Scuola: il buon esempio della formazione professionale
A distanza di qualche anno dalle ultime riforme, è possibile riflettere sui numeri e sui dati dei percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP). E’ quello che fa Giacomo Zagardo in un recente paper Isfol nel quale si intravedono i vantaggi di un sistema formativo che si sta modellando nel nome della sussidiarietà orizzontale e del pluralismo.
Ricordiamo il contesto. Da qualche anno la scuola secondaria di secondo grado (superiori) si divide in due grandi segmenti, quello dell’Istruzione da un lato e quello dell’Istruzione e Formazione professionale (IeFP) dall’altro; il primo, di competenza statale, comprende i Licei, gli Istituti Tecnici (IT) e gli Istituti Professionali (IP); il secondo, di competenza regionale, i percorsi di IeFP (21 percorsi di Qualifica di durata triennale e di 21 percorsi di Diploma di quarto anno riconosciuti a livello nazionale). I percorsi di IFP possono essere realizzati da due tipologie di soggetti accreditati presso le Regioni: le istituzioni formative (IF) e gli istituti scolastici. Dopo l’Intesa Stato-Regioni del dicembre 2010, dall’a.s. 2011/2012, la realizzazione dei percorsi è stata riorganizzata secondo tre modalità, che vedono, accanto ai percorsi svolti presso le IF, due modelli di sussidiarietà: quella integrativa e quella complementare. Nel primo caso lo studente iscritto nei corsi quinquennali nell’Istituto professionale consegue al terzo anno il titolo di qualifica professionale, secondo alle corrispondenze individuate dall’Intesa. Nel secondo caso lo studente riceve il titolo professionale dopo un percorso triennale o quadriennale frequentando apposite sezioni attivate dall’Istituto Professionale statale.
L’IeFP rientra quindi nelle competenze esclusive delle Regioni, che formulano il proprio sistema considerando le caratteristiche e delle esigenze del proprio territorio e rispettando i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) fissati dallo Stato.
L’analisi di Zagardo si concentra su un confronto dei costi dei percorsi di IeFP che Regioni e Pubbliche Amministrazioni hanno sostenuto nell’a.s.2011/2012. La comparazione dei costi è un esercizio fondamentale per cercare di eliminare i divari territoriali di spesa e di qualità. Inoltre il confronto dei costi sta alla base della definizione di un costo standard sul quale basare l’erogazione dei LEP, superando così il criterio più autoreferenziale di “spesa storica”.
Nel confronto tra Regioni, emerge una forte varianza nel costo sostenuto per finanziare i percorsi di IeFP. Considerando come indicatore guida il costo annuale del percorso per allievo, si va dai 4.000 euro del Veneto ai 7.000 della Toscana, con una media nazionale pari a 5.446 euro. D’altro canto, il 68% dei percorsi si attuano in un range di 1.000 euro con un costo compreso tra €4.300 e €5.300. Anche negli altri indicatori si osserva che i costi, pur molto variabili tra i territori, convergono verso un range più ristretto.
Ma il confronto sicuramente più interessante è quello tra il costo dei percorsi di IeFP tenuti dagli IF rispetto al costo degli stessi presso gli Istituti professionali di Stato. In media il costo di un percorso presso un IF è 21,3 per cento inferiore rispetto all’IPS, e ancora di più al Nord (-23%). I percorsi formativi costano cioè meno quando si svolgono nelle istituzioni formative piuttosto che nelle istituzioni statali: ogni studente che sceglie un IF rappresenta un vantaggio economico per la comunità e un risparmio per le Regioni senza richiedere un aggravio delle spese dello Stato o della comunità.
Tra le varie diversità tra Regioni e territori, si scopre che la Provincia Autonoma di Trento è quella che ha saputo (e potuto) sviluppare meglio un sistema di sussidiarietà orizzontale in chiave pluralistica. Il sistema trentino della IeFP promuove infatti la competizione tra le Istituzioni, siano esse le strutture governative (2 scuole provinciali con 19 percorsi di IeFP), siano esse strutture private (7 istituzioni formative paritarie con 57 percorsi di IeFP). L’Amministrazione trentina ha assunto cioè come ruolo principale quello di coordinare un efficiente sistema competitivo, più ancora che gestire direttamente le istituzioni scolastiche della IeFP.
Un impostazione simile, che prevede un pari finanziamento statale a istituzioni pubbliche e private in base al numero dei loro iscritti, ricorda quella che la Finlandia ha applicato ormai da venti anni al suo intero sistema scolastico. La concorrenza tra istituti, la promozione di istituzioni private, la libertà di scelta del percorso formativo sono premiate anche dalle classifiche OCSE-PISA che nel 2009 mettono il paese nordico al terzo posto al mondo per qualità dell’istruzione.
Autonomia, concorrenza, sussidiarietà e pluralismo: tutti concetti che fanno bene alla formazione professionale e alle casse pubbliche. E che farebbero tanto bene anche alla scuola e all’università italiana se solo li facessero propri. Eppure in Italia, a giudicare da come il dibattito pubblico riesca a dividersi così profondamente sul referendum bolognese di domenica, sono ancora in molti quelli convinti che sia meglio continuare a percorrere la direzione opposta.
“I percorsi formativi costano cioè meno quando si svolgono nelle istituzioni formative piuttosto che nelle istituzioni statali: ogni studente che sceglie un IF rappresenta un vantaggio economico per la comunità e un risparmio per le Regioni senza richiedere un aggravio delle spese dello Stato o della comunità.”
Certo che c’è un risparmio: ma ha mai provato ad entrare in un IF che organizza corsi IeFP? Laboratori scarsi e dismessi con software ed Hardware approssimati e di vecchia data per non parlare del fatto che alla fine sono organizzati come corsi che ripercorrono nei contenuti i corsi professionalizzanti della scuola IPSIA (Istituti Professionali) e quindi ridondanti (ma comunque ridotti per quanto riguarda le materie umanistiche, anche se non in maniera rilevante). Oltretutto questi corsi rappresentano l’ultima spiaggia per coloro che non sono mai andati a scuola e per la maggior parte di loro (circa il 90%) si riscontrano gravi lacune a livello di alfabetizzazione e capacità logico-matematica. Chi le scrive è un prof di un istituto tecnico di una provincia lombarda molto sensibile a queste tematiche ma che purtroppo trova molte difficoltà a far decollare un progetto formativo che, come sempre in questo paese, potrebbe risultare molto utile per il rilancio della formazione professionale ma è già abbandonato a se stesso senza risorse e strutture.