10
Nov
2009

Senza “exit strategy”, nuove bolle in arrivo. Ma stavolta non le si addebiti al mercato

Davvero riesce difficile capire come si farà, la prossima volta che il mondo ci cadrà sulla testa, a buttare di nuovo la croce addosso al mercato selvaggio e agli speculatori.

La notizia dell’ultima ora ci racconta di borse di tutto il mondo alle stelle a seguito della decisione dei membri del G20 di rinviare ad un domani del tutto indefinito la “exit strategy”. In altre parole, il ritorno a logiche economiche responsabili.

Ecco cosa scrive Sara Bennewitz sul sito de “La Repubblica” in un articolo intitolato “G20, la proroga degli incentivi fa correre le borse”:

Partite in positivo fin dalla mattinata, le Borse europee hanno accelerato sul finale dopo la positiva partenza di Wall Street e sulla scia del G20 concluso sabato scorso. Le venti maggiori economie del mondo hanno deciso di non andare avanti con la “exit strategy” e quindi proseguiranno sia le politiche monetarie espansive e sia i piani di stimoli economici dei governi.

I titoli salgono perché gli investitori trovano opportuno acquistare le azioni di aziende che sono destinate a ricevere aiuti di Stato e prestiti a tassi nulli. Ma di chi di è la colpa? Di chi gestisce denaro per investimenti, e ovviamente lo piazza dove può trovare opportunità di profitto, oppure di chi sta drogando in maniera irresponsabile il sistema economico globale e quindi crea un sistema di incentivi del tutto falsato? La domanda è retorica, ovviamente.

Come riporta l’agenzia Associate Press, per Brian Battle (della Performance Trust Capital Partners di Chicago) “c’è denaro a buon mercato che ora viene iniettato nel sistema e che sta dirigendosi verso i mercati delle monete e delle materie prime”. (Se le cose stessero così non solo adesso ma anche negli ultimi 36 mesi, lo scetticismo espresso da Carlo Stagnaro nel post precedente risulterebbe ancor più giustificato.)

In realtà, non sappiamo e non è facile sapere se le bolle siano già “in mezzo a noi”, e dove siano. Ma una cosa appare certa: questo modo di manipolare la politica economica e quella monetaria può solo creare problemi a catena. Forse i signori del G20 – o almeno alcuni di loro – in parte se ne avvedono, ma certo non è agevole scendere da una vettura in corsa che sta viaggiando a 300 all’ora, specie se ci si rende conto che non si è assolutamente in grado di modificarne il comportamento senza andare a sbattere contro i maggiori interessi coalizzati.

2 Responses

  1. stefano

    Allegria! Vuol dire che sta per arrivare la seconda ondata: visto che la prima parte della crisi non è ancora finita, la nuova botta ci metterà tutti KO. Cui prodest? Questa volta ci porteranno via anche le mutande.

  2. mario fuoricasa

    Cari amici di Chicago-Blog, propongo una visione più di mercato (spero) circa le speculazioni che hanno gonfiato e sgonfiato i prezzi, i corsi e i bilanci.
    Tutta la mia visione è del tutto e volutamente parziale e pertanto limitata ai casi ai quali è applicabile. L’asimmetria delle informazioni tra quanto pubblicamente noto e la combinazione reale di motivazioni alla base delle scelte m’induce a pensarla così.
    Prima di tutto bisogna risalire al periodo in cui è stato dato impulso alle liberalizzazioni più spinte. Ci ricordiamo la febbre delle M&A? Certo!
    La pratica delle fusioni è uno strumento per l’espansione di un’impresa, ma può essere vista come sistema di salvataggio di chi incorpora.
    Così se un’impresa si fondesse potrebbe mettere a profitto la sua storica reputazione finanziaria attingendo a risorse che se non utilizzate per tempo non sarebbero più disponibili a causa dell’emergere della situazione degenerata dell’impresa.
    Il tutto si gioca sulla tempistica dell’asimmetria informativa. Il board aziendale sa che esistono momenti propizi oltre i quali non si possono più nascondere fatti e circostanze che necessariamente emergerebbero pubblicamente.
    I soggetti coinvolti per responsabilità professionali specifiche di controllo possono tollerare ogni angheria gestionale fino a che la mala gestio non procuri un danno diretto personale e non al soggetto amministrato.
    Della asimmetria informativa soffrono anche gli organi di controllo che hanno la percezione, secondo il loro livello di competenza, sui fatti che riescono a valutare.
    Come estendere quindi la tempistica del vantaggio informativo con il beneplacito degli organi di controllo? Mi fondo o acquisisco aziende di altre imprese. Le aziende o le imprese confuse, oltre alle sinergie commerciali e produttive, mi forniscono, una discontinuità dimensionale utile a dilatare il tempo delle risposte a domande scomode che sarebbero sorte spontanee.
    Il gioco ha funzionato bene ed è stato alimentato dall’ego ipertrofico dei partecipanti al board. Gente che spesso non ha mai smesso di misurarsi gli attributi con gli amici nemici. Bisogna peraltro dire che gli ambienti molto competitivi aiutano.
    Dicevo il gioco ha funzionato così bene che non c’è voluto molto tempo perché diventasse uno sport nazionale. Vi sono stormi di professionisti che si sono dedicati a specializzarsi nello schema dominante.
    Il tutto ha prodotto lo spettacolo al quale abbiamo assistito a volte un po’ attoniti a volte un po’ increduli. La bolla della “new economy”, mai termine fu così improvvidamente coniato, arrivò e ruppe il giocattolo semplicemente perché era costruito con pezzi già incrinati e senza una visione di sostenibilità di lungo periodo, è chiaro che invece, si stava solo lavorando alla sostenibilità del tempo scaduto.
    Di “scorpora e fondi” e di “quota e s-quota” non si poteva più vivere perché con la bolla “internet” la sostenibilità delle situazioni economiche, finanziarie e patrimoniali diventava impossibile.
    Risultato: le istituzioni finanziarie sono rimaste impigliate per meriti e colpe proprie;
    i governanti da cacasenno si sono trasformati in cacasotto;
    le banche centrali per la stabilità del sistema hanno mantenuto il soldo a prezzo di saldo.
    Il denaro a buon mercato favorisce appetiti contro natura.
    L’ansia di recuperare, la voglia di non finire come la Enron, se non altro per potersi godere il gruzzolo rimpinguato dal saliscendi di borsa, generano un altro supplemento di spinta.
    A che cosa serve la spinta? Ma e ovvio! L’energia serve per tenere aperto lo stargate spaziotemporale tra la certezza di pilotare un board di un’azienda in bancarotta e il pubblico dubbio che: “sono tempi difficili ma non molliamo”.
    Questa volta gli specialisti professionali in campo economico giuridico devono fare spallucce. “Abbiamo già sparato tutte le cartucce!” – “Ora le regole sono più severe!” – “Noi vorremmo aiutarvi ma proprio non possiamo!” – “Ah! se avessimo un punto d’appoggio risolleveremmo il mondo!”
    Le banche e le istituzioni finanziarie coinvolte nella discussione sono intervenute a sollievo del board dell’impresa “Noi il punto d’appoggio l’abbiamo e non costa nemmeno caro(a noi).”
    Così si prese ad impacchettare i prodotti finanziari con tutta la sporcizia dei fondi di magazzino e si prese a collocare i prodotti contro liquidità da usare per rappezzare i propri buchi e i buchi degli amici clienti meritevoli.
    Il merito di credito è spesso stato semplicemente “chi ci aspettiamo salti prima?”
    Era ovvio, troppo ovvio, che qualsiasi mercato che potesse sopportare un anche temporaneo apprezzamento sarebbe stato sfruttato. Una riserva di valore inespresso va bene anche se è temporanea purché il tempo sia funzionale a dare energia alla mia operazione.
    Quindi vai col rame, alluminio, petrolio, succo d’arancia, tacchi, dadi e datteri.
    Tutto transita e tutto è passeggero, cosi a fine 2008 tutto precipita. Questa volta i ragazzi l’hanno combinata grossa. Hanno costretto gli stati di mezzo mondo a calare le brache.
    Un gesto nobile, non c’e’ che dire, non sia mai detto che lo stato non supporti il risparmio della gente comune. E poi se lo stato e la banca centrale non intervenissero, avrebbe luogo il “reset” del sistema.
    In ordine il governante pensa: perdo il potere; tumulti; disordine; guerre; distruzione; carestie; fame; malattie.
    Quindi i grandi della terra si riunirono per decidere una strategia comune; le banche centrali della terra fecero lo stesso.
    Il colpevole unico ed ultimo viene individuato e pensate un po’ chi è? “Il palo della banda dell’ortica” L’ultimo della catena dei partecipanti al gioco, colto solo perchè si è addormentato sul luogo di lavoro.

    Risultato: Daggli all’untore! Approviamo un nuovo corpus di regole finanziarie? Non ancora.
    Apertura dei mercati contro il protezionismo? Non ancora

    Invece di fatto cosa è accaduto? Immissione di liquidità oceanica, anche gratis.
    stress test alla saccarina per diabetici

    Nei board ora serpeggia un venticello, uno zefiro, un bisbiglio: “abbiamo visto a che tensione si rompe la corda, che cosa ne dite se ora la riannodiamo così da poterla tirare ancora un po’?”
    Non c’è alcuna conclusione a questa storia, ma io penso che gli economisti non potevano certo avere credito in un tale gioco di società. Ne avranno forse in futuro? Fate voi.

    Mario Fuoricasa

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