Scuola, passa l’irretroattività della pretesa statale. E per noi contribuenti?
La restituzione degli scatti d’anzianità già pagati agli insegnanti si è risolta in un disastro, per il governo Letta e per il ministro dell’Economia, Saccomanni. In un disastro d’immagine, visto il rapido dietro front al quale il governo è stato costretto ieri mattina, dal segretario del pd Renzi e dall’intero fronte dei sindacati della scuola. E in un disastro sostanziale, perché la vicenda ha reso ancor più evidenti due aspetti largamente intollerabili: l’avanzatissimo sfasamento tra politica e pubblica amministrazione, e il ricorso a princìpi alterni e discrezionali, nel determinare chi davvero paga che cosa allo Stato.
Andiamo per ordine. Il blocco generale triennale fino al 2015 degli scatti d’anzianità nel pubblico impiego fu una classica misura dettata dalla disperazione, per far cassa. Non si rivedeva il perimetro dei dirigenti e dipendenti, né si bloccavano le promozioni. Semplicemente, lo Stato non pagava il progresso dell’anzianità che si accumulava, promettendo di farlo successivamente, molti anni dopo. Una prima breccia fu aperta a favore dei magistrati da parte della Corte costituzionale, che sancì che alle toghe di Stato andava restuito il dovuto, altrimenti sarebbe stata lesa la serenità che è alla base dell’indipendenza del magistrato. Tesi risibile, visto che non si capisce perché dovrebbe valere solo per pm e giudici, ma tant’è. I magistrati, per così dire, si sono tutelati da soli. Per gli altri comparti, l’idea era che ogni amministrazione avrebbe dovuto produrre tagli aggiuntivi, se voleva tornare a corrispondere l’anzianità ai suoi dipendenti.
Ed è quanto avvenuto nella scuola, con un’intesa coi sindacati che finalizzava a tal fine tagli aggiuntivi al fondo di funzionamento e a quello di formazione. Intesa ratificata dal contratto di settore, con inizio dei pagamenti a marzo 2013. Senonché a settembre in vista della legge di stabilità al Tesoro non tornano i conti, i tagli non sarebbero aggiuntivi a quelli già previsti. Ed ecco che si mette in moto la macchina del MEF, che porta a disporre e a comunicare agli insegnanti la restituzione del già versato a cominciare dai cedolini di gennaio, ed entro una rata mensile di 150 euro.
Risultato: rivolta. Giuste e comprensibili grida sul già troppo basso ammontare delle retribuzioni degli insegnanti (in termini comparati non è proprio così, ma qui sorvoliamo), e sull’inaccettabilità che accordi presi alla luce del sole su remunerazione e contratti possano essere ex post disconosciuti. Ma come, non era il Tesoro ad aver pagato da marzo scorso? Sì, ma come mero esecutore, ha detto improvvidamente Saccomanni. Aggiungendo: il ministro Carrozza era avvisata da due mesi.
Sono diventate così in solo colpo sinistramente palesi delle vere patologie. E’ possibile che il Tesoro effettui pagamenti a migliaia di persone fuori da un preventivo controllo di legittimità? Stando ai fatti, sembra essere accaduto, se per di più il Tesoro dichiara di essere mero ufficiale pagatore. E’ possibile, che i competenti vertici della burocrazia del MIUR e del Tesoro, non abbiano reciprocamente chiarito quali erano i termini e le conseguenze degli accordi raggiunti? Oppure bisogna pensare che non ne abbiano informato i rispettivi ministri, ciascuno dei due continuando così a pensare uno che la cosa fosse risolta, e l’altro che i pagamenti non avvenivano o, se avvenuti, bisognava per legge recuperarli?
In un paese serio, nessuna di queste tre cose può normalmente avvenire. Oppure, se avviene, un governo deve a quel punto identificare i responsabili e assumere nei loro confronti tutte le misure consentite dall’ordinamento (verrebbe da dire: metterli alla porta, ma sappiamo quanto in Italia sia difficile). La cosa si è risolta con l’improvviso dietro front, e un nuovo colpo all’immagine del governo.
Ma non è finita, se ci pensate bene. La soddisfazione più che legittima per gli insegnanti si accompagna a un’ultima considerazione. La marcia indietro del governo discende da un principio che dovrebbe essere sacro: quello dell’irretroattività delle pretese dello Stato. Se ciò che è stato dato dallo Stato era legittimo, non può essere richiesto indietro dallo Stato stesso, se parliamo di retribuzioni pubbliche. Ma è lo stesso principio che dovrebbe valere per ogni pretesa fiscale dello Stato: non si può introdurre o aggravare un’imposta ex post, incidendo sul reddito e sul patrimonio dei contribuenti in un periodo anteriore a quello dell’approvazione e dell’entrata in vigore della norma stessa.
E’ il principio base dello Statuto dei contribuenti, la legge 212 del 2000. E’ una delle leggi più calpestate dallo Stato stesso. La norma è diventata esattamente opposta. Lo Stato ancora non ci sa dire quanto dovremo pagare entro il 24 gennaio in aggiunta all’IMU prima casa per il 2013, se risiediamo in uno dei 2700 Comuni che – visto che lo Stato non li aveva bloccati – legittimamente hanno approvato sovraliquote. Lo Stato cambia ex post la detrazione per le polizze assicurative che abbiamo sottoscritto 10 mesi fa. La cosiddetta Robin Hood Tax energetica, nel 2008, fu retroattiva. L’addizionale regionale IRPEF dello 0,33% fu retroattiva, nel 2011. Tra il salva-Italia del dicembre 2012 e la legge di stabilità per il 2013, 5,5 miliardi di gettito aggiuntivo è stato retroattivo. Potremmo continuare a lungo.
Lasciateci allora dire una cosa. L’irretroattività affermata oggi per gli insegnanti deve essere un precedente virtuoso per tutti noi, per tutti i contribuenti. Lo Stato torni a imparare il rispetto della parola data egli per primo, se vuole davvero essere non solo apparato coercitivo, ma un valore morale (ho molte difficoltà, a usare questa espressione per lo Stato italiano). Altrimenti, vorrà dire che l’irretroattività delle sue pretese vale solo per le lobby più forti. E a quel punto Dio scampi e liberi, con una pubblica amministrazione già tanto discrezionale. Noi contribuenti lo sappiamo bene, perché non abbiamo scampo né abbiamo combattivi sindacati e vasti patrocini politici trasversali, come i dipendenti della scuola.
bel pezzo, considerazioni che nessuno aveva ancora posto
“Giuste e comprensibili grida sul già troppo basso ammontare delle retribuzioni degli insegnanti (in termini comparati non è proprio così, ma qui sorvoliamo)” c’e’ qualcosa da leggere in merito? intendo i “termini comparati”
grazie
E’ inutile girarci intorno, caro Oscar! Confidare nella saggezza e nella liberalità del legislatore è una pia illusione! Il costituzionalismo e le costituzioni dal 18esimo secolo sono nate per questo: per liimitare il potere del legislatore, per costringerlo ad attenersi ad alcuni limiti pensati per tutelare le lbertà fondamentali dei cittadini. Ed invece, nel 20esimo secolo, coma sai, la cosidetta “Costituzione più bella del mondo” si è limitata a prevedere il divieto della retroattività esclusvamente per la legge penale e per di più, secondo dottrina e giurisprudenza costituzionale solo per la legge penale sostanziale e non già per quella processuale ed ha offerto, così, ad una banda di stolti statalisti la possibiità di fare della nostra libertà, della nostra autonomia nel programmare la nostra vita ciò che più capricciosamente gli aggrada. A ciò aggiungi che la Corte costituzionale è stata impastata della stessa cultura statalista del legislatore e comprenderai come sia stato possibile avere sentenze dei giudici delle leggi secondo le quali la retroattività della legge, il cui divieto non è stato elevato a dignità costituionale, salvo che che per la materia penale, deve trovare adeguata giustificazione sul piano della ragionevolezza e non constrasti con altri valori ed interessi cotituzionalemente protetti. ( Corte Costituzionale, sentenza n. 74/2008). E così si trova sempre una ragione ” ragionevole” per giustificare la retroattività delle norme tributarie, civili ed amministrative e per sostenere che la tutela di altri valori di rilevanza costituzionale richiede in casi specialissimi la retroattività della legge ordianaria.
D’altronde dottrina e giurisprudenza ti ricordano che lo statuto del contribuente è una semplice legge ordinaria e che non è una legge costituzionalmente necessaria. Ma è davvero così? o è l’esatto opposto e cioè lo stauto del contribuente non è altro che la traduzione con in canoni e le forme della legge ordianria di precetti costituionali come gli artt. 2, 3, 13, 23,53 e 97 cost?
Ti sembra che la Costituzione della Repubblica Italiana stia svolgendo veramente il ruolo tipico delle corte costituzionali e cioè la tutela delle libertà fondamentali degli individui? Ti pare che ci siano altri rimedi se non quello di introdurre il diviieto esplicito in costituzione di qualsiasi effetto retroattivo per qualsivoglia tipo di legge? Ti pare che possiamo confidare nella cultura giuridica italiana in cerca perenne di padroni e prebende anzichè del riconoscimento della dignità del proprio ruolo?
Saluti
Rocco Todero
Appunto : l’irretroattivita’ vale per le lobby , sindacalmente e politicamente concupite , ma non vale per i Contribuenti
Sottoscrivo il commento di Rocco Todero. In Italia, tranne che in materia penale, non esiste un’efficace garanzia costituzionale contro l’introduzione di norme retroattive da parte del legislatore ordinario. Tale non può essere considerata l’irragionevolezza della norma retroattiva e/o il contrasto di quest’ultima con altri valori e interessi costituzionalmente protetti, dato che l’una e l’altro sono affidati alla discrezionale valutazione del giudice delle leggi. Inoltre, l’istituto referendario non è costituzionalmente ammesso per le leggi tributarie (v. art. 75, comma 2. Cost.). Pertanto, il cittadino – contribuente è sostanzialmente in balia del legislatore ordinario. Questa è la realtà. E non mi vengano a raccontare la favola che la nostra è la più bella Costituzione del mondo …..
Egregio,
quello che mi colpisce sempre più è che continuiamo a parlare, in pochi, di palesi violazioni allo stato di diritto, compartamenti truffaldini, bugie , cittadino trattato sempre più come suddito e nessuno che s’incaz…veramente ! Scusate ma la motivazione per analizzare e cercare di dare un senso negativo oramai si perde anche quello…L’Italietta imperversa e il cittadino subisce.
Saluti
RG
…scusate dimenticavo, l’AD di Alitalia oggi commentava sul grande rilancio dell’azienda e sull’uscita dalla situazione di crisi gongolandosi, affermando:
… per la riduzione dei costi DEL PERSONALE ovviamente ci appoggeremo sugli ammortizzatori sociali.. MA CHE CAZ… ANCORA ! Ma non l’abbiamo già pagata abbastanza Alitalia ! Prego qualcuno della redazone di indagare sull’ennesima presa in giro.
Grazie
Saluti
RG