30
Mag
2009

Se l’ingegner Capra si muove da politico consumato…

Nei giorni scorsi si erano alzate molte voci sdegnate dopo la decisione del comune di Brescia di revocare i propri rappresentanti del consiglio di rappresentanza di A2A. Si era detto – e le cose stanno così – che si era trattato di una decisione “tutta politica”, conseguente al fatto che l’ing. Renzo Capra e i suoi fedelissimi sono uomini lontani dai nuovi equilibri cittadini determinati dall’elezione del nuovo sindaco, Adriano Paroli.
Soprattutto si era molto agitata una parte della grande stampa nazionale, che però – alle solite – ha introdotto una contrapposizione risibile: i tecnici (da una parte) contro i politici (dall’altra). Quasi sottacendo che la distanza tra Capra e il centro-destra era conseguente, è ovvio, alla storica collocazione dell’ingegnere piacentino nel centro-sinistra: e in particolar modo nella Dc montiniana. Perché non si resta per decenni alla testa di un’impresa municipalizzata altamente lottizzata se non si hanno agganci politici solidissimi.
Il comportamento davvero disinvolto – limitiamoci a questo aggettivo – tenuto ieri dall’ingegner Capra nel corso dell’assemblea di A2A (durante la quale ha rilevato errori formali nella pubblicazione dei patti parasociali e quindi ha negato il diritto di voto alla maggioranza, composta dai comuni di Milano e di Brescia), ha fatto cadere la maschera. Ormai è chiaro che siamo dinanzi ad una guerra, antica, tra due parti politiche che in vario modo cercano di legittimarsi: vantando di avere competenze che altri non hanno, di rappresentare i veri interessi delle città interessate, di essere i più vicini ai “migliori” o al popolo, e via dicendo.
Perfino il “Corriere della Sera”, stavolta, ha sostenuto che “la sensazione diffusa è che si stia consumando una vendetta”. Non siamo insomma di fronte ad un’analisi costi-benefici sul futuro dell’azienda, né ad un progetto per modernizzare la multi utilities. No: politica, solo politica, vecchissima politica.
Nel frattempo il lavoro passa ai legali (li pagheremo noi contribuenti, statene certi), mentre il titolo perde il 4% e la credibilità degli attori molto di più. Una cosa è curiosa: Capra è nato nel 1929 e quindi è riuscito per ottant’anni della sua vita (fino a ieri, in poche parole) a far credere a taluni – compresi vari autorevoli commentatori della grande stampa – di essere un tecnico. Fino a ieri, appunto.
Impossibile, allora, non concordare con quanto affermato da Basilio Rizzo, “storico” esponente comunale della sinistra milanese: «Quando i gruppi di potere giocano sulle società come fossero cosa propria, ne fanno le spese l’azienda nel suo complesso e in particolare i piccoli risparmiatori, e si dà spettacolo squallido».
D’accordo. Ma allora, a quando una bella privatizzazione, la quale apra al mercato i servizi ora egemonizzati da A2A e quindi dagli uomini di partito?

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2 Responses

  1. Quando ho letto la vicenda sono rimasto davvero sconcertato. In effetti per quanto di nomina politica, mi aspettavo da Capra un comportamento più istituzionale. Però è tipico vedere ancora questi ottuagenari che ritengono “cosa loro” ex aziende completamente pubbliche come banche, utilities etc.

    ps.
    visto che avete un sondaggio sul nuovo blog, posso consigliare di dividere il post in paragrafi staccati (e magari usare qualche grassetto) . Facilita e incoraggia la lettura.

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