar sul conflitto d’interesse delle agenzie di rating e gli strumenti di mercato CDS.
E’ un’ottima idea pensare ad un’agenzia di rating super partes, non privata, magari (seppur con troppi burocrati e politici, anche curruttibili) gestita da FMI e BEI.
Non concordo pienamente invece sui CDS, perchè anche loro sono “prezzati” si dal mercato ma “gestiti” quasi in toto dalle grandi banche di affari americane (si ritorna al solito posto).
Mi piacerebbe invece che tutti gli Stati sovrani e investitori istituzionali ragionassero sulla possibilità di non sottoscrivere più alcun CDS a garanzia di debiti sovrani in maniera, intanto (vedi AIG) chi glieli vende non sarà mai in grado di pagare il danno qualora si verificasse.
Se oggi un’Europa ha difficoltà a trovare denaro per “assicurare” i suoi bond, voglio vedere se ce l’hanno i vari “venditori di CDS”.
Io sono per il libero mercato, ma dopo gli ultimi 10 anni di forti speculazioni certe regole devono cambiare.
Oltre che far depositare margini di almeno il 50% per chi specula con i derivati, anche chi vende CDS dovrebbe “depositare” somme pari ad almeno il 50-70% dei capitali assicurati. In questi mesi ipotizzando di aver assicurato 1.000 mld di euro sui titoli di stato più a rischio d’Europa, qualcuno (Banche di affari) ha incassato decine di mld di euro di premio che , ripeto, non è detto che serva a garantire davvero il capitale. Se anche gli stati sovrani europei hanno speso denaro per assicurarsi, hanno secondo me assecondato la speculazione (pochi compratori CDS equivale a meno speculazione).
Cerchiano di far tornare il mondo normale dove chi vuol rischiare investe in azioni e chi vuol rischiare molto molto meno acquista bond governativi dei principali paesi, che secondo me è l’idea media dei cittadini investitori. Chiaro che nel mezzo ci saranno tanti altri investimenti con i quali “divertirsi” (basta sapere che “sono nel mezzo”).
Cordiali saluti.
Danilo- Pavia
La mia impressione è che se la BCE dovesse realmente andare al salvataggio dei bond degli stati puniti dal mercato, questo si rivolterebbe e punirebbe tutta l’Europa.
Davvero i tedeschi vogliono subire l’inflazione prodotta dal debito greco e italiano fuori controllo? Ne dubito.
Parole sante.
“A tutti dovrebbe essere chiaro che le economie europee oggi stanno pagando gli errori della cieca e irragionevole determinazione politica della sua leadership”
Dovrebbe, ma non lo è.
Anche il fatto che il valore del Dollaro salga a ben vedere è piuttosto irrazionale (se non assurdo) non sarà che considerare il Mercato (borsistico e non ) come meccanismo perfetto in grado di auto-regolamentarsi è decisamente azzardato?
Sigh. Condivido in pieno tutto il piano inclinato. Ehm, l’articolo. Emigrazione di massa?
Sì, ma dove?
Ho sentito dire da alcuni ragazzini che andavano a scuola che da oggi è vietato giocare a figurine. Per combattere la speculazione la bce provvederà a stampare quelle dei calciatori che ,per qualche complotto ordito dagli speculatori , non si trovano in giro. Ti manca materazzi ? te lo spedisce trichet.
@ donato
sarà che il dollaro, per quanto sia spazzatura, dia più affidamento dell’euro…
tra la carta igienica e la carta igienica usata c’è sempre chi sta peggio…
Ultime notizie dal giornale dell’altro mondo.
Tutti i curatori di fallimenti italiani si sono riuniti in associazione al fine di promuovere un fondo a tutela dei falliti contro quegli avidi speculatori dei creditori. Il tutto e’ avvenuto nella notte e con il benestare dei giudici delegati, preoccupati della crescita immotivata delle cause per azione di responsabilità contro gli amministratori delle imperse in fallimento.
Non ci si può più stupire di nulla. Questa notizia farlocca se trasposta in chiave di stati dell’UEM ci illumina sulla realtà. Smentitemi, ne sarei felice.
mario fuoricasa
“L’uomo è speculatore” è una frase che sottoscrivo. Ma non sono d’accordo con alcune considerazioni dell’articolo, una cosa è l’attività imprenditoriale e l’assunzione del rischio in cambio di introiti futuri (auspicabilmente sempre maggiori), un’altra a mio avviso è un attività finanziariamente speculativa (p.e. acquisti allo scoperto).
Sono un liberale perchè credo nella capacità autoregolamentare e autoincentivante del mercato: l’imprenditore oltre a produrre, distribuire e ripartire ricchezza, genera innovazione, assume persone, migliora processi, ecc, in breve genera un circolo virtuoso per gli stakeholder. La speculazione finanziaria no, non fa nulla di tutto ciò e utilizza gli strumenti a fini diversi da quelli per cui sono stati pensati (p.e. i derivati).
La speculazione strettamente finanziaria è un male e a mio avviso va disincentivata.
Fa piacere leggere le riflessioni di qualcuno che usa ancora il cervello. E temo che le Sue conclusioni siano – purtroppo – sostanzialmente giuste. Un solo aspetto – non esaminato – mi lascia però perplesso, ed è quello del “poi”, della fine della discesa. E’ veramente ipotizzabile che i politici responsabili di questa sciagura riescano a cavalcare – sul piano inclinato – la “tigre” che hanno esorcizzato? Mi sembra che il 10% perso dalla Merkel in Nord-Renania/Vestfalia dia un certo segnale. E’ vero che in Germania regna (dal 1949) una “democrazia (partitocrazia a numero chiuso) super-blindata”, ma la Storia insegna che quando i tedeschi escono dalla loro inerzia Stato-fideista e decidono di ribellarsi, in genere non si fermano tanto facilmente. Sarà anche vero che sono molto masochisti (de Sade non era francese?) – ma non tanto da giungere al suicidio….
dispiace contraddirla, ma la legge di gravità è vecchia. C’è la deformazione spazio-temporale adesso. Mentre rimangono gli speculatori , anche quelli buoni,come quelli che hanno aiutato la Grecia ad alleggerire il suo deficit , hanno preso le provvigioni, e adesso,montagne di utili attaccandola . Direi , per concludere con la fisica , siamo all’antimateria.
Ho l’impressione che vedremo in grande ciò che ora si vede a livello nazionale; I paesi (regioni) virtuosi divranno provvedere ai debiti dei paesi che hanno fatto della spesa pubblica uno strumento di incremento dei consensi, e non si sa ancora se questo basterà. Questo naturalmente favorirà la spinta dei movimenti autonomisti, i quali sono già emersi in Germania. Secondo me, la cosa assolutamente da fare è metterci al sicuro facendo parte dei paesi virtuosi il prima possibile; dopodichè potremmo scegliere se continuare a credere nel “lusso” dell’europa unita e assistita.
@Gigi
Mi sfugge il termine “acquisto allo scoperto”… ma al di là delle definizioni, il termine speculatore continua a riferirsi a una figura malvagia.
Quando un imprenditore si affaccia al mercato dei derivati per effettuare una copertura – dal rischio cambio, variazione dei tassi di interesse o variazione dei prezzi delle materie prime – non può pensare di trovare subito una controparte imprenditoriale che sia disposta ad aprire una posizione speculare alla sua, molto probabilmente troverà uno speculatore.
Lo speculatore, fornisce liquidità al mercato e assicura l’operatore dai rischi che questo vuol scaricare sul mercato.
Il fenomeno è piuttosto evidente nei derivati sulle materie prime, i famosi contratti che ormai è di moda dire che speculino sulla fame del Mondo.
Osservando le posizioni rilevate dalla CFTC – US Commodity Futures Trading Commission – in relazione all’andamento dei prezzi nel medio termine si può constatare che i Commercial, coloro che lavorano la merce e accedono al mercato per copertura, vincono pressoché costantemente sugli speculatori.
Il fatto che ancora nei mercati dei derivati non siano state prese contromisure al fine di erigere nuove barriere all’ingresso, ad esempio il ventilato aumento dei margini al 50%, è un segno di come tale medicina potrebbe risultare peggiore della malattia.
Rendere asfittico un mercato non converrebbe certo all’impresa che vi accede con funzioni di hedging (copertura dei rischi).
@Maurizio Mazziero
Saluto con piacere il dr.Mazziero. Faccio trading sulle commodities e, conoscendo la materia trattata, concordo con quanto esposto, sul ruolo importante degli speculatori nel mercato dei derivati.
Altra cosa sono gli imbroglioni e chi gioca con carte “truccate”. Spesso viene confuso il termine speculatore con “personaggi fuorilegge senza scrupoli”. Ci sono gli automobilisti un pò temerari ma disciplinati e quelli che sorpassano in curva, no? Cordiali saluti a tutti.
@liberal
ricambio con piacere il saluto e concordo pienamente con il commento.