Se il fisco dirotta l’aerotaxi
Quando il fisco diventa troppo famelico, le conseguenze possono essere molto dannose. Ce ne sono tanti esempi, ma uno particolarmente istruttivo è quello del trattamento degli aerotaxi.
Tutto nasce nel dicembre 2011, col decreto “Salva Italia”. Durante il processo di conversione in legge, un emendamento introdusse l’imposta erariale sui passeggeri di aerotaxi, demagogicamente adatti a rappresentare, insieme ai proprietari di barche, l’immagine dei ricchi spendaccioni, mai intaccati dalla crisi e dalle manovre. Purtroppo, nessuno si pose il problema né dell’incidenza sulle imprese che forniscono il servizio, né degli effetti di lungo termine di un pesante incremento dell’imposizione.
Le cifre di tale imposta sono le seguenti (per passeggero per ogni tratta):
– 10€ se il tragitto non supera i 100km;
– 100€ in caso di tragitto oltre i 100 Km ma non superiore a 1.500 km;
– 200€ per distanze superiori a 1.500 Km.
In pratica, non viene fatta alcuna distinzione sul tipo di velivolo: aerei di lusso,aerei non di lusso, elicotteri ecc. Almeno non direttamente. In effetti non serve un esperto per capire che c’è qualcosa di strano nella prima cifra. Vi pare ragionevole pensare a un aereo utilizzato per percorrere meno di 100km? Credo proprio di no. Più ragionevole è invece pensare che per una tratta del genere si utilizzi un elicottero. Faccio notare inoltre che 100km su un elicottero possono costare fino a 1500€, mentre gli stessi km fatti su un piccolo bimotore a pistoni (a elica, per intenderci) circa 180€. Con queste cifre, vi sembra ragionevole tassare allo stesso modo i due velivoli? Esistono imposte simili in altri paesi, ma con impatto ben diverso. Per fare un esempio, in Germania si pagano 8€ a passeggero (in Italia quindi, più di 10 volte tanto!).
Sta di fatto che, a seguito di questa nuova tassazione, si è venuta a creare una situazione paradossale. Facciamo il caso di un imprenditore (la storia è reale) che abbia investito un piccolo (in generale) ma grande (per lui) capitale nell’acquisto di un bimotore. Questo imprenditore ha visto improvvisamente il suo investimento trasformarsi in carta straccia, per legge. Il suo bimotore (un investimento di circa 500000€), era finalizzato al servizio di aerotaxi low-cost. Per farsi un’idea, con il servizio low-cost, 3 persone che avessero voluto percorrere la tratta Padova-Parma avrebbero pagato complessivamente circa 1000€ + IVA per un volo di andata e ritorno. Da aprile 2012 a questa cifra si debbono aggiungere 600€ di imposte. Già, perché ogni passeggero paga allo Stato 100€ all’andata e 100€ al ritorno. Il risultato, come potete immaginare, è che i potenziali clienti si sono orientati inevitabilmente per la macchina o addirittura per il volo di linea, laddove il collegamento esista. Come biasimarli?
Il paradosso dell’imposta è che, anziché generare gettito, essa finirà per erodere completamente la sua stessa base imponibile. E ciò a dispetto del fatto che, in primo luogo, per definizione essa colpisce solo quelle imprese che operano “in chiaro” (chi fa i voli in nero, evade anche l’imposta sull’aerotaxi!), e secondariamente essa danneggia non solo i “ricchi” ma anche chi vola per necessità o per lavoro. Così, una tassa che forse venne proposta con l’intento di andare a colpire i cattivi ricconi, ha finito col togliere reddito a chi, ad esempio, aveva deciso di investire nel settore degli aerotaxi. Senza preavviso, trasformando, come racconta l’imprenditore con cui abbiamo parlato, “ciò che poteva essere un buon business plan in carta igienica”. Soldi buttati da parte di chi aveva deciso di rischiare e di investire; opportunità in meno per chi vola, e soprattutto per chi vola per necessità (e quindi non può permettersi l’ “addizionale”) molto più di chi lo fa per vezzo (e dunque non presta necessariamente attenzione all’effettivo costo).
L’altro paradosso di questa imposta è che essa rischia di seguire la stessa parabola della tassa sulle barche di lusso. Visti i danni arrecati al settore della nautica dall’imposta introdotta sempre dal “Salva-Italia”, il successivo decreto “del fare” del governo Letta ha completamente detassato la proprietà sulle imbarcazioni fino a 14 metri e dimezzato la tassa per imbarcazioni fino a 20 metri. Non rischiamo di assistere alla stessa dinamica anche in questo caso? E, se così fosse, quante imprese devono fallire perché il governo se ne renda conto? E quanto gettito fiscale – tra minori Ires, Irpef, Iva, ecc. – deve andare perduto prima che ci si renda conto dei danni della demagogia fiscale? Tra l’altro, è curioso constatare che la tassa in questione, pur essendo divulgata come tassa sulle barche, in realtà era una tassa “sulle auto di lusso, imbarcazioni ed aerei”. Gli aerotaxi vennero appositamente esclusi dall’imposizione di questa tassa, dal momento che nello stesso decreto si introduceva l’imposta sui passeggeri di aerotaxi. Oltre al danno, la beffa. La beffa rimane anche per i proprietari di velivoli colpiti dalla tassa sul lusso, i quali, al contrario dei proprietari di barche, non hanno visto ridursi le imposte. Qui il fattore discriminante sembra risiedere nei numeri. È facile pensare infatti, che decine di migliaia di proprietari (di barche) siano più influenti dei circa 1000 proprietari di velivoli colpiti da questa tassa.
Ciascuno di noi impara (e deve imparare) dai propri errori. Solo il fisco sembra essere esente da questo obbligo.
Cosa c’è di più pericoloso dell’incompetenza e della voracità assieme all’assoluta ignoranza del mondo reale? Gli “ultras della punizione fiscale” fanno solo danni incalcolabili.
Gentile Sig. Belardinelli, chi sono i firmatari di questo emendamento? Quale elettore, vorrei evitare di contribuire in futuro alla loro rielezione. Grazie fin d’ora per l’eventuale risposta.
Grazie a Belardinelli per il fine studio. Stato incapace e perverso, certo…. ma, senza sussidiarietà, senza “società partecipativa”, tutto questo è fisiologicamente inevitabile.
http://lafilosofiadellatav.wordpress.com/fiatpomigliano-darcomelfi-come-mettere-a-frutto-la-lezione-di-pier-luigi-zampetti-per-risolvere-il-conflitto-tra-capitale-e-lavoro/
Io non capisco perché si debba ancora investire in itaglia. E’ ormai chiarissimo che lo stato è nemico di chi produce ricchezza. Ormai finché non cambia radicalmente qualcosa, bisogna stare tranquilli e fermi perchè in ogni direzione si vada si rimane fottuti.. 🙁
Penso che l’effetto sul SUPERBOLLO per le auto di “lusso” sia stato di gran lunga superiore a quello degli aerotaxi, in termini di riduzione oggettiva del gettito.
Il mercato delle auto di grande cilindrata è stato praticamente quasi azzerato e sono venuti meno i contributi derivanti dalle tasse.
IVA, bollo, accise sui carburanti ecc ecc ecc.
Ma che sciocchezza è applicare una tassa per motivi “punitivi” ?
il massacro fiscale perpetrato da MM per conto dei partiti parassiti accecati dal populismo demagogico non solo non ha sortito alcun beneficio in termini di riduzione del debito, ma sta impedendo la ripresa e la crescita economica
MM deve avere molta confusione in testa per dichiararsi liberista e avere fatto la pià becera politica statalista degli ultimi anni (naturalmente in tale logica, ha ricevuto notevoli benefici per sè)
peccato che fare per … si sia alleato con sc alle europee, che sarebbe il proprio naturale serbatoio di voti.
nel settore della nautica da diporto girano voci circa 30.000 disoccupati creati da MM!!!
In risposta a Mike_M: l’emendamento che ha introdotto l’imposta erariale sui passeggeri di aerotaxi è stato firmato dall’onorevole del PdL Maurizio del Tenno (oggi trombato). Il relatore del provvedimento era l’onorevole del PdL Gianfranco Conte (ora trombato). Quando sento dire da Berlusconi “Noi non abbiamo mai messo le mani nelle tasche degli Italiani” mi viene l’orticaria.