15
Giu
2012

Se va bene, andrà peggio. Scenari sulla crisi dell’euro -2

Subito dopo Sudditi – se non l’avete letto, fatelo, ne è la necessaria premessa – all’Istituto Bruno Leoni abbiamo editato un nuovo libro che da oggi potete acquistare in formato ebook su Amazon.it, Bookrepublic e Ebookizzati. Giusto in tempo per il voto greco e le prossime avvampanti settimane sui mercati,  si intitola Se va bene andra peggio, scenari sull’eurocrisi. Autori Antonio Foglia, Pietro Monsurrò, Alberto Bisin, Forrest Capie, Geoffrey Wood,Vito Tanzi, Natale d’Amico, Antonio Polito, Carlo Lottieri. Nella mia prefazione, confuto otto luoghi comuni sull’eurocrisi. Ecco gli altri quattro….

Mito numero cinque: è solo un errore di parametri, quelli di Maastricht ieri, quelli del fiscal compact oggi, basta cambiarli e non impiccarsi alle cifre partorite dall’Europa delle tecnocrazie. L’argomento ha un suo fondamento tecnico, ma cela una trappola evidente.

Il fondamento tecnico sta nella relativa arbitrarietà di quel 3% di deficit pubblico e del 60% di debito pubblico che, insieme a un’inflazione verso il 2%, furono posti come criteri di convergenza a Maastricht. Lo stesso si potrebbe dire per il meccanismo di rientro di almeno un ventesimo annuo per la quota eccedente di debito pubblico oltre il 60%e per l’azzeramento tendenziale a breve del deficit pubblico posti nel fiscal compact. C’è una ricchissima letteratura di proposte alternative. Chi propone che per esempio il debito pubblico di convergenza sia calcolato sulla posizione netta finanziaria sull’estero o almeno comprendendola – e l’Italia ci guadagnerebbe molto, perché la nostra PFNE è negativa per 25 punti di Pil, rispetto a quattro volte tanto di Spagna, Grecia Portogallo e Irlanda. Chi sostiene che dal deficit occorre levare la quota destinata ad investimenti pubblici. Chi si lambicca sul fatto che le correzioni automatiche anticicliche all’azzeramento del deficit devono essere maggiori per quei Pesi a maggior esposizione netta finanziaria negativa sull’estero. E via via arrampicandosi sulla fantasia fai-da-te dei parametristi più scatenati. Naturalmente, ogni criterio tecnico ex ante di convergenza può risultare più o meno arbitrario. Nei 22 giorni del luglio 1944 in cui i rappresentanti dei 44 paesi alleati posero le basi del nuovo ordine economico mondiale postbellico, la stanza di compensazione proposta per ciascun Paese da Keynes per regolare la differenza tra saldi attivi e negativi di parte corrente in bancor era certo più cervellotica della proposta che invece passò, quella americana di Harry Dexter White. Ma anche allora il confronto vero non fu tra l’arbitraria cervelloticità dei criteri proposti, bensì sulla visione politica che le due proposte esprimevano. Keynes era per monete fluttuanti ancorate a una supermoneta virtuale – il bancor – che servisse anche ad abbattere l’instabilità dei mercati mondiali e ad equilibrare nel tempo chi esportava poco. Il suo mondo ideale, tramontato l’Impero britannico, non contemplava il tallone neoimperiale dollaro-aureo. Al contrario il piano White era l’esatto opposto. L’America ha vinto, i cambi saranno fissi, agganciati al dollaro, agganciato a sua volta all’oro: semplice e lineare, fu questa l’ossatura del mondo fino all’inconvertibilità aurea del biglietto verde, con Nixon. Analogamente, il problema vero dei parametri di convergenza europei non è quello dell’arbitrarietà tecnica (per esempio i tetti di Maastricht concepiscono un mondo a crescita reale del 2-3% annuo facilmente attingibile per la media europea, un sogno rivelatosi irreale), bensì quello politico. Nella maggioranza degli euro membri nessuno ha mai preso sul serio quel limite al 60% del debito pubblico: né la politica, né le classi dirigenti, né gli elettori. E’ dalla seconda fase dell’unione monetaria – che ha preceduto la nascita dell’euro – che l’orizzonte disegnato dagli accordi tecnici individuava nel futuro dell’Europa Stati molto più leggeri, e capaci di una drastica correzione del proprio eccesso di debito ammazza-crescita. Eppure, in pochi anzi pochissimi si sono comportati di conseguenza. Nel 2002, l’intermediazione del bilancio pubblico italiano – la somma del totale delle entrate e delle spese pubbliche – era al 91,1% del Pil ufficiale. Nel 2012, pur avendo registrato l’Italia i deficit pubblici più contenuti nella crisi dopo quelli tedeschi, l’intermediazione pubblica sale al 98,7%. In Germania negli stessi anni è scesa, non salita. Stava dieci anni a una cifra superiore a quella italiana, il 92%. Ora sta sotto quota 90. Gli Stati Uniti, per guardare fuori dall’eurorecinto, con tutto il maxideficit pubblico a doppia cifra di Obama in questi anni, stavano a quota 67,9% nel 2002, e sono solo a quota 72,4% nel 2012. Il punto vero dunque non è la lunarità dei criteri dei criteri di euroconvergenza, ma la politica che ha creduto di aggirarli sempre in nome della difesa del cosiddetto “modello sociale europeo”. Ripeto sempre: non è questione dei deficit aggiuntivi resi obbligati dalla crisi degli ultimi 4 anni, perché quando Francia e la stessa Germania si trovarono a infrangere i tetti e naturalmente ottennero che non si avviassero nei loro confronti le procedure d’infrazione, la crisi mondiale non c’era e non c’entrava.

Mito numero sei: tutto quello che volete voi, ma la colpa è delle banche, e i salvataggi pubblici sono solo riservati a loro. L’argomento antibancario in Italia si sposa poi con una singolare mantra del nostro dibattito pubblico: la rapinosità e i guai verrebbero infatti solo dalle grandi banche altrui, le nostre sarebbero sanissime. Distinguiamo, perché su questo solo tema ci sarebbe da scrivere libri. L’euroarea ha – tra gli altri – un difetto di fondo. Ha assimilato i mercati dei beni e dei servizi – che restano separati per normative vigilanze e specifiche tecniche, al di là dell’abolizione dei dazi interni – all’attività bancaria. Le banche sono così rimaste ancorate a una faticosa condivisione di criteri patrimoniali più o meno comuni – le cornici BRI di Basilea I, II e III, sulle quali la penso esattamente come troverete qui detto da Foglia, e cioè l’opposto di quel che si ripete solitamente: il patrimonio obbligatorio è ancora troppo basso, non troppo alto. Ma tutto questo avviene ancora nell’ambito di vigilanze e criteri di salvataggio rigorosamente nazionali, non comunitari. La BCE ha fatto solo da cappello, in realtà sono state le vecchie banche centrali nazionali a decidere – a stretto contatto coi rispettivi governi – se, quando e come far intervenire il capitale pubblico nei tanti casi Dexia avvenuti in questi anni in Europa, e assai più nell’Europa forte che in quella debole. L’esempio di Dexia è che naturalmente i regolatori nazionali, assai spesso troppo vicini alla politica, sono intervenuti tardi e male, sottovalutando i reali guai annidati in pacchi di miliardi di asset illiquidi negli attivi bancari. Tanto che in Dexia sono appunto dovuti intervenire due volte in tre anni. Una delle vere ragioni quasi mai dichiarata per la quale l’euro è nato a sistemi bancari separati è che quello tedesco è – non molti lo ricordano – tra i più pubblici di tutti. La Spagna, con le sue casse di risparmio di fatto pubbliche e intrise di politica nella governance, di fatto ha un 54% del mercato del credito che è pubblico di fatto. Ma subito dopo di lei, ancor oggi 47 banche tedesche sono a controllo pubblico, e un quarto dell’intero mercato del credito è in mano allo Stato. In ogni caso, se l’euro deve restare e-o resterà in piedi per davvero, allora non ha senso continuare a evitare l’abbozzo almeno di una vera e propria unione bancaria, con un centinaio di grandi banche continentali sottoposte a regole comuni di vigilanza e criteri analoghi di eventuale salvataggio. Su questo Mario Draghi ha ragione, e in poche settimane ha preparato le bozze di misure che dovranno essere esaminate al Consiglio europeo di fine giugno 2012. Non sono così sicuro, che ai governi nazionali piaccia davvero perdere il grip sulle banche dei rispettivi paesi. Ma se davvero intendono incalzare i tedeschi sulla federalizzazione del debito, allora i governi l’unione bancaria devono approvarla al volo. Era un passo da decidere a attuare immediatamente dopo il crac Lehman. Invece l’averlo rinviato continua a confondere le acque, e come si vede anche per EFSF ed ESM l’intervento bancario d’emergenza in Spagna precede quello a favore degli Stati e insieme, agli occhi dei mercati, lo preannuncia come una campana a morto.

Le indignazioni popolari “salvano le banche mentre a noi chiedono il sangue” hanno un solo apprezzabile fondamento. Non nel senso però voluto dai Grillo e dai nazionalizzatori di banche, che perennemente risorgono spiegando ai cittadini che per salvarle basta nazionalizzarle nummo uno, diventano del popolo e avanti via come prima. Cosa che ovviamente è pura finzione, visto che una banca per funzionare la puoi anche nazionalizzare a costo zero ma va poi ricapitalizzata, per farla funzionare. La fondatezza della protesta non sta nemmeno nel salvataggio di banche preferito al salvare attività di economia reale, perché questa reazione si fonda su ignoranza o disconoscimento che banca e finanza sono il sistema nervoso dell’economia e che in loro assenza l’intero sistema si accascia. Il fondamento della protesta sta invece nel criterio che troppo spesso in Europa – e non solo, anche negli USA – è stato seguito nei salvataggi bancari. La regola antiazzardo morale nel credito prevede che in caso di banche a rischio il fallimento non vada evitato a tutti i costi, come ripetono scioccamente in troppi, anzi debba accadere. Semplicemente di tratta di tutelare i depositanti, entro una certa misura gli obbligazionisti – ripeto: solo entro una certa misura e proporzione – ma per il resto lasciando che gli azionisti incorporino il danno che è sanzione al loro azzardo. Invece, nella prassi i regolatori tengono la coda agli azionisti. Per rimanere a casa nostra, quando l’EBA ha chiesto ad alcune delle nostre maggiori banche di ricapitalizzare, in realtà l’unica ad aver ricapitalizzato sul serio è stata Unicredit – che oggi vale meno del tortale degli aumenti di capitale degli ultimi tre anni. Mentre per le altre la stessa Banca d’Italia è stata troppo morbida, regalando centinaia di punti base di coefficienti patrimoniali con artifici contabili nei modelli di valutazione interni bancari degli asset a rischio, e tenendo per manina la Fondazione Montepaschi dopo per troppi anni aver sottovalutato la gracilità crescente della banca senese. Naturalmente, i giornali e i media italiani sul sistema bancario italiano scivolano come sul ghiaccio. Preferiscono parlar male a palle incatenate della malvage e famigerate banche americane e anglosassoni, e dei miti consessi segreti di banchieri e finanzieri al Bilderberg. Sulle maleparate e malversazioni di istituti italiani che restano troppo vicini alle fondazioni bancarie parapolitiche, su quello è meglio tacere. Ripetendo alla noia che il sistema bancario italiano è sano. Sano un piffero, dico io. La sua redditività di sistema in questo 2012 è negativa, dopo aver toccato lo zero a fine 2011. Il suo cost/income veleggia verso il 70%, un’enormità: vi ricordo che avevamo meno di 18mila filiali bancarie in Italia 20 anni fa, e che ora sono quasi 34mila. In altre parole, abbiamo circa 100 mila bancari di troppo nel nostro Paese, se adottassimo un modello avanzato di Internet banking e cross selling di prodotti per esempio all’olandese, perché meno costi fissi sono più margine per la banca ma anche meno oneri e più retrocessione di utili al cliente.

Mito numero sette: con l’euro ci abbiamo solo perso, è stata una fregatura. Popolarissimo mantra innanzitutto tra gli italiani di una certa età, diciamo nostalgici per curva attesa di vita. Ma non solo tra loro. E’ la coda lunga del trauma da alta soglia di cambio, perché quella quota 1936 pattuita da Ciampi è rimasta impressa nella memoria di molti come una solenne fregatura, condita di sospetti sui profittatori di Stato e delle catene distributive, e di lamentazioni sul troppo breve lasso di tempo a doppio prezzo obbligatorio. I fenomeni di presa di profitto ci sono a ogni cambio valutario. Ma gli italiani su questo punto addossano in media all’euro due fenomeni che con l’euro non c’entrano. Il primo è la perdita di reddito. Come abbiamo già visto, il fenomeno è reale, il reddito degli italiani è diminuito. Persino più di come sia andata la produttività. Ma ad aver causato il fenomeno è lo Stato con le sue pretese, non l’euro. Il secondo fenomeno del quale un bel po’ di italiani sono nostalgici è la svalutazione monetaria, a loro giudizio l’unica vera valvola di compensazione per un Paese che è strutturalmente troppo debole per la modernità e le sue dure e spietate regole di competizione. Chi abbraccia questo partito teorizza l’estraneità italiana al novero dei Paesi avanzati. E’ invece appena il caso di ricordare che l’euro ha enormemente avvantaggiato gli eurodeboli e l’Italia. In media, sono stati per noi 7 punti di Pil l’anno di minori interessi sul debito pubblico, prima che lo spread dall’estate 2001 esplodesse. Punti e punti di Pil che abbiamo tradotto in aumento della spesa pubblica corrente, invece che in meno tasse e più investimenti. E per il secondo paese esportatore manifatturiero dell’Unione, operare a moneta unificata nel più grande mercato di consumo mondiale – l’Europa è ancora questo, non per molto – è stato un grande vantaggio per moltissime imprese. Tanto è vero che su questo Confindustruia e BDI, la sua sorella tedesca, la pensano esattamente allo stesso modo. Per il più delle 190 mila imprese italiane – un quarto piccolissime, il resto comunque piccole .- che esportano, è essenziale poter stare in filiere i cui scambi interni sono denominati in un’unica moneta.

Mito numero otto: usciamo dall’euro, torniamo alla liretta e tutto va a posto. Collegato e conseguente al precedente. Ma non sempre. C’è tutta una genìa di economisti cresciuti nel mondo delle Partecipazioni Statali e consulenti ai ministeri gestiti da democristiani e socialisti, che dopo aver creduto più o meno sinceramente nell’euroideale, nel tempo ha cambiato idea. Speravano con ogni probabilità che l’euro fosse la moneta di un’Europa però in cui democristiani e socialisti fossero come gli italiani, a gara a chi spendeva e spandeva di più. L’Europa del rigore fa a pugni col keynesismo un po’ straccione di chi anche sul Corriere della sera non fa che ripetere che le privatizzazioni sono state un furto, e che lo Stato proprietario e imprenditore e pianificatore era meglio, mille volte meglio. Il ritorno alla liretta, e una botta del 40-50% di svalutazione da incorporare come illusorio vantaggio nelle ragioni di scambio monetarie, per loro è il carburante di un consenso che vorrebbero tornasse allo Stato, alla Politica con la “P” maiuscola, come ripetono sempre, non a questa sua pallida larva attuale, spodestata da economia e finanza.

Naturalmente, i sostenitori del mito numero otto tendono a nascondere con una certa cura che, nel passaggio dall’euro a una divisa nazionale che valesse da meno di un terzo alla metà, la ridenominazione di attività e passività incrociate sull’estero porterebbe a fallimenti a raffica, oltre alla grande strage di potere d’acquisto che partirebbe con un’inflazione a doppia cifra. L’inflazione è da sempre amica dei grandi indebitati, in quanto abbatte il valore reale della loro esposizione. Ergo,il maggior beneficiato di tutto ciò sarebbe il più grande debitore: ancora una volta lui, il nostro nemico numero uno della crescita italiana, lo Stato. Con tanti saluti ad anni di chiacchiere sulla capacità del sistema italiano di investire e razionalizzarsi su maggior valore aggiunto, proprio perché era finita l’illusione del circuito vizioso svalutazione-inflazione.

Mi fermo qui. Potrei arrivate a dieci, a venti, a trenta. Ma otto posson bastare. Perché? Per scaramanzia, ma non solo. Un mio amico che muove denaro a Londra mi ha fatto notare che sono occorsi solo 10 giorni da quando lo spread decennale spagnolo ha superato quota 500, perché la Spagna ottenesse aiuti d’emergenza. Ne erano passati 16, per Atene. Per Dublino, 24. Per Lisbona, 34. In altre parole, più l’eurocrisi avanzava, più in proporzione al peso dell’eurodebole la finestra temporale oltre quota 500 di spread si stringe, prima di sboccare in aiuti. L’Italia pesa il 19% dell’euroarea, rispetto al 13% spagnolo e al 3% scarso greco. Il mio amico dice che 8 giorni oltre quota 500 e siamo “aiutati” anche noi italiani. Ora capite perché Monti ha le scatole che gli girano, e quell’aria accigliata dopo aver detto per cinque mesi che lui i compiti li aveva fatto tutti. Macché.

Non sono tra coloro che credono l’euro sia un bene assoluto: se i mercati restano separati e non possono funzionare come vasi comunicanti delle curve di costo e produttività, l’euro non può e anzi non deve reggere, e le chiacchiere dei politici sugli spiriti del tempo non mi conviceranno mai del contrario.

Non sono tra coloro che pensano l’europolitica abbia capito, perché immagino solo che gli eurodeboli vogliano ora scontare condizioni migliori per il loro rientro di finanza pubblica, usando la minaccia dello tsunami che l’eurobreaking eserciterebbe sul resto del mondo.

Non sono infine tra coloro che pensano l’Italia abbia fatto i suoi compiti a casa. Anzi sono molto deluso dal governo attuale, che pure nel piccolo ho contribuito a legittimare di fronte a centinaia di migliaia di ascoltatori ogni giorno, prima della sua nascita e ai suoi primi atti.

L’Italia deve abbattere il suo mostruoso debito pubblico dismettendo patrimonio pubblico, per diverse decine di punti di Pil. Non picchiando nelle tasche degli italiani.

E deve tagliare in 3 ani di impegno pancia a terra 6-7 punti di Pil di spesa corrente improduttiva, da tradurre a parità di saldi pubblici in abbattimenti fiscali per lavoro e impresa.

Questa è l’unica via maestra, per un’Italia europea e occidentale. Ci sia l’euro, oppure no.

You may also like

Non si muove foglia che il Golden Power non voglia
Punto e a capo n. 25
Lo Stato imprenditore post pandemico? Grazie ma no, grazie
Punto e a capo n. 11

70 Responses

  1. Francesco P

    … “E deve tagliare in 3 ani di impegno pancia a terra 6-7 punti di Pil di spesa corrente improduttiva, da tradurre a parità di saldi pubblici in abbattimenti fiscali per lavoro e impresa” …

    Dott. Giannino, In Italia non serve una “spending review”, che fa tanto erudito partner di una grande società di consulenza. Qui ci vuole una “M E G A S C I S S O R S A C T I O N”!

  2. Massimo Perucatti

    Lo stesso problema e impedimento da anni. Tuttavia mi chiedo, e chiedo, se non siano volontà personali ma invece il deciso perseguire delle regole fondamentali, tramandate dai detentori del sistema o interpretate dalle leggi scritte dello Stato che, in buona fede credo, portano a considerare la strada giusta da seguire o semplicemente l’unica strada possibile, nello scrupoloso ed integerrimo rispetto delle Leggi:
    Anno 2010 – Artigiano della Manovra
    http://www.giornalettismo.com/archives/64850/mario-canzio-lartigiano-stato/
    Anno 2011 – Ipotecare le case
    http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/11/10/07/sviluppo-ipoteca-casa-italiani.html

  3. Dott Giannino stampare banconote e gettarle dagli elicotteri, non drogare le banche con moneta virtuale.Rinnovare il paese con i fatti non con la demagogia. Di gente che scrive, che racconta, c’e’ ne fin troppa. Abbiamo bisogno di uomini veri!! Buona serata.

  4. Sergito

    ma perché si dovrebbe comprare un libro con un titolo così? A cosa serve sapere se poi non si fa nulla? Giannino perchè non propone qualcosa di attivo per cambiare la situazione? Mi sto guardando in giro e vedo un fiorire di pubblicazioni che denunciano fatti e misfatti, per caritá ottimi lavori senza dubbio, ma che utilitá hanno oltre quella di farci “rosicare”

    Con affetto e simpatia.

    Grazie

  5. Marcello

    Egregio Oscar,
    come al solito perfetto ed inoppugnabile, ma il problema siamo noi italiani!

    La media dei nostri concittadini non conosce la differenza tra governo e parlamento, tra debito e deficit, tra tasse (se) pagate e servizi scadenti che si ricevono in cambio…altro che elezioni, qui ci vorrebbero deportazioni temporanee di massa di 6 mesi verso la Svizzera, Germania, Austria per ognuno di noi italiani, così da costituire un po’ di senso civico e poi tornare a casa!

    I politici hanno fatto un grande lavoro in questi ultimi 20 anni narcotizzando una nazione intera!

    Grazie per la sua tenacia,

    Marcello

  6. silvano caldato

    Si ponga da un lato una pseudo-èlite autoreferente, cialtrona e festaiola (prima), seriosa e magniloquente (adesso), inerte, ma seduta nella plancia di comando. Dall’altro lato milioni di pecore ignoranti più una vera èlite di persone informate e potenzialmente idonee a pilotare la nave ( o il gregge). Se quest’ultima èlite continua a fare informazione èlitaria, aumenterà il proprio disgusto a la propria rabbia. Le pecore continueranno a ragliare (pardon! belare) e a votare!! dalla stiva, fidando nell’esperto nocchiero, chiunque egli sia. Hic Schettini abundant!

  7. TERZO STATO

    Agire!
    Oscar vogliamo continuare a flagellarci con la disamina della valanga di assurdità e soprusi di questo Stato. Ne basta uno che capiscono tutti: NON ESISTE DISCORSO SOSTENIBILE PER QUESTA RAPINA FISCALE. Dobbiamo fare l’elenco delle tasse assurde da sistema feudale? Ormai lo sanno tutti.
    ORGANIZZIAMOCI PER ANDARE IN UN MILIONE A PIAZZA DEL POPOLO ad urlare:
    STATO LADRO!!!

  8. Piermario

    Caro Oscar,
    sei tra i migliori economisti a livello internazionale, ma tu sai benissimo che per iniziare a cambiare le cose in Italia non basta martellare incessantemente con una corretta informazione,ha ragione Sergito nel suo commento,siamo stanchi di concordare con valutazioni impeccabili.
    Oscar ti devi impegnare politicamente oppure agevolare la candidatura a persona di stretta fiducia,solo così possiamo avere qualche speranza di cambiamento.
    Naturalmente noi saremo tutti con te.

    Cordialmente,
    Piermario

  9. Piermario

    @Sergito
    Ciao Sergito,
    hai ragione siamo stufi di parole e condivisioni su argomenti che ci toccano il portafoglio.
    Cordialmente,
    Piermario

  10. Claudio Di Croce

    Leggendo questa mattina ” Il sole 24 Ore ” cioè il giornale della Confindustria che in teoria dovrebbe essere ” liberale ” e a favore del libero mercato , ho notato che i commentatori , entusiasti di Monti e del suo governo “tecnico ” che ci ha salvati dal disastro ,esaltano la ” dismissione ” ventilata di patrimonio pubblico . Poichè essa avverrà con un passaggio a un altro carrozzone pubblico , cioè la Cassa Depositi e Prestiti , sarei curioso di leggere qualche commento su questa ennesima presa in giro , per non dire altro .

  11. Valerio

    sono d’accordo:e’ l’unica via d’uscita!”ridurre spesa per tagliare tasse”.
    ma ho due domande a cui credo sia necessario rispondere se si vuole realmente agire.
    1) Perchè nessun governo (Visco,Tremonti,Monti) ci è riuscito questa non è una domanda retorica ma se si capiscono quali sono i veri,concreti,reali motivi che impediscono il risanamento in Italia, allora si avra’ la possibilità di rimuoverli.
    2) Chi stabilisce qual’è la spesa improduttiva?
    Sarò molto grato al dott. Giannino o a chiunque vorrà rispondermi.
    Grazie.
    Valerio

  12. Gianluca

    Concordo su quasi tutto. Sopratutto su una cosa l’euro e la culona stanno diventando uno specchietto per le allodole, l’Italia pagherà e paga anche alcune anomalie causate da un Euro nata male ed influenzata dallo shock USA del 2008, ma le cause maggiori che pongono l’Italia tra le economie avanzate a crescere meno di tutte e ad avere un debito pubblico immane da 20 anni le ha spiegate molto bene lei Giannino.

    Purtroppo 30 anni di non politica (visto che il bene paese non esisteva e si pensava ad altro) alla fine si pagano, e se fino ad oggi ancora stiamo come stiamo lo dobbiamo all’Euro!! In pratica ritengo che l’Euro evitandoci per quasi un decennio tassi elevati sul debito ci ha permesso di rimandare problemi che alla fine sarebbero dovuti arrivare per forza. Lo scrivevo da anni ed alla fine, giustamente, i nodi stanno venendo a pettine.

    Gianluca

  13. marco

    Dirlo nel 2003 era saggto, oggi ha due lustri di ritardo
    PER GOVERNARE IMPIEGHEREI GENTE COI RIFLESSI PRONTI
    abbiamo già sperimentato disastrosamente il governo dei bradipi

  14. antonio

    caro Giannino, provo una grande simpatia per lei e le sue battaglie ma queste sono delle SONORE stupidaggini !

    tagliare 50 miliardi di spesa pubblica significa diminuire il reddito di almeno 100-120 miliardi (dipende dal moltiplicatore). Se il pil diminuisce quanto aumenta il rapporto debito/pil ??

    Altre stupidaggini: la Spagna ha circa l’80% del rapporto debito/pil (noi abbiamo circa il 120). Come mai la Spagna STA PEGGIO di noi ?

    Non crede che il problema sia LEGGERMENTE più complicato di quanto lei afferma ? e che forse se ne dovrebbero occupare dei VERI economisti ?

  15. Cesare

    Le nostre democrazie vivono di consenso. In Italia il consenso si compera con la spesa pubblica. Questa e’ improduttiva e non fa crescere il reddito, ma aumenta il debito. Grazie all’euro abbiamo dato un bidone ai sottoscrittori dei nostri titoli, continuando a indebitarci a tassi irrisori. Ora il mercato li rifiuta e noi diamo la colpa alla Merkel che vuole solo evitare una spoliazione dei suoi risparmiatori con gli eurobond.
    Finalmente Monti parla di dismissioni e prova timidamente a tagliare la spesa. Bisogna vedere fin quanto resistera’ alla pressione sindacale (vedi quanto accaduto per l’art.18), che parla di crescita ma in realta’ vuole redistribuzione con nuove tasse patrimoniali.

  16. LucaS

    X Antonio:

    1) Tanto per cominciare ti suggerisco un po’ più di rispetto verso Giannino primo perchè ne sa 100 volte più di te e di me e secondo perchè ci informa gratis a differenza dei media mainstream che fanno disinformazione a pagamento e ci obbligano a finanziarli contro la nostra volontà (canone Rai e finanziamento pubblico giornali)! Se Giannino dice stupidate non 6 obbligato a leggerlo o a commentare! Se lo fai fallo in modo civile please! Potrai non essere d’accordo con lui, io stesso lo sono alcune volte ma per il motivo opposto cioè perchè mi sembra troppo “moderato”, ma non puoi dire che scrive stupidaggini (come se tu fossi il Nober per l’economia)! Quelli come te proprio non li sopporto perchè criticano in modo maleducato senza avere le minime basi di economia e finanza. Ecco smontate in 5 minuti le tue obiezioni (spero fatte in buona fede e per ignoranza economica).
    2) Giannino ha spiegato moltissime volte con esempi concreti come si può tagliare la spesa pubblica per importi consistenti senza per questo lasciare migliaia di persone in mezzo ad una strada. Se lo stato spende meno allora potrà anche tassare meno ergo i contribuenti pagheranno meno e avranno più soldi a disposizione per spenderli come vogliono loro (e non come vuole lo stato)! Quindi per alcuni danneggiati (spesso gente che nel libero mercato sopravviverebbe si e no 5 minuti ma che prospera solo coi trasferimenti pubblici) milioni di persone saranno avvantaggiate.. poi se i cosiddetti danneggiati sono persone valide offriranno i loro servizi sul libero mercato dove ci sarà maggiore domanda dato che i consumatori avranno più soldi in tasca…
    Risultato: ognuno li spenderà come vuole quindi finiranno ad imprese che producono beni e servizi utili in concorrenza con altre e non allo stato per cose totalmente inutili che i contribuenti non comprerebbero di loro spontanea volontà! Ergo non solo non c’è alcun impoverimento di massa come dici tu ma si farebbe sviluppo: le cose inutili che fa lo stato smetterebbero di prosciugare risorse che i cittadini sarebbero liberi di usare per le cose che loro ritengono utili… in una parola è l’essenza del progresso economico.
    3) Tanto per cominciare la Spagna non ha affatto un rapporto debito/pil dell’80% se consideri TUTTO il debito che lo stato garantisce, a cominciare da quello regionale, la cifra è arecchio più alta. Ma quello che conta non è il suo debito “contabile” ma il suo debito “prospettico”: ai valori correnti di mercato (si stima che l’immobiliare calerà ulteriormente e parecchio..) la Spagna dovrà ricapitalizzare le sue banche per cifre imponenti che aumenteranno in modo consistente il suo debito… La cifra nessuno la sa con esattezza ma il mercato non è scemo: anche se contabilmente questi buchi non sono emersi il mercato li sconta! Come sconta non solo la quantità ma anche la qualità e la sostenibilità del PIL di un paese: la Spagna ha un pil ridicolo come qualità e composizione che in futuro potrebbe anche calare del 50% e poi bisognerebbe considerare il solo pil privato che è quello che effettivamente ripaga il debito pubblico: non credo che la spesa pubblica (componente importante del PIl contabile) possa mai farlo anzi… Anche la Germania ha un debito contabile elevato ma guarda caso i rendimenti sono molto diverso…. il mercato non si lascia fregare dalle alchimie keynesiane dei pil contabili e dei fantomatici “moltiplicatori” di cui parli…
    4) Leggermente più complicato? Certo ma questo è solo un pezzo del libro non TUTTO Il libro che lei pretende di giudicare prima ancora di leggerlo e poi come analisi mi sembra molto approfondita considerando lo spazio a disposizione… Veri economisti? Sta per caso parlando del duo Krughman e Stiglitz… Dio ce ne scampi!

  17. Marco

    l’utilizzo di un editor di testo sarebbe di aiuto al blog almeno quanto gioverebbe all’Italia l’applicazione dei principi economici suggeriti da Giannino.
    Rimane altresì chiaro che per raddrizzare questo nostro Paese basterebbe anche l’adozione della diligenza del buon padre di famiglia cui si fa riferimento nel codice civile.
    Oscar, avanti così!
    Saluti
    Marco

  18. erasmo67

    @Valerio

    spesa improduttiva:

    In lombardia e veneto ci sono circa 4 dipendenti pubblici per 1000 abitanti, in Sicilia e Calabria ce ne son 40, considerando l’efficienza della macchina pubblica meridionale direi che almeno 36 di quei 40 non fanno una sicilianissima minchia.

    Secondo me i loro stipendi sono spesa improduttiva.

    Ipotesi.

    Si definisce che nessun ente pubblico può avere più dipendenti rispetto , non all’eccellenza, ma alla media nazionale. Poi si definiscono gli esuberi.

    Si offre un sussidio di mobilità (80% RAL) di 3 anni ai dipendenti pubblici che volontariamente lasciano la PA questo sussidio viene percepito anche se l’ex dipendente della PA trova un’altro lavoro o ancora meglio apre una sua attività. Se apre una attività non paga un euro di tasse per i primi 3 anni e se per caso assume altri dipendenti non paga per tre anni IRAP sulla componente Lavoro ed ha uno sgravio contributivo.

    Dopo tre anni si parte con la falciatrice.

  19. Francesco

    Euro euro, chissà perché i paesi euopei che non sono entrati nell’euro satnno meglio di tutti: norvegia, svezia, Regno Unito. Allora dove sono i vantaggi dell’euro se chi ne sta fuori sta meglio e non rischia ogni giorno il default pure con un’economia che non gode di ottima salute? (Regno Unito). Perché Spagna, Portogallo, Grecia ecc che negli anni ’70 e ’80 avevano delle economie di cartapesta non rischiavano il default? Perché il Bangladesh, tanto per dirne una, non rischia il default pur vivendo ai limiti della sussistenza? Perché l’argentina ha fatto default solo quando ha agganciato il peso al dollaro? Poi, tolta questa parità artificiale, si è ripresa? L’euro è una delle cause principali di questa situazione e chi non lo ammette non può essere in buona fede. Lezione n.1 di Economia Politica per studenti del primo anno. la moneta di un paese rifletta la “forza” dell’economia del paese stesso. Ora, che ci azzeccano l’economia tedesca e quella greca? Però hanno la stessa moneta. Come fai a vendere le olive greche con la stessa moneta con cui vendi una mercedes? Ovviamente non ci riesci. Ergo la situazione attuale, da cui i PIGS non usciranno mai fintanto che ci sarà l’Euro.

  20. Francesco

    Di più riguardo alla crisi in cui troviamo: è verissimo che non l’ha creata la Germania, ma ce la siamo cercata noi con le politiche dissennate di spesa pubblica crescente, finanziata con una tassazione vampiresca sulla parte sana dell’economia, che le ha sottratto risorse preziose per gli investimenti produttivi. Tuttavia, se è vero che non è stata creata dalla Germania, la Germania l’ha gestita a modo (sbagliato) suo. Certo la totale mancanza di una classe politica degna di questo nome (incluso l’attuale governo) ha fatto sì che abbiamo accettato supinamente la determinazione tedesca (e degli euro burocrati) di adottare la ricetta anti crisi sbagliata, fino alle estreme conseguenze, coem è nel DNA storico di questa nazione: una volta che hanno intrapreso un strada vanno avanti fino alla fine senza ripensamenti, anche se si tratta di andarsi a schiantare conto il muro, come è inevitabile che succeda a questo punto. Qualcuno mi dovrebbe spiegare come si pensa che le varie grecie, italie, spagne possano ripagare un debito crescente con una economia in costante e accentuata recessione? Come se il capofamglio indebito, a fronte di redditi che diminusicono, pensasse di risolvere il problema contraendo sempre nuovi debiti per coprire le entratw in costante diminuzione, Ovvio che ad un certo punto il meccanismo salta. L’unica cura che l’Italia avrebbe potuto intraprendere, all’inizio di questa crisi (ormai non più) sarebbe stata quella di tagliare con l’accetta la spesa pubblica, inclusi il licenziamento di centinaia di migliaia di dipendenti pubblici improduttivi e/o assunti solo su basi clientelari. In ogni caso misure di questo genere -cioè i tagli di spesa pubblica- creano in un primo momento un’ulteriore effetto recessivo, anche se si mandano a casa dipendenti pubblici assenteisti o improduttivi, perché gli stessi si trovano senza lavoro e quindi non consumano o consumano meno (vedi lo UK dopo la cura Thatcher, dove in un primo momento l’economia si inabissò). Poi però, se tali “risparmi” vengono trasferiti a vantaggio della parte sana del sistema produttivo (imprese private) sotto forma di minore tassazione, si può innescare il meccanismo virtuoso della crescita grazie alle maggiori risorse lasciate in tasca alle aziende e alla maggior fiducia degli imprenditori. Tuttavia, nel nostro caso, dopo tre anni in cui la “malattia” è stata aggravata da un gestione della crisi che è stata l’esatto contrario di quanto andava fatto (più tasse, invece di meno spesa) l’Italia e l’eurozona sono stremati, schiacciati dai debiti e quindi un taglio di spesa sostanziale creerebbe comed etto un ‘ulteriore effetto recessivo che sarebbe il colpo finale. Gli euroburocrati, dal canto loro, con il meccansimo perverso di prestare soldi a chi non potrà restituirli chiedendoli a chi non li ha (kafkiano: L’Italia che presta solid alla spagna) non fa altro che rinviare il momento della resa dei conti che ormai è inevitabile, perché, come detto, margini di manovra non ce sono più. Prepariamoci all’inevitabile: L’euro salterà e le conseguenze saranno devastanti, ma almeno, a quel punto, saremo pronti a ripartire dopo aver patito lacrime e sangue, e, spero, averla fatta pagare sul serio ai nsotri politicanti, Monti, Tremonti e Maremonti.

  21. Marco Tizzi

    erasmo67 :
    @Valerio

    Ipotesi.
    Si definisce che nessun ente pubblico può avere più dipendenti rispetto , non all’eccellenza, ma alla media nazionale. Poi si definiscono gli esuberi.
    Si offre un sussidio di mobilità (80% RAL) di 3 anni ai dipendenti pubblici che volontariamente lasciano la PA questo sussidio viene percepito anche se l’ex dipendente della PA trova un’altro lavoro o ancora meglio apre una sua attività. Se apre una attività non paga un euro di tasse per i primi 3 anni e se per caso assume altri dipendenti non paga per tre anni IRAP sulla componente Lavoro ed ha uno sgravio contributivo.
    Dopo tre anni si parte con la falciatrice.

    Ottima proposta, ma la modificherei come segue: il sussidio di mobilità lo metterei fisso perché ricordo che i dirigenti pubblici si decidono il loro stipendio da soli, quindi non mi pare corretto pagare per tre anni l’80% di uno stipendio senza senso.
    Inoltre tale sussidio dovrebbe essere elargito a fronte di formazione con presenza obbligatoria e/o training in azienda e/o lavori sociali onde evitare che il soggetto lavori in nero con doppio salario.

    D’altra parte anche il Governatore Lombardo ha detto che in Sicilia i dipendenti pubblici servono da “ammortizzatore sociale”.
    Allora facciamo un ammortizzatore sociale vero, almeno la smettiamo di prenderci per il culo con il tasso di disoccupazione e non costringiamo i cittadini a passare le giornate in giro per uffici statali a mendicare un timbro inutile.

  22. roberto

    MITO numero 9 : chi ha un grosso debito non ha problemi . Semmai li ha il creditore .
    (banca intesa , con Alitalia unicredito e mediobanca bon Fonsai etc etc insegnano )

  23. roberto

    Debito USA gigantesco . Preoccupati ? Debito Giappone galattico Preoccupati ? Pare di no . Diciamo che il debito italiano non è la causa ma solo la scusa per giustificare una speculazione su una moneta che dietro non ha nulla , Non ha uno stato non ha una banca centrale non ha una politica , NON HA UNA BELLA CIPPA DI NULLA . Su quest’onda di giustificazione ci sguazzano i percettori di tasse . Burocrati alla Patroni Griffi alla Grilli e summa maxima alla Canzio .

  24. Marco Tizzi

    @roberto
    Debito pubblico Singapore: gigantesco pure lui! Debito pubblico di una buona parte dei paesi caraibici: immenso!

    Ma soprattutto: perché diavolo il Belgio non è ancora fallito?!?!?!?!?!??!?!?!?!?!??!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?

    🙂

  25. paolo

    se non ricordo male i parametri di maastricht prevedevano pure una economia che viaggiava al 5 verso la convergenza…..utopia…… concordo su molte delle cose che giannino proclama quotidianamente e sono convinto che un arretramento del perimetro dello stato serva per rendere lo stesso piu forte ed efficiente. saluto inoltre con forte entusiasmo i due fondi mobiliare e immobiliare di cdp previsti nel decreto sviluppo se gli ento territoriali ne faranno tesoro e la cassa implementera le risorse l economia locale ne trarra beneficio contribuendo alla crescita ma solo se saranno imposti i vincoli sui quattro asset di sviluppo: capitale fisico, capitale umano, progresso tecnologico , occupazione.

  26. Giordano

    Me la potranno cantare in tutte le lingue mal la realta’e’ che quello che con la lira costava 1000 con ‘euro e’poi costato 1 (x1936) la settimana dopo. Poi non sara’stata colpa sua, ma in una settimana il mio potere d’acquisto e’andato a remengo. Via da questa fregatura! Ci dicevano che senza l’euro la benzina sarebbe andata a 2/litro?eccoci servit…..

  27. adriano q

    Mito numero cinque.Vista l’arbitrarietà dei parametri non serve parlarne.Quando la regola è non rispettare le regole meglio discutere d’altro.Vincoli finti per una moneta finta.Sintomo di serietà d’intenti.Mito numero sei.Perfetto.Se c’è una regola deve essere applicata.Se una banca deve fallire,fallisca.Invece di regalare soldi a chi ha dimostrato di non meritarli,si tutelino i risparmiatori,altrimenti vittime incolpevoli.Mito numero sei.Con l’euro abbiamo perso.La sovranità.I vantaggi nella realtà si sono trasformati in danni,l’aumento della spesa, e con i se non si fa la storia.Col senno di poi faremmo le stesse cose.Panem et circenses,chi vuol esser lieto sia.E’ nel nostro DNA e non c’è scampo.Può non piacere ammetterlo ma è così.Se non è una fregatura è un vincolo improprio che non ci aiuta a risolvere i problemi.Mito numero otto.Sarei cauto con le previsioni.La loro granitica certezza è spesso la premessa di una smentita sicura.Chi nel periodo iniziale dei tassi bassi poteva prevedere il disastro legato all’esplosione dei debiti?Quello che accadrebbe nel dettaglio con il ritorno alla lira non è facilmente prevedibile anche perchè il problema va posto in termini diversi,cominciando a parlare della convenienza generale al ritorno di tutti alla propria moneta.Alla fine i mercati capirebbero.In ogni caso se non c’è debito comune con la moneta comune ,nulla si può risolvere.E bisogna farlo senza artifizi ipocriti ma con esplicita semplicità.La Germania non accetterà mai,avendo già raggiunto l’obiettivo della riunificazione che strategicamente le interessava.Quello europeo ha aspetti puramente tattici e come tali secondari.Per questo il ritorno alle monete nazionali dovrebbe essere il nostro traguardo strategico da cercare di realizzare col minor danno.

  28. marco

    deplorevolmente ridicolo muoversi come i topi al momento del naufragio.
    La maggior parte dei naufragi ha una lunga storia di errori a monte; bisogna averli riconosciuti all’insorgere e aver tentato di neutralizzarli o modificarli. Chi l’ha tentato di fare ha concettualizzato la modifica delle controreazioni col variare delle condizioni al contorno e dei tempi disponibili. Da almeno un lustro la priorità assoluta è l’abbattimento del sistema politico gestionale della pubblica amministrazione fonte di
    paralisi
    incompetenza
    corruzione
    il resto sono placebo
    -se i contributi all’innovazione vengono erogati da esimi ignoranti
    -se le “nuove” classi dirigenti hanno i cognomi di incompetenti che hanno trasferito pari incompetenza ai figli mettendoli in consigli di amministrazione di “immobiliri di comodo” per dar loro un curriculum
    -se la solfa viene strimpellata da chi non ha mai sollevato proposte efficaci
    – se continuiamo ad essere un popolo in cui il rigore consiste nel dimenticare per non fare pagare per non dover ammettere, e perchè non si sa mai

  29. minorityreport

    L’unico piano (segreto?) che impoverisce il lavoro e chi vive di lavoro, cioè (quasi) tutti, è la svalutazione della moneta.
    La moneta dovrebbe essere prodotta liberalmente dal mercato, e il mercato libero tende sempre ad eleggere una moneta rigida, cioè, una moneta quanto più stabile possibile.
    La moneta buona scaccia quella cattiva… in assenza di controlli dei prezzi.
    Con controlli dei prezzi avviene, invece, il contrario.
    La svalutazione è un normale comportamento di una moneta?
    NO! La svalutazione è il normale comportamento criminale di chi gestisce il sistema monetario e sistematicamente depreda la popolazione del potere d’acquisto del loro denaro!
    E NON CONFONDETE i monetaristi di Chicago con la Scuola Austriaca di Economia!
    Se Italia, Grecia e Spagna stanno morendo (e stanno morendo!) è perché erano già fallite prima, perché hanno accumulato problemi insormontabili. L’euro li ha solo portati in superficie.
    Con la lira avremmo continuato a nasconderli fino al punto in cui il sistema sarebbe imploso comunque.
    Svalutando, l’economia non diventa competitiva, ma diventa MENO COMPETITIVA.
    Come fai a comprare le materie prime e l’energia? Con l’autarchia fascista?
    L’italia è fallita perchè era fallita già 20 anni fa e ha continuato a scavarsi la fossa, mentre l’euro nascondeva i problemi che continuavano ad aggravarsi e tutti i politici banchettavano (come non mai) insieme ai compari che procacciano loro voti, e le promesse insostenibili volavano illudendo le masse.
    Che si resti dentro l’euro o si esca dall’euro questa realtà non cambia. Può solo peggiorare. E prima finisce questo tira e molla con un default effettivo di chi è già fallito, meglio è per tutti.
    Gli squilibri, dopo aver causato gravissime sofferenze, si aggiusteranno velocemente, il sistema SI RIPULIRA’ ed effettivamente permetterà di poter riprendere uno sviluppo reale e sostenibile.

    Però, dal punto di vista personale, mi auguro davvero che gli eurocrati e la BCE comprino ancora tempo per permettere a tutti quelli che si stanno muovendo in ritardo di posizionarsi come meglio possono per non essere travolti.
    Alla luce dei più recenti sviluppi, è doveroso andarsene da questo paese, anche se mi trovo a corto di tempo per potermi effettivamente riposizionare come meglio ritengo.
    Let them buy some time then…
    Che stampino! come dicono gli inflazionisti, ma giusto il tempo di farci comprare il biglietto di sola andata.

  30. Oscar Giannino

    UNo- piazza del popolo a Roma piena di crtelli “meno tase-meno spesa” la sogno anch’io, MA NON come quando anni fa Roma venne riempita con quella parola d’ordine dal Pdl CHE HA FATTO IL CONTRARIO

    Due- credo di aver spiegato perché il Giappone NON è un buon esempio da seguire, anche se in realtà lo stiamo facendo seguendolo sulla via della repressione fiscale, in 12 mesi la parte di debito pubblico in mano a intermediari e risparmiatori stranieri è scesa dal 46% a circa il 33-34%, mica è un caso che le banche italiane restringono credito a famieglie e imrpese come ovvia conseguenza

    Tre- l’argomento per cui tagliarespesa pubblica diminuisce PIl è da sempre il mantra della PA,ovviamente smentito da chi come germania e svezia e tanti altri lo ha fatto davvero abbassando anche pressione fiscale

  31. da keynesblog

    Oscar Giannino, per sostenere che la Bce non può essere come la Fed, scrive: la separazione tra BCE e debiti sovrani degli euromembri, debiti che restavano nazionali, è figlia obbligata di una costruzione per la quale i mercati sottostanti dei beni, dei servizi e del lavoro restavano nazionalmente separati.

    In realtà l’ammontare degli interscambi tra i paesi della zona euro è quasi la metà di tutti gli scambi degli stessi paesi con il resto del mondo. Del resto, vorrei vedere quanta integrazione commerciale c’è tra Los Angeles e New York. Ciò nonostante, hanno una moneta comune e una politica monetaria comune, attuata dalla Fed.
    Quindi l’assunto di Giannino che non la Bce non possa essere come la Fed è una emerita … panzana!

    Sostiene poi che è tutta colpa del debito pubblico italiano e della spesa pubblica. Insomma, tutto ciò che può essere imputato al “pubblico” è brutto e cattivo.
    Peccato che in questi famosi 20 anni di cui parla Giannino, il saldo primario cumulato dei conti pubblici sia in attivo per 597 miliardi di euro!
    In altri termini, le AAPP hanno speso meno di quanto incassato, in media per 27,1 miliardi di euro per ciascuno degli anni che va dal 1990 al 2011. Se il debito è cresciuto non è quindi certo per la spesa pubblica. Ma per gli interessi sul debito. E se proprio si vuole andare a vedere chi ha generato il debito, gli anni che precedono il 1990 possono essere molto istruttivi, soprattutto per il decennio che va dal 1981 al 1991, in cui il debito in rapporto al pil passa dal 60 al 100%. Chi ha governato in quegli anni è molto affine a gente come Oscar Giannino e agli epigoni berlusconiani, che tra il 2008 e il 2009 sono riusciti a compiere un altro balzo di dieci punti, portandolo dal 105,8 al 116%.
    Questi signori dovrebbero quindi avere almeno la decenza di non parlare. E invece sono qui a dar lezioni, dopo averci portato sull’orlo del burrone!

  32. marco

    @Oscar Giannino
    Predicare tardi e senza dare il percorso è una bella differenza dal realizzare. Per farlo DOBBIAMO smantellare coloro che utilizzano i nostri soldi per comprare il loro consenso o anche solo un ruolo e le relative prebende (sindacati, opposizioni, congragazioni e conventicole, docenti o sedicenti tali.
    Questa disinfestazione pianificata dà il contenuto operativi per il conseguimento di una visione a medio termine ed una operatività di breve.
    Le visioni tardive non bastano perchè sono infarcite dei conti a posto di Tremonti ed IMU della lega che confondono gli elettori
    La chiarezza dura delle analisi e dei piani sono il sale per disinfestare le muffe ed i parolai

  33. Silvano

    Trovatemi un polico capace di tagliare 3/400 mila posti pubblici completamente inutili economicamente, ma utilissimi in quanto VOTI…..

    la spirale verso il big crash si fa sempre piu stretta, ed i tempi si accorceranno sempre piu.

    ma alla stragrande maggioranza delle persone, interessa di piu sapere se ci sono o meno gay in nazionale…

    io continuo a ridere.

    saluti

  34. Gianluca

    @ Erasmo67

    Avevo tempo fa fatto una proposta simile alla tua, assolutamente d’accordo. L’avevo fatta anche per la sostituzione della cassa integrazione che è un sistema oramai assolutamente obsoleto.

    Allo stesso tempo è giusto non lasciare le persone per strada ed allora si devono offrire più opportunità, io stato ti:

    a-pago per uscire incrementando la tua liquidazione e con i soldi fai quel che vuoi,
    b- ti pago e ti do agevolazioni se i soldi che ti ho dato li investi per cominciare una nuova attività imprenditoriale,
    c- faccio fare corsi di aggiornamento seri per tre anni in cui ti stipendio, così ti do maggiore professionalità e know out, poi ognuno per la sua strada.

    Come vedi avevo inserito qualche variante, ma il principio di fondo è quello che hai scritto tu. In pratica basta assistenzialismi, basta lavoratori tenuti in naftalina, basta sperpero di soldi pubblici.

    Gianluca

  35. Mike

    Se posso parafrasare …
    Uno – A chi ha tradito il proprio DNA politico e ora si trastulla con idee geniali del tipo “semipresidenzialismo e dintorni” mentre la barca inesorabilmente affonda, come si fa a dare ancora credito?
    Due – Contrariamente a un anno fa, l’altro ieri il direttore della banca mi ha guardato come se fossi un marziano quando gli ho chiesto il rinnovo del solito prestito per cassa. Guarda caso, la motivazione è stata “… da circa un anno siamo costretti a ridurre gli impieghi ….”.
    Tre – Qualche anno fa, mi è capitato di fare una breve esperienza lavorativa in una PA come co.co.pro. (la consiglio a tutti). Ho trovato una situazione disastrosa e ho lasciato una situazione peggiore. Ho trovato un ente con una pianta organica sovradimensionata rispetto ai compiti e alle funzioni amministrative attribuite all’ente medesimo; dipendenti demotivati (nella migliore delle ipotesi); un dirigente competente ma del tutto incapace a dirigere. Nonostante questo, ho lasciato una pianta organica ulteriormente ampliata; dipendenti ancor più demotivati (sempre nella migliore delle ipotesi); un dirigente che nel frattempo è stato “promosso” a direttore generale. In pratica, in quella PA (un ente locale del Nord Italia) le spese per personale sono cresciute a dismisura da un anno all’altro, anche se i compiti e le funzioni amministrative svolte da quell’Ente non sono affatto aumentati. Se a tutto questo si aggiunge il fatto che quei compiti e quelle funzioni amministrative sono sostanzialmente inutili, in quanto si tratta di duplicazione di compiti e funzioni amministrative già svolte da altri livelli istituzionali (in barba al principio costituzionale di sussidiarietà, etc.), la morale è sempre quella: tagliare, tagliare, tagliare (altro che diminuzione del PIL) !
    @Oscar Giannino

  36. Gianluca

    IL DEBITO PUBBLICO NON C’ENTRA ……….

    Che significa?

    Signori il debito pubblico da solo dice zero. L’economia non si giudica studiando un solo fattore. Se una qualsiasi famiglia ha 100.000 euro di debiti potete esprimere un giudizio?

    Assolutamente no. Mi servirebbe sapere quanto guadagnate, che lavoro fate, in che settore operate, in quale città vivete ecc. ecc. Non cadiamo nel ridicolo facendo scendere il livello del dibattito. Posso avere un debito pari allo zero ma sono senza futuro per tipo di lavoro e professionalità ed al contrario posso avere un debito pazzesco ma sono la persona più affidabile del mondo, visto che il mio lavoro ed il mio reddito sono una garanzia.

    Poi si può dissentire su tutto, ma almeno seguiamo un minimo di fondamentali. Sul Giappone Giannino ha spiegato molto bene come mai con il 200% di debito non soffrono ma in futuro che quella sia LA soluzione e tutto da vedere.

    Gianluca

  37. serena

    Caro Giannino,
    vorrei tanto che parlasse di più dell’IMU e del perchè le Banche siano state esonerate dal pagamento della stessa.
    Perchè non chiede a Monti, lei che ha un mezzo per farlo, di rispondere?Perchè non anche a passera?

    vorrei tanto che parlasse della famiglia Agnelli e della loro partecipazione nel San Paolo di Torino.

    vorrei tanto sapere se Fiat ha per caso avuto agevolazioni e/o aiuti negli ulti mesi.

    …credo che vorremmo saperlo tutti.
    Grazie Serena

  38. ANDREA

    Ormai è irreversibile il trasferimento del debito pubblico da parte degli investitori alle aziende e famiglie italiane E ALLE BANCHE ITALIANE.
    Signori è arrivato il momento di pagare il conto, i politici che ci rappresentano non lo vogliono pagare, e il mercato CI PUNISCE.
    IL FALLIMENTO E’ ALLE PORTE.

  39. antonio

    @LucaS

    Egregio sig. LucaS,

    non mi permetterei mai di disputare con chi conosce “Krughman” così bene dall’invocare la divina provvidenza perchè ce ne scampi e liberi.

  40. Giordano

    Esperienza personale stazione centrale di milano. Dicembre pre-euro una bootiglia di minerale da mezzo litro lire 1000, gennaio nuova era euro 1. Non e’ vero, e’ verissimo. p.s. gennaio 2012 trasmissione su radio 24….. Noto economis ta “…se usciamo dall’euro benzina a due euro”…. Aprile 2012 area servizio l,aquila ovest benzina euro2.07/litro ….. Fatti,non parole…. I numeri hanno un etica.@erasmo67

  41. adriano q

    E così abbiamo inventato la ricchezza artificiale.Con l’euro siamo ricchi,senza siamo dei poveracci.L’odiato Keynes era un dilettante.Si aggiunge ad altre meraviglie dell’ingegno come la fusione fredda,la pietra filosofale ed il sedano senza fili.Fantastico.Speriamo che da qualche parte si affermi una moneta più forte del marco.Adotteremo quella e saremo tutti miliardari.

  42. Giordano

    P.P.S. Io non sono un fine economista, sono un umile medico. Il mio lavoro sono paterecci e bubboni. Però. Però, se io dico ad un paziente di prendere l’antibiotico, prima gli devo spiegare perchè e percome e se non funzione il perchè (per Legge) e cosa si può fare allora. Sarebbe auspicabile che questo modus operandi si estendesse a categorie più “nobili” di professionisti. Tradotto. Se quelli che non sono dentro l’euro stanno meglio, perchè?

  43. Gentile Oscar,

    per cortesia adottate anche la piattaforma di Google Play per la versione digitale dei vostri testi. Per comodità io ormai acquisto solo da lì.

    Grazie per l’attenzione!
    Massimo

  44. Ottavio

    @erasmo67
    La direzione da prendere dovrebbe essere quella. Un solo dettaglio. Una clausola di miglioramento della media dipendenti necessari, altrimenti raggiunti i valori standard ci si siederebbe su quelli anche avendo eventuali margini di miglioramento dovuti, ad esempio, ad innovazioni tecnologiche.

    Se oggi servono 10 dipendenti pubblici ogni 100 persone (è un esempio, non conosco le proporzioni reali), in futuro, grazie ad informatizzazione ed eventuali altri fattori, potrebbero bastarne 5 ogni 100…

  45. Andrea Montanari

    C’è ormai uno scollamento tra il quadro macro e quello che facciamo che è terrificante. Sono andato in banca per il rinnovo del fido impresa. Mi hanno detto: voi avete dal 2004 ad oggi bilanci ok, crescita graduale e costante, mai un arretramento sui volumi, zero indebitamento, ciclo finanziario stabile, un utilizzo/rientro delle linee di fido puntuale come un orologio svizzero, garanzie patrimoniali consolidate negli anni. Insomma tutto a posto: “siete una piccola impresa nella 1° fascia di affidabilità”. E quindi? Quindi il regalo è un peggioramento dei tassi, mi sono vinto uno 1% in più, arriviamo a tassi da usura. Conseguenza: costretto a diversificare il castelletto tra più operatori (tempo, tempo, tempo sottratto alla creazione del valore per cui i clienti ci pagano) ammesso e concesso che ne trovi uno “senza malattie”. E soprattutto ulteriore pulitura sulle commesse che producono ciclo passivo lungo, che però spesso sono anche le commesse quantitativamente più interessanti. Lo stesso gestore di portafoglio tre anni fa mi faceva pressing per ampliare le linee di fido o farne un utilizzo più “vivace” lamentando la prudenza, anzi la noia mortale dei nostri movimenti. Ora dice “questa è la linea, lei sa delle difficoltà generali”. Cioè una richiesta esplicita di farmi carico del loro indebitamento, della loro imprudenza, che vanifica, erode, si mangia il mio, il nostro lavoro. Questi Signori del Deficit cui tutto è dovuto e che reggono in virtù di mercati che doppano e truccano secondo necessità e capriccio. Se seguivo il loro invito a “vivacizzare” la mia gestione finanziaria in modo “creativo” ora sarei con il cappio al collo. In tutto ciò mi chiedo a cosa serve metterti a disposizione un “gestore di portafoglio” che non ha alcun margine di manovra? Mi bastava mandargli i documenti via internet e leggere la loro offerta e condizioni per decidere. Un “e-fido”. Dopo di che proposta operativa: create, se già non esiste, una pagina con la lista delle banche e due dati: procapite fatturato per dipendente e procapite indebitamento per dipendente. Chi ha i valori più alti sul fatturato e più bassi sull’indebitamento pro capite significa che è in linea di massima la banca più affidabile. Magari con aggiornamenti annuali, tanto per capire chi sta snellendo le strutture e chi invece continua a pompare, a sbafo, dal nostro portafoglio.

  46. irene camagni

    Bah ! Direi che dire ai Mandarini che devono tagliare i loro stravizi è un po’ come dire ad un obeso che deve mettersi a dieta. Ci riusciremo ? No, stiamo trattando con Vampiri : la nostra morte è l loro vita e viceversa. Indovinate un po’ cosa sceglierebbero

  47. giuseppe

    Stamattina Cirino Pomicinno, che ha certamente qualche responzabilità rispetto alla 1a e 2a Repubblica ed è stato uno dei principali sponsor del Governo Monti, ma è un uomo intelligente, durante la trasmissione di Myrta Merlino ha detto: ” Quelli che sanno fare, fanno. Gli altri, di solito, insegnano”
    Stamane Oscar Giannino ha intervistato Natale D’Amico a Radio 24. Non conosco D’Amico e non ho nulla da dire su di lui. So solo che stava con Dini.
    Secondo voi Dini è un Liberale? Secondo me no. Per niente.

  48. Marco Tizzi

    @roberto
    Il Belgio no e la Grecia sì?!?!!? Va che la gente è davvero bastarda a volte…
    sposta la sede dell’UE da Bruxelles e poi vediamo cosa resta.

  49. Mike

    Andrea Montanari :
    C’è ormai uno scollamento tra il quadro macro e quello che facciamo che è terrificante. Sono andato in banca per il rinnovo del fido impresa. Mi hanno detto: voi avete dal 2004 ad oggi bilanci ok, crescita graduale e costante, mai un arretramento sui volumi, zero indebitamento, ciclo finanziario stabile, un utilizzo/rientro delle linee di fido puntuale come un orologio svizzero, garanzie patrimoniali consolidate negli anni. Insomma tutto a posto: “siete una piccola impresa nella 1° fascia di affidabilità”. E quindi? Quindi il regalo è un peggioramento dei tassi, mi sono vinto uno 1% in più, arriviamo a tassi da usura. Conseguenza: costretto a diversificare il castelletto tra più operatori (tempo, tempo, tempo sottratto alla creazione del valore per cui i clienti ci pagano) ammesso e concesso che ne trovi uno “senza malattie”. E soprattutto ulteriore pulitura sulle commesse che producono ciclo passivo lungo, che però spesso sono anche le commesse quantitativamente più interessanti. Lo stesso gestore di portafoglio tre anni fa mi faceva pressing per ampliare le linee di fido o farne un utilizzo più “vivace” lamentando la prudenza, anzi la noia mortale dei nostri movimenti. Ora dice “questa è la linea, lei sa delle difficoltà generali”. Cioè una richiesta esplicita di farmi carico del loro indebitamento, della loro imprudenza, che vanifica, erode, si mangia il mio, il nostro lavoro. Questi Signori del Deficit cui tutto è dovuto e che reggono in virtù di mercati che doppano e truccano secondo necessità e capriccio. Se seguivo il loro invito a “vivacizzare” la mia gestione finanziaria in modo “creativo” ora sarei con il cappio al collo. In tutto ciò mi chiedo a cosa serve metterti a disposizione un “gestore di portafoglio” che non ha alcun margine di manovra? Mi bastava mandargli i documenti via internet e leggere la loro offerta e condizioni per decidere. Un “e-fido”. Dopo di che proposta operativa: create, se già non esiste, una pagina con la lista delle banche e due dati: procapite fatturato per dipendente e procapite indebitamento per dipendente. Chi ha i valori più alti sul fatturato e più bassi sull’indebitamento pro capite significa che è in linea di massima la banca più affidabile. Magari con aggiornamenti annuali, tanto per capire chi sta snellendo le strutture e chi invece continua a pompare, a sbafo, dal nostro portafoglio.

    Ottima idea! Mi associo.

  50. Gianluca

    @Keynesblog

    Avere il saldo primario in attivo non significa assolutamente nulla. Si guardi in questi ultimi 20 anni che cita ad esempio quanto è cresciuta la tassazione.

    Giannino spiega correttamente che la tassazione deve scendere ed ai livelli nostri è insostenibile. La spesa pubblica non è bella o brutta a prescindere, bisogna esclusivamente provare ad evitare a buttare i soldi.

    Se io stato aumento le tasse del 10% per poi con quei soldi assumo 20.000 persone che non servono a nulla oppure do contributi a fondo perduto alle aziende amiche dell’amico (clientelismo politico) solo per fare due stupidissimi esempi, che poi le entrate superano le uscite cosa c’entra? Lo comprende? Spero di si.

    Gianluca

  51. giuseppe

    @roberto
    Se è per questo,neanche io ci perdo il sonno.
    Ma vorrei chiarire bene, onde evitare spiacevoli sorprese.
    Tra il boiardo di Tato di Lilliput, che prende trentamila euro al mese, e li giustifica col solito discorso della meritocrazia (perché è Liberale) e quello di Blefuscu, che prende sempre trentamila, e se li tiene perché è comunista, io non trovo alcuna differenza.
    Tutti e due sono STATALISTI.
    Mi è già successo più di una volta.
    Al mio paese c’è un proverbio che dice
    ” Chi se magna le nocchie i chi grida ViaSammanno”
    – Chi mangia le nocchie e chi grida Viva San Magno –
    ( è il Patrono – sono ciociaro)
    Ecco, io non sono disposto a gridare Viva San Magno per nessuno.

  52. Ugo Pareto

    Certo oscar che sto blog lo potevi fare meglio. Comunque “gattaccio” continua a menare sui burocrati che dettano i provvedimenti legislativi/amministrativi agli evirati politici di turno

  53. francesco sica

    @Oscar Giannino

    Dott. Giannino nella sua analisi ha omesso di analizzare la via auspicata dagli economisti austriaci, gli unici a prevedere questa “crisi”. Alcune domande per lei:

    – lei che difende i libero mercato, come fa a giustificare la monopolizzazione della moneta da parte della banca centrale? Come si può difendere un sistema che viene imposto alle persone con la minaccia della violenza? E’ questo libero mercato? Perchè non permettere al mercato decidere che moneta utilizzare? Ritiene che oro e argento verrebbero di nuovo scelte come mezzo di scambio?

    – Perchè il tasso di interesse deve essere stabilito da un gruppo di persone e non essere stabilito dal mercato?

    – Non si risolverebbe il problema di garantire i depositi dei cittadini distinguendo tra contratti di deposito e contratto di prestito mettendo fine al sistema a riserva frazionaria? In tal modo la certezza della non nazionalizzazione degli istituti bancari potrebbe costituire un freno all’azzardo morale dei banchieri.

    La ringrazio se avrà la pazienza di rispondere.

  54. io forse sbaglio luogo ma vorrei porre una domanda: dal 2007 porto avanti una battaglia solitaria sul mio blog http://tasse33.blogspot.it/ con cui propongo di mettere in atto un sistema che obblighie permetta a tutti di pagare le tasse con il sistema delle deduzioni di tutte le spese documentate dall’imponibile unito ad una aliquota unica, questo non porta certo al risanamento dei conti pubblici che si possono solo sistemare con tagli veri agli sprechi che tutti noi conosciamo, le manovre di monti hanno portato ad una diminuzione delle entrate ed ad un indebolimento della domanda interna che sta facendo disastri

  55. Stefano

    … proposte politiche a pagamento: questa intanto è una bella idea dell’Istituto Bruno Leoni.
    Tra le tante cose di cui sono disgustato c’è anche questa, anche se concordo in parte sulle idee.

    Quando un Paese è allo sfascio e questo avviene nell’ ambito di una civiltà, quella Europea, che ha perso di vista gli ideali ed i valori originari, i più furbi tirano l’acqua al proprio mulino….

  56. Dino Dariol

    Purtroppo manca la POLITICA. Il problema e’ che non abbiamo uomini di vaglia ne’ nella politica ne’ nell’economia. Non solo in Italia ma nel mondo intero. Pertanto avanziamo nel buio andando in direzioni sempre diverse.
    E pensare che alle prossime elezioni avremo l’alternativa Montezemolo! Dateci un programma politico e trovate una classe che possa portarlo a compimento. Cosi’ non si va da nessuna parte.

  57. Roberto bolle

    Caro dr Giannino,
    Ogni mattina quando parto da Torino per andare a lavorare ad Alba, ascolto con molto interesse la sua trasmissione
    Sono veramente impressionato dalla Sua preparazione e dalla Sua capacità d’esprimere in modo chiaro e forbito ciò che io e molti molti italiani pensiamo
    Mi raccomando continui così!!
    Un caro saluto
    Roberto

  58. Stefano

    Se si legge l’art.8 del D.Lgs.23/2011 istitutivo dell’IMU non si riscontra alcuna deroga allo Statuto del Contribuente (art.3: “efficacia temporale delle norme tributarie” comma 1, seconda parte).
    L’unica interpretazione possibile per non ricadere in una retroattività impositiva o, peggio, in una arbitraria non applicazione delle norme in vigore, è che le modifiche alle aliquote introdotte si applicano solo a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al momento della entrata in vigore della modifica stessa.
    Nessuna addizionale comunale è legale per il 2012.
    Nessuna eventuale addizionale statale deliberabile dal governo entro dicembre è legalmente applicabile già dal 2012.

    È sconcertante il silenzio a tutti i livelli che nasconde queste semplici considerazioni che tutelano noi cittadini rispetto ad uno Stato che troppo spesso deborda dai limiti dello stato di diritto.

  59. marco

    Quanto a delusione ribadisco la mia nei confronti di coscienze candide che si svegliano dopo 9 anni dal terremoto (sorpasso dell’idice di produttività francese e tedesco rispetto a quello italiano 2003) ed arresto del processo di riduzione del debito pubblico (2002). La ricreazione è finita dopo 9 anni di girotondi e merende? Chi è stato in ricreazione per 9 anni è per definizione inattendibile, stava guardandosi l’ombelicoi? CONTINUI

  60. andrea

    ciao, non sono contro l’euro ma contro l’assenza di una politica europea , abbiamo un’europa schizzofrenica con enne teste di governi nazionali pensanti che hanno commissariato il governo europeo(ma esiste se lo vedo è colpa del caldo), una bce commissariata dal governo tedesco, un presidente dell’europa (ma esiste, se lo immagino è colpa di un colpo di calore)dei brittannici ufficialmente parte dell’europa ma con una loro valuta………poi ci aggiungiamo debolezza di alcuni stati,mescoliamo per bene e otterremo l’attuale situazione. Probabilmente qualcuno non vuole un’europa forte, ma se ci autocastriamo per far dispetto alla moglie forse la speculazione ha molte opportunità di ottenere profitto ……………

  61. Paolo

    Credo che prima o poi ci sarà una rivolta sociale violenta con scontri di piazza e morti, se questo governo non la finisce di tagliare i servizi sociali. La chiamano revisione di spesa ma è niente altro che un massacro che solo i criminali fautori dell’ideologia liberista vogliono e sostengono: malati buttati fuori dagli ospedali, diasabili privati del’assistenza domicialiare, classi con 35 studenti nel caos più totale. Una Unione Europea dominata da una cricca delinquenziale al servizio dei grandi potentati finanziari sta massacrando le popolazioni. Si prenda il caso della Spagna: alla protesta dei minatori, il fascista Rajoy risponde facendo sparare (SPARARE!) sulla folla… E’ ovvio che in Spagna si andrà verso la lotta armata e il terrorismo che, a q

Leave a Reply