31
Gen
2010

Se rubare i dati diventa morale…

Ci risiamo. Proprio come due anni fa, la Germania si trova di fronte all’ennesimo dilemma: comprare o non comprare dati di presunti evasori fiscali in Svizzera da un informatore segreto ? Nel 2008 la spy story ordita dai servizi segreti tedeschi (BND) e partita con il benestare dell’allora Ministro delle Finanze Peer Steinbrück (SPD), si concluse con l’arresto di centinaia di contribuenti tra cui anche Klaus Zumwinkel, capo di Deutsche Post (che poi patteggiò un anno più tardi la pena, senza che vi fossero imponenti manifestazioni di piazza organizzate da questurini alla Travaglio). Di allora riproponiamo questa nostra intervista ad Alberto Mingardi per la rivista Ideazione.

Come detto, oggi la situazione si ripresenta. Ministro è il democristiano Wolfgang Schäuble. L’altro giorno la Frankfurter Allgemeine dà infatti notizia che un uomo sarebbe in possesso di dati di circa 1500 presunti evasori fiscali e che sarebbe pronto  a venderli alla Repubblica federale per il modico prezzo di 2,5 milioni di euro. Come dire: “Io vi dico dove sono i soldi, poi ci spartiamo il bottino.”  Per ora Schäuble si è trincerato dietro ad un no comment. Per lui hanno parlato deputati di maggioranza ed opposizione. Tra chi si dichiara favorevole a partecipare alla violazione della sovranità di un altro Stato, come accadde nel 2008 con il Liechtenstein, pur di accaparrarsi i dati di chi ha trovato rifugio altrove per il proprio denaro, vi sono deputati dell’SPD e persino dell’FDP, il partito liberale.

Che si possa condurre la lotta all’evasione fiscale con ogni mezzo, in spregio alle regole che vigono negli altri Stati pare ormai una norma di comportamento assodata. Il fine supremo è gonfiare quanto più è possibile il fisco. Come ciò avvenga non sembra impensierire, tanto più in momenti di crisi e di calo delle entrate. Il paragone di Adamo ed Eva, della mela e del Giardino dell’Eden usato stamane sempre dalla FAZ è tanto amaro, quanto veritiero.

A suo tempo Steinbrück arrivò addirittura a minacciare la cavalleria (sic) contro la Svizzera, se non avesse deciso di collaborare con le autorità tedesche. L’attuale Ministro della Difesa ed ex titolare all’Economia Zu Guttenberg (CSU)  è al momento l’unica voce nel governo ad essersi levata contro l’acquisto di dati rubati. Come ha giustamente sottolineato l’esecutivo di Berna, il mestiere di “ladro di dati personali” non risulta sia mai esistito. Notevole per una coalizione come quella giallo-nera, salita al potere con la promessa di tutelare la privacy dei cittadini, evitando tra le altre cose il salvataggio dei dati informatici e la censura del web.

Update: L’FDP pare essere tornata sui suoi passi. A correggere il tiro ci pensa il solito Frank Schaeffler. Nelle ultime ore la stampa ha modificato i titoli: CDU ed FDP contro l’acquisto, SPD a favore.

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10 Responses

  1. Luca CH

    Sarebbe interessante sottolineare che comunque l’acquisizione di dati in questo modo e’ violazione della legge penale in Svizzera.
    L’utilizzo di questi dati da parte di Stati esteri a mezzo rogatorie non potra’ ricevere collaborazione dagli Organi Federali preposti, proprio in virtu’ della violazione penale.
    Anche a seguito dell’ultima sentenza del Tribunale Federale inerente la fornitura di informazioni da parte della Finma (organo controllore delle banche e dei mercati Svizzeri) a favore degli USA, per la vertenza UBS, ritenuta non conforme alla normativa interna, il Consiglio Federale ha in approvazione delle modifiche che espressamente vietano la collaborazione a seguito di furto di dati.

  2. gobettiano

    Se un paese, Liechtstein o altro accoglie un criminale di altra nazionalità, il paese d’origine del criminale ha il diritto di cercare di catturarlo?
    Se la stabilità di un paese viene messa in discussione dall’illegalità è legittimo l’utilizzo di ogni sistema servizi inclusi per tentare di porre riparo?

  3. Cesare

    Quello che rimarrà sarà comunque l’effetto deterrente indotto.
    Nel caso specifico le rogatorie potranno essere respinte ma il contribuente sarà comunque messo sotto controllo.. e non dubito che l’introito generato dalla paura e dal rischio controlli sarà ben superiore ai 2,5 Mln… poi, ad ognuno, le proprie libere valutazioni sull’etica e sui modi di condurre la lotta all’evasione interna e alla concorrenza fiscale esterna.

  4. Arginare l’illegalità facendo uso dell’illegalità non mi pare che sia un sistema accettabile. Soprattutto quando lo Stato di origine pretende di avere una visione moralmente superiore di cosa sia “criminale” e di che cosa invece non lo sia.

  5. “L’effetto deterrente indotto” da simili affari aumenta anche il commercio e l’offerta di dati rubati, minando ulteriormente la sovranità dei paesi vicini. Pretendere di stabilire che le regole di Berna e Vaduz si scrivano a Berlino e Parigi solo perchè le casse di questi due paesi sono relativamente vuote, ci può portare alla conseguenza di considerare accettabile anche un’invasione o un attacco. D’altra parte una simile conseguenza l’aveva non a caso velatamente ammessa lo stesso Steinbrueck che al proposito parlò di “cavalleria” e di “riserva indiana”.

  6. Massimo

    In Italia acquistare merce rubata è un reato in se (ricettazione) anche se il furto è avvenuto in un altro paese.

    Il ministro (o i ministri) tedeschi che dovessero decidere di compiere tale passo potrebbero essere denunciati per ricettazione alla magistratura tedesca, per esse giudicati secondo le leggi tedesche?

  7. Qui sono in molti in questi giorni a parlare di “Hehlerei”, ricettazione appunto. Non lo so in effetti se possano essere denunciati. L’interrogativo rimane interessante. Tenterò di andare a fondo.

  8. Cesare

    @Giovanni Boggero
    credo che questo sia in fondo il vero punto!
    in mancanza di un coordinamento e di regole comuni condivise dagli stati la fiscalità diventa un’arma con cui gli stessi cercano di attrarre risorse. il mio pensiero , se fossi uno stato, sarebbe quello di alimentare il mercato dei possibili furti di dati come deterrente alla fuga di capitali dal mio stato verso quello vicino… la chiamiamo guerra fiscale.. e la combattiamo con le armi fiscali.. in attesa di una convenzione di Ginevra per stabilirne i limiti e le applicazioni.

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