15
Giu
2012

Se va bene, andrà peggio. Scenari sulla crisi dell’euro

Subito dopo Sudditi – se non l’avete letto, fatelo, ne è la necessaria premessa – all’Istituto Bruno Leoni abbiamo editato un nuovo libro che da oggi potete acquistare in formato ebook su Amazon.it, Bookrepublic e Ebookizzati. Giusto in tempo per il voto greco e le prossime avvampanti settimane sui mercati,  si intitola Se va bene andra peggio, scenari sull’eurocrisi. Autori Antonio Foglia, Pietro Monsurrò, Alberto Bisin, Forrest Capie, Geoffrey Wood,Vito Tanzi, Natale d’Amico, Antonio Polito, Carlo Lottieri. Nella mia prefazione, confuto otto luoghi comuni sull’eurocrisi. Ecco i primi quattro….

a ben vedere la storia controfattuale che vogliamo proporvi assume l’ipotesi del break up dell’euro solo come puro pretesto.
In realtà, ciascuno degli autori e io qui stiamo avvisandovi di un’altra cosa. Che in sintesi è questa: sia quel che sia dell’euro, resti com’è o cambino i suoi pilastri, per tutti gli attuali membri o per un numero più ristretto, la verità vera è che l’Italia ha un serissimo problema. Un problema che è suo. Che pre esiste all’euro. Che si aggravato ulteriormente in questi anni, non per colpa dell’euro. E che di conseguenza va affrontato comunque, qualunque cosa avvenga dei vincoli esterni, monetari e politici.

Prima di arrivare al punto, cioè a che conseguenze tirarne per l’Italia, a passo di carica vediamo di riepilogare gli otto più triti luoghi comuni sull’eurocrisi che sono infondati. A nostro modo di vedere, s’intende.
Mito numero uno: la colpa è dei tedeschi. Non è così. Per dire: il parlamento italiano approvò il trattato di Maastricht in undici minuti. Sì, avete letto bene. Noi siamo tra quelli che pensano che l’Italia si riempia la bocca di euroconvinzioni, tranne non esaminare quasi mai ex ante effetti e conseguenze da tirarne. Non è neanche storicamente vero che la Germania abbia serrato i tempi per l’euro, al fine di avvantaggiarsi di una moneta più deprezzata sui mercati del marco e dunque più favorevole al suo export. Parigi e Mitterrand strinsero i tempi, convinti che bisognasse legare Berlino a una prospettiva continentale mentre erano ancora ben aperti e sanguinanti effetti e costi della sua riunificazione, prima cioè che la Germania tornasse a voler seguire – più forte e più ampia – una propria MachtPolitik. E’ diventato luogo comune, dall’esplosione della crisi greca in avanti cioè da due anni e mezzo a questa parte, affastellare dati e letture degli andamenti economici favorevoli alla tesi secondo cui Berlino ha guadagnato più di tutti, dall’euro com’è, cioè non cooperativo. Una delle più rilevanti tra queste “prove diaboliche” consisterebbe nell’avanzo di bilancia dei pagamenti registrato dalla Germania nell’eurodecennio. Mentre complessivamente nel decennio precedente la Germania era in deficit di parte corrente complessivo per quasi 200 miliardi di dollari, ecco che nell’eurodecennio l’attivo di parte corrente diventa di quasi 2 trilioni di dollari, cioè di quasi 200 miliardi l’anno. Più o meno esattamente pari al totale della posizione negativa di parte corrente cumulata nel decennio da tutti gli altri euromembri. E’ un dato a effetto, perché i suoi sbandieratori dimenticano di dirvi che fino a due anni fa l’attivo germanico nella bilancia dei pagamenti era pressoché integralmente costituito dal suo attivo nella bilancia commerciale, per via di un export ben superiore al 40% del Pil tedesco. Solo nel 2011 e 2012, aprendosi gli eurospread a forbice tra eurodeboli ed euroforti, una componente sempre più rilevante dell’attivo tedesco corrente è stata rappresentata dal flight to quality nei flussi di capitale, cioè dal fatto che disintermediando debito sovrano eurodebole i mercati sono corsi a sottoscrivere a rendimenti negativi i titoli pubblici tedeschi, e i misura minore corporate bonds privati. Per altro, chi alimenta il mito antitedesco dimentica che i flussi verso la Germania che passano dagli intermediari bancari configurano claims della Bundesbank verso le altre banche centrali “deboli” dell’eurosistema, mentre scrivo per quasi 700 miliardi di euro. In altre parole: la Germania non è affatto svincolata da danni molto seri, in caso di default di eurodeboli, sovrani e bancari che siano. Certo, ce la si può sempre prendere per il fatto che i tedeschi vorrebbero un’euroarea sul loro modello. Si possono incolonnare pagine e geremiadi sul fatto che noi siamo latini e mediterranei, incapaci di ordine e precisione. Ma oltre una certa misura sono bubbole, antropologismi di maniera. Se i tedeschi preferiscono che anche gli altri Paesi europei taglino 6 punti di spesa pubblica e tasse, come hanno fatto negli anni Duemila prima dell’eurocrisi, per alzare il reddito e la produttività nazionale e soprattutto delle sue aree meno avanzate, e rafforzando manifattura ed export attraverso una rivoluzione della produttività e moderazione salariale come hanno fatto grandi aziende e MittelStand germanico, ebbene viva i tedeschi. Hanno ragione loro, ci spiace per chi da noi innalza l’emblema di pizza, paella e moussakà. Tra i difensori della specificità latina molti, alcuni in buona fede ma il più no, vogliono solo difendere i deficit pubblici. Da noi, a campare di spesa pubblica e di Stato tassicodipendente non è certo solo la Casta.
Mito numero due: basta stampare moneta, dateci una BCE come la FED. E’ la frottola che andava per la maggiore nel 2011. Molti politici e commentatori italiani l’hanno predicata. Tecnicamente, è una fesseria ancor più grave della numero uno. L’argomento antitedesco almeno si basa su un mezzo punto di verità: è ovvio che l’export tedesco si sia avvalso a proprio vantaggio della ragione di scambio monetaria di un euro meno apprezzato di quanto sarebbe stato il suo marco (ma anche qui: a dirlo sono poi quasi sempre coloro che lamentavano e lamentano che l’euro valesse troppo sul dollaro, fino a 1,40 rispetto a meno di 1 al suo nascere e nei minimi. Il che significa poi che in BCE la Bundesbank non ha di fatto consentito la politica della moneta facile, cosa che smonta l’accusa opposta se i tedeschi avessero pensato solo a massimizzare il proprio esclusivo vantaggio). Chi vuole una BCE che diventi automaticamente una FED può essere un banale e ignorante semplificatore, e per carità allora bisogna scusarlo. Perché ovviamente non si può pretendere che tutti o la maggior parte abbiano dato un esame di politica monetaria . Ma tra coloro che lo sostengono con titoli e curricula ineccepibili, i casi sono due. O hanno dimenticato che la separazione tra BCE e debiti sovrani degli euromembri, debiti che restavano nazionali, è figlia obbligata di una costruzione per la quale i mercati sottostanti dei beni, dei servizi e del lavoro restavano nazionalmente separati – a differenza degli Stati Uniti, appunto – talché solo la disciplina a livello nazionale degli euromembri poteva sostituire al naturale principio dei vasi comunicanti l’artificioso – in quanto deciso da incentivi politici, che avrebbero dovuto essere più decisi e costanti per gli eurodeboli – convergere verso produttività ed efficienza dell’economia pubblica e privata. Oppure, se ricordano e condividono tutto questo, vuol dire che non paghi dell’errore ormai evidente di una costruzione europea che procede attraverso fughe disordinate in avanti e senza intendenza al seguito, desiderano farne un’altra: desiderano cioè una BCE sul vecchio modello Bankitalia pre-divorzio dal Tesoro, quella che ancora sotto Guido Carli dichiarava “sedizioso” non monetizzare il debito pubblico deciso e fatto dalla politica. Una politica monetaria premiante l’azzardo morale non significa volere l’Europa. O almeno, significa volere un’Europa sul modello dell’Impero Romano d’Oriente, in perenne svalutazione del titolo delle sue monete. In effetti, a casa nostra molti rimpiangono l’Italietta che da metà anni Sessanta seguì quella strada. Noi no, però. Noi no.

Mito numero tre: è solo un complotto della grande finanza e delle grandi banche mondiali, restituiamo alla politica il potere di battere moneta. E’ a tutti gli effetti una variante del mito numero due. Con l’aggravante di avere molti seguaci nel Web, al traino di teorie complottiste che amplificano la cosiddetta Modern Money Theory in maniera simile a come Giacobbo dice degli egizi che verrebbero dalla cintura di Orione. Non è il caso qui di diffondersi in dettagli tecnici. La MMT ha seguaci eterodossi negli Usa, a esser precisi praticamente nella sola Università del Missouri, e si fonda su sviluppi che i suoi teorici ritengono – a torto – derivati da Keynes. Diciamo allora solo che la MMT estremizza come definizione di moneta la sola accezione post tallone aureo della fiat money, artificiale e sintetica, non convertibile e senza cambi fissi, il cui unico valore è quello attribuito dai governi che possono stamparla dal nulla senza alcun costo, e il cui corso è garantito dal fatto che i governi obbligano i loro cittadini a pagare le tasse in quella moneta lì e non in un’altra. Da tale definizione generale della moneta i sostenitori della teoria fanno discendere che il deficit pubblico è in realtà risparmio privato netto. Proprio così: maggiore il deficit pubblico, maggiore l’arricchimento del risparmio nazionale. Inutile tentare di smentire questa sciocchezza colossale, perché i seguaci della MMT ti respingono affermando che non capisci nulla della moneta moderna. Poi, un altro passaggio: a battere moneta oggi non sono i governi e gli Stati, ma le banche private impadronitesi delle banche centrali e che lucrano su signoraggi degni del Sacro Graal. Inutile obiettare loro che le banche private per esempio azioniste di Bankitalia sono tali perché sono gli stessi istituti un tempo di Stato, e che una volta privatizzati pur rimanendo azionisti di via Nazionale dallo Statuto Bankitalia sono stati sterilizzati sulla governance della banca centrale, il loro ruolo nell’indirizzo della banca è nullo e la loro attribuzione di quote utili del tutto simbolica, perché il più va a riserva e il resto se lo pappa lo Stato proprio a conferma che la banca centrale è pubblica. Se e quando avanzate tali banali osservazioni, i complottisti maniaci del signoraggio depredato dalle banche private ti replicano urlando che allora devi infallibilmente essere un servo delle banche. Ergo, la loro conclusione finale: restituiamo agli Stati la facoltà di creare ad libitum moneta artificiale, ed ecco che potranno e anzi dovranno produrre deficit pubblici crescenti, perché questa è la vera ricchezza. Mentre chi argomenta dell’insostenibilità finanziaria dei debiti pubblici crescenti dimentica naturalmente, nella visione degli MMT all’italiana, che ciò si deve solo agli interessi famelici pagati alle banche private detentrici dei titoli: basta nazionalizzare il mercato del debito, attraverso una bella repressione fiscale che spieghiamo tra poco, ed ecco che il problema scompare. Non è un caso che i sostenitori di consimili sciocchezze vadano per la maggiore in alcune trasmissioni televisive condotte da guru della sinistra, passata presente e futura. Il pastrocchio antibancario e antiprivato non si riesce mai a spiegarlo nel dettaglio tecnico che non sta in piedi, visto che risparmio meno investimenti non equivale affatto a spesa pubblica meno tasse cioè al deficit pubblico, l’identità centrale per la MMT. Ma nei suoi termini generali e nelle conseguenze che invoca la bislacca teoria suona terribilmente sexy alle orecchie dei collettivisti-dirigisti, orfani dei vermigli vessilli, e anche a parecchi scassa-bilancio pubblico a fini di consenso elettorale. Vedere Paul Barnard e Silvio Berlusconi andare a braccetto è uno spasso tremendo, dal punto di vista della comicità. Ma che pena, dal punto di vista intellettuale.

Mito numero quattro: è solo un grave errore dei governi, la mancata crescita è il problema, e il deficit pubblico serve anche a doppia cifra, pur di sostenerla, perché il nostro debito italiano è sostenibilissimo. La versione di Krugman, ovverosia dell’estremismo keynesiano. Se fosse vero tutto quello che instancabilmente Krugman scrive ogni giorno ed è ampiamente ormai ripreso in tutto il mondo, mondialmente il Paese della crescita ideale dovrebbe essere l’Italia. Deficit pubblico a go go per decenni, e debito pubblico al 120% del Pil e anche oltre. Naturalmente, però, non è affatto così. Siamo il peggior Paese avanzato come output potenziale, in calo graduale ma sempre più accentuato da trent’anni e più. Guarda caso proprio perché lo Stato succhia per sé risorse in maniera crescente. Se pensate all’Italia di vent’anni fa e all’Italia di oggi, il prodotto procapite è cresciuto del 9%. Di poco, rispetto a tanti altri Paesi avanzati, ma è cresciuto. Eppure il reddito procapite è peggiorato, è sceso del 4%. Dove sono andati a finire, quei 13 punti percentuali che mancano nelle tasche degli italiani, tra aumento del prodotto e calo del reddito? In parte minima all’estero, per via delle rimesse degli emigrati. In parte comunque ridotta alle multinazionali estere presenti in Italia, o alle imprese italiane internazionalizzate che hanno investito fuori confine. L’impresa italiana in generale non ha però migliorato la sua quota di reddito, come avveniva a scapito del reddito dipendente negli anni Ottanta e primi anni Novanta: anzi la redditività d’impresa è in forte discesa insieme ai margini negli ultimi anni. La verità amara è che il più di quei 13 punti di differenza tra prodotto e reddito degli italiani se li è pappati il signor Stato. Più risorse per pagare una spesa corrente pubblica in perenne crescita, attualmente oltre il 50% del Pil e cioè oltre il 60% del Pil legale di chi le tasse le paga. Con una pressione fiscale che è al 45% sul Pil ufficiale cioè al 54% sul Pil legale, e con entrate pubbliche complessive quasi al 49% del Pil ufficiale, cioè al 57,8% del Pil legale.

I sostenitori di questa tesi vantano un’estesa panoplia di argomenti a cui ricorrono per puntellarla. La repressione fiscale, oppure il Dil al posto del Pil come denominatore al quale rapportare il debito pubblico.

I fautori della repressione fiscale indicano l’esempio del Giappone. Vedete quanto sbagliate cari rigoristi, dicono, il Sol Levante ha un debito pubblico doppio sul proprio Pil rispetto a quello italiano, eppure paga interessi miseri ed è al riparo dalla volatilità estrema dei vostri eurospread. Basta semplicemente accentrare nelle mani di investitori e risparmiatori domestici asintoticamente il più del debito pubblico, ed ecco che, venendo meno la componente detenuta da fondi, operatori e risparmiatori stranieri, viene meno la volatilità diretta dei rendimenti e inversa dei prezzi nominali dei titoli pubblici. I teorici della repressione fiscale dimenticano però le conseguenze di tale prassi nipponica: vent’anni di stagnazione per quel Paese, la fine di ogni sogno di scalare le vette della manifattura mondiale. E’ vero che alla stagnazione concorre anche la spaventosa curva demografica giapponese (l’altro vero incubo che grava anche sul futuro italiano, oltre al debito pubblico). Ma più un elevato debito pubblico è concentrato in mani nazionali, più temibile diventa l’effetto di crowding out sul risparmio e gli investimenti domestici. Basta vedere che cosa sta accadendo in Italia negli ultimi quattro mesi. Da quando le aste straordinarie di liquidità a bassa qualità del collaterale e tassi d’interesse triennali e negativi hanno garantito alle banche italiane un quarto dei 1,1 trilioni di euro complessivamente erogati dalla BCE agli istituti europei, la Banca d’Italia ha gentilmente ma fermamente pregato le banche italiane di riprendere a comprare titoli del debito pubblico. E’ avvenuto al ritmo di oltre 30 miliardi di euro al mese, e l’effetto è stato che, dovendo anche coprire le proprie obbligazioni in scadenza per massicci quantitativi, le banche non possono che stringere il credito riservato a famiglie e imprese. In altre parole: la repressione fiscale è il metodo attraverso il quale la politica “obbliga” i contribuenti all’esproprio di una parte crescente dei propri redditi.

L’argomento del Dil – l’acronimo sta per debito interno lordo – è apparentemente diverso, ma la fine in cui può esitare è per molti versi analoga. La tesi fonda le sue basi sulla convinzione che sia sbagliato e improprio, rapportare il solo debito pubblico al Pil. Bisogna considerare ai fini della solvibilità complessiva anche il debito privato, la somma di quello delle famiglie e delle imprese (esclusi gli intermediari finanziari). Le famiglie italiane possiedono una ricchezza finanziaria netta pari al 175% del Pil, rispetto a una media eurozona del 132%. E la somma di debiti delle famiglie e imprese non finanziarie a fine 2010 era pari al 126% del Pil, rispetto a 212% del regno Unito, e a oltre 300% di Portogallo e Irlanda. Poiché il debito sul Pil delle famiglie italiane è il più basso tra i Paesi avanzati, ecco che la somma di debito pubblico e privato italiano al 2010 ammontava a 248 punti di Pil, cioè pochissimo sopra i 243 della Germania, decine di punti meno della Francia e addirittura centinaia in meno rispetto a Stati Uniti, Regno Unito e Giappone. Ergo: rassicuratevi ragazzi, il debito pubblico italiano tra i Paesi avanzati è il più sostenibile insieme a quello tedesco. Naturalmente, la conseguenza che di solito non viene dichiarata è che un simile esercizio postula che per diminuire il debito pubblico quando esso è stabilmente ingente da decenni, come nel nostro caso, si debba pescare anche per questo – non solo nel conto economico pubblico cioè sui redditi, con alte tasse per sostenere l’alta spesa corrente – nel patrimonio in tasca agli italiani. Possiamo benissimo sostenere una patrimoniale privata pari ad almeno 25 punti di Pil, nell’ordine di 400 miliardi di euro, ha scritto Marco Fortis. Eccome no. Significherebbe chiedere più di 30 mila euro a testa a tutti gli italiani che hanno ricchezza mobiliare e immobiliare (nota) superiore ai 100mila euro. Ricchi? Non direi, visto che sono il 62% degli italiani.

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56 Responses

  1. Carlo

    Il Sig. Giannino potrebbe gentilmente spiegare a tutti noi lettori alcune cose?

    Cosa è lo spread? Chi lo decide? A chi dobbiamo pagare gli interessi sul debito pubblico?

  2. adriano q

    Non ho dato esami di politica monetaria ma conosco l’Italia e pensare a convergenze verso produttività ed efficienza dell’economia pubblica e privata significa sognare ,per usare termini non suscettibili di querela.Oggi ascoltavo un Sig Rossi rispondere alla domanda “è favorevole al ritorno alla lira? ” con sorridente ironia “la domanda vera è:si è disposti in breve a veder svalutati i propri risparmi del 50%?”.Che bravo.Lui sì che ha fatto gli esami.Ammette candidamente che viviamo con una moneta che rappresenta il doppio del nostro valore come paese e ne è felice.Certo lui è miliardario,non ha problemi e può giocare a risiko.Per i mortali è e sarà sempre più questione di sopravvivenza e le parole belle e sontuose non bastano più.

  3. tu chiamale se vuoi... esazioni

    Dott. Giannino, complimenti; se avessimo 1 € per ogni volta che avete dispensato buon senso e corretta informazione, voi di Chicago Blog e dell’Istituo Bruno Leoni, saremmo a buon punto sulla strada per sanare il debito;
    se io decidessi di emigrare fuori dall’Europa, portandomi dietro il cervello, essendo praticamente l’unico capitale che ho, non è che lo Stato si inventa una tassa anche su quello? Il passo successivo, volendo “impedire la fuga di capitali”, sarebbe un terribile deja vu…

  4. marco

    E’ oltremodo riduttivo, parlare di esproprio di 30.000€ a chi ha un patrimonio sopra i 100.000€, visto e considerato che tanti, di quel 62% che dice, Dott. Giannino, sono famiglie a cui il mutuo (su quel patrimonio, che è la casa in cui vivono) sta già stritolando l’esistenza…
    Più che altro, essendo valutato il mercato sommerso (nero) in oltre 250mld di euro l’anno, lo Stato potrebbe ricavare circa il 40% tra tasse e iva da quel montante, pari a 100mld l’anno, in modo da ridurre il Dil (e poi anche la pressione fiscale)

  5. Righetti

    “Poi, un altro passaggio: a battere moneta oggi non sono i governi e gli Stati, ma le banche private impadronitesi delle banche centrali e che lucrano su signoraggi degni del Sacro Graal.”

    La Modern Money Theory non dice assolutamente ciò. Mi spiace contraddirla Giannino ma ha preso un granchio.

    Saluti.

  6. LucaS

    X Carlo

    Giannino li da per scontati, almeno sul blog dato che sono concetti molto elementari. Di solito ogni tanto li riprende in radio (trovi tutte le puntate sul sito di Radio 24 e puoi riascoltarle gratis). Forse sbaglia dato che molti italiani non sanno molto di economia e finanza e la continua disinformazione dei media mainstrean di certo non aiuta chi vuole farsi quella che si chiama “un’opinione consapevole”.
    Anche se non ho la straordinaria preparazione di Giannino mi permetto di risponderti io: puoi fidarti visto che si tratta di cose davvero elementari!
    1) lo spread è la differenza tra 2 tassi di interesse, nel nostro caso particolare tra il tasso di interesse che il mercato richiede per comprare debito italiano e debito tedesco, ovviamente di pari durata. Generalmente si considerano i tassi richiesti dal mercato sul debito a 10 anni o comunque a medio-lungo termine dato che generalmente sulle breve scadenze la probabilità di insolvenza è molto più bassa quindi i tassi “reagiscono” meno che sul medio-lungo e perciò sono meno informativi. Lo spread si misura in punti base con 100 punti base = 1% quindi ad esempio se il tasso italiano è del 6% e quello tedesco è dell’1,5% lo spread sarà del 4,5% ovvero 450 punti base. Lo spread ovviamente cambia giorno per giorno al variare dei tassi di interesse espressi dal mercato.
    2) Lo spread non lo decide una persona o una cerchia limitata di persone come alcuni ignoranti (es. Giulietto Chiesa) vorrebbero farci credere. A decidere i tassi, e dunque anche la loro differenza (spread), è il mercato ossia tutti i milioni di persone, società, enti finanziari, banche centrali ecc…. che ogni giorno comprano e vendono titoli di stato influenzandone cosi il tasso. Come per ogni altro bene un eccesso di domanda farà crescere il prezzo dei titoli di stato e dunque ne ridurrà il rendimento effettivo per chi lo compra, a parità di tasso cedolare (il tasso fisso che paga il titolo di stato ai detentori, deciso al momento della sua emissione), l’esatto opposto in caso di eccesso di offerta come in questo periodo: prezzi giù e tassi in rialzo. Forse è utile spiegare come un titolo a tasso fisso al momento dell’emissione ha un determinato tasso cedolare che viene usato per determinare i pagamenti degli interessi da corrispondere ai suoi portatori ma poi quello stesso titolo verrà scambiato sul mercato e a seconda del prezzo a cui sarà acquistato/venduto, il suo “rendimento effettivo” potrebbe cambiare notevolmente… Per es. se emetto a 100 un titolo triennale che paga una cedola di 4 ogni anno (quindi 4 fra un anno, 4 tra 2 anni e 104 al terzo) questo ha all’emissione un rendimento del 4% per chi lo acquista e un costo certo fisso del 4% per l’emittente. Se 1 anno dopo l’emissione per es. il mercato ritiene che l’emittente sia più rischioso richiederà un tasso superiore al 4% per comprare il mio debito, facciamo per es. il 6%, e di conseguenza quello stesso titolo non potrà più essere venduto a 100 ma in questo caso a 96 (ossia un prezzo che consenta all’acquirente di guadagnare il 6% stante che il titolo pagherà 4 tra 1 anno e 104 tra 2 anni) quindi chi l’ha comprato inizialmente ci rimette 4 euro, e l’emittente anche se continuerà a pagare il 4% sul debito già emesso sarà costretta ad emettere nuovo debito al 6%.
    3) Gli interessi ovviamente lo stato li paga ai possessori dei titoli di stato ossia chi li detiene. Gli interessi sono corrisposti in base al tasso cedolare stabilito al momento dell’emissione per i titoli a tasso fisso, cioè i BTP nel nostro caso che sono quelli più diffusi e considerati per gli spread. Tutto chiaro no?

    PS X Chicago Blog: credo sarebbe meglio fare una specie di bignami dei termini e dei concetti più usati a beneficio di chi ci legge/ o potrebbe leggerci senza avere una solida preparazione economica-finanziaria…. viceversa lo stato ladro avrà gioco facile a fargli il lavaggio del cervello!

  7. Paolo Barnard

    Caro Giannino, sì, tu non capisci la moneta moderna. Secondo, il mio lavoro
    sulla MMT è stato approvato parola su parola dai padri della MMT in USA, non
    esiste una versione italiana spuria a firma Barnard. Terzo, le accounting
    identities della MMT sono riconosciute da Goldman Sachs, JP Morgan, Credit
    Suisse, e da macroanalisti del calibro di Jan Hatzius, e hanno le loro radici
    in nomi come Marx, Lerner, Innes, Godley, Goodhart. Voi Chicago boys poi
    dovreste ricordavi che il vostro Friedman nel 1948 pubblicò un articolo (“A
    Monetary and Fiscal Framework for Economic Stability”) dove, da vero tecnico,
    ammetteva la realtà delle principali identities MMT che tu oggi ridicolizzi.
    Bad Chicago boy Giannino, qui ti becchi un bel 5 dal maestro. Ultimo: siete
    oggi, voi C. boys, spiaccicati contro il muro del fallimento di ogni sigolo
    vostro precetto, dopo il fallimento di 100 anni di vostri tentativi andati a
    vuoto di dimostrare l’esistenza di un equilibrio generale del vostro bel
    mercato. Ma lascia perdere me, un giornalista, e confrontati con un Mosler,
    prossimamente in Italia. Ti aspettiamo. p.s. la mia associazione con Berlusconi
    è vera… come la tua con la fata turchina, alla lettera. Tuo B.”

  8. angelo cutuli

    Mi chiedo e domando alla ”comunity”,non è il caso ,visto il traballare del sistema euro,per chi ha dei risparmi,andarsi a comprare titoli in dollari,jen,corone norvegesi,etc,etc, o, addirittura cambiare il cash in euri in queste valute?,insomma come fanno i topi quando la nave fa acqua…..Angelo

  9. mmt

    accostare Paolo Barnard a Silvio Berlusconi è l’ennesimo tentativo di voi economisti (“del pensiero unico neoliberista”) di denigrare il lavoro di un libero giornalista…Giannino, parla con Warren Mosler di questi argomenti, hai ancora tanto da imparare.

  10. kthrcds

    C’è chi è convinto che la fine dell’euro sarebbe un disastro, ma secondo Bruno Frey, professore di economia all’Università di Zurigo «non ci dobbiamo aspettare alcun caos che porti al collasso economico e politico dell’Europa. Una visione simile è di gran lunga troppo pessimistica.
    I singoli paesi europei concluderanno rapidamente nuovi trattati fra di loro. La collaborazione sarà mantenuta in tutte quelle aree nelle quali ha funzionato bene. […] Di converso, le nazioni che non troveranno attraenti questi nuovi trattati, o che non verranno ammesse dagli altri membri, non parteciperanno.
    […]
    Una associazione di stati europei che adotti trattati flessibili e sovrapposti basati su funzioni specifiche può essere considerata desiderabile, perché affronterebbe i problemi esistenti in modo efficiente, e al contempo rafforzerebbe l’essenza dell’Europa. Un possibile abbandono dell’euro e dell’UE può essere visto come un’opportunità per l’evoluzione di una migliore Europa futura».

    Tra virgolette:
    http://www.voxeu.org/index.php?q=node/7592

    Lunedì 28 maggio, a “L’Infedele”, Fabrizio Barca, attuale ministro per la coesione territoriale, ha ammesso candidamente che gli artefici dell’unione monetaria avevano capito che si stava creando qualcosa di molto instabile. “Ma i politici pensavano che nel caso fosse emersa un’instabilità che non si assorbisse da sola, il sistema politico europeo sarebbe intervenuto per porvi rimedio”.

  11. L’Imu è un caso evidente di dispregio del principio “no taxation without representation”. Molti comuni italiano hanno capito in fretta che si possono spremere senza rischi elettorali i contribuenti non residenti . Così stanno spingendo a fondo l’acceleratore sull’aliquota loro applicata, perché tanto non votano. E quindi non hanno modo di esprimere il loro scontento. Una proposta: aliquote Imu uguali per tutti, magari riservando ai residenti la detrazione già in essere, oppure si riconosca una capacità di voto, a livello comunale, anche a chi, nel comune interessato, possegga un immobile soggetto a tassazione. Sarebbe questo un passo concreto per ridurre il ritmo d’aumento della spesa pubblica che tanta parte ha nella crisi economica dell’Italia.

  12. Marco Tizzi

    @Carlo
    Aggiungo un paio di cose all’ottima spiegazione di Luca:
    1- le obbligazioni di Stato, come diceva Luca, vengono scambiate prima della loro scadenza naturale nel mercato secondario. Questo è un mercato dove si fa trade, in maniera molto simile alle azioni. In questo mercato i titoli di Stato, soprattutto italiani, hanno un effetto molto particolare: dato che le banche posseggono molti titoli di Stato anche le obbligazioni delle banche stesse vengono influenzate dal prezzo delle obbligazioni dello Stato. Il risultato è che le banche si finanziano sul mercato ad un tasso molto simile a quello dei titoli di Stato, quindi offrono soldi a prezzi superiori, con ovvie conseguenze. In questo momento storico l’effetto è peggiorato dal fatto che le banche non si prestano più soldi tra di loro perché non si fidano, quindi in pratica si ha un “credit crunch” (stretta del credito, banche che non prestano più soldi o che li prestano a tassi troppo alti) anche se i tassi ufficiali stabiliti dalla banca centrale sono molto bassi.
    2- E’ vero che i tassi vengono stabiliti dal mercato, ma è anche vero che le Banche Centrali svolgono una funzione di regolamentazione (o distorsione) molto pesante nel mercato: possono comprare titoli di Stato nel mercato secondario (la BCE lo ha fatto molto pesantemente tra la fine dello scorso anno e l’inizio di quest’anno) per mantenere i rendimenti bassi (aumentando artificiosamente la domanda). Le Banche Centrali (tutte tranne la BCE) possono anche fissare i tassi nel mercato primario, quindi nelle aste che il ministero del tesoro fa per emettere le proprie obbligazioni: in pratica dicono “se c’è qualcuno che compra sotto questo tasso bene, altrimenti a questo tasso compro tutto io”.

  13. adriano q

    Le soluzioni ai problemi dell’Italia ,se esistono,non sono realizzabili nelle condizioni anomale dell’euro.Mito numero uno.Non ha rilevanza se la Germania abbia ottenuto vantaggi.Sono più bravi e basta.Mito numero due.Noi siamo ciò che rimane dell’impero romano e quindi le ipotesi presentate come aberranti sono quelle che ci sono più confacenti.Anche il Financial times non ha fatto esami?Il nostro sud è come la Grecia.Mito numero tre.Si deve restituire alla politica la “possibilità” di battere moneta.Neppure a me piace far crescere il debito ma piace ancora meno non poterlo fare in caso di necessità.Invece di considerazioni soggettive si dimostri che vi è un limite invalicabile alle sue dimensioni.Dovrebbe essere più facile dell’ipotesi di Riemann.Mito numero quattro.Come per il numero tre,tranne le tasse.Devono essere diminuite ma se per farlo si rifiutano strumenti tecnici come l’abolizione del contante non ha senso parlarne.Per quanto riguarda il Giappone ancora una volta la scelta è per la sopravvivenza,così come per la patrimoniale ,opzione che comunque,essendo devastante ,deve essere legata al consenso.

  14. Claudio

    “La conseguenza che di solito non viene dichiarata è che … per diminuire il debito pubblico … si debba pescare … nel patrimonio in tasca agli italiani”. Finalmente qualcuno che lo dice chiaramente. Io di economia capisco meno di niente, altro che aver sostenuto esami di politica monetaria, ma una simile consequenzialità mi sembrava ovvia sin dai tempi di Tremonti, gran sostenitore di questa affermazione. Se noi stiamo meglio di altri Paesi che hanno meno debito pubblico perché le nostre famiglie hanno meno debito privato, mi sembrava ovvio che ciò implicasse l’intenzione di trasferire soldi dalle famiglie alle casse dello Stato. Poiché non lo ho mai trovato scritto a chiare lettere dai commentatori, però, mi chiedevo se non mi ingannavo in qualche modo, appunto nella mia ignoranza. Ma se è così ovvia da esserlo persino per me, perché una simile conseguenza “non viene dichiarata”? Ancora una volta, grazie a OG.

  15. davide

    Salve, vorrei fare una premessa ;: io di economia ci capisco ben poco, faccio il giardiniere e l’operaio; come molti come me vivo nella completa inconsapevolezza di cosa grava sulle nostre spalle a seconda di ogni decisione presa da questo governo e dal suo relativo rapporto in merito alla dipendenza del mercato comune europeo.
    Qui nel mio mondo di politica e di economia spiccia si parlava nei bar e ora anche per strada,al lavoro e “qualcuno anche in chiesa”; ovviamente si parla in modo spiccio e senza comprendere bene il meccanismo dell’economia ….
    però da quando(circa un anno) ascolto Giannino ogni mattina ,pur non comprendendo in pieno a volte il meccanismo, mi rendo conto e anche un po’ più consapevole di come la gravità della situazione in atto smuova le coscienze individuali constatate da un fatto reale e non soggettivo che sia per la classe operaia e borghese e sia per le piccole medie aziende , la vita si sta facendo difficile, con l’ovvietà di amici parenti e imprenditori che denunciano una grande difficoltà a mostrare serenità guardando al futuro.
    in conclusione però vorrei esprimere un grosso rammarico;: con tutte le voci autorevoli che ogni giorno mediaticamente e coi fatti di strada denunciano uno scandalo perenne su un disastro imminente che ci sta venendo incontro; possibile che non si riesca a cambiare niente …perchè quella è l’impressione , molta opposizione ideologica e politica spesso supportata da dati e spiegazioni……ma di fatto i così detti “poteri forti” hanno sempre la palla in mano e se cedono 10 devono prendere il 90 restante…
    Rinnovo i miei complimenti a Oscar un faro nella mia ignoranza economica….

  16. LucaS

    X Claudio

    Ma che diavolo stai dicendo? Lo stato ha fatto i debiti e quindi che peschi nel SUO patrimonio per rimborsare i SUOI debiti non in quello degli italiani! Sta idea della patrimoniale con tasse alle stelle, servizi pubblici da terzo mondo e lo stato pieno di patrimonio che detiene IN PERDITA è una roba che non sta ne in cielo ne in terra!!!!! Piuttosto spero che fallisca lo stato ma no alla patrimoniale!!! Sarebbe una botta dura ma almeno di qui in avanti ci sarebbero dei limiti chiari alla tracotanza dello stato e nel lungo periodo la maggior crescita determinata dal meno stato ripagherebbe abbondantemente questo shock di breve periodo!! let’s take the government back! NOW!

  17. Claudio

    @LucaS. Forse mi sono spiegato male. Non penso affatto che lo Stato debba attingere dai patrimoni privati per risanare il debito pubblico o che farebbe bene a farlo. Quello che intendo dire è: l’affermazione secondo la quale l’Italia sta meglio di tanti altri Paesi perché se il debito pubblico è maggiore quello delle famiglie è minore implica (da parte di chi fa tale affermazione e non certo da parte mia, che peraltro non ho alcun potere in merito) l’intenzione, pur celata, di attingere ai patrimoni privati per risanare il debito pubblico. E siccome questa affermazione è stata lungamente e ripetutamente propalata da politici come Tremonti (ma non solo da lui) e da organi di stampa di vario orientamento omettendo la conseguenza che ne deriva, mi congratulavo con OG per aver esplicitato questo punto (il che credevo fosse sufficiente a chiarire come la penso in proposito).

  18. LucaS

    X Claudio

    No scusa tu! Ti ho frainteso. E’ che sono talmente abituato a sentire quel tipo di ragionamento che senza rendermene nemmeno conto ho distorto il tuo in quel senso…

  19. Marco Tizzi

    @Claudio, LucaS

    Lungi da me difendere Tremonti (premessa che vi prego tenere ben fissa nella mente), l’idea del succitato era che nella valutazione della salute economica di un Paese non si valutasse solo il debito pubblico, ma anche quello privato.
    Questo sarebbe corretto sia per mettere in rilievo situazioni di bolla tipo quelle spagnole ed irlandesi sia per avere una fotografia più realistica della situazione debitoria di un paese, evitando trucchi tipo fare debito pubblico tramite banche o aziende formalmente private, ma di fatto statali.
    Quindi l’idea, in se, non è sbagliata. Anche perché considerare solo il rapporto debito publico/PIL fa sì che si entri nel paradosso che aumentando la spesa pubblica il rapporto diminuirebbe se il rapporto di partenza supera il 100%.
    Purtroppo, però, questa idea da il la all’affermazione “allora prendete i soldi dai privati e pagateci il debito pubblico” e questa sì che è una fesseria. Perché invece la conseguenza logica dovrebbe essere “se lo Stato non ce la fa a pagare i propri debiti, può vendere asset ai privati che di soldi ne hanno”.

    Tutto questo ovviamente considerando il settore privato paritetico al settore pubblico.
    Affermazione sulla quale ci sarebbe molto di cui discutere.

  20. LucaS

    X Marco Trizzi

    Ok ho capito il senso del tuo discorso e diciamo che sono d’accordo… però c’è un però grosso come una casa: bisogna anche vedere gli attivi che ci sono a fronte di quei debiti! Per es. in Italia la cosiddetta “ricchezza degli italiani” consiste soprattutto in titoli di stato di un paese tendenzialmente insolvente e proprietà immobiliari il cui valore è circa il doppio di quello che hanno le case in un paese notoriamente più povero del nostro come la Germania.. Insomma secondo me entrambi gli assets sono enormemente sopravvalutati al momento (soprattutto il nostro immobiliare) quindi in prospettiva con un’economia che non produce ricchezza per mantenere il nostro standard di vita dovremo anche noi aumentare e di molto i nostri debiti (sempre ammesso che qualcuno ci faccia credito) quindi sempre guardando a questo rapporto ma in prospettiva e non a quello “contabile” attuale che non dice niente (idem per il famoso debito/pil spagnolo che in realtà è di gran lunga superiore a quello ufficiale GIA’ ORA!) credo che le conclusioni debbano essere molto diverse da quelle che si sentono in continuazione sui media.

  21. Marco Tizzi

    @LucaS
    Tralascio i media: so che qui il livello è ben superiore. Oggi mi sono fatto del male vedendo Ezio “Inutilità” Mauro + Eugenio “Portatemiallabaggina” Scalfari vs Mario Monti e mi sono reso conto per l’ennesima volta che non solo il popolo italiano non si merita questi politici, ma che non si merita nemmeno questa informazione. Se Giannino non si presenterà alle elezioni, come invece spero, gli proporrò di fondare una web-tv di informazione seria.
    Ce n’è tanto bisogno.

    Tornando a bomba, gli asset sono bastardi perché hanno un certo valore finché non hai bisogno di venderli. E’ sempre molto difficile dargli un valore reale.
    In questo noi abbiamo un vantaggio indubbio: possediamo un patrimonio di valore “assoluto” perché unico al mondo ed è il nostro patrimonio storico e artistico. Che nessuno ha, che tutti vorrebbero e che noi non sappiamo valorizzare.
    Per capirci: Venezia ha un valore assoluto superiore a Berlino, perché puoi creare dal nulla una città anche meglio di Berlino (vedi Masdar), ma non potrai mai creare un’altra Venezia.

    Per contro non credo abbia un senso vendere Venezia, così come non ha senso vendere Berlino, quindi comunque stiamo sempre parlando di numerini in un computer, anche se facciamo finta che sotto ci sia qualcosa di “reale”.

    La verità, Luca, è che ho il timore che non solo stiamo dicendo che un sistema non va bene senza però averne pronto un altro migliore, ma ci stiamo anche appoggiando su parametri che non hanno alcun senso nel fare queste valutazioni.
    Quindi…. boh! Continuano ad aumentarmi i dubbi e a mancarmi le risposte. Che sarà anche segno d’intelligenza, ma a volte fa sentire un po’ spaesati…

  22. LucaS

    X Marco Trizzi

    1) Sul fatto che i parametri che normalmente si usano siano sempre meno informativi, anche perchè manipolati e “inquinati” dalle azioni di governi e banche centrali, per me non c’è alcun dubbio. Per es. un conto è considerare il pil con dentro la spesa pubblica come componente quando un tempo questa era principalmente investimenti e solo minimamente welfare, mentre oggi è solo il secondo (fatto male tra l’altro) quindi anzichè contribuire alla crescita la riduce… un conto è spendere per la banda larga oggi o le strade ieri, un altro è assumere 22 mila dipendenti pubblici a far niente (Sicilia) o buttare miliardi di euro per opere che non userà quasi nessuno come la Tav o il Ponte sullo Stretto…. Anche il dato del debito conta poco in sé: se io ho molti attivi con cui posso rimborsarlo basta una scelta politica ma se non li ho allora è molto peggio.
    2) Sugli assets: case a parte che mi paiono oggettivamente in bolla! penso che lo stato abbia tantissimi beni potenzialmente vendibili o valorizzabili ma questo è quasi impossibile da fare con la nostra struttura economica attuale: per es. se io vendo il terreno ma quello che lo compra non può metterlo a reddito come vorrebbe o deve aspettare anni per autorizzazioni ecc… oppure se lo stato continua a depredare gli italiani distruggendo domanda potenziale… è chiaro che la loro appetibilità è molto bassa e cosi sarà anche il prezzo! L’ideale sarebbe stata partire in quinta con le riforme e poi privatizzare…. comunque sempre meglio di niente!
    3) Giannino nell’ultima o penultima puntata di Radio 24 ha detto che alle prossime elezioni ci sarà qualcuno che sosterrà le nostre idee e che ci saranno varie forze che ne faranno parte oltre a lui (testuale)… l’ha detto quasi di sfuggita senza approfondire ulteriormente però se cosi fosse (ottimo elevato all’ottimo) non capisco perchè non stanno iniziando con la “logistica”: cioè non è che puoi presentare idee e persone un mese prima delle elezioni! Devi partire per tempo soprattutto se 6 nuovo e proponi concetti nuovi e difficili da digerire qui in Italia.. oltretutto quale momento migliore di questo in cui il socialismo reale sta cadendo come un castello di carte in tutto il mondo (se tutto va bene ci liberiamo anche do Obama) e il governo non ne imbrocca mezza?

  23. Marco Tizzi

    @LucaS
    Sono d’accordo sia su 1 che su 2, in toto. Tra l’altro l’esempio sulla banda larga e le strade l’ha fatto questo pomeriggio pari-pari Monti, quindi sei prontissimo per la politica!!! 🙂

    Per quanto riguarda Giannino in politica, mi son perso il passaggio in radio, ma se ne parla da un po’ in giro. Lettera43 l’aveva messo nel giro di Italia Futura insieme a gente un po’ sparsa, ma di indubbio valore (e senza Montezemolo cosa FONDAMENTALE).
    Secondo me stanno aspettando a vedere cosa fa Renzi col tuo amico Zingales, ma hai ragione che devono darsi una smossa, anche perché per come stanno andando i sondaggi il rischio di elezioni anticipate è sempre più alto: stai tranquillo che lo status quo venderà carissima la pelle. Non mi sorprenderebbe nemmeno la classica entrata in gioco di servizi deviati a fare un po’ di macello con qualche bombarella.
    Cmq se i nomi sono quelli che ho letto mi preoccupano solo sotto due aspetti: troppi accademici e troppa poca società civile (in particolare imprenditori).
    Il rischio è che si propongano solo con temi economici.
    Oggi Monti ha cominciato a fare un discorso interessante sulle diverse visioni del mondo tra gli anglosassoni e i tedeschi. Ha detto che i tedeschi vedono l’economia come una branchia della filosofia morale. Era davvero un discorso che meritava approfondimento. S’è fermato subito e ha detto “queste cose probabilmente interessano me, ma a voi non interessano”. Con questa frase ha espresso tutto quello che significa avere un economista al governo: pensano che tutti siano degli imbecilli e che non si possa far loro un discorso serio.
    Giannino in questo è diverso, ma se entra in una formazione di universitari si troverà costantemente in questa situazione: loro crederanno di avere in mano la Verità e di aver ragione per definizione, senza dover dare spiegazioni a nessuno.
    Così le elezioni si perdono.
    E se anche si vincono il governo cade subito.
    Per contro se riescono ad entrare con un manipolo forte e se, soprattutto, Renzi vince le primarie del PD (passo findamentale per il futuro del Paese) ti trovi con un parlamento a maggioranza liberista con all’opposizione il M5S che comunque può fornire voti su molti provvedimenti importanti.
    Forse è una maggioranza un po’ troppo pro-banche, ma comunque rivoluzionaria rispetto agli ultimi 60 anni.
    Si parla di Irene Tinagli come candidata premier: diciamo che nonostante i discorsi di cui sopra sugli accademici sarei ben fiero mi rappresentasse ad un G20. Nei confronti del mondo sarebbe un po’ un “ok, quelli buoni li abbiamo sempre avuti, ma non siamo mai riusciti a farli contare. Adesso contano, benvenuti in Italia.”
    Spero tirino in mezzo anche Seminerio, che è un po’ il mio eroe del momento (oddio: diciamo che mi trovo molto molto d’accordo sulla sua visione di economia. Gli eroi son ben altra cosa).

    Mi raccomando, appena danno l’annuncio tu proponiti! 🙂

  24. Massimiliano

    Mito Numero 1:E’ vero, se siamo in questo casino la colpa è di quei politici Italiani che hanno firmato quella porcata del Trattato di Maastricht, per non parlare di quello di Lisbona e qualunque altro trattato ci abbia tolto sovranità sulla risoluzione dei nostri problemi interni. Il risultato è che oggi subiamo più che mai gli effetti di aver delegato ad altri di decidere sulla nostra sorte. La Germania è entrata nell’€ solo a condizione che ci entrassimo anche noi, senno col cavolo che si avventuravano. Il nostro export avrebbe prevalso a fronte della capacità della nostra moneta di flottare. Ma i francesi si accertarono che l’Italia cooperasse e così fu. Tutto l’epilogo che ha fatto sull’export tedesco a discapito della bilancia delle altre nazioni è la dimostrazione che la Germania non è il traino dell’europa ma il suo carrozzone, impedendo alle nazioni minori di sopravvivere e competere con un apparato industriale che bene si era preparato prima di entrare nell’eurozona, con iniezioni sostanziose di Spesa a Deficit. Come chiudere in una gabbia un gorilla con 16 scimpanzé per poi dirgli, “Mi raccomando non cercate di predominare l’uno sull’altro.” Mettici che a fronte delle quote che la Germania ha nella BCE ne stabilisce anche le politiche monetarie e siamo a cavallo. La Germania non vuole il nostro fallimento definitivo, per questo vediamo ingenti investimenti ripassare dalla Germania ai paesi meridionali. Solo affinché il loro export non venga meno, solo che loro lo fanno prestandoci i soldi con la quale noi compriamo le loro merci, per poi vedersi restituire anche i soldi con gli interessi…che buoni sti tedeschi. Certo che la cosa è insostenibile e infatti tra poco tiriamo le somme anche con loro. E ora che il paziente rischia di passare cmq dalla condizione comatosa a quella di defunto (col rischio che i tedeschi non si vedano restituire il prestato) ovviamente subentra il piano B: “Le Privatizzazioni” per fare cassa e la BCE che improvvisamente garantisce liquidità illimitata alle banche commerciali. Come dire, fin quando la fame la stavano facendo gli altri fatti loro, ma ora che a barcollare sono le banche tedesche, andiamo a garantire liquidità alle banche in modo che continuino a finanziare le aste primarie senza far fallire definitivamente l’eurozona e quindi la Germania…almeno fino a quando il processo di feudalizzazione non sarà giunto a livelli apprezzabili. In merito ai suoi apprezzamenti alle politiche di devastazione sociale di stampo neoliberista che dire…Friedman applaude e i Cileni si ribaltano nella tomba. Degno di un Chicago-Boys. A campare di Spesa pubblica caro Giannino, “Si Campa” e “senza quella” la storia insegna che SI MUORE.

    Mito numero 2: In merito all’apprezzamento dell’€ da meno di 1 a 1,40 (oggi 1,26), si potrebbe anche pensare che un valore di meno 1, ancora permetteva alle nazioni dell’eurozona di esportare fuori dal continente. Una moneta a 1,40 concede questo privilegio a una cerchia di nazioni più ristrette, allargando ancor di più la forbice tra la bilancia degli eurodeboli e quella degli euroforti. Solo che se poi le tue esportazioni a quegli eurodeboli cominciano a diventare insuficienti devi puntare ancora di più nell’export di oltreoceano e quindi sei finalmente disposto a svalutare di qualche punto scendendo a 1,20, ma solo quanto basta a tenere te sul mercato e non tutti gli altri che di fatto necessiterebbero di svalutare ancora di più.
    “Chi vuole una BCE che diventi automaticamente una FED può essere un banale e ignorante semplificatore”; è come dire “Chi vuole che la Banca Centrale si comporti storicamente da Banca Centrale, all’interno di un confronto economico in cui tutte le altre Banche Centrali fanno le Banche Centrali è un banale e ignorante semplificatore”. Cioè i pazzi sono gli altri che da secoli fanno con le loro banche, ciò che è nella loro natura fare e non noi che facciamo una cosa che storicamente non ha precedenti e che negli ultimi 10 anni ha fatto fallire una nazione come la Grecia e ha messo sull’orlo del fallimento altre 4 nazioni, di cui una di queste facente parte del G7. A che serve uno Stato che con la sua Banca Centrale garantisce una vita dignitosa al proprio popolo tramite piani di investimento mirato all’incremento della produttività. Ma vaaaa siamo tedeschi!!! Distruggiamo i salari, rendiamo più elastico il mercato del lavoro, riduciamo lo Stato ai minimi termini!!! Potere ai privati! Il Libero Mercato storicamente ha sempre fallito, ma che diamine, non facciamo i fascisti! Lasciamoli fare! Prima o poi, tra una nazione ridotta in schiavitù e l’altra, tra acqua piovana privatizzata, sanità privata inaccessibile e scuole private riservate solo a pochi privilegiati (tutto il resto mano d’opera a basso costo che serve sempre) vedrete che riusciranno a dimostrare la validità delle loro tesi. Non deve essere lo Stato Corrotto al servizio del Popolo, si faccia da parte! Facciamo in modo che il Popolo sia al servizio dei mercati piuttosto! Andrà alla grande!…prima o poi.

    Mito numero 3:”La MMT ha seguaci eterodossi negli Usa, a esser precisi praticamente nella sola Università del Missouri” – le svelo un segreto…qualche seguace ce l’hanno anche in Argentina. -Ma non queella di Menem che è fallita su consulenza del FMI, ma quella della Kirchner che cresce a colpi di 7-8% di PIL all’anno. Lì ancora si ricordano dell’MMT. ” e si fonda su sviluppi che i suoi teorici ritengono – a torto – derivati da Keynes”. Infatti, ma quale Keynes? Noi discendiamo direttamente dalla dinastia Yuan. In seguito alla sua premessa sulla MMT lei scrive:”Inutile tentare di smentire questa sciocchezza colossale” – ma guardi che il mondo funziona così da 40 anni. Il Dollaro funziona così, lo Yen, i Renmimbi, la Sterlina, NON SE LA SONO INVENTATA LORO. E’ così. Ma vada chiedergli! Solo l’euro funziona a modo suo, ma i pazzi si sà che per voi sono gli altri e quindi andiamo avanti. Poi improvvisamente passa dalla MMT, ai complottisti del signoragggio (complotto che non esiste e che nulla ha a che vedere con la MMT): “Poi, un altro passaggio: a battere moneta oggi non sono i governi e gli Stati, ma le banche private impadronitesi delle banche centrali e che lucrano su signoraggi degni del Sacro Graal. ” A perte che su questo fenomeno quasi ci stiamo arrivando, in quanto le Banche Commerciali si dilettano a creare credito che in teoria dovrebbe rientrare per essere distrutto ai fini del saldo del prestito e che invece rimane in circolazione a fronte di investimenti ad alto rischio, che finiscono logicamente con un buco nell’acqua. Ma tanto le Banche con la mania del gioco d’azzardo, poi se ne vanno dai governi (questi Stati che non dovrebbero MAI intervenire nell’economia secondo voi neoliberisti) con la lacrimuccia nell’occhio e il ghigno del ricattatore dicendo “Sono troppo grande per fallire, per favore salvami”. E lo Stato ovviamente acconsente col benestare della BCE e degli organi sovrannazionali. Cioé, neoliberisti quando ci conviene, ma se lo Stato deve salvare le Banche è giusto che intervenga indebitandosi; quando a darsi fuoco sono gli imprenditori disperati, o a svenire in calsse per denutrizione sono i figli dell’ex-operaio disoccupato allora il debito dello Stato è una frode e oltre a far suscitare nel popolo un profondo senso di colpa, ci deve fare anche un po schifo. Andiamo avanti. Come funziona all’interno di Bankitalia SPA lo so anch’io e quindi ritengo la sua spiegazione indirizzata ai signoraggisti, di certo non agli MMTisti. Lei scrive: “Ergo, la loro conclusione finale: restituiamo agli Stati la facoltà di creare ad libitum moneta artificiale, ed ecco che potranno e anzi dovranno produrre deficit pubblici crescenti, perché questa è la vera ricchezza” Esiste la formula dei bilanci settoriali a dimostrare questa cosa (che lei sta un po banalizzando scrivendola così) e non è di facile e libera interpretazione come la teoria quantitativa della moneta. Inoltre mi permetta di precisare che ” MMT all’italiana” come li definisce lei non esistono. Esiste solo la MMT. Punto. “risparmio meno investimenti non equivale affatto a spesa pubblica meno tasse cioè al deficit pubblico, l’identità centrale per la MMT.” Ci mancherebbe: (I-S)+(G-T)+(X-M)=0. Quando ha tempo me la smonta, grazie. ” Vedere Paul Barnard e Silvio Berlusconi andare a braccetto è uno spasso tremendo, dal punto di vista della comicità. ” …come dire che lei và a braccetto con Stephanie Kelton, uguale.

    Mito numero 4: Abbiamo un debito del 120% e più ma non cresciamo…ma come?…mumble, mumble…e pure stiamo stratassando come chiesto dai tedeschi, stiamo stratagliando fonti e licenziando come chiesto dai tedeschi, le aziende sono spremute da equitalia fino a far suicidare gli imprenditori ladri, fino a fargli licenziare decine di migliaia di dipendenti e farli fallire pur di riscuotere fino all’ultima tassa, al punto che abbiamo un tasso di disoccupazione a doppia cifra…mumble mumble…MA POSSIBILE CHE NON CRESCIAMO?! Forse dovremmo rimpinguare ancora un po le banche commerciali e sperare che questa volta girino i crediti all’economia reale invece di giocarsela in borsa. Non lo hanno fatto con i primi mille miliardi, ma magari a sto giro lo faranno. Quasi quasi altri mille glie li darei. O forse è possibile che a fronte della continua depressione e quindi recessione della nostra economia, i tassi di interesse aumentino vertiginosamente facendo schizzare il nostro debito alle stelle solo di nteressi?!! Sono quesiti che non mi ci raccapezzo proprio. Andiamo avanti. Produciamo il 9% in più ma guadagnamo il 4% in meno. Mancano 13 punti e se li è mangiati lo Stato. E come direbbero a Roma “E sti cxxxi”. Ma se voi vi impuntate che dovete ridurre il debito pubblico e che quindi lo Stato deve TASSARE PIU’ DI QUANTO INVESTA NEL PROPRIO TERRITORIO è matematico che i risparmi privati ne risentano su una bilancia delle esportazioni pari a zero, figuriamoci con una bilancia in negativo. La colpa dello Stato non è di essere troppo grosso con tutti i servizzi che ci rende e che ci ha reso fino ad adesso, la colpa dello Stato è di taassarci più di quanto investa. Ci priva di più moneta di quanta ne entri nella nostra economia. Questa è la colpa dello Stato. E dato che io e lei sappiamo perché accade, sappiamo benissimo anche chi sono i responsabili di questo crimine sociale. La storia che ha raccontato sul debito del Sol Levante non riguarda gli MMTisti. Il debito pubblico dello Stato a Moneta Sovrana è debito pubblico dello Stato cmq, sia che sia interno o estero, poco importa. Un titolo quando scade scade per tutti. Le tasse in una nazione a moneta sovrana sono una cosa, nell’euro sono un’altra, quindi c’è fisco e fisco…

  25. Vincenzo N.

    @Marco Tizzi
    @LucaS
    All’inizio degli anni 90 un bel po’ di politici di vecchia data furono spazzati via (nonostante sembrassero inossidabili) ma non tutti. E infatti non cambiò un bel niente, perché la rivoluzione fu incruenta (cioè non fu una rivoluzione). Sopravvissero i comunisti a cavallo delle loro gioiose macchine da guerra (seppur sconfitte) e quelli che trovarono alloggio nel (???)liberismo -esiste una lettera minuscola più minuscola della minuscola?- berlusconiano. Francamente oggi non ne vedo uno degno di sopravvivere, per questo, come dice Marco, lo status quo venderà cara la pelle: esso ha molte radici e assai profonde.
    Mi immagino che sarà nello schieramento di sinistra – che può contare sulle falangi sindacali – che le resistenze alla verità saranno più forti (diciamolo francamente: a “destra” fanno ridere i polli), mentre lo spessore di Renzi – se dovesse compiere il miracolo – lo peseremo proprio verificando se scenderà a compromessi per garantirsi uno zoccolo capace di farlo “vincere”, lo stesso zoccolo del quale sperimenterebbe ben presto la durezza e che gli peserebbe come un macigno dopo i primi colpi d’ali ingabbiandolo ai vecchi schemi.
    Pur auspicando che Giannino faccia qualcosa sono consapevole che il linguaggio della verità senza un dopoguerra che lo renda credibile ha poche possibilità di successo. Io personalmente ci spero ma qualità e quantità sono cose difficili da conciliare. Non a caso la persona più antipatica d’Italia è sempre il Segretario del Partito Democratico. Oggi Bersani (un commediante che parla enfatizzando l’accento perché pensa così di essere più credibile), ieri Veltroni etc, tutti sono diventati ENORMEMENTE più antipatici perché ridicoli nell’abbaiare forte al fine di tenere unito il popolino al quale avevano mentito per tutta la vita, giocandosi alla prima intervista quel po’ di credibilità che avevano prima della nomina. Lo capite? questi scimmiottano il linguaggio della strada per “essere vicini alla gente”. Voglio dire che la politica che auspichiamo noi si scontrerà comunque con questi professionisti della slealtà: è il motivo per cui ho sempre pensato che senza traumi in gran numero continueranno a sognare e a bersi le balle di ABC + MM.

    Attivi, Immobili e BTP: è vero che da noi è tutto sopravvalutato, del resto mi pare normale, se non fosse così le cose andrebbero bene e per campare non avremmo dovuto accendere ipoteche su ipoteche. Ma sono convinto che agire in modo da svalutare il patrimonio immobiliare per adeguarlo alla realtà (nord)europea non tenga abbastanza conto che la nostra cultura non è quella tedesca/francese etc. Non vorrei sfuggisse qualcosa che è genetico della nostra psicologia, che appartiene alla nostra storia e che non permetterà di comprimere di molto ancora i valori immobiliari, la gente è incazzata con l’IMU perché deve vendere i Bot per pagarla, ma alla lunga accetterà meno Bot e rivorrà il pieno godimento dei SUOI beni reali. Cioè come era una volta, giacché, lo ricordo, l’IMU era l’ICI che era l’ISI (la esse per straordinaria…) dei primi anni 90. Prima, queste tasse, non esistevano.
    Personalmente ritengo che per uscire da questo casino non si possa prescindere dall’eliminazione dei privilegi della classe politica con i suoi addentellati (agendo anche retroattivamente) svalutando poi il valore (ormai solo facciale) dei titoli di stato e liberalizzando la fruizione del patrimonio artistico nazionale che oggi vale ZERO perché intoccabile, ma capace di dare una leva economica straordinaria. Purtroppo questo non è possibile perché le sovrintendenze sono dei nidi nei quali la politica ha alloggiato quegli intellettuali che rispondono alle chiamate alle armi ogni volta che si cerca di cambiare qualcosa. So che la metto giù brutale, non da economista, ma se Giannino vorrà schierarsi dovrà saper fare così anche lui perché quando ci sarà la battaglia decisiva occorrerà parlare anche ai seguaci della Camusso e far capire che per i loro figli non c’è futuro senza sacrificio. Che poi si giochi a rimpiattino perché tutti sanno che il debito non si può pagare ma nessuno vuole assumersi l’incarico di dirlo a voce alta lo sappiamo bene: però lo spread è lì e ce lo ricorda. Io vorrei tanto che non fosse un Greco, ma un Italiano a dire: “Basta! confessiamoci la verità!!”. Fatto questo, lo scenario cambierà.

  26. LucaS

    X Marco

    Giuro che non sapevo nulla di quello che aveva detto Monti anche perchè ormai qualsiasi cosa dica poi non la fa mai quindi ho smesso presto di ascoltarlo. Cmq:
    1) Secondo me invece serve proprio un programma ALL ECONOMY! Anche perchè è la cosa che veramente interessa agli italiani e poi più cose tratti e più dividi il tuo elettorato invece di concentrarlo sulle cose centrali come l’economia… per es. io sono pro-aborto ma se fossi in USA voterei comunque ad occhi chiusi per i repubblicani (meglio ancora i tea party) perchè la priorità assoluta è l’economia ma molti non lo fanno spianando cosi la strada ai socialistoidi ecco perchè è meglio parlare di poche cose e che siano quelle decisive che ti contraddistinguono nella testa degli elettori senza confonderli con cose meno importanti! Assolutamente non un programma teorico, assolutamente no! Insomma un programma con un indirizzo generale inequivocabile e di valori (tipo meno stato, più libertà ecc..) e poi pochi punti programmatici concreti facili da spiegare alla gente e che restano impressi.
    2) Irene Tinagli sinceramente non la conosco ma mi informerò. Cmq lascia perdere Renzi… ammesso e non concesso che farebbe veramente quello che dice e già questa è un’assunzione tutta da verificare… commette lo stesso errore di Giavazzi e Alesina: pretende che a fare le riforme liberali sia il centro-sinistra quando in tutto il mondo il centro-sinistra si è sempre opposto a tutte queste cose e lo si vede benissimo anche dagli ultimi mesi in cui hanno preferito massacrare la gente con l’Imu pur di non tagliare un centesimo di spesa… Io i politici, ma soprattutto gli elettori del centro-sinistra, li conosco molto bene credimi! essendo nato e cresciuto in una certa realtà ed essendo uno di loro fino all’università di finanza quando ho capito quanto fossi ignorante e ho aperto gli occhi: queste cose non le vogliono e non le vorranno mai perchè proprio non le capiscono e non ci credono ne ci crederanno mai quindi figurati se i loro politici avranno mai anche solo il coraggio di presentargliele (sempre ammesso che le capiscano perchè credimi il livello medio dei politici anche locali è terribilmente basso e sono di un’ignoranza incredibile anche qui al nord)! Persino oggi che potevano lasciar fare a Monti il lavoro sporco si sono messi di traverso quindi figurati se lo farebbero loro… Non hai idea di quante volte ho provato a parlare coi miei amici “di sinistra”: gli spiegavo le cose con numeri ed esempi concreti ma niente… se non ascoltano me che sono loro amico e che per anni ho lavorato fianco a fianco con loro alle feste dell’Unità figurati se ascoltano gente tecnica o accademici come Giannino… per loro sono degli estraterrestri o peggio dei pazzi! E’ talmente enorme il cambiamento che dobbiamo fare qui in Italia (dato che partiamo dal medioevo) che nessun partito tradizionale può proporlo: serve qualcosa di nuovo e di “puro”!
    3) A dirti la verità fin da bambino avevo la passione della politica proprio per il contesto in cui sono cresciuto… ma oggi capisco che sono troppo giovane, troppo “estremo”: Giannino per me è un moderato.., non ho sufficiente esperienza che conta moltissimo e che sarei molto più utile nel settore privato che nel pubblico dove comunque anche gente in gamba combina poco… Io sono giovane ma tutta sta storia dei giovani in politica proprio non la condivido: quello che conta davvero sono le idee ma anche l’esperienza conta molto! Per es. per me il più grande presidente è stato Reagan e non era certamente giovane…
    PS Visto che parliamo di giovani e politica mi potresti spiegare una cosa che onestamente mi da molto fastidio, per non dire di peggio: seguo attentamente la politica americana e ormai da molti anni i dati dicono incontrovertibilmente che la stragrande maggioranza dei giovani laureati vota democratico e ha sui programmi sociali e economici un orientamento liberal! Ma come diavolo è possibile??? Anche nella mia università (di finanza e di ottimo livello) i migliori del corso si bevevano le cretinate di Tremonti ed erano a favore dello stato socialistoide che regola tutto, controlla tutto, tassa e spende…. Sta cosa mi fa troppo imbestialire: se persino chi è preparato e informato non capisce queste cose come possiamo sperare di convincere l’italiano medio che non ha proprio le basi e viene continuamente disinformato? Scusa il pistolotto ma per me è una roba inspiegabile e irritante!

  27. Marco Tizzi

    @LucaS
    Guarda, Luca, io sarei anche d’accordo sul 1), ma il fatto è che non devi convincere me: ho votato due volte in 18 anni e ho votato entrambe radicale, quindi credo di essere arrivato al massimo al 4% (forse neanche). Quindi io non faccio testo.
    Secondo me Grillo è uscito dallla questione-programma con una risposta geniale: una volta che hai approvato i referendum “alla svizzera” le questioni importanti le decidono direttamente i cittadini.
    In quel modo secondo me sei inattaccabile: voglio vedere chi ha il coraggio di dire “no, è meglio che decida io piuttosto che i cittadini”.
    Quindi questo Movimento-Giannino (mi scusi, Oscar, ma non so come chiamarlo…) potrebbe cavarsela semplicemente dicendo “di economia ce ne occupiamo noi, per tutto il resto c’è il referendum (tipo la mastercard)”.

    Per quanto riguarda la 2): posto che anch’io arrivo da una famiglia storicamente “di sinistra” (tranne mia mamma storicamente ribelle) e che secondo certi schemi sono anch’io tutt’ora di sinistra, perché l’anarchia è considerata “di sinistra” (non chiedermi perché, è così e basta. Son questioni religiose non si deve troppo indagare), devo dire che nel PD un’anima liberale c’è. Ti do tre indizi in merito: le privatizzazioni che sono state fatte solo da loro (poche e male, ma le uniche), liberalizzazioni idem (idem), spesa pubblica che è cresciuta meno sotto di loro che sotto il PDL (scendere non è mai scesa manco in Germania, quindi s’ha da contentasse). Ma soprattutto l’indizio più importante è che Nicola Rossi sia stato eletto nel PD: piaccia o meno è l’esponente più liberale del parlamento.
    Renzi ovviamente è un frontman: si sa proporre bene, è giovane, è simpatico e a Firenze lo amano come nessun altro sindaco, cosa che per un democristiano in Toscana non è proprio semplicissimo.
    Dietro il frontman ci sono gli Zingales ed eventualmente i Gori, non prendiamoci per i fondelli.
    Il gioco, a mio parere, è conquistare il governo con un partito “di sinistra” per poi fare riforme liberali, avendo così la piazza a favore.
    D’altra parte, sia chiaro, il PDL è morto e sepolto, il “terzo polo” non è mai esistito e comunque affonda le proprie chiappe e i propri artigli nello statalismo di peggior stampo, quindi un eventuale “movimento liberale” può fare governo solo col PD. Ovvio che non può succedere col PD di Bersani.
    3) Come scritto altrove oggi tutto fa breccia tranne che i moderati. Quindi secondo me vai benissimo. Non perché la pensi come te su tutto (questo l’avevi capito anche da solo immagino :D), ma proprio perché tu moderato non sei.
    Anche per me Giannino è un po’ troppo moderato, ma è ovvio che se parliamo di avere al governo gente tipo Giannino, la Tenagli, Zingales o addirittura Seminerio stiamo parlando di una creme de la creme che in confronto a quel che è girato negli ultimi 30 anni fa quasi commuovere.
    E questa gente dovrà portarsi dietro gente nuova. Che è ben diverso da giovane, anche se serve anche gente molto giovane. Perché il mondo cambia in fretta e anch’io a 36 anni mi rendo conto che chi ha 10 anni in meno ha differenti obiettivi e prospettive, quindi serve comunque che “ci sia”, anche se magari un passo più in dietro.
    Ti dico che il ragazzino che il M5S ha messo in consiglio comunale a Milano sta facendo un gran lavoro, per esempio, non foss’altro informativo, dato che è come avere una “spia” nel consiglio comunale.

    Quindi ti piace Reagan, ma odi Obama, eppure il primo ha aumentato la spesa mentre il secondo ha tagliato mostruosamente le tasse! E come si spiega tutto ciò?
    Per me i giovani “liberal” americani votano democratico semplicemente perché i repubblicani sono troppo bacchettoni.
    A parte quel geniaccio di Ron Paul gli altri candidati sono degli insopportabili mezzi preti.
    Tanto la politica economica americana la fa Goldmann Sachs, alla fine in USA voti il più simpatico 😉

  28. LucaS

    X Marco Trizzi

    Scusa ma credo che sugli USA ti siano scappate alcune cose… su tutte il fatto che Obama ha creato una valanga di debito e non ha affatto ridotto le tasse come pensi, anzi sta tuttora facendo di tutto per aumentarle! Semplicemente il congresso, appena l’abbiamo ripreso, ha prolungato i tagli fiscali decisi da Bush e imposto uno stop alla spesa fuori controllo di Obama. Reagan tanto per cominciare ha ridotto le tasse e ha letteralmente rivoluzionato l’economia americana in senso liberale. Poi ok è vero ha anche speso ma c’era la guerra fredda da vincere e poi un conto è spendere in tecnologia ponendo tra l’altro le basi per la new economy (i cui frutti li ha goduti senza alcun merito Clinton) un altro è pagare entitlements al primo che passa per strada pur di prendere voti e “passare alla storia” come fa Obama (l’ultima genialata è che siccome gli americani stanno finalmente capendo i disastri che ha fatto vuole regolarizzare tutti gli immigrati promettendogli di tutto…. Berlusconi in confronto ad Obama non è niente credimi! questo ha dei metodi quasi mafiosi). Cmq il verbo “odi” descrive perfettamente la mia attitudine verso Obambi, come lo chiamano gli amici del tea party. Cmq ci sono differenze programmatiche enormi in campo economico tra noi e i democratici: per es. vogliamo liberalizzare tutto il sistema dell’istruzione dando un voucheur ai ragazzi liberandoli cosi dalle catene della controistruzione pubblica, stiamo cercando di eliminare il cancro sindacale negli stati in cui continua a fare danni, cerchiamo di ridurre le spese e di non far aumentare le tasse come vorrebbero i liberal, stiamo smontando pezzo per pezzo la follia della “green economy”, siamo contro government motors in sostanza un trasferimento dai contribuenti alle tasche dei sindacati che altrimenti avrebbero dovuto prendere pensioni normali come avviene per i loro colleghi del sud… ecc…. Ci sarebbe molto altro da dire ma siamo fuori tema e c’è poco spazio. Se 6 radicale mi puoi spiegare una cosa: per quale motivo i radicali hanno sempre appoggiato riforme della giustizia che in pratica garantivano a tutti i delinquenti (Berlusconi e la sua banda a delinquere in primis) di farla franca? In USA o UK i liberali, ma pure le sinistre, non voterebbero mai schifezze del genere!

  29. Marco Tizzi

    @LucaS
    Sicuramente non sono un grande esperto di politica americana! Ne sai più di me, ma non è molto difficile… ho seguito la campagna di Ron Paul perché uno che ha come slogan “Rivoluzione” non può non attirare la mia attenzione.
    Però leggo il NY Times e lì ho letto che il deficit dell’amministrazione Obama è stato fatto tramite tagli alle tasse più che aumento di spesa. I numeri (che possono benissimo essere tarocchi, per carità, vale sempre il discorso di cui sopra) li ho trovati qui:
    http://www.usgovernmentrevenue.com/charts
    Infatti Krugman lo accuso di non spendere abbastanza.
    Su Reagan ti stavo provocando, è ovvio che durante la guerra fredda le spese militari siano cresciute a dismisura, tutto sta vedere quanto quella spesa abbia poi avuto un impatto sull’economia reale: quella di creare un’economia militarista è un’accusa che anche Paul muove ai propri “colleghi” (posto che si possa seriamente dire che i repubblicani abbiano qualcosa a che fare con Paul).
    Ma è assolutamente ovvio che il “successo Clinton” ponesse la basi sulle politiche di Reagan, come Blair per la Tatcher. Anche se durante il periodo Tatcher io in Inghilterra c’ero e ti assicuro che si trattava di vivere in un paese del terzo mondo.

    Dire che “sono radicale” è un’esagerazione: per due volte li ho votati peché mi sembravano il meno peggio. La seconda volta è capitato di aver fatto eleggere Capezzone e quindi lì mi sono fermato.
    I Radicali hanno un po’ questa visione ultragarantista per la quale nessuno deve finire in galera e anche se ci finisce deve uscire in fretta. Diciamo che sono parzialmente d’accordo nel senso che la “macchina della giustizia” in Italia è talmente farragginosa da diventare una vera e propria arma fascista: in USA e UK se ci volessero 20 anni per un processo ci sarebbe la gente in piazza tutti i giorni. E nessun politico l’accetterebbe mai.
    Poi è ovvio che nel fare una provocazione i radicali finiscono per tirar dentro un po’ tutti, ma penso che lo scopo sia quello di mettere in luce un sistema che non funziona e che viola i diritti base dell’essere umano.
    Insomma, Luca, non prendiamoci in giro: in questo Paese, unico nel mondo “avanzato”, se stai sulle balle ad un PM questo può rovinarti la vita senza che tu abbia fatto alcunché.
    E questo non è accettabile.

  30. Oscar Giannino

    Ok, davo per scontata la reazione “somaro, parla con Mosler” degli MMT men italiani, dal loro punto di vista li capisco e naturalmente l’accusa è rivolta qui a me, ma in pratica ai seguaci di tutte le scuole…tranne s’intende MMT! non credo sia questa la sede per approfondimenti iper tecnici: un conto è il confronto sulle accounting identities – su questo Barnard ha ragione – della teoria che hanno contribuito a un buon dibattito sulla fiat money come componente della crisi di un modello ad alt intermediazione e captive regulators USA e anglosassoni, altro è poi l’uso che ne fanno i politici iperstataòisti e inseguitori del consenso (in questo senso facevo l’accostamento con Berlusconi, che ovviamente non ha la minima idea tecnica di che cosa stiamo parlando)… dire che ilm problema non è quanto lo Stato tassi, ma che investa meno di quel che tassi – centrale per reggere l’identitià tra deficit pubblico e ricchezza privata – rende a orecchie a senso unico come quelle del pèiù dei politici pressoché indifferente l’effetto del livello della tassazione sul Pil sulla compressione dell’ouput potenziale, e non credo affatto che di questo abbia bisogno la misera condizione italiana

    giusta l’osservazione – e ringrazio – di chi chiede di essere più comprensibili ai lettori che vogliono capire anche se non avvezzi a spread e mercati

    quanto alle osservazioni sulla politica, a me pare solo che vi sia una fetta consistente di Italia che rischia di non trovare alcuna offerta seriamente e credibilmente centrata su due secche priorità, dismissioni pubbliche per abbattre debito e meno spesa-meno tasse per crescere per uil lavoro e per l’impresa. faremo il possibile

  31. Silvano

    @ Oscar Giannino,
    concordo con lei riguardo alla MMT, ma io provengo dalla scuola Austriaca, ergo non capisco nulla di moneta e di economia reale….

    hehehehehe

    saluti.

  32. Marco Tizzi

    @Oscar Giannino
    Aggiungete a “meno spesa-meno tasse” un bel “meno leggi-più libertà”, che è gratis e aiuta.
    Per il resto in bocca al lupo, attendiamo gli annunci!

  33. Vincenzo N.

    @Oscar Giannino
    “quanto alle osservazioni sulla politica, a me pare solo che vi sia una fetta consistente di Italia che rischia di non trovare alcuna offerta seriamente e credibilmente centrata su due secche priorità, dismissioni pubbliche per abbattre debito e meno spesa-meno tasse per crescere per uil lavoro e per l’impresa. faremo il possibile”

    “faremo il possibile” Grande!!
    verissimo che non c’è l’offerta politica che si specchi in quanto troviamo nel blog! forza Giannino!! e non trascuri l’idea di Tizzi per una offensiva via web, altrove non le spalancheranno le porte.

  34. Paolo 54

    basta però a sentir parlare della vecchia storiella della lotta all’evasione fiscale come soluzione a tutti i mali. Sommerso che viene citato volta per volta con le dimensioni che fanno comodo (per esempio da 100 a 250 mld, ma che dite ?) per far tornare i conti. Per dirla molto semplice: “chi mai vi ha autorizzato (politici) a fare conti su quello che immaginavate e non su quello che avevate in tasca ?”. Si dimentica poi che parte di quel sommerso e parte consistente è rappresentato dalla criminalità. Vogliano prevedere la tassazione dello spaccio o del racket ?
    Più o meno esiste già, vedere per esempio le tasse SSN sulle polizze assicurative e quella che lo “scienziato” pensa di mettere ulteriormente per finanziare lo sgravio alle ristrutturazioni.

    Io voterei perchè si stabilisca a livello europeo un tetto al prelievo fiscale complessivo oltre che un tetto al deficit come passo importante per uniformare l’Europa

  35. marco

    salve direttore …. ma perchè non ha pensato di scendere in politica ?

    potrebbe succedere qualcosa di interessante!!!

    per l’italia!

    saluti

    marco

  36. Paolo

    L’evidenza di un grande problema monetario è evidente anche a chi di politiche economiche finanziarie no sa molto. Ma è la conseguenza di un problema politico: che europa unita si vuole? Un’Europa basata solo su principi contabili e finanziari oppure un’Europa che abbia un minimo di respiro che consideri le persone che ci vivono con le loro aspirazioni, progetti, idee? Germania o non Germania

  37. Lucio Bucci

    Gentile dott. Giannino,
    ogni tanto, quando sento parlare dei problemi dell’Italia, mi viene in mente il film di Benigni, Johnny Stecchino, dove lo zio di Johnny, parla dei guai della Sicilia, quali l’afa, l’Etna ma soprattutto, la madre di tutti i mali, il traffico. Ecco, ho l’impressione, che spesso non ci si concentri (e non è il suo caso) sull’unico nodo da sciogliere, la cui non soluzione, comunque ci costringerebbe ad andare col freno a mano tirato per il resto della nostra esistenza, ossia il debito pubblico. Mentre le scrivo, attraverso il suo Blog, leggo che siamo quasi alla soglia dei 1700 miliardi di euro, ovviamente in continua evoluzione, con una “mattonella” procapite di 33.000 euro, centesimo in più o in meno. Ora, tenuto conto che non esiste, a mio modestissimo parere, un sistema che consenta l’abbattimento, anche solo parziale, di tale monte debiti, perchè è la sua straordinaria grandezza, che impedisce qualsiasi intervento strutturale, dobbiamo ragionare con un pizzico di follia, visto che folle è il debito accumulato. Abbiamo solo una certezza, almeno fino ad oggi, e riguarda il nostro Pil, che sarebbe un Pil da gran Signori, se non fosse, irrimediabilmente compromesso dal DP. Ma è proprio dal Pil che dobbiamo ripartire, come elemento preponderante, e come garanzia assoluta da presentare alla Bce. Perchè la Bce? Ho immaginato l’Italia come se fosse un imprenditore, grande o piccolo non ha importanza, che nel corso della sua attività lavorativa, pur con grandi potenziali, non è riuscito a sfondare perchè molto spesso ha sbagliato investimenti, la sua amministrazione è stata leggera, ha sprecato molto, non ha investito nella meritocrazia, insomma non è stato attento ai cambiamenti e non ha previsto, che qualcosa stava cambiando, ed in peggio. Ma nonostante tutto, è rimasto in piedi, proprio perchè, il suo fatturato/Pil è rimasto credibile nel corso degli anni e le banche, tutto sommato, gli hanno fatto credito. Ora però, la somma dei debiti accumulati è molto alta, e farsi prestare dei soldi per tamponare delle falle da qualche miliardo, non serve a nulla, proprio perchè servono a tamponare e non aiutano invece a crescere. Allora, ho fatto un sogno ed ho immaginato uno scenario da fantascienza. Ci presentiamo dal Direttore della Bce e gli diciamo: dottore, abbiamo bisogno di un finanziamento di 1700 miliardi. Lui ci guarderà come la mucca che guarda il treno, e dopo che si sarà ripreso dalla domanda shock, ci chiederà: in che senso? Allora gli spiegheremo che il popolo italiano, tutto, ed in maniera proporzionale, garantisce la restituzione di tale debito, in 15 anni (180 mesi). Ancora incredulo da questa richiesta pazza, dirà: e come funzionerebbe? Beh, sarebbe la risposta: ha presente quando un correntista va in banca e decide di rifinanziare tutti i debiti che ha in giro, con un unico referente, e con un’unica rata mensile? Ecco, funzionerebbe con questa logica. Vede caro direttore della Bce, su 1700 miliardi, il 60% e’ debito estero, mentre il rimanente è tutta roba nostra. Ora, al momento della erogazione, ogni cittadino italiano, attraverso il suo conto corrente, decide di autotassarsi, per una quota che può variare tra i 200 e i 1500 euro al mese, rispetto a quelle che sono le entrate mensili di ognuno di noi, ma questi soldi verranno per intero scalati dalla dichiarazione dei redditi. Ovvio che la Bce applicherà lo stesso tasso d’interesse (1%) che applica normalmente alle banche. Al momento della erogazione, il 60% lo utilizziamo immediatamente per estinguere il debito estero, portanto a 700 miliardi il debito pubblico, che a questo punto, sarà di gran lunga inferiore al Pil. Il 40% che rimane in cassa, verrà così utilizzato: 20% (350 miliardi di euro) si restituiscono Bot CCt ecc ai risparmiatori, pari al 50% dei loro investimenti, e gli altri 350 miliardi da utilizzare per sviluppo lo sviluppo economico. A questo punto cosa succede? La pressione fiscale diminuisce verticalmente, di conseguenza anche i redditi aumentano, il costo del lavoro diminuisce, aumentano investimenti ed assunzioni, insomma una straordinaria rivoluzione. Nessuno ci rimette, perchè i soldi che paghiamo di rata ci vengono scalati dalle tasse, e comunque l’aumento ed il peso delle nostre buste paga aumenta verticalmente. Dopo di che, chiunque sia al governo, parte da 0. Ogni giorno, i media, giornali e telegiornali, devono mostrare l’andamento del Dp, cosicchè, ogni azionista, saprà quotidianamente come sta operando il proprio governo di riferimento e se necessario rimuoverlo per giusta causa. art.18. Caro dott. Giannino, lo so, ho sognato e immagino di aver detto un sacco di corbellerie, ma una in più o in meno, non cambia nulla. Buon lavoro.

  38. Mattia

    Vorrei potere intervenire, ma non sono sufficientemente preparato,
    avrei bisogno di articoli più semplici.. ma la colpa è mia..

  39. irene camagni

    @oscar giannino. Ma no dott. Giannino, non ascolti le critiche. Quando si va controcorrente i “politically correct” urlano “eresia, eresia” ! Oppure danno del somaro al prossimo. E poi, come diceva, mi sembra, G.B. Shaw : “Dicono? Ma cosa dicono ? E lascia che dicano !”

  40. piergiorgio

    non sono un professore di economia, solo un umile cittadino che cerca di imparare, tenersi informato e farsi delle opinione con un certo fondamento per quanto possibile in questa situazione complessa.
    Ciò detto sono perfettamente d’accordo con lei: il problema fondamentale dell’italia è ridurre l’intermediazione dello Stato (del “pubblico” diciamo), ridurre quindi la spesa e di conseguenza le tasse (a partire da impresa e lavoro dipendente, in particolare redditi bassi). Solo riducendo strutturalmente la spesa si potranno ridurre stabilmente le tasse, e creare negli operatori economici l’aspettativa convinta che ciò avverrà. E solo così, insieme ovviamente a tante altre riforme strutturali (efficienza servizio giustizia, liberalizzazioni= smantellamento rendite di posizione, oligopoli ecc., mercato del lavoro) si aumenterà il potenziale di crescita dell’italia IN QUESTO MONDO. E con più crescita strutturale si potrà anche riassorbire nel tempo il debito (complice un poco di inflazione adeguata però al tasso di crescita).

    Questo è ciò che si deve fare, e non c’è un offerta politica davvero esplicita e forte su questo.

    Mi divide da lei solo una considerazione sui tempi. Questa è la ricetta giusta per l’italia dal pubnto di vista strutturale. Oggi però c’è una crisi che si avvita su sé stessa e che abbisogna di risposte forti immediate perchè il motore della crisi in questo momento è la finanza, il movimento dei capitali che ha tempi di risposta e di azione rapidissimi. E’ qui che io sono critico verso i tedeschi e i rigoristi in genere. Tutti i problemi che lei giustamente sottolinea ce li avevamo anche due anni fa, un anno fa ecc. ma non avevamo i tassi sul debito che abbiamo oggi e lo spread a 480 punti (o non so quanto oggi)! Lo schok ci sta costringendo a cambiare e questo è stato un bene. Ma lo schok continuato ci farà stramazzare e basta. E il problema fondamentale è che la ricetta giusta che noi condividiamo non produce effeti subito, né in pochi mesi. Le riforme strutturali daranno i loro frutti in anni. Nel frattempo la rapidità dei movimenti finanziari ci uccide, ci fa pagare un tale “scotto” in termini di aumento dei tassi sul debito da vanificare qualsiasi sacrificio, qualsiasi politica di rigore di bilancio. E vero che il rigore lo si poteva fare con meno tasse e più riduzione di spesa, come è vero che si può fare molto di più nelle dismissioni del patrimonio pubblico, e qui il governo è in ritardo (si comincia a vedere qualcosa ora): tutto ciò avrebbe avuto un impatto meno recessivo. Però anche queste cose (taglio spese e dismissioni) non si possono implementare in quattro e quattr’otto, è inutile farsi illusioni ci sono dei limiti di realtà che sono muri invalicabili. Per es. il patrimonio immobiliare pubblico non lo vendi in un mese, se non altro perchè non trovi i compratori. Es.una caserma: prima bisogna definire un progetto di riqualificazione, il comune deve cambiare il PGT con tutte le procedure che questo comporta, poi bisogna trovare gli interessati ecc. ecc.
    Insomma, per quanto si faccia, la ricetta “giusta” richiede tempi medio-lunghi, mentre i mercati vogliono una risposta inequivocabile in tempi rapidissimi, se no ogni sforza viene vanificato e la crisi dell’italia con l’euro la classica profezia che si autoavvera. E allora qui effettivamente un pò di alentamento monetario in qualche forma ci vorrebbe, per dare una “alt” ai mercati, e dare ai paesi in affanno cme l’italia un pò di respiro, anche politico per consentire di portare avanti le avanti.
    Lei ha ragione a fare il paragone con l’Impero Romano d’Oriente. Ma io non parlo di un’orientamento politico generale, di lunga durata, strategico, io parlo dell’emergenza. In questo momento le politiche di rigore non bastano. Si potevano fare meglio, è vero , ma non sarebbero bastate lo stesso. Siamo proprio sicuri che in questa situazione esplosiva sia così deleteria un po’ di inflazione in più a causa di un allentamento quantitativo? io credo che rispetto al rischio deflazione attuale sia sopportabile. E i tedeschi pure dovrebbero capirlo e lasciar fare alla BCE di più.

  41. Fabio Fabbri

    Caro Oscar Giannino,
    non sono certo che questa sia la sede adatta ad esprimere la mia delusione, ma è l’unica sede che conosco e quindi la uso.
    Il 16 giugno scorso presentai al blog “Se va bene, andrà peggio. Scenari sulla crisi dell’euro” un commento relativo alla crisi dei paesi con alto costo del lavoro. Non sono deluso per la mancata pubblicazione, in quanto ritengo che un filtro sia necessario. Sono deluso perchè in un blog dove si invitano i lettori ad immettere un commento, nel caso in cui questo non venga ammesso, sia corretto dare al proponente una breve spiegazione, sia pure privata.

    Grazie per una eventuale risposta e cordiali saluti.
    Fabio Fabbri.

  42. Lucio Bucci

    Caro Piergiorgio, la sua analisi è corretta, ma senza abbattimento verticale del DP la nostra economia rimarrà comunque in stallo. Ma vorrei richiamare l’attenzione su una questione, che spesso sfugge perchè fagocitati dalle informazioni negative che quotidianamente ci vengono, come dire, somministrate. C’è un Italia sana, che lavora sodo, che paga le tasse, che investe, che crea occupazione e profitto. E’ quell’Italia che ci viene nascosta, da cui tutti, dovremmo prendere esempio. Un’ Italia che si è saputa adattare, e che quindi ha iniziato a contrastare la crisi, prima che essa riuscisse a destabilizzarla. Oggi, la crisi, darà finalmente l’opportunità a tutti, di mettere in moto il cervello, di cercare strade alternative e non convenzionali, che non vuol dire, illegali, e che servirà da stimolo per nuove iniziative. Dovevamo aspettercela, e dovevamo essere preparati, ed invece ci siamo fatti cogliere come farlocchi. Le crisi economiche sono cicliche, come i terremoti, ma quest’ultimi non si possono prevedere. La crisi, invece, invia dei segnali, molto chiari. Serve coglierli ed agire di conseguenza. Ai ricchi multimilionari dico: bravissimi, ma spendete, comprate, non fatevi infinocchiare dalla solidarietà nei confronti dei poveri, Voi che potete, spendete. L.Bucci

  43. piergiorgio

    sono d’accordo Bucci, è infatti l’ho detto: la ricetta giusta per l’italia è questa= dismissioni patrimonio per abbattere il debito, e riduzione strutturale spesa corrente compensata da altrettanta diminuzione pressione fiscale.
    Il punto che mi divideva da Giannino era nella difesa del rigorismo tedesco inteso come opposizione rigida a qualsiasi ipotesi di allentamento monetario ANCHE BREVE E TEMPORANEA.
    Non si tratta di una cosa ALTERNATIVA alla ricetta strutturale di cui sopra (altra cosa che non capiscono i tedeschi): quella bisogna farla (e come giustamente spiega Giannino avremmo dovuto farla comunque, prima o poi, anche senza questa crisi). Ma si tratta di una cosa aggiuntiva.
    Oltre alle riforme strutturali che portano i loro effetti col tempo, data la situazione di recessione e l’attacco dei mercati occorre uno stop chiaro e rapido che dica ai mercati: se scommettete contro l’italia (se scommettete cioè per tassi più alti e prezzi più bassi sui titoli del debito italiano) perderete i vostri soldi.
    Ripeto non si tratta né di abandonare il rigore, né di fare cose in contrasto con quella politica; né di mettersi a fare più debito.Al contrario si tratta di impedire che automaticamente l’italia (ecc.) faccia più debito! non perchè lo voglia né perchè spenda di più, ma perchè verrebbe costretta a pagare di più sul debito pregresso tramite l’aumento dei tassi! vanificando così ogni sforzo.
    I tedeschi devono capire che quando loro hanno fatto le loro riforme non era un periodo di crisi terribile come l’attuale: loro hanno avuto quindi il tempo e l’agio di farle.
    Noi no: ci troviamo a doverle fare in piena recessione (ormai quasi mondiale), per non dire depressione. Le misure di rigore aumentano l’effetto depressivo e i mercati (che prima le avevano chieste!) reagiscono prevedendo che, a quel punto, il debito non sia sostenibile (visto che non si cresce chissà per quanto); così aumenta la sfiducia e quindi i tassi e gli spread. Risultato=circolo vizioso e profezia che si autovavvera.
    Ecco perchè va bene tutto, ma occorre anche uno sforzo su questo fronte più emergenziale, e qui un poco di critica ai tedeschi ci sta.

  44. tu chiamale se vuoi... esazioni

    @Oscar Giannino
    Dott. Giannino,
    non vorrei mancarle di rispetto, mettendo in dubbio la sua capacità di lottare, qualora intendesse candidarsi…
    spero solo che non la facciano fuori;

  45. alfonso

    Giannino vuole rovinarci. Tutto il mondo sta mettendo grande pressione all Europa. Strano che Giannino faccia lo gnorri . Da ogni parte del mondo ci urlano che le politiche di austerity e di rigore stanno portando il vecchio continente al suicidio economico. Poi a quello sociale, che deflagrerà in una emergenza umanitaria. Le dottrine che Giannino difende ci condurranno alla catastrofe. Famiglie e imprese strangolate dalle tasse, conseguente crollo dei consumi quindi delle vendite, il chè produce disoccupazione che si ripercuote nuovamente sui consumi, e poi ancora sulla disoccupazione, che diventa dilagante e fa calare il gettito fiscale. Il debito anzichè ridursi aumenta, insieme ai sussidi di disoccupazione. Il PIL cessa di battere, l economia è sventrata al pari del tessuto produttivo. La gente è ridotta alla fame. Lo Stato non potendo emettere gli euro ha due soli modi per racimolarli :1-con le tasse, quindi caricando di imposte e extra-imposte cittadini e aziende 2-è costretto, per accedere al finanziamento essenziale per poter svolgere la sua funzione pubblica, a prenderli in prestito dai mercati, ai tassi che i mercati decidono. Non potendo controllare i tassi risulta ovvio che lo Stato diventi totalmente assoggettato ai mercati stessi. I quali potendo innalzare oltre ogni sostenibilità i tassi, hanno il potere di far seguire ad ogni austerità sempre un’altra austerità ancora maggiore della precedente. All’infinito, senza difese o vie di uscita per lo Stato. Continuare ad avvelenare l Europa con questa ESTORSIONE ai cittadini e agli Stati, attuata per mezzo dell’architettura usuraia dell euro ( arma di distruzione di massa, creata per sottrarre agli Stati la fondamentale sovranità monetaria. Basti pensare a quali “torture” sarebbero sottoposte le popolazioni di Usa e Giappone se avessero adottato l Euro. Invece Usa e Giappone sono libere dalla schiavitù del debito e del pareggio dei conti, e sono certamente più prospere di Italia, Spagna… ). Architettura poggiata sulle folli idee neoliberiste, sempre bocciate dalla Storia ma riesumate in Europa e trasformate in pensiero unico, grazie, tra gli altri, ai persuasori mediatici come Giannino. La traiettoria del pensiero che Giannino difende a spada tratta ci condurrà lungo un cammino di impoverimento e di immiserimento,senza prospettiva alcuna.

  46. Lucio Bucci

    Gentile Alfonso, praticare la tecnica del catastrofismo, è ormai consuetudine quotidiana. Si hanno sempre molti argomenti per parlare male, ma si diventa improvvisamente muti, quando, al contrario, si cerca invece di proporre delle idee alternative. Fare una fotografia e descrivere ciò che si è immortalato, non è complicato, il panorama che ci si presenta è un fattore oggettivo. Se sono in montagna, descriverò una cosa, se sono al mare, un’altra. Quello che oggi, ci viene richiesto, è comprendere invece, non tanto ciò che abbiamo sbagliato, ma come porvi rimedio. Altrimenti, ci autoreleghiamo al ruolo di cronisti (senza offesa ovviamente) i quali si limitano a descrivere e qualcuno anche, senza facoltà, a pontificare. Le matasse da dipanare sono tantissime. Ad esempio, è folle immaginare che un Paese come il nostro abbia un Pil di oltre 1600 miliardi di euro ed un debito pubblico del 20% superiore. E’ vero o no? Dobbiamo estingure il Dp, con un sistema, talmente rivoluzionario e folle, che non è mai stato preso in considerazione, ma che rappresenta l’unica via di uscita per diventare il paese leader in Europa. Come? L’ho descritto a grandi righe, in un post di un paio di giorni fa. Ovviamente è l’analisi mia, comune cittadino, che ha messo in campo un’idea, folle. Per sanare una situazione folle, la soluzione deve essere una lungimirante follia..

  47. marco borelli

    Mister Giannino, se continua cosi ne prendera’ ancora di uova e pomodori in faccia.
    Per fortuna che non ho mai creduto in una sua parola,questa prefazione e’ l’ennesima dimostrazione del suo vuoto,che danneggia chi la legge.
    Poi accostare Paul Barnard a Silvio Berlusconi e’ un atto di fede del suo disonesto fallimento intellettuale.

  48. Fatta salva la curiosità se per lo meno Giannino ci guadagni qualcosa da questa propaganda per il nemico, passo a commentare le evidenti inesattezze dei primi due punti: gli altri sono stati messi per cercare di annacquare il tutto e li trascuro:
    Il primo punto si commenta da solo: in un primo tempo con l’Euro la germania ci ha guadagnato in termini di bilancia dei pagamenti ed in un secondo in saldo di finanza pubblica. Sempre ci ha guadaganto e sempre noi ci abbiamo perso. Viceversa Giannino avrebbe voluto dedurre qualcosa di diverso, boh.
    Il secondo si avventura in una critica della FED americana che sembra da ex terrestri farlo quando ci si dibatte con una banca europea che è come un autobus al quale si è bloccato il pedale del freno.

    Infine il tutto è condito da una valutazione sprezzante del popolo italiano che se la avesse fatta Bossi per i meridionali lo avrebbero impiccato. Basta, ricordiamo di essere italiani e non seguiamo questi cattivi maestri che ci vogliono far vergognare di essere discendenti di grandi eroi, santi e navigatori.

  49. @Lucio Bucci
    Sì, ma a chi lo fai questo discorso? Se la stessa BCE segue le direttive della Germania alla quale non frega nulla delle nostre intenzioni, ma solo che ce ne stiamo buoni a massacrarci, tenendo giù l’euro e quindi facilitando le loro esportazioni mentre loro investono con i soldi ricevuti a basso prezzo per ulteriori margini di competitività futuri.

  50. Treb

    “Infine, in collaborazione con le autorità fiscali, la banca centrale può gettare denaro dall’elicottero, come descritto da Milton Friedman (1969). Questo è un taglio temporaneo delle tasse, un incremento dei trasferimenti o un aumento della spesa pubblica (inclusi gli investimenti in infrastrutture) finanziato mediante un aumento permanente della base monetaria. E’ sempre efficace se implementato in dimensioni sufficienti. Si consideri l’esperimento nel quale il Cancelliere dello Scacchiere invia un assegno da 1000 sterline a ogni uomo, domma e bambino del Regno Unito e si finanzia tramite la Bank of England, che monetizza il debito e si impegna a non ridurre successivamente la base monetaria. Si consideri ora il seguente contesto economico negativo: il pubblico britannico è divenuto teutonico nell’attitudine alla parsimonia e decide di risparmiare l’intera somma ricevuta. La soluzione è semplice. Ripetere l’esercizio con 10.000 sterline per ognuno e proseguire aggiungendo degli zeri fino a quando i consumatori iniziano a spendere. Ben Bernanke (2002), citando l’esperimento dell’elicottero di Milton Friedman, lo ha inserito tra le opzioni per le autorità monetarie quando raggiungono il limite a zero dei tassi – come avrebbe fatto ogni economista monetario ben informato. Per questo è stato soprannominato “Helicopter Ben” e sfortunatamente non ha più discusso nel merito la proposta.” (W. Buiter)

    http://www.movimentolibertario.com/2012/05/17/helicopter-ben/

  51. Marco Tizzi

    @alfonso
    Guardi, io non voglio difendere Giannino a tutti i costi, non sono sempre d’accordo con lui e, anzi, anche su queste pagine capita spesso di discuterci da posizioni opposte.
    Però le dico una cosa: se Giannino dovesse avere un qualche tipo di incarico di governo e agisse al fine di ridurre “Famiglie e imprese strangolate dalle tasse” penso che chi legge questo blog lo andrebbe a cercare per prenderlo a calci.

    Mi sa che ha sbagliato persona.

  52. Fix

    Oscar, ma cosa combini, questa volta ti sei applicato poco sui libri, forse stai troppo in TV oppure questo caldo ti sveste di una dignità che inizia a pesarti.Quando dici che Barnard va a braccetto con Berlusconi mi cadi sul ridicolo, forse dopo che hai scritto questa cosa un po te ne sei pentito ma va be, succede, solo che quello che dici sulla MMT non è giusto, è offensivo nei confronti di chi studia tanto la Politica Monetaria, nei confrondi di chi diffonde la questa Teoria con tante difficoltà. Studia, vai 5 minuti da Barnard è abbi la dignità di ascoltare, non sono 5 minuti persi!

    Ciao Oscar

  53. Staf48

    @angelo cutuli

    Io personalmente penso di si e l’ho fatto.
    Il mercato é nervoso e basta un ipotesi per farlo salire o scendere di parecchi punti (vedi le reazioni alla proposta di Monti di usare il fondo Salvastati per calmierare gli spread): se ti va di rischiare, aspetta il prossimo spiraglio di speranza e vendi al meglio.
    Non fare troppo affidamento sul cambio del giorno: ti verrà applicato quello di 3 gg bancari dopo, purtroppo funziona dappertutto cosí.

    Lo so, sono un pessimista, ma finora il mercato ha dato ragione ai pessimisti.

  54. Augusto Cantù

    Passando di qui per caso, vedo che c’è gente che ancora non sa cos’è lo spread, a chi si pagano gli interessi, ecc. ecc e cionostante interviene sui forum per criticare (e molto spesso insultare) chi ha conoscenze economiche, finaziarie e monetarie approfondite.

    Questo è il motivo per cui normalmente non partecipo a queste discussioni.

    Ma siccome ammiro Oscar Giannino, ne condivido tutto il suo pensiero (anzi sono finalmente allietato dal veder che c’è qualcuno che pubblicamente dice ciò che io in privato penso da anni), allora lo invito a non mollare (è forse l’unico vero giornalista fuori dal coro dei menestrelli di palazzo) e gli propongo quest’idea su come organizzare il blog.

    sarebbe opportuno classificare le sezioni per difficoltà della materia trattata e per ogni tipologia di difficoltà prevedere un test di ingresso che valuti le conoscenze economiche-finanziarie dell’aspirante partecipante.

    In tal modo si potrebbe partecipare al blog sapendo che le altre persone che partecipano hanno lo stesso livello culturale e con ciò se ne trarrebbe maggiore soddisfazione.

    Bene la provocazione è lanciata! Adesso partite pure con gli insulti! Vorrà dire che Giannino avrà un compagno di viaggio.

    Se poi saranno abbastanza, ritornerò con una nuova proposta per nuovi insulti.

    Auguri Oscar e saluti

    Augusto Cantù

  55. fabrizio

    Ho un appunto sul mito numero 1 e sulla storia del surplus della bilancia dei pagamenti tedeschi.
    Anche se concordo sul fatto che il surplus sia dovuto quasi esclusivamente alla maggiore produttivita’ tedesca almeno fino allo scoppiare della crisi degli spread, non si puo’ negare che il tasso di cambio fisso abbia nettamente svantaggiato paesi esportatori ma meno produttivi come l’Italia.
    Se un paese meno produttivo di un altro viene ancorato ad uno piu’ produttivo (e quindi con meno inflazione) il finale e’ semplice: perdita di competitivita’ e collasso, come successo anche all’Argentina.
    Ora si puo’ discutere sul fatto che l’Italia abbia perso il treno dei bassi tassi d’interesse per migliorare. Tuttavia il trattato di Maastricht era di per se’ un problema limitandosi ai soli saldi di bilancio, senza considerare che fu anche “annaquato” dagli stessi tedeschi, quando gli fece comodo, e che ora fanno i paladini del rigore.
    Tirandone le somme si puo’ discutere per ore su chi abbia piu’ colpe e l’Italia ne ha certamente molte, ma questo non aiuta a risolvere il problema.
    Anche se zoppa l’unione precedentemente proponeva uno scambio: bloccando i tassi di cambio interni avvantaggiava l’esport tedesco ma permetteva ai paesi del Sud di avere denaro a basso costo.
    Ora questo non esiste piu’ e i paesi del Nord hanno entrambi i vantaggi, portando quelli del Sud all’inevitabile collasso, schiacciati dai debiti, senza la possibilita’ di usare lo strumento monetario.
    Si puo’ secondo voi continuare in questa direzione?

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