Serial killer — di Gerardo Coco
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Gerardo Coco
In questi ultimi anni i maggiori istituti di emissione hanno attuato una politica di tagli sistematici ai tassi di interesse per stimolare l’economia e anche la BCE si è pedissequamente adeguata. Con l’ultimo suo intervento all’inizio di questo mese ha ridotto il tasso da 0.75 a 0.5. E’ inutile ripetere che queste manovre non hanno stimolato e mai stimoleranno le economie. Al massimo beneficiano chi si è indebitato a tasso variabile o ne alleggeriscono la situazione debitoria. Ma quest’ultimo effetto è solo apparente perché in realtà queste riduzioni seriali aggravano il peso del debito, devastano il capitale industriale e aumentano la disoccupazione. Come è possibile che la riduzione dei tassi di interesse possa nuocere al sistema economico? Non è forse abbassando questo costo che se ne migliora la condizione? Accade invece, per quanto possa sembrare paradossale, esattamente il contrario. Il fenomeno non ha nulla di ovvio o intuitivo e prima di spiegarlo con qualche esempio, sono opportune alcune brevi osservazioni.
Di regola, i prezzi dei beni i cui vantaggi maturano nel futuro dipendono dal tasso di interesse e ogni variazione di quest’ultimo ne provoca una corrispondente ed inversa nel prezzo. Così, ad esempio, nel caso delle obbligazioni una riduzione del tassi ne aumenta il prezzo e un aumento lo riduce. Il prezzo di un obbligazione è pari alla somma attualizzata di tutte le cedole o pagamenti a carico dell’emittente, capitalizzate al tasso di interesse corrente. Se l’interesse viene ridotto, automaticamente aumenta il valore scontato (attualizzato) della sommatoria delle cedole e di conseguenza anche il prezzo dell’obbligazione. Il valore di realizzo dell’obbligazione è quel prezzo che si dovrebbe pagare per estinguere il debito prima della scadenza e dipende dall’interesse corrente. Nelle analisi di bilancio bisogna tenerne conto perché serve a stimare sia il merito del credito di imprese e banche sia il loro valore nei casi di fusione, quotazione, offerta pubblica d’acquisto, liquidazione volontaria o fallimento.
Le fluttuazioni del valore di liquidazione fanno variare quello delle passività e quindi anche quello del capitale netto che è la differenza tra le attività e passività.
Il valore di liquidazione del debito supera il quadrilione
Supponiamo che per finanziare un investimento un’impresa venda un’obbligazione del valore nominale di 1000 al tasso del 4% e col ricavato dell’emissione acquisti un macchinario per la produzione. Nel bilancio dell’impresa l’obbligazione rappresenta il debito e va al passivo e il macchinario, il bene finanziato dall’obbligazione, va all’attivo. L’impresa dovrà pagare periodicamente agli obbligazionisti cedole di valore di 4 fino alla data di scadenza del titolo. Supponiamo ora che il tasso di interesse di riferimento venga dimezzato al 2% facendo così raddoppiare a 2000 il valore delle obbligazioni di nuova emissione. Dopo questa riduzione, la situazione finanziaria dell’impresa migliorerà o peggiorerà? Peggiora per due motivi. Primo, perché si trova ad aver finanziato l’investimento ad un interesse maggiore. Secondo, perché nel suo bilancio il valore reale del debito è come se venisse raddoppiato. Questa conseguenza non è visibile “a occhio nudo” ma di fatto esiste. Infatti, l’attualizzazione della sommatoria dei flussi finanziari delle cedole del debito al nuovo tasso corrente ne aumenta il valore. Nel caso in questione lo raddoppia. Se, infatti, l’impresa volesse disfarsi della passività prima della scadenza, dovrebbe sborsare non 1000 ma 2000 per riscattare il debito. I creditori infatti accetterebbero di restituire l’obbligazione originaria acquistata a 1000 e che rende 4, cioè il doppio della nuova emissione, solo a patto di incassare 2000 che è appunto il prezzo delle nuove emissioni che rendono 2. In altre parole il debito dell’impresa sarebbe liquidabile con una grave perdita. In ogni caso l’aumento del valore della passività riduce il capitale netto dell’impresa facendone diminuire il merito del credito. Si osservi che il problema non è il basso tasso di interesse in sé ma i tagli seriali e consecutivi che fanno aumentare il valore attualizzato del debito rendendolo inversamente proporzionale al tasso di interesse prevalente.
Il problema ovviamente riguarda anche il settore bancario. L’alta leva finanziaria che lo caratterizza, cioè la prevalenza di capitale di credito sul capitale proprio e il relativo bisogno di liquidità è conseguenza del drenaggio di capitale dovuto alla sistematica riduzione dei tassi. Se questi vengono ridotti dal 4% a 2, poi da 2% a 1, da 1 a ½ , a ¼ ecc., il valore di liquidazione del debito (cioè la passività) raddoppia da 1 trilione a 2, quindi da 2 a 4 a 8, 16 e così via. Alla decima riduzione, il valore di liquidazione diventerebbe 210 = 1024. Se dunque il debito fosse un trilione a seguito dei successivi tagli seriali operati delle banche centrali diventerebbe un quadrilione.
Chi crede che queste siano elucubrazioni finanziare non deve far altro che riflettere sul valore nozionale dei derivati oggi stimato a oltre un quadrilione di dollari (mille trilioni), 60 volte l’economia mondiale. La crescita abnorme ed esplosiva dei credit-default swaps (CDS), i premi assicurativi pagati contro il rischio di perdite su crediti, rappresenta e rispecchia proprio l’aumento del valore di liquidazione del debito.
I tagli seriali provocano disoccupazione
Si consideri ora la questione da un altro punto di vista. Supponiamo che l’azienda paghi correntemente una somma di 1000 in salari. Se il reddito dell’azienda è capitalizzato al tasso del 4%, tale somma varrà 25.000. Questo fondo rappresenta l’equivalente in strumenti di produzione che dovranno far produrre gli operai e generare rendimento per pagare i salari. Se il tasso di interesse venisse ridotto al 2% risulterebbe che il fondo di 25.000 non sarebbe più capiente per il pagamento dei salari perché il suo rendimento annuale che era 1000 (4%) diventerebbe 500 (2%). Ne risulterebbe pregiudicata tutta la produttività e a meno di non provvedere ad integrazioni di capitale proprio, l’azienda dovrebbero licenziare i lavoratori o in teoria ridurre il fondo salari a 500.
Qui si verifica il problema opposto al quello dell’esempio sull’obbligazione perché è l’attivo del bilancio a subire la falcidia: il valore del capitale industriale dell’impresa, cioè dell’investimento fatto nel passato, diminuisce ogni volta che nel mercato ogni nuovo investimento è finanziato a costi minori a seguito del taglio degli interessi. Il che va a impattare negativamente sulla situazione patrimoniale dell’azienda. Se fosse nella condizione di dover ricorrere al capitale di credito non lo otterrebbe perché il suoi indici di bilancio dopo la riduzione dell’interesse verrebbero ipso facto deteriorati.
Questa è la ragione occulta della devastazione del sistema industriale e della disoccupazione strutturale negli ultimi decenni. Grandi e famose aziende, complessi e interi settori industriali sono scomparsi come dinosauri apparentemente senza un perché. Ma la ragione c’è ed è nascosta nelle pieghe dei bilanci. La conferma indiretta è che il capitale industriale è cominciato ad venir distrutto indiscriminatamente negli ultimi trent’anni man mano che i tassi a lungo termine diminuivano dal 18-16 al 4-3% e quelli a breve dal 22 all’ ½% per favorire, ovviamente, la progressiva monetizzazione del debito dei governi per i quali la riduzione seriale dei tassi è funzionale.
Gli unici a trarre vantaggio da questo sabotaggio economico sono gli speculatori. Gli istituti di emissione, comunicando in anticipo al mercato la riduzione dell’interesse, consentono loro di fare profitti osceni in frazioni di secondo e a rischio zero perché possono comprare i titoli all’ingrosso sicuri di rivenderli a prezzo maggiorato non appena il ribasso dei tassi è effettivo. Ma che bravi questi banchieri che finanziano attraverso il sistema bancario, che controllano, la pirateria speculativa contro cui poi la stampa inveisce. Anche nei loro volti ormai è percepibile l’insicurezza che nasce dall’insuccesso delle loro manovre ma ignari del massacro economico in corso perseverano nell’usare come un giocattolo il tasso di interesse diventato ormai un’arma letale. Se non se ne rendono conto loro, figuriamoci il commentariato economico ufficiale che plaude sempre servilmente ai banchieri centrali qualunque cosa facciano.
Ricapitolando
Il valore di liquidazione di un debito è la somma necessaria ad estinguere il debito prima della scadenza e corrisponde alla sua attualizzazione che dipende dal tasso corrente. Non bisogna confondere un tasso di interesse basso con una struttura di tassi calanti. Quest’ultima fa aumentare il valore di liquidazione del debito originario contratto a tasso più elevato e peggiora la situazione patrimoniale riducendo il capitale netto. Il motivo è che la somma dei flussi di pagamento degli interessi, attualizzata a un tasso minore risulta superiore al debito originario che, pertanto, raggiunta la scadenza non può essere interamente liquidato. Il valore di liquidazione quindi è inversamente proporzionale all’interesse corrente e si raddoppia se il tasso è dimezzato. Dunque, la diminuzione degli interessi, contrariamente alla convinzione generale, non allevia ma aggrava il peso del debito. Il costo del servizio del debito originario che non è automaticamente rifinanziato a tassi inferiori, aumenta a spese del conto capitale. Fra l’altro il fenomeno spiega anche l’endemica mancanza di liquidità. I tagli seriali ai tassi riducono il valore degli investimenti in capitale fisico esistenti perché effettuati a costi maggiori rispetto a quelli finanziati con i tassi correnti e la differenza erode i margini di profitto. Tutti gli indici di bilancio si deteriorano, seguono fallimenti a catena e questo spiega la devastazione industriale in atto. La natura del fenomeno è subdola e insidiosa e il danno passa inosservato perché la discesa dei tassi è considerata universalmente come un fatto positivo. Ma come spiegare allora il deficit simultaneo e generalizzato di capitale nelle imprese e banche? Si spiega col fatto che entrambe hanno distribuito utili e pagato bonus da profitti inesistenti. I profitti erano in realtà perdite e quando se ne sono accorte era ormai tardi. Se avessero individuato il problema, avrebbero previsto nel passivo dei loro bilanci un fondo rettificativo per perdite da operazioni finanziarie, evitando così l’insolvenza. Il fenomeno è l’effetto della continua monetizzazione del debito dei governi, ormai perpetuo: può soltanto crescere perché la discesa dei tassi ne aumenta il valore di liquidazione come testimonia la crescita esponenziale dei derivati il cui valore nozionale corrisponde appunto a quello del debito attualizzato.
Puo’ spiegare meglio per favore perche’ un’obbligazione di durata ad esempio decennale con l’intercorrente dimezzamento dei tassi dal 4 al 2 durante il periodo, magari nell’ultimo anno dei 10, passa dal prezzo di 1000 a quello di 2000?
ottimo articolo che dimostra come austriaci, oltre a perderci tanti soldi con l’oro comprato in bolla, son teorici nell’economia.. esclusi da tutti i circoli che contano salvo Bundesbank che però lo fa solo xrchè gli conviene che Germania sia l’unica in Europa a finanziarsi 1%..
cmq è vero che tassi ormai servono a poco x Pil/Occupazione (occidente è ormai in sovra-capacità strutturale da decenni.. queste manovre al max Mantengono = Evitano Altri Fallimenti)..
infatti Fed/Boj/Bce nn mirano ai tassi come fanno credere (e come crede la gente incluso articolista), quando ad Assorbire Debiti Privati e Pubblici ormai im-pagabili.. sorry Bce ha + vincoli GermanoCentrici.. lo ha fatto anche lei con Ltro 1/2 e Put Omt (x ora solo Promessa.. ma un dì dovrà a forza attuarla).. senza Ltro = Quasi-Stampa vi fallivano mezze banche e ci perdevate gran parte dei risparmi.. così nn avreste neppure avuto più paura nè della patrimoniale nè dell’inflazione..
circa i bilanci delle imprese.. è ovvio che se tagli tassi ne beneficierà chi aprirà new finanziamenti.. lo diceva pure Lapalisse.. ovvero chi ha già fatto debito fisso (nn variabile) nn ne beneficia.. ma è come dire.. siccome uno è zoppo tiriamogli una martellata pure al compagno di banco così son zoppi tutti e due.. cmq anche la storia dei debiti pregressi ha notevoli eccezioni.. per es. banche han usato Ltro 1% nn solo x tener in piedi stati ma pure x ricomprarsi obbligazioni proprie (i risparmiatori spesso nn capiscono le proposte delle banche.. oppure usano clausole contrattuali nascoste).. ma dire che questo raddoppia il valore dei debiti pregressi è pura follia.. nn siamo sul secondario (dove vale continua ri-attualizzazione flussi) siamo sul primario (dove contano clausole iniziali)..
un’altra leva nn convenzionale che Banche Centrali usano vs Economia Reale sono le Bad Bank (prima o poi ne faranno una pure da noi) che Monetizzano Crediti Commerciali Incagliati (cioè i Debiti che le Imprese Private nn riescono più a ripagare).. se nn lo facessero vi fallirebbero le banche ed in fumo andrebbero pure i vostri risparmi..
ovvio che nn sono interventi risolutivi.. ma è sempre meglio che lasciar fallire tutto x poi lasciar rinascere automaticamente il buon investimento come voleva Mises..
Amen
@winston diaz hai ragione, il ragionamento vale solo per una serie di flussi infinita. Infatti il valore attuale di una serie del genere è F/i con F il flusso annuale e i il tasso di interesse. Esempio flusso annuo 40. Interesse 4%. Valore attuale = 40/0.04 = 1.000 (era l’esempio dell’autore). Se il tasso passa dal 4% al 2%, il valore attuale diventa = 40/0.02 = 2.000 (sempre esempio dell’autore). Se i flussi non sono infiniti, al dimezzarsi del tasso di interesse, il valore attuale aumenta, ma non nella stessa ragione. Se sei all’ultimo periodo, dovrai restituire a fine anno 40 (interesse)+1000 (rimborso del nominale) cioè 1.040. Al 4% il valore attuale di tale importo è: 1040/1.04 = 1.000. Se il tasso passa al 2% il VA è 1040/1.02 = 1.020. Hasta la vista
Me lo devo rileggere con calma, ci sono alcuni passaggi non ovvi che andrebbero sviscerati meglio, ma fondamentalmente mi sembra corretto. Coincide anche con l’esperienza vissuta: quando i tassi erano al 18 – 20% stavamo meglio di ora.
Ah, il 4% di 1000 è 40, non 4 😉
Prof. Coco,
può illustrarci cosa comporterebbe per l’economia europea l’adozione da parte della BCE di una politica monetaria con tassi addirittura negativi? Mario Draghi ne ha recentemente fatta una velata allusione.
Grazie.
Sinceramente poco chiaro e non trovo evidenze nella realtà. la redditività del capitale impiegato nelle imprese non ha alcuna relazione con i tassi di interesse. Il rimborso di una obbligazione comunque viene fatto a 100 in ogni modo. Nelle banche, seguendo il ragionamento, sia gli attivi che i passivi fluttuano nella stessa maniera. Mah…
Se arrivassimo al tasso negativo si entrerebbe pienamente in un mondo di paradossi: Se gli istituti bancari prendessero a prestito 1.000 dovrebbero rendere a BCE 990. Sono giorni che da profano cerco di darmi delle risposte, ma di logiche non riesco proprio a trovarne neanche una. Per contro di paradossi però ne ho trovati molti, ad esempio: per una Banca in alcuni casi è più remunerativo indebitarsi che prestare soldi; per una banca , la raccolta diventa superflua se non impossibile ( cosa propongono ai loro clienti di sportello tassi negativi per i depositi??) Chiedo lumi , perchè non riesco a dormirci sopra.
@Giacomo
Quello a cui si riferiva Draghi è il rendimento dei depositi marginali delle banche presso la BCE (deposito di liquidità non investita), non i tassi per le operazioni di rifinanziamento marginale (liquidità chiesta alla BCE contro cessione di titoli in garanzia). Infatti oggi le banche oggi preferiscono non finanziare i clienti bensì operare sui mercati finanziari e depositare la liquidità in eccesso presso la Banca Centrale per ottenere dei margini dalla gestione della tesoreria.
Quanto all’articolo vorrei ricordare come l’anomalia dell’attuale sistema finanziario è che le la liquidità che viene generosamente creata “dal nulla” non raggiunge le imprese se non in piccola parte, impedendo di fatto la ripresa economica. Inoltre in Europa, grazie anche alle regole di Basilea 2-3 che le banche applicano in modo asimmetrico fra imprese e privati da un lato e mercati finanziari dall’altro, sottraggono soldi agli investimenti nell’economia reale. Il sistema bancario europeo, così possente in termini di capitalizzazione e dimensione delle principali banche, è debolissimo nel project financing e nel finanziamento delle start-up anche perché viene richiesta l’applicazione dei parametri prudenziali a tutti i soggetti finanziari. Esistono oggettive difficoltà a creare i cosiddetti “incubatori d’impresa” sul modello americano.
Pensare che i tassi super-bassi (non quelli moderati che fanno bene all’economia reale) servono per far pagare di meno il debito agli Stati spendaccioni e malati di burocrazia!
Il ragionamento sulle obbligazioni, ed in generale sui debiti, secondo me fila, anche se, come ho già detto, non è nei termini indicati dall’autore, che presuppone, implicitamente, una serie infinita di flussi, quando invece le obbligazioni hanno una scadenza. E’ un po’ come un privato che abbia un mutuo al 4% e improvvisamente il mercato dei mutui crolla al 2%. Tale privato pagherà come prima, è vero, ma in un contesto in cui gli altri pagano di meno, si ritrova con una perdita. Sul fatto che la variazione dei tassi provochi variazioni nelle redditività dell’impresa, e quindi sulla sua capacità di pagare, per esempio, la manodopera, anche io sono perplesso.
@Lucio Fariano
MATEMATICAMENTE tasso “VARIABILE” e flussi “FINITI” => se RADDOPPIA tasso => RADDOPPIA “quota interessi” (NN è vero neppure questo ma è meno distante da realtà ed è più intuitivo).. ovvero NN raddoppia “tutto il capitale” come crede l’articolista..
ma l’articolista fa di più.. siccome nel suo esempio tassi nn raddoppiano bensì DIMEZZANO, allora per poter dire che è un male (come vuole scuola austriaca di cui è fedele), si è andato a cercare esempio con debito FISSO (NN Variabile) ed ha poi “dovuto” implicitamente (in quel passo dove dice “è COME se”) introdurre “costo di opportunità” che nn è un “costo monetario” ma “differenziale”.. diciamo in parole povere che è lo svantaggio rispetto ad un suo cc che si finanzia dopo riduzione.. a dir la verità esistono pure particolari derivati chiamati swap interest che consentirebbero di scambiare in corsa un flusso fisso con variabile e viceversa.. ma siccome son complicati x i filosofi prestati all’economia, e siccome lo stato italiano e gli enti locali ci han lasciato le piume (imperizia o corruzione ? probabilmente tutti e due) meglio nn trattarli in un blog d’opinione..
@winston diaz
MATEMATICAMENTE sensibilità ai tassi di un flusso variabile è legata a “Duration Residua” (che include “tutti” flussi residui, e nn solo rimborso finale), concetto un pò diverso dal più intuitivo “Scadenza Residua”..
@Giacomo
proposta tassi negativi Bce significa concretamente questo: una parte dei soldi che la Bce ha prestato alle Banche Commerciali (che nel 2011/12 stavano fallendo) è servita x tappare buchi delle banche stesse (vedi mio primo commento a questo articolo) e fianziare i loro stati (che pure loro stavano fallendo).. alcune banche Anglo (con le loro filiali europee) ne hanno utilizzata una parte pure x speculare nelle borse..
ma alla fine ne rimane “ancora” una “quota inutilizzata” che le Banche Commerciali nn nn vogliono prestare alle Imprese/Famiglie (xrchè hanno già troppi Crediti in Sofferenza cioè perdite nascoste che verranno ripulite con proxima Bad Bank dalla Be anche in Italia).. e cosa ne fanno le Banche Commerciali di questa “ulteriore liquidità inutilizzata” ? la RI-Depositano presso la stessa BCE che glieli aveva inizialmente prestati (in un posto chiamato tecnicamente Facility).. allora Draghi x provare a fargliela risputare indietro ed ammorbidire il Credit Crunch del Sud Europa gli dice: sui RI-Depositi che tenete presso di me vi ci applico una tassa chiamata tasso “Negativo”.. nn è una scoperta di Draghi.. ed anche questa mossa, come le altre, servirà a diluire inevitabile processo di declino occidentale..
Caro Gerardo,
molto interessante e credo di aver capito la gravità di certi comportamenti. Ma se la sua analisi dimostra, come sembra la “pazzia” totale, rimanendo sul pragmatico:
– come si risolve
– chi sono gli interlocutori sui quali fare leva
– tutte queste teorie possono essere utilizzate per fare pressioni
– ma gli esperti responsabili ..che fanno, c’è un’elefante rosa in salotto e fanno finta di niente ?
Mi manca un pezzo: altrimenti tutto rimane una chiacchera sterile.
Dobbiamo pensare che ci sono delle entità che manipolano i mercati ?..o semplicemente la risposta è nel “chi ci guadagna” , che ovviamente è più potente dei governi e può condizionarne le scelte.
Grazie
RG
Ringrazio i lettori per le obiezioni che tuttavia non tengono conto di alcuni fatti.
1) I principi contabili impongono che il bilancio di una impresa o banca, in ogni istante, deve rispondere ai criteri di veridicità per riflettere il valore reale economico del patrimonio. Non si può né sopravalutare l’attivo né sottovalutare il passivo perché si sopravaluterebbero i profitti e sottostimerebbero le passività a detrimento dei creditori. Il valore di liquidazione delle passività come quello di altri diritti è un valore di realizzo, attualizzato, cioè un valore “hic et nunc”. Tale valore, pertanto, non è quello che risulta dalla stima del debitore ma da quella del creditore, cioè dal mercato.
E’ giusta l’obiezione: “il ragionamento vale solo per una serie di flussi infinita”, ma vale per il debitore, non per il creditore. Quest’ultimo, o l’analista di bilancio, stima la passività, al fine del suo soddisfacimento, al maggiore tra il prezzo di liquidazione e quello alla scadenza. Una diminuzione dell’interesse evidenza che le passività preesistenti sono state assunte ad un costo più elevato e questo è riflesso dall’aumento del valore della passività che devono essere calcolate al tasso corrente. E’ come se l’ammortamento del passivo venisse calcolato a quote maggiori. Ciò fa sì che l’obbligazione sia considerata come se fosse perenne. Il valore nominale alla scadenza, tra l’altro, in un ambiente caratterizzato da svalutazione monetaria, verrà falcidiato, ciò che rende più gravoso il soddisfacimento della passività.
2) Oggi le passività obbligazionarie (bond USA e EURO) sono “perenni” perché il debito non viene mai estinto, ma sempre rinnovato. Il debito paga il debito. Il calcolo finanziario del raddoppio del debito al dimezzarsi dell’interesse è dunque giusto. Del resto, la controprova, come ho scritto, è l’esplosione dei derivati: il costo di assicurazione del debito è aumentato proprio perché il mercato considera le obbligazioni perenni cioè inestinguibili.
Il post vuole offrire una interpretazione della crisi da un’angolatura diversa e soprattutto far capire come nell’economia sia avvenuta una dissipazione di capitale simultanea sia nel settore imprese che in quello delle banche. La crisi dei mutui, infatti da sola non la spiegherebbe. E’ la struttura dei tassi calanti ad averla determinata ed è quella che alimenta la crisi. Dopo che il governatore della FED Volcker alzò i tassi al 20% infischiandosene del too big to fail, fece ripartire l’economia USA. Si rifletta su questo.
Non capisco, pertanto perché un lettore continui a tirare in ballo l’economia austriaca in cui, in tutta la letteratura non si trova neppure un accenno al meccanismo che ho descritto. Non sono né filosofo (come mi si definisce) né dottrinario e, in genere, preferisco sbagliare con la mia testa. Che è quella di uno che fa analisi di bilancio.
@Piero
L’avevo ben intuito, volevo solo portare un semplice esempio per assurdo, che smascherasse in modo comprensibile il latinorum convoluto di scegliere ad arbitrio cosa fissare e cosa no, cosa estendere all’infinito e cosa no. Questa roba comunque non e’ ne’ matematica ne’ filosofia, che si occupano dell’essere e non del dover essere, e’ uso magico di entrambe per arrivare a propri fini: cioe’ economia, che e’ indissolubile dalla politica, checche’ spergiuri chiunque veda smascherato il suo giochetto. 😉
Il caposaldo filosofico della scuola austriaca, peraltro, e’ la soggettivita’ del valore. Mi pare che nell’uso morboso che ne viene fatto di solito proprio da coloro i quali non vedono e non vivono altra realta’ che il denaro, sia esso virtuale o incarnato (oro), e cercano disperatamente di oggettivarlo in un valore assoluto, non ci sia proprio nulla di questo presupposto filosofico. Ma proprio nulla.
Secondo me c’è un marchiano errore di calcolo del valore del corso secco. Perchè l’influenza del tasso di sconto è in funzione della durata che qui manca, ma anche della quotazione del mercato. In sintesi se il bond diventa Junk salta tutto il discorso.
Pietro,
perche’ fai cosi’?
Non capisci un tubo d’economia o finanza.
Te lo spiego in 2 minuti, con parole che puoi capire anche tu.
Una gallina costa 10 euro e produce 2 uova al giorno. E tu, Pietro, ne compri una.
La BCE taglia i tassi del 50%.
Le galline da oggi costano 10 euro ma producono 4 uova al giorno.
Quanto vale la tua gallina al prezzo di mercato? 5 euro. Perche’ rende 2 uova e non 4.
Quanto devi spendere per arrivare anche tu a 4 uova al giorno? 10 euro.
Poi, per dare da mangiare al garzone, a inizio anno fai il conto che ti serviranno 365 uova. Ma 365 uova aveva senso pagarle per una grassa gallina da 2 uova al giorno, non per una gallina svalutata che produce al 50% del prezzo di mercato. Quindi, tuo malgrado, dici: caro garzone, visto che non voglio comprare un’altra gallina perche’ se no ci devo smenare altri soldi, riduco il fondo a 182 uova e un guscio. Il garzone rattristato sa di non poter sopravvivere e decide di diventare disoccupato.
Ci sei fin qui?
Poi arrivano gli speculatori. Che sono avvisati dalle banche.
E che fanno? Comprano uova di gallina fecondate.
A che prezzo? 5. perche’ e’ il prezzo della gallina appena dopo il taglio dei tassi.
Quanto valgono? 10. perche’ e’ il loro prezzo.
Quanto varranno? 20. perche’ sono galline nuove, dalla resa doppia.
Bene. Ecco fatto. Ora sai perche’ raddoppiare il rendimento delle galline dimezzando i tassi d’interesse sulle uova distrugge chiunque possegga galline e uova nella transizione.
Se non capisci che e’ il prima / dopo, a creare problemi, non posso farci nulla.
Cioe’: quanto rende una gallina sul mercato? 2. Taglio i tassi. Adesso quanto rende? 4. Quindi tu quanto rendi adesso? il 50%. I 10 che hai pagato sono riferiti a 2. Se il nominale diventa 4, tu sei fuori gioco.
Cosi’ lapalissiano che non capisco perche’ ti ci dibatti.
Ciao
Gianfranco.
@Piero from Genova
nel mio post #3 avevo fatto qualche conto, dando ragione all’autore solo per il caso con flussi infiniti. Non ho capito perchè tu ti rivolga a me. Cmq se sei in fisso e “swappi” (passi in variabile) quando i tassi sono scesi, paghi pegno…
Scusate se dissento, ma questo post “does not make sense”:
> Se i tassi di interesse scendono, il valore di mercato del debito aumenta … Ma solo se il debito non e’ “callable”, prepagabile al valore nazionale.
> Una societa’ che produce un profitto X con un costo del capitale di 4, continuera’ a produrre lo stesso profitto X anche se i tassi di interesse scendono ed il valore di mercato del debito aumenta (quindi niente fallimenti a catena).
> Cosa c’entra il valore nozionale dei derivati (che include dei prodotti sintetici) con l’economia mondiale?
> Quale societa’ capitalizza il proprio reddito? Quale societa’ paga i salari con il reddito finanziario del proprio capitale? Un fondo d’investimento, forse … Ma non una societa’ che produce beni o servizi, nel cui caso un taglio dei tassi non comporta nessuna riduzione alla capacita’ di pagare stipendi, anzi!
> “Il costo del servizio del debito originario che non è automaticamente rifinanziato a tassi inferiori, aumenta a spese del conto capitale.” … No! Se non è rifinanziato a tassi inferiori le spese del conto capitale rimangono le stesse!
Eccetera eccetera …
@Gerardo Coco
1) Continuo a dissentire. Lei sostiene che il creditore, o l’analista di bilancio, stimi la passività, al maggiore tra il prezzo di liquidazione e quello alla scadenza. Implicitamente suggerendo che tale maggior prezzo sia quello di liquidazione. Ma non affronta la mia obiezione e cioè che se l’obbligazione è prossima alla scadenza, un dimezzamento del tasso di interesse non raddoppia il prezzo di liquidazione. Lo aumenta solo un pochino. Vale l’esempio che ho fatto sopra: quanto vale un debito che comporta tra 1 anno -quindi siamo prossimi alla scadenza- la restituzione di 1.040€? al Tasso del 4% vale 1.000. Al tasso del 2% vale 1.040/1.02 = 1.020. Quindi un dimezzamento del tasso di i ha fatto aumentare il valore di liquidazione oggi, hic et nunc, solo del 2% (20/1.000). Se il debitore volesse sbarazzarsi del suo debito, il mercato gli accollerebbe una perdita netta di 20€.
Se il debito, originariamente contratto al 4%, scadesse invece tra 2 anni, i flussi sarebbero: 40 il primo anno e 1.040 al secondo anno. “Smontati” al 4%, il valore attuale, hic et nunc di tali flussi, sarebbe di 1.000 (essendo un debito contratto al 4%, è normale che i suoi flussi, scontati al 4%, diano il valore nominale del debito). “Smontati” al 2%, il valore attuale sarebbe invece 1.039. Quindi un debito di 2 anni, deve “pagare” 39€ (3,9%) se i tassi di mercato si dimezzano. E così via. Più la scadenza è lunga, più si paga pegno. A 10 anni si paga 180€. A 20 anni 327€, a 30 anni 448€, a 100 anni 867€, finalmente a infiniti anni 1.000€, cioè si assiste al raddoppio del valore attuale del debito, che è la tesi originaria.
2) il secondo punto, dove afferma che le obbligazioni sono perenni in quanto continuamente rinnovate da altro debito, da un lato il fatto di voler usare l’argomento della serie infinita, mi dà implicitamente ragione per quanto riguarda il primo punto, dall’latro è debole, in quanto, pur essendo vero che le obbligazioni vengono rinnovate, è altrettanto vero che il nuovo debito sarà al tasso più basso. Quindi si ripeterebbe all’infinito la dinamica descritta al punto 1, cioè assisteremmo ad un periodico aumento del valore attuale del debito, in corrispondenza della riduzione del tasso di i, ma sempre di un importo che dipende dalla scadenza del debito.
3) per concludere, la sua tesi non è sbagliata nela direzione, ma nella dimensione. Basta aggiungere questa avvertenza, che il raddoppio del valore attuale di un debito è solo nel caso di serie infinita, mentre negli altri casi il fenomeno c’è pur sempre, ma è meno grave.
@Nicola
La cosa non è immediatamente evidente. La comprende se legge il commento 13
@Lucio Fariano
yes.. se nn te ne accorgi in tempo il costo swap incorpora cambio aspettative..
Credo di essere stato bannato. In tal caso desidererei conoscere gentilmente il motivo. Ad ogni modo, mentre Coco ci spiega che svalutare fa male, che stampare moneta non solo non è utile ma impoverisce un paese, il giappone crescedel 3.5% quest’anno. Loro svalutano, noi abbiamo Coco. Ma va bene così. L’Italia è questa. http://www.ilfoglio.it/soloqui/18252
@Gianfranco
Draghi Greenspan Bernanke, ed umilmente io, nn capiamo un tubo di economia finanza.. voi austriaci (che nn contate un tubo nei posti dove si decide, eccetto l’isola sola al mondo chiamata Bundesank e che vi stà impoverendo) invece capite tutto 🙂 🙂
@firmato winston diaz
concordo.. valore Reale sono fabbriche automobili e campi pomodori con trattori..
nn bit soldi crediti debiti moneta e neppure oro (anch’esso mero simbolo ancorchè nn stampabile.. ed infatti Mises voleva convertibilità).. il fatto che ricchezza Reale (già esistente.. NON da creare) sia solo parzialmente sfruttata (output gap) dipende dal fatto che quella tecnicalità che è ricchezza Finanziaria/Simbolica nn gira perchè MAL DISTRIBUITA tra i soggetti creando masse contrapposte debiti vs crediti.. masse che Banche Centrali stanno tentando di ripulire x evitare fallimenti a catena..
Mises, con onestà intellettuale, avrebbe detto dato questo stato odierno di cose lui preferirebbe Fallimenti a Catena x Ripulire masse di investimenti cattivi.. così poi nel tempo futuro, automaticamente, dal mercato nn più manipolato da BCE/FED/BOJ/BOE/SNB (cioè pure la Svizzera) nascerebbero solo investimenti buoni..
invece teorici austriaci moderni questa Brutttissima Necessaria Conseguenza che Mises Desidera la occultano xrchè han paura di dirla a sè ed ovviamente agli altri.. prova un pò ad immaginarti un austriaco che dice alla massaia di Voghera o di Lione o di Tokio che è meglio lasciar fallire altre fabbriche (disoccupati) e banche (con i suoi risparmi dentro of course) così poi Dopo il Gran Dolor, se le democrazie reggono !!, rinascerà mkt perfetto… credo che le suddette massaie chiamerebbero le ambulanze x farli, gentilmente e con amore, curare..
@Gerardo Coco
tutti gli imprendirori del mondo, pure gli italiani, chiedono tassi bassi ed accesso al credito.. lei in pratica dice che son tutti scemi.. bah .. sarà.. !!
PS: e poi tassi (cioè questo articolo) son solo specchietto.. ormai Bance Centrali di fatto Assorbono con Azioni Non Convenzionali Debiti Privati Pubblici Ormai Impagabili.. tentano ri-pristino accesso al credito (che è problema a monte del tasso) ed evitar troppi fallimenti concentrati nel tempo..
I commenti qualificati sono quelli di Gianfranco e Lucio Fariano. Riguardo a qulst’ultimo
dico questo: Coco ribadisce il concetto di tagli seriali (o struttura di tassi calanti come la chiama) non di tasso di interesse in sè. questa, mi sembra è una delle chiavi per capire l’articolo.
Se sono consecutivi e continui il discorso di Fariano che è valido per una riduzione non lo è più se la riduzione è seriale: man mano che i tassi si dimezzano tendono a far raddoppiare il costo dell’obbligazione. Nel commento 13, Coco specifica poi che la valutazione la fa il creditore (più pessimistica) non il debitore.
Mi sarei aspettata che qualcuno scrivesse: come mai con tutte questi abbassamenti dei tassi le economie non ripartono (che è la domanda che si fa l’autore all’inizio). Perchè questo è l’aspetto curioso e (drammatico). E forse la risposta sta nell’articolo che ammetto non sono riuscita ancora ad afferrare e che va ben meditato.
@Angela
“come mai con tutte questi abbassamenti dei tassi le economie non ripartono”
Perche’ non sono funzionali alle economie “reali” ma a tutt’altro, come ben l’autore dell’articolo e molti dei commenti esemplificano.
Metto “reali” fra virgolette perche’ la realta’ e’ negli occhi di chi la guarda.
@Angela
Sempre tranchant nei suoi giudizi. Grande, concreta e sintetica. Se è quando troverà la risposta, le sarei grato se la esponesse sul blog.
Si legga su Reuter Italia: “Zona euro, politica tassi zero non aiuterebbe imprese”
http://it.reuters.com/article/itEuroRpt/idITL6N0DX2AS20130516
Coco ha centrato il problema.
@piero
concordo pure io… devo dire che mercato perfetto senza interventi esterni, oro come moneta ideale eccetera mi sembrano solo articoli di fede: in fin dei conti comprendendo tutto all’interno del sistema, senza lasciare, correttamente, fuori nulla, gli interventi sono comunque dal punto di vista formale sempre interni al mercato, e non c’e’ ragione per privilegiare una moneta ad un’altra, la moneta e’ solo un’astrazione (mentale, o spirituale) che permette di rappresentare il valore reciproco di TUTTE le merci una in relazione all’altra, non e’ un valore in se’: il bello della filosofia soggiacente al pensiero austriaco e’ che in un certo senso, evidenziando la natura intrinsecamente ricorsiva dei fatti umani, evidenziando questo fatto, smentisce (correttamente) se stessa. Peraltro, Kaynes e Hayek a quel che ne so erano amici, e nessuno dei due si sognava di fissare in una fede di meccanismi automatici il frutto delle loro scoperte, anzi entrambi erano molto flessibili, e richiamavano alla flessibilita’, di fronte ai fatti, il primo in pratica, il secondo facendone un caposaldo filosofico. Come sempre nelle religioni, i loro seguaci no, e temo perche’ per interesse “uomini dall’unico libro” (timeo hominem unius libri). Le buone ideee cominciano come eresie, si sviluppano come scienze, e finiscono in religione. (lo disse il “mastino di darwin”, forse, di cui al momento mi sfugge il nome).
Gerardo Coco mi sorprende sempre di più con le sue elucubrazioni, forse dorme male di notte e si sveglia di botto con queste teorie che gli ronzano nella testa; in particolare quella delle obbligazioni emesse per finanziare un investimento. Il tasso secondo lui dipende dal tasso di sconto e non dalla reputazione e dall’ andamento economico dell’ azienda, e nemmeno da altri fattori come la remunerazione di altri titoli presenti sul mercato.
Siamo davvero al massimo del ridicolo, senza contare il gioco finanziario tra valore finanziato(capitale) e rate. Pensate solo alle variazioni di rata con un interesse dell’ 1% e del 2%; qui siamo proprio alle basi del manuale del ragioniere. Coco, cerchi di rimettersi in carreggiata; lei non dovrebbe fare come la “Your Cadillac
Has got a wheel in the ditch And a wheel on the track” di Alabama di Neil Young”, possiamo aiutarla, qui.
@firmato winston diaz
“la Possibilità stà sopra la Realtà” diceva un tal M.H. che da come scrivi forse conosci..
se a nov 2011 Bce nn avesse fatto videoconferenza con altre BC e deciso Ltro lunedì gente si svegliava ed 1 delle prime 2 italiane era chiusa con saluti a risparmi pensioni stipendi + effetto catena altro che Imu.. ed oggi 1 delle prime 3 francesi stà saltando così BDF ha avuto ok x stampare x vie molto meno visibili dei Ltro (e dei prox Omt) ed evitare (o rimandare) crack.. e se nei prox mesi Pil Germania cede (come spero) allora Bce assomiglierà ancor più do oggi a Fed/Boe/Boj..
e mentre Possibili Lehman Non Si Realizzano.. teorici scrivono.. perchè Vero è Ciò che Crediamo che Sia Vero.. ed ad onor del Vero questo vale anche x me..
@Angela
va bene che si incomincia a parlare di tassi negativi, ma insomma, non mi sembra possibile questo regressus ad infinitum di continuo dimezzamento dei tassi. Tra l’altro ogni successuvo dimezzamento, ha un impatto sempre più piccolo sul valore attuale del debito. Un po’ come Achille e la Tortuga
@Alberto
Quello che invece non mi sorprende di lei è che non abbia capito nulla di cosa si sta parlando. Cosa c’entra la reputazione delle aziende? Qui ci si sta riferendo ad un contesto di grave crisi (se lo ricorda almeno questo?) in cui anche le aziende forti vengono colpite: se falliscono i loro fornitori o clienti, anche il loro bilancio ne risente, pure a loro viene razionato il credito e finiscono per dover licenziare e ridimensionarsi. Invece i fare battute bilingui, faccia funzionare il cervello.
Lei non ha capito nulla di ciò che ho detto, infatti risponde fuori tema, parlavo di questioni generali, esattamente come Coco, e lei mi parla della crisi italiana; cosa c’ entra il tasso di riferimento che diminuisce, con la crisi di cui parla in Italia ed in europa, immagino lei si riferisca a questo. Ha letto mai qualcosa sulle aree valuatarie alla europea, e sulle crisi asimmetriche in esse generate? Già Mundell le studiò negli anni ’60 e molti incluso De Grauwe oggi ne rendono conto con i loro studi e gran parte di quelle cose si stanno verificando qui in UEM. Si chieda perchè UK, Svezia, Danimarca, non abbiano adottato l’ euro e Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania hanno annunziato che intendono rivedere gli impegni presi per adottare la moneta unica. Intanto i dati di crescita penalizzano i paesi UEM e non il resto dei paesi avanzati, inclus UK e Japan, che se non avesse avuto Fukushima nel 2011, sarebbe tra i paesi a maggior crescita nel quinquennio. Troverà forse qualche motivo piu concreto per capire i motivi della attuale crisi e della chiusura sempre più accelerate delle aziende nostrane e dell’ aumento conseguente della disoccupazione. Faccia funzionare lei il suo cervello e non spari, come fa Coco, sul bersaglio sbagliato. @Angela
Piero lasca stare; a questi sta benissimo il tavolo a due gambe della UEM/BCE, invece che quello più stabile, a sei gambe della FED o BOJ.@Piero from Genova
@alberto
Non mi riferisco alla crisi italiana, come Lei afferma, ma a quella europea e mondiale e i tassi sono stati ridotti da tutte le banche centrali. La disoccupazione è un fenomeno mondiale. Lei ora tira fuori il nome di Mundell.
Ma questo economista che è stato considerato uno dei padri dell’euro ed il teorico delle aree ottimali affermò nel 1999 che l’euro sarebbe stato un grande progetto. Friedman al contrario affermò che sarebbe stato un grande disastro. Le teorie fanno la diffrenza.
I paesi che lei cita e che non fanno parte dell’euro hanno capito, come una volta Coco ha scritto su questo blog che l’eurozona non era un’ unione per lo sviluppo ma “un’unione del debito”.
Lei usa paroloni come ” crisi assimetriche” che vuol dire solo che alcuni si indebitano più degli altri. Però non è riuscito a spiegare perchè il debito ha un’andamento iperbolico. Per me è dovuto proprio alla costante riduzione (artificiale) dei tassi di interesse che “invita” i paesi ad indebitarsi.
Gent.mo professore Coco, condizionato da una inadeguata cultura personale, dopo aver letto numerosi siti web, partecipando ai rispettivi blog, e saggi italiani e stranieri, sono colpito dal gran numero di differenti interpretazioni e formulazioni teoriche così diverse ma tutte equivalenti l’una all’altra per l’incapacità di descrivere ed esaminare gli stessi fatti economici. Forse che si cerca di interpretare la crisi (epocale?) sulla base di prospettive, visioni, valori, aspettative -in una parola ideologie- inconciliabili tra di loro, ovvero si utilizzano vecchi concetti che non servono più?
Di certo il presupposto ideologico va smascherato: ‘più Europa’, ‘l’Italia non è stata capace di sfruttare le potenzialità della moneta unica e le opportunità dell’economia globalizzata, ‘l’assenza del mercato’, ‘l’interventismo statale’, ‘la crisi antropologica che nega il primato dell’uomo in nome della tirannia del denaro e dell’ideologia assoluta del mercato’, ‘la degenerazione morale della finanza speculativa’, il vincolo esterno’, il nuovo crediti in virtù dei diritti umani’la dialettica pubblico/privato’, ‘il conflitto tra modello dispotico-orientale e il modello repubblicano’, ‘l’origine del denaro e la funzione del debito’, ‘l’alleanza governo/banca (vale per me!) e via cantando. Inoltre si ammetterà che c’è sempre un altro modo per dire la stessa cosa che non assomiglia affatto a quello che si è detto prima.
Ora per limitarci al campo del pensiero economico e dell’analisi economica (Schumpeter) P.Savona ha individuato ben 19 scuole di pensiero -le principali- che mi fanno dire che gli economisti esistono -anche quelli che usano i numeri ma non pensano-, ma manca l’economia (per riprendere un detto fatto proprio da S.Ricossa). Eppure c’è un economista autodidatta, eterodosso, matematico di formazione, A.FEKETE, che ha dimostrato la validità della tesi da Lei sostenuta: la teoria della graduale riduzione dei tassi di interesse -la BCE di M.Draghi è passata dall’1,5% allo 0,5%- come modo per stimolare l’attività economica è del tutto insostenibile e distrugge il capitale generando iperdeflazione.
Tra l’altro quel signore afferma che l’oro non obbedisce alla legge della domanda e dell’offerta e invoca il ritorno al ‘gold standard’ in una delle sue realizzazioni storiche. Da ultimo quando Ella afferma che negli ultimi trent’anni si è proceduto alla dissoluzione del sistema industriale occidentale non fa altro che constatare quello che è sotto gli occhi di tutti,ma al di là delle analisi del bilancio, memore dell’ammonimento di C.Cattaneo, so che ciò che rende prospero un popolo- nazione, comunità e simili- sono le energie intellettuali, l’inventiva, lo spirito di adattamento… Dunque è un problema di educazione: questa sì è una sfida epocate! . Tanto Le dovevo.Carlo Ghiringhelli
Sig. Coco, quando Volcker alzò i tassi di interesse di quanto parallelamente aumentò il deficit pubblico USA? Non conosco le cifre esatte ma credo molto. Di questi tempi invece in Europa qualcuno vorrebbe sia tenere i deficit pubblici bassi sia non tenere i tassi bassi, mi sembra francamente troppo anche per una economia tra le piu’ importanti al mondo come quella della unione europea. Il problema secondo me e semplicemente solo nella mancanza di interesse ad investire in europa, mancanza di interesse nata ben trenta e quaranta anni fa, e alla quale abbiamo finora rimediato con l’aumento del debito, soprattutto pubblico, ma anche privato, aumento che però non può durare all’infinito. Il problema secondo me non è di natura finanziaria ma di economia reale: meno crescita attesa nelle economie avanzate, meno investimenti, quindi meno crescita reale, e così via.
Intanto impari l’ Italiano; si dice crisi asimmetriche, e impari ad usare i congiuntivi, che ha omesso nel precedente post (sta al posto di stia); sarà un parolone per lei che studia poco, ma non per me. Legga Bagnai, per esempio, “Il tramonto dell’ euro” o Giacchè e capirà anche lei; tabelle, dati, documenti non chiacchiere da bar. Io vedo solo disoccupazione a due cifre da noi, in Spagna etc. (club med) mentre la Germania, propro per i difetti dell’ euro, anticipati da Mundell, va in direzione opposta. Ancora una cosa, per i paesi a moneta sovrana, una politica espansiva, che porti ad una svalutazione, può essere un modo per far ripartire una economia spenta, bloccata da almeno 5 anni, e in ulteriore rapida caduta, come la nostra, dove dal 2007 si son persi 122 MLD di $ di PIL e si sono accumulati 245 MLD di $ di debito, a prezzi costanti; qui in eurozona tale opzione è preclusa ed al contrario di ciò che è accaduto in USA con gli stati del sun belt (Arizona, Florida, Alabama), già tornati ai livelli pre crisi, i paesi del club med, stanno ancora ruzzolando all’ ingiù e chissàquando si fermeranno.
Nell’ area dell’ euro, purtroppo, gli stati sono sovrani come debito e schiavi come moneta, per questo saranno travolti alle politiche espansive di USA e Japan.
Vada a studiare che ne ha molto bisogno, invece di pontificare qui.
@Angela
Per le cose che lei dichiarava prima sulle crisi o shock asimmetrici, legga questi periodi sotto riportati e faccia il confronto con quanto da lei dichiarato in materia. Tutti qui potranno appunto capire il suo livello dialettico. Negli accordi di Maastricht furono appunto definiti questi rischi, e si dovevano appunto applicare correttivi a questi problemi, ma poi, nelle applicazioni pratiche sono stati del tutto ignorati. Mundell non mi risulta abbia mai teorizzato questo casino in cui ci troviamo oggi, e che sicuramente chiuderà (il casino).Per le balle che lei dichiarava prima sulle crisi o shock asimmetrici, legga questo periodo sotto riportato e lo confronti con quanto da lei dichiarato. Tutti qui possono appunto capire il suo livello. Negli accordi di Maastricht furono appunto definiti questi rischi, e si dovevano appunto applicare correttivi a questi problemi, ma poi, nelle applicazioni pratiche sono stati del tutto ignorati. Mundell non mi risulta abbia mai teorizzato questo casino in cui ci troviamo oggi, e che sicuramente chiuderà (il casino).
@Angela
@Angela
@alberto
Quanto fumo che non c’entra nulla con il tema dell’articolo. E per evadere la domanda : come mai il debito cresce iperbolicamente man mano che i tassi diminuiscono?
Io ho studiato poco, lei molto. Ma è lei ad avere le idee confuse.
Legga il suo primo post di replica piccata, non richiesto, dopo le mie critiche a Coco, e rilegga il mio post. Questo per quanto concerne i nostri relativi fuori tema, con le differenze relative. L’ esplosione del debito mondiale, pubblico, privato e finanziario, è discorso complesso e con cause molto dipendenti da fenomeni ciclici, locali e di area, come nel caso UEM, dove il differenziale inflattivo ha creato situazioni di bilancia dei pagamenti (commerciale e di conto corrente) fortemente positiva per un solo paese e negativa per gli altri. Non si riduce tutto alla questione dei tassi, non foss’ altro che per le evidenti problematiche di matematica finanziaria che ci sono nel ragionamento paradossale di Coco, che gente come lei prende alla lettera. Gliel’ho detto, si legga Bagnai, Giacchè e aggiungo Stiglitz, e capirà quali sono i veri motivi delle esplosioni dei debiti aggregati. Si legga poi tutta la questione dei mutui subprime, dal “Gramm–Leach–Bliley Act” di Clinton alla “Ownership Society” di JWB, fino, almeno a Bear Sterns e dei mancati controlli, la vera causa della crisi dei derivati.@Angela
@alberto
mia opinione:
nn capiscono che diminuzione tassi nn serve a far diminuire debito..
nn capiscono riduzioni tassi serve x “mantenere” mega-sovracapacità ed è x questo che occidente iper-saturo nn crescerà più (salvo rivoluzioni tecnologiche)..
nn capiscono che tassi (oggetto dell’articolo) ormai sono leva secondaria.. primaria sono manovre nn convenzionali (vedi esempi bancari che ho velatamente esposto sopra di cui 2° stà avvenendo proprio in queste settimane nel silenzio totale) che “assorbono” debiti PRIVATI e Pubblici (im-pagabili) x evitare crack peggio 1929..
persino monetaristi e pure Liberista Reagan (nel 1987 nominò Greenspan che sosteneva a parole parità aurea mente stampava a go go:) lo han capito..
l’ho sentito dire pure da Luttwak che debiti sono impagabili e bisogna stampare..
ci rimane solo un gruppo di austriaci isolati in qualche blog ed alla Bundesbank (la Germania è contenta di essere l’unica in Europa a fianziarsi all’1% come Usa/Gb/Jappone che son pure peggio di noi Piigs).. ed è giusto che ci siano x conservare la bioideologica diversità.. e perchè quando dicono che ste megastampe sono una mezza porc.. nn ha mica tutti i torti.. quello che nn capiscono è che alternativa sarebbe sicuro 1929 x 2..
Mises aveva coraggio di dirlo che applicare sue politiche (no BC) avrebbe comportato fallimento dei cattivi investimenti (cioè oggi 50% di banche e stati ed a catena di imprese).. mentre i suoi moderni epigoni, a mio parere troppo dogmatici (lo si vede anche dal ricorrente uso di parole “tu nn capisci nulla” o “la verità è”), questa spiacevole conseguenza la rimuovono sempre.. han paura di dirla..
Alberto,
dopo le critiche da lei cosi’ gentilmente espresse, non vedo l’ora di leggerla su Wall Street Journal!
Lei si’ che deve avere le idee chiare!
Per favore, non mi tenga sulle spine e mi informi, quando verra’ pubblicato!
Grazie anticipatamente
Gianfranco.
Gianfranco, usi lo CH(3)CH(2)OH invece dell’ H(2)SO(4), potrebbe farsi male, essendo estremamente corrosivo.@Gianfranco
Mio caro Piero, son tornato un attimo qui su questo blog, ma già tempo addietro trovai molte tue informazioni ben documentate e piene di buon senso; ricordo, mi sembra qualcosa sugli immobili, dove ci scambiammo info.
Tornando a quello che dici, concordo ma solo come fatto non deterministico, secondo le idee di Coco ed è anche vero che il debito non nasce dalla sola contrazione dei tassi tout-court, ma anche da ciò che dicevo prima a proposito dei derivati e delle cause dell’ esplosione di liquidità; John Lonski di Moody’s afferma che solo il 9% dei mutui concessi in USA fino al 2004 è di tipologia subprime, contro il 21% del solo periodo 2004-2006 e l’ esplosione dei derivati, sempre conseguente, avvenne dopo il 2004, anno in cui i tassi ripresero a crescere violentemente, fino al valore del 4,5% di due anni dopo. Germania, contenta si con gente intorno con l’ anello al naso, appunto unica a finanziarsi a tassi così bassi in UEM, persegue appunto, con continuità, il solito automatico gioco di esportatore netto di merci e capitali a tassi alti (che importa e/o finanzia a tassi minimi), anche se ultimamente la crisi dei consumi extra Germania, ha fortemente ridotto in UEM questo aspetto e il debito privato, come vediamo si sposta sul debito delle AMM. Pubbliche.
Si sta allungando il brodo? Sicuramente si, e si avvicina la soluzione finale; su questo credo che si possa concordare, perchè la corsa del treno verso il Cassandra Crossing è inarrestabile.
@Piero from Genova
@alberto
“CASSANDRA CROSSING” !! magnifico esempio.
e la storia non vale solo per la destinazione finale del convoglio, la metafora ha uno sviluppo interessante anche quando il treno si ferma alla stazione e viene proibito di scendere, mentre dal di fuori i passeggeri vengono murati dentro!
proprio come accade oggi, dove l’unica differenza è che per salvarsi bisognerebbe essere azionista di controllo di una Major americana in modo da avere i soldi per poter comprare il biglietto, salire e chiudersi dentro volontariamente, perché l’infezione è talmente pervasiva che ormai è ovunque, e dappertutto.
Leggo con piacere gli articoli di Coco, lo stesso piacere che provo leggendo i migliori romanzi di fantascienza, incredibili e paradossali, gli riconosco che nelle giuste dosi può essere utile guardare la realtà alla rovescia, diciamo che potrei attribuirgli la definizione che Prezzolini diede di Freud: un grande romanziere.
@ per Piero di Genova:
quel “1929 per 2” non va bene, il “2” va utilizzato come “esponente”
@alberto
declino dell’occidente ha le sue prime radici da :
* invecchiamento baby boom
* ipersaturazione mercati (ormai abbiamo tutto),
* espulsione manodopera da lavori utili con efficienza tecnologica senza precedenti,
* aumento continuo discriminazione redditi ex ceto medio che x continuare a consumare (cioè a tener in piedi la baracca in sovracapacità) ha fatto debiti privati (tra cui subprime) o pubblici (cioè stati si indebitano x conto dei privati.. di fatto produce moneta che può esser “x lui” costosa oppure nn costosa se stampa)
* a questi fattori endogeni si aggiunge emersione Brics&C. (alias Globalizzazione) che da 10 anni produce, e nei decenni futuri sarà pure peggio, concorrenza lavoro a basso costo.. inoltre mano a mano che si trasformeranno da economie di produzione ad economie di consumo (il ceto medio nascerà anche lì) ci saranno pressioni su prezzi commodities razionate oggi inimmaginabili (e che x me saranno la molla della vera inflazione pulitrice, alimentata anche da liquidità, in sostituzione dei fallimenti sistemici che “di fatto” emergerebbero con approccio austriaco)..
sono questi i fattori strutturali che politiche monetarie possono solo “gestire”.. ma pure le altre politiche possono farci ben poco.. certo noi sud europei, molto corrotti, con troppo stato clientelare, troppa evasione, e x di più con poca stampa spesso condizionata, siamo gli apripista di questo ciclo che chiude la partenza iniziata nell’800.. oggi abbiamo l’onore di veder gli inizi della chiusura del macrocilo..
varie scuole economiche, keynesiani monetaristi austruaci (di questo sito che però è intitolato a Chicago. boh) ) o la moderna mmt, si rimpallano un’impotenza che in realtà và ben oltre singola teoria.. perchè è a mio parere internamente strutturale ed esogenamente globale..
Caro Alberto,
sono troppo vecchio, troppo stanco e troppo realista per farmi impressionare dai tuoi toni.
Se continui a credere che il tuo modo di fare ti esenti dal pensare, non lamentarti delle figuracce che collezionerai.
Prova ad imparare a leggere, capire, elaborare e poi commentare. Funziona.
Forse non e’ cosi’ bello come sparare a zero o ripetere sempre le solite tiritere (un po’ come Pietro da quando ha scoperto il concetto di “saturazione” o quell’altro povero disgraziato del Tizzi che insiste che lui non ha “contratto nessun debito”, salvo poi usare le strade messe giu’ dal governo…), ma aiuta a non passare per pollastri.
Capisco anche che nei forum si creano le comunelle di supporto reciproco, specie tra i poveretti. Questo non vi esime dall’essere poveretti.
La liberta’ di parola e’ un’arma a doppio taglio. Fidati.
TORNANDO ALL’ARTICOLO, di cui tu non hai capito niente, e’ inutile che continui a sparare a destra e sinistra.
E’ molto semplice: chi ha prestiti in corso durante il taglio dei tassi e’ sovraesposto. Fine.
Non c’e’ da superfilosofare o tirare fuori l’apocalisse di giovanni o cassandra crossing.
Gianfranco.
Caro Gianfranco, capisco che sei una persona navigata e di grande esperienza ma sono vecchio e stanco esattamente come te, problemi ed esperienze aziendali e personali di ogni tipo mi hanno reso molto attento e diffidente con tutti. Sicuro di aver capito tutto? Sei mai passato per un fallimento aziendale in cui non avevi responsabilità, per una serie di problemi non economici che hanno distrutto la tua famiglia, per un enorme numero di amici e parenti che chiudono e mettono sul lastrico decine di persone? E dover comunque salvare la tua baracca e riuscirci inventandosi cose nuove utilizzando al meglio le risorse? C’ è di peggio di chi ha prestiti in corso con tassi che vengono tagliati; c’ è chi deve avere quei prestiti e non li ha o se li ha deve pagare tassi da strozzo ed il motivo non è nel taglio dei tassi della banca centrale. Ho letto alcune cose di Coco; è il classico personaggio bocconiano, esattamente come molti suoi colleghi su questo sito; non mi sembra uno che parteggia né per me e forse nemmeno per te, ma per qualcun’ altro. Mi dispiace ma credo che tu non abbia capito cosa c’ è dietro l’ articolo di Coco. Termino con la questione delle comunelle come le definisci tu; una scivolata non degna delle tue navigazioni, che dovrebbero averti insegnato a prendere le misure delle persone che ti trovi davanti e non hai capito che non me ne fotte un cavolo di queste cosidette combriccole, perchè dico quel che penso e se non son d’ accordo con Piero o chicchessia glielo dico in faccia, esattamente per quei motivi che ci rendono simili. Buona giornata a te mio caro Gianfranco, senza astio ma con stima. @Gianfranco
Caro Vincenzo, cerchiamo di evitare le comunelle di supporto, con questo termine che mi ricorda il mio professore di italiano alle superiori, vengono fraintese le comunanze di idee derivanti da una situazione spaventosa che legano persone che si aggorgono lontano un miglio delle favole paracule, come quelle di Reinhart e Rogoff, che affrontammo in altro sito e capimmo che c’ era qualcosa che non funzionava e che appunto mesi dopo si rivelarono per quello che erano; favole mediocri, nel senso di fasulle e devastanti perchè qualcuno ci ha fatto sopra le politiche economiche degli ultimi 4 anni. Ma anche tanti altri continuano a raccontarci favole e tanti altri continuano a credere, al contrario di quello che ci succede, che siano vere, come Mario Monti per esempio, che nel famoso intervento alla presentazione del libro di Rampini, ci raccontava che è meglio, nei confronti dei mercati, la virtuosità tedesca.
@Vincenzo N
ovvio che se tagli tassi “chi” ha già debito 100% fisso continuerà pagar tasso vecchio (Lapalisse) e sarà svantaggiato (lato passività) vs “chi” paga variabile o stipula fisso ex post.. ma da lì a dire che quindi è male stampare in generale ce ne corre.. tecnica retorica che usi, insieme a Coco, è nota da 2450 anni: prendi una cosa in sè condivisibile, poi generalizzala ignorando tutto il resto per porla a norma universale..
In fede
Un Poveretto che Risponde Umilmente al Ricco di Danaro e Sapienza, detto anche il Gran Maestro Economista Liberista di Successo Gianfranco
Per capire la questione, caro Gianfranco, così la facciamo finita con questa storia, e visto che mi piace giocare con i numeri, ti lasco un semplice link, dove potrai divertirti, giocando, a constatare che il valore attualizzato di un capitale a scadenza, dipende dal rapporto tra i tassi; la controprova con il secondo schema di calcolo, dove vedrai che un capitale ed il suo valore attuale del valore del 50%, richiede diverse durate.
Insomma se passi da un tasso dello 0,75 ad uno dello 0,5, non è la stessa cosa che passare da un tasso del 10% ad uno del 5%. Certo su Wikipedia, c’ èl’esempio semplificato che rispecchia l’ articolo di Coco; forse ha attinto a quello?
Poi, certamente è vero che qualcosa si perde con tassi decrescenti ma non certamente sempre la metà e quello che si perde, dipende dal tasso assoluto e dai rapporti tra essi; e questo è il problema.
http://www.calcoliecalcoli.com/attualizzazione.htm
Abbiamo scoperto che diminuendo i tassi l’ economia rallenta e le fabbriche chiudono, mentre se i tassi restano fermi, anche se alti, le economie crescono, non parlamo poi dei tassi che crescono, allora i boom si sprecherebbero, come avvenne negli anni ’80 da noi; ma non solo, abbiamo scoperto che l’ enorme massa di liquidità dipende dalla discesa seriale dei tassi. Da tempo mi chiedo cosa si faccia alla Bocconi e se non sia il caso che qualcuno ci metta il naso per vedere se i soldi pubblici, circa 1150 euro/studente siano ben spesi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/28/universita-la-finta-eccellenza-della-bocconi/456631/
@Piero from Genova
Mr. Coco, vuole giustificare questa affermazione alla prova del link sottoriportato? Non mi sembra corretta la sua affermazione.
http://www.calcoliecalcoli.com/attualizzazione.htm
In particolare, il calcolo di attualizzazione porta (a titolo di esempio):
– Capitale iniziale 1000, interesse 5%, 20 anni (periodi); val att. 500.
– Capitale iniziale 1000, interesse 4%, 20 anni (periodi); val att. 555.5556
– Capitale iniziale 1000, interesse 2%, 20 anni (periodi); val att. 714.2857.
– Capitale iniziale 1000, interesse 1%, 20 anni (periodi); val att. 833.33 periodico.
– Capitale iniziale 1000, interesse 0.5% 20 anni (periodi); val att. 909.09 periodico.
– Capitale iniziale 1000, interesse 0.1% 20 anni (periodi); val att. 980.3922…
Le ho posto queste calcolazioni che dicono quanto segue:
– Passando da interesse del 4% a interesse del 2% il val. att. decresce del 22,23 % circa;
– passando da interesse del 2% a interesse dell’ 1% il val. decresce del 14,28% circa;
– passando da interesse del 1% a interesse dello 0.5% il val. att. decresce dell’ 8.33% circa;
– passando da interesse dello 0.5% a interesse dello 0.1%(1/5 del precedente) il val. att. diminuisce del 7,2%
– passando da interesse del 5% a interesse dell’ 1% (1/5 del precedente) il val att. diminuisce del 40%.
Come vede, caro Coco, la perdita diminuisce in funzione del tasso di partenza e chiaramente è una funzione esponenziale e non lineare, come lei afferma ma con esponente che è definito. E soprattutto, tagliare il tasso del 50%, come lei dice, non porta sempre allo stesso risultato.
Ma caro Alberto,
se hai affrontato la vita come affronti le discussioni in questo blog, e’ ovvio che ti sono arrivate le tegole sulla faccia.
Questo e’ solo un blog.
Coco puo’ essere anche la quinta colonna non della Bocconi, ma dei venusiani, e questo non cambierebbe nulla.
Se tu, Tizzi e Pietro Saturo siete convinti che a qualcuno importi i vostri interventi ridondanti, accusatori e lunghissimi, continuate pure a “fargliela pagare” al mondo.
Sappiate che noi vi vediamo per quello che siete.
Ed ogni tanto, giusto per divertirsi un po’, e’ bello darvi un po’ di corda.
TORNANDO ALL’ARTICOLO, sono convinto che tu faccia fatica a capire il concetto di prima e dopo. Di transizione. Di differenziale. Mi sembra quasi tu non abbia nemmeno fatto le scuole superiori.
Rimane il fatto che se ti presto 100 euro al 1% e poi abbasso i tassi allo 0,5%, tu mi stai pagando il doppio dell’interesse.
E’ ovvio che cerchi di liberarti del debito, ma io ti rispondo: “impiccati, adesso sto guadagnando il doppio, se vuoi rendermi i soldi prima, ti costa il doppio”.
Ed e’ ovvio che l’1% di 100 e’ 1 e lo 0,5% di 100 e’ 0,5.
Quello che non ti entra e’ proprio la perdita che si istaura tagliando i tassi.
Per me non hai le basi matematiche per arrivarci. Ne’ tu, ne’ Pietro.
Sbaglio? Se vuoi ti faccio un ripasso. Che ne dici?
Ciao.
Gianfranco.
@Gianfranco
http://tinypic.com/r/34dg9ch/5
ho preparato grafico Usa da 1960 su “Grado Utilizzazione Capacità Produttiva Esistente” in blu..
in rosso “Numero Ore Procapite Lavorate Inclusi Servizi”..
Grado Utilizzazione nn da confondere con Produzione né con Capacità Produttiva (il 100%).
Serie massimi decrescenti => sovracapacità mantenuta a suon debiti/moneta privati/pubblici.
Terziarizzazione economia è prima riuscita ad assorbire manodopera espulsa, poi nn ce l’ha più fatta ed impianti rimangono semivuoti. Ultimi 10 anni delocalizzazione Bric ha accelerato processo.
Alcuni articoli fa Coco pubblicò Grafico Utilità Marginale Decrescente Debito Usa, pure peggio sarebbe stata inclinazione se avesse trovato Utilità Base Monetaria. Quello che a mio parere confondono Coco ed austriaci che navigano qui è rapporto Causa Effetto.
Debito/Moneta nn è Causa Declino bensì è Strumento (Effetto) con cui si è “rallentato a fatica” smaltimento sovracapacità strutturale (tecnologia + mkt ipermaturi) senza precedenti.
Numero Medio Ore Lavorate Pro-capite Decrescente lo conferma.
Stampone anni ’90 di Greenspan rialzò ore lavorate (a mio parere quello fu il picco max dell’occidente), ma poi si ri-scende lungo trend 50ennale.
Rischio ipermoneta è elevatissimo, stiamo navigando in territori inesplorati, alternativa era lasciar smaltire Misesianamente fallimenti disoccupazione 1929 al quadrato (come ha suggerito Vincenzo).
** 99% imprenditori al mondo chiede tassi bassi ed accesso al credito
** tutti Banchieri Centrali salvo Bundesbank vogliono stampare
** 90% economisti anche liberisti (da Greespan a Luttwak) vogliono stampare debiti impagabili
** 99%% massaie Tokyo Voghera Illinois tra fallir banche risparmi (vedi “vicinissimi” esempi dai commenti sopra) e stampare preferiscono stampare
** Bundesbank + isolato gruppo pensatori austriaci vorrebbe bloccar stampe e lasciar fallire tutto
magari avete ragione voi che siete 1% nel mondo (ed 70% in questo blog) a pensarla così.. oppure no..
Un Poveretto
PS: MATEMATICAMENTE nn hai capito che svantaggio di “chi” continua a pagar 1% e molto minore di => “chi” con tasso variabile pagherà 0,5% + “chi” accende new finanziamenti al fisso + “chi” nn fallisce => sistema “nel complesso” guadagna o peggiora meno.. voi guardate solo una parte (quella che vi fa comodo) e la considerate il tutto..
@Gianfranco
Ancora signor mistificatore e poveretto dei miei stivali che coglie subito l’ occasione per fare l’ infame; ti ho detto che le mie tegole, le ho regolarmente rimesse a posto e la mia casa è più bella di prima. E soprattutto uso i bandoni di acciaio inox e giubbotti antiproiettile.
@Gianfranco
Caro Signor Gianfranco,
mi permetta di farle i complimenti per i suoi interventi intelligenti e acuti che mi hanno permesso di capire definitivamente l’apparente “paradosso” dell’articolo che, per le mentalità convenzionali, non è per niente facile da afferrare.
Signor economista della mutua, non è proprio tutto ovvio come dici. Sono ingegnere tu cosa sei macellaio o salumiere? Attendo il ripasso con confutazione dei dati e delle contraddizioni esposte. Questo è un blog, ma se le cose che si dicono sono sbagliate, allora si comprende anche come mai si arrivi ad avere gente come te che si abbevera a questo blog in modo tanto bovino. @Gianfranco
Ti faccio anche presente che se tu vuoi che io ti renda il doppio, solo perchè debbo pagarti il doppio degli interessi, ti rispondo che non hai capito un bel nulla; se vuoi ti rendo il capitale attualizzato e poi ti vai ad investire i soldi dove cavolo ti pare. Questo dipende dal tasso di interesse che debbo pagare io, non da quello che devi ricevere tu. Come appunto detto, se debbo pagarti tassi al 10% e mi tagliano i tassi al 5% forse ti chiamo e ti do il doppio, ma se debbo darti l’ 1% e mi tagliano all0 0.5, allora devi fartene una ragione. Capito ho debbo farti un ripassino amico macellaio? @alberto
Ancora signor mistificatore e poveretto dei miei stivali che coglie subito l’ occasione per fare l’ infame; ti ho detto che le mie tegole, le ho regolarmente rimesse a posto e la mia casa è più bella di prima. E soprattutto uso i bandoni di acciaio inox e giubbotti antiproiettile.
@Piero from Genova
Piero, hai visto che c’ è chi ha capito, chi ha raggiunto la conoscenza suprema per merito dell ‘ intermediario finanziario del blog. E’ cosa ovvia, per non impiccarsi, avendo contratto un prestito all’ 1%, restituisce il doppio dell’ importo pur di prendere un nuovo prestito allo 0.5%.
Cara Angela,
non merito tanto apprezzamento.
Pietro, ascolta: hai ragione sull’assorbimento. Eccome.
E’ un po’ quello che e’ successo durante il bail out statunitense del 2008, quando anche le case automobilistiche di Detroit presentarono il conto a Obama per essere salvate.
Il fatto e’ che non erano piu’ competitive rispetto alle giapponesi (Toyota in primis) istallate in America proprio perche’, non avendo piu’ investito da decenni, continuavano a produrre sempre gli stessi modelli a costi altissimi.
Pero’, caro Pietro, tu insisti a scapocciarti su questa cosa mentre, nella realta’, e’ tutto molto piu’ banale:
1. i soci massimizzano i sistemi verso il profitto, e quindi guai a cambiare un macchinario
2. i sindacati massimizzano i sistemi verso il profitto, e quindi guai a far lavorare un operaio in flessibilita’ di mansioni oppure orario
3. i lavoratori massimizzano i sistemi verso il profitto, e quindi guai a fare un po’ di piu’ e meglio in cambio degli stessi soldi
4. gli americani erano felici di comprare il solito merdoso F150 tanto non c’era concorrenza e poi e’ made in USA.
Ma anche qui, caro mio, sarebbe tutto andato avanti benissimo se non si fosse istallato il differenziale delle ditte nipponiche che fanno meglio, piu’ in fretta, e modelli piu’ belli.
Quindi, caro mio, e’ inutile rompere le palle a questo o quello: a tutti e’ andata bene cosi’. Tutti. Anche i politici democrat che vedevano nelle decine di migliaia di operai “da aiutare” come bacino elettorale.
Rassegnati: se dovessimo investire in tecnologia, oggi Maggio 23 2013, il 90% dei posti di lavoro salterebbe entro domani.
Ma perche’ tutti, massimizzando il proprio microcosmo, inducono alla rottura ed al trauma dopo aver scelto di vivere la paura del cambiamento in modo anomalo e tagliandosi i ponti alle spalle.
Se si fosse investito lungo la strada, il 90% dei posti di lavoro si riqualificherebbe in armonia.
Cosi’ funziona l’essere umano: che c’e’ da aggiungere?
E’ acqua calda, caro Pietro, la folgorazione che ti ha colto sulla via di Damasco. Sul serio. Facci la pasta.
E gia’ che ci sei, coi discorsi sui piani d’investimento del governo, che dovrebbe “finanziare crescita e ricerca”, ma non puo’ sapere se un sistema produttivo funzionara’ o no sul mercato, facci il sugo.
🙂
@Gianfranco
ok mister 1% nel mondo e 70% in un blog liberista avete ragione voi.. x fortuna quelli che contano la pensano come me ed han relegato austriaci in sparuti blog.. al di là dei tecnicismi spesso siete aggressivi, in parte x debolezza di argomenti, in parte x rabbia d’esser “minoranza della minoranza” là dove decidono e nel mondo più in generale..
se vengo qui x informarmi e dialogare so già in partenza di diventare io minoranza e di trovar talvolta degli aggressivi ed un pò maleducati.. come sorry x te talvolta pure te..
x quel che riguarda politiche che han condotto occidente sull’orlo fallimento è buffissimo osservare come voi liberisti dite che è colpa degli statalisti.. mentre i socialdemocratici statalisti dicono che è colpa vostra.. mi sembrate il gatto e la volpe..
a mio parere c’è un dato strutturale che in gran parte sarebbe avvenuto con qualunque tipo di politica (vedi mio grafico precedente su overcapacità)..
about questione MATEMATICA IN SENSO STRETTO è tutto noto a quasi tutti :
* se calano tassi debito fisso è kost in nominale ma aumenta attuale estinzione
* se duration residua bassa impatto minore (vedi errore serie oo Coco che poi ha tentato, compresibilmente, di rimediare rigirando un pò la frittata)
* nel finito (cioè nel reale) impatto è solo su quota interessi (+ loro capitalizzazione) e nn su tutto capitale (come nell’ oo)
* ha ragione Alberto nel dire che taglio del 50% da 10% a 5% ha più impatto negativo (sul lato del passivo) di taglio da 1% a 0,5%.. spunto polemico che mi aspettavo da parte vostra sarebbe stato: tagli seriali man mano che si avvicinano a 0 diminuiscono utilità marginale (sul lato dell’attivo.. cioè stimolo domanda)..
ma punto essenziale è un altro: questa formula su fisso rappresenta “solo uno” spicchio del sistema, quello che vi fa comodo xrchè ci perde, mentre scientificamente fate finta di ignorare TUTTO il resto:
* chi ha variabile ci guadagna
* chi fa nuovo fisso ci guadagna
* chi è riuscito a swappare “prima” ci guadagna
* banche fallite col fisso già emesso ci guadagnano (si ricapitalizzano occultamente)
* chi nn fallisce (grazie ad interventi nn convenzionali.. altro che tassi) ci guadagna
* chi ha rapporti commerciali con uno dei predetti agenti ci guadagna
In fede
Un Poveretto Arrabbiato col Mondo xrchè Invidia il Successo degli Altri (come dici te:)
PS: ciao Alberto.. mio consiglio.. nn lasciarti tirar nelle polemiche sul personale/maleducazione.. commenta idee.. ignora il resto..
Piero mi piace e parecchio, il grafico che ci hai proposto, ma per una analisi precisa mi è imposto di farti la seguente domanda; riguarda i settori manifatturiero, estrattivo, del gas e dell’elettricità, o anche altre attività produttive? Vuoi intendere con esistente (realativamente al grado di utilizzo), ciò che risulta come capacità produttiva totale, inclusa la quota parte di dismissioni e/o inutilizzi? Veramente impressionante il tracollo della curva delle ore lavorate, da metà anni ’90 ad oggi, sebbene con andamenti diversificati. Ma la pendenza della curva delle ore, ha pendenza impressionante tra ’98 e 2003 (5 anni) con un Delta di circa 10 punti e nel successivo periodo, c’ è stato un blocco improvviso della discesa, proprio nel 2003, con stasi fino al 2006, e poi una drastica discesa tra 2006 e 2009, ovvia (crisi), con risalita da quella data ad oggi, tanto che nel periodo di 9 anni (2003-2012) il calo è stato solo di 3 punti (contro i 10 punti del periodo quinquennale ’98-2003); vedo una cosa interessante, ma che non capisco, e cioè l’ andamento contrastante delle due curve tra 2003 e 2009, analogo a quanto accaduto nel periodo 1970 e 1972. Vogliamo parlarne? Io ti faccio i miei complimenti, il grafico non da indicazioni così banali come qualcuno vorrebbe far intendere, non foss’ altro che per il motivo che questo tipo di sugo mi piace molto e la pasta, poi, è meglio farla con poca acqua, nella pentola di cottura, mantecandola e senza usare il metodo di scolarla, così mantenendone glutine e amido che la rende molto più gradevole al palato e consente di regolarne meglio il livello di cottura. @Piero from Genova
Dice Coco nel suo post:
Io rifletto e dico le seguenti cose (vedi doc.to allegato):
– Gli shock petroliferi della prima metà degli anni ’70, e della fine degli anni 70, provocarono inflazione a due cifre nel mondo, a causa dell’ aumento del costo del petrolio, pari a circa 20 volte il costo della fonte energetica, nel 1970, e PIL via via decrescenti, in USA, fino al -2% del 1982.
– Il tasso ufficiale di sconto USA, arrivato al massimo valore del 14% del 1981, recede rapidamente all’ 8,5% del 1982, ma il PIL USA cresce tra l’ 82 e l’ 85 al valore del + 7% (un aumento positivo dell’ 8% in soli 3 anni, nonostante il ritorno al tasso pre crisi del 1978, anno di inizio del crollo del PIL, passato da + 6% a – 2% come detto.
Non mi sembra, caro Coco, che le cose, all’ analisi dei dati, siano così semplici come lei afferma; i tassi mi sembrano qualcosa che da soli, con le loro variazioni, non indichino ne determinino sempre, deterministicamente l’ andamento dell’ economia in generale; senza contare che se si va a vedere cosa accadde in Italia ed in Europa, nonostante analoghi andamenti dei tassi, si son verificate situazioni anche molto differenti nell’ economia reale e nella disoccupazione. Vuole darmi un suo parere? Grazie.
@Piero from Genova
Chi è bravo, ci guadagna, nel senso che deve ristrutturare la sua azienda per ridurre costi, e lo fa meglio a tassi in decrescita ed attuare politiche di rilancio e diversificazione delle produzioni; chi invece non è bravo ci perde e salta. Il gioco della concorrenza, giova al paese ed alla sua economia.
Di solito mantengo la calma, ma la cosa che mi ha fatto perdere le staffe, è stato l’ errore di valutazione sul soggetto in questione; solo dopo la sua coltellata ed il metodo utilizzato, ho capito che fa parte di quella ristrettissima, per fortuna, percentuale di personaggi mediocri che sono assolutamente privi di scrupoli e ti pugnalano alle spalle, oltre a tante altre negatività. Nella mia lunga ed intensa vita aziendale, ne ho conosciuti tre su migliaia e sempre si sono bruciati da se stessi, senza bisogno che agissi in modo specifico e particolare per togliermeli di torno.