Scandali pubblici: una sola reazione ha senso economico
Le cozze pelose del sindaco progressista di Bari, Emiliano, e i palazzi venduti a giudici e politici. I pacchi di milioni della Margherita, spariti non si sa dove. Quelli che mancherebbero nel contro incrociato tra An e i due tronconi derivanti, dopo la rottura tra Fini e Berlusconi. Gli avvisi di garanzia al Consiglio regionale della Lombardia, e le indagini sulle tangenti Pdl-Lega. Il sospetto che lambisce anche l’integerrimo Errani, per un milione di euro dato dall’Emilia Romagna 7 anni fa a una cooperativa guidata dal fratello per un progetto industriale. La retata in provincia di Napoli che spalanca le porte del carcere a 16 giudici tributari. Mi fermo alle ultimissime di cronaca, a quelle dell’ultima settimana. Che il presidente della Repubblica abbia sentito l’urgenza di un appello al ritorno della moralità dei partiti e della politica, è quasi scontato oltre che giusto, visto che i casi incrociano l’intero asse destra-centro-sinistra. Oltre a investire, tutte le volte che le indagini coinvolgono assessori e presidenti, apici e pezzi della pubblica amministrazione al servizio della discrezionalità politica. A questo fior fior di coinvolgimenti in inchieste per malversazioni pubbliche, diciamo che le reazioni possono essere di almeno tre diversi tipi. Una sola, però, è quella che economicamente ha senso.La prima è quella moralistica. Variamente improntata a toni di condanna morale più o meno retoricamente prossimi allo sdegno e all’invettiva generalizzata in taluni casi, più spesso riservati invece soprattutto ai politici coinvolti in indagini ma appartenenti ad altra area politica, rispetto a quella cui va la simpatia esplicita o taciuta dello sdegnato. Appartengono d’elezione a questa schiera gli “indignati”, categoria che in questi ultimi anni anni ha finito per entrare a vele spiegate nel dizionario politico. Inglobando insieme, in un unico lemma, sia gli antimercato sia gli antipolitici, i palingenisti convinti che sia l’illuminazione della religione dell’umanità su questa Terra a evitare il male. La pecca numero uno di questa reazione è quella che da sempre priva di efficacia reale il savonarolismo e il catarismo manipulitista: su questa Terra l’uomo è imperfetto. Il virtuismo monda-difetti va bene come tecnica retorica acquista-consensi, e come tecnica per la presa del potere da parte di minoranze inquisitoriali. Poi, assurti al potere, saranno eventualmente magistrati non indipendent a garantire che l’etica del potere resta monda e ad essere corrotta è solo quella degli oppositori.
C’è poi la seconda reazione. Quella radicatissima, per ottime ragioni, nella democrazia moderna. La reazione weberiana, ispirata al Politik als Beruf. Il grande sociologo-economista tedesco è stato il primo a studiare e tipizzare il fondamento del pubblico amministratore nell’ambito di macchine statali non più al servizio del sovrano, ma del cittadino. E approfittando dell’anfibologia della parola germanica, il suo Beruf indica sia “vocazione” che “professione”. Per evitare il Machtpolitiker, il “politico di potenza” che bada solo demagogicamente a confermare ed estendere a qualunque costo il proprio potere, ecco che la macchina politico amministrativa va sottoposta a controlli ex ante ed ex post, per impedire che il politico-amministratore compia attraverso di essa transazioni e scambi come di diritto privato, offrendo servizi e concedendo facoltà al privato in cambio da questo di sostegni e favori.
Rispondono a questa impostazione weberiana dichiarazioni apodittiche di garanzia ex ante come il nostro articolo 97 della Costituzione, in materia di imparzialità e indipendenza della pubblica amministrazione, e in tale versione discendono storicamente dalla pesante eredità della filosofia del diritto di tipo idealistico-hegeliana, e dalla sua idea di “Stato etico” come RechtStaat, cioè impregnato di un superiore spirito del tempo. Ma appartengono allo stesso filone hegelian-weberiano anche i controlli ex post di tipo penale, rappresentate delle maxi indagini della magistratura che anticipano col massacro mediatico-giudiziario in fase d’indagine il vero processo sanzionatorio.
So che molti non saranno d’accordo, convinti da due decenni in Italia che l’azione magistratuale nella sfera degli impropri comportamenti della PA risponda invece a una logica di filosofia morale e del diritto d’impianto kantiano. Mi tengo invece la mia opinione, che non è quella di Repubblica e Corriere. La morale kantiana è personalista, l’orizzonte della sua indeclinabilità imperativa è rigorosamente individuale, non quello della costruzione del consenso allo Stato o a un’idea di Stato. Tutte le volte che pensatori e giornalisti spacciano un’idea di Stato e di parte politica collettiva come kantiana, approfittano dell’ignoranza diffusa e dell’avversione che anche negli ignari s’ingenererebbe nel dire la verità: e cioè che è hegeliana e idealista l’impronta di chi identifica in Stato o in una parte politica l’Assoluto dello Spirito in atto nella Storia. Per la definizione e dimostrazione di “Hegel profeta dei totalitarismi”, rinvio a Karl Popper.
In Italia, queste due prime reazioni agli scandali politico-amministrativi sono classicamente prevalenti, Per tante ragioni dovute in sostanza alla ristretta evoluzione delle nostre classi dirigenti, tutte egualmente devote nel Novecento all’idea che fosse lo Stato a doversi far mallevadore e garante di sviluppo e diritti, in un Paese arrivato tardi a industrializzazione e democrazia, tranne naturalmente esser tra loro divisi su quale fosse poi l’idea etica di Stato da realizzarsi davvero, in maniera fieramente contrapposta . Tanto nella Prima che nella Seconda repubblica, Berlusconi come elemento divisivo ha sostituito l’Occidente corrotto idolo polemico 50ennale del campo filosovietico con l’UOMO corrotto da sottoporre a giudizio penale, da parte del campo virtuistico-progressista (Attenti: è un giudizio storico, Non significa che io sia niente affatto d’accordo su come Berlusconi si è concretamente comportato: anzi il suo pessimo bilancio svilisce e impedisce cittadinanza intellettuale a quelli che la pensano come me).
C’è poi una terza reazione possibile. Assolutamente minoritaria tra le classi dirigenti e nei media del nostro Paese. Si ispira alla teoria del pubblico amministratore dimostrata ed elaborata da Ludwig von Mises, James Buchanan, Northcote Parkinson, William Niskanen, Jean-Luc Migué, Gerard Bélanger, Ronald Wintrobe. E’ la moderna teoria discrezionale del politico-amministratore pubblico. Essa ne studia il comportamento in quanto soggetto economico che agisce fuori dal mercato, senza cioè concorrenza altrui nell’esercizio delle proprie funzioni e nella formazione dei propri costi intermedi e finali. Per questo massimizza per sé l’utile monopolistico come e meglio di ogni cartello oligopolista privato. E lavora per estendere nella discrezionalità il recinto delle risorse intermediate, il numero dei propri dipendenti, la complessità autorigenerante delle procedure da amministrare.
Questa terza reazione porta alla conclusione che il vero rimedio agli scandali politico-amministrativi non è l’uomo nuovo in Terra predicato dai savonaroliani, e non è nemmeno la garanzia ex ante costituzionale d’imparzialità della PA e lo smascheramento del suo dirazzare ex post ad opera di zelanti magistrati. E’ invece la riduzione della macchina pubblico-amministrativa alle sue funzioni più essenziali e con minimo ricorso a personale e procedure internalizzate, e con massimo impiego invece di risorse esternalizzate e sussidiarie.
Naturalmente, in Italia a dire cose simili si passa per lunatici. Ma tutte le grandi riforme pubbliche di Paesi avanzati divenuti iperstatalisti e inefficienti sono passate attraverso l’adozione di tale terzo criterio: si trattasse della Svezia o della Polonia o della Germania. I privilegi della Casta , da noi confusi con cattive prove date esclusivamente da un pessimo ceto politico, si devono invece al vecchio eterno paradosso dei pubblici guardadighe olandesi. Allorché esse ancora di legno erano fatte, le Sette province Unite disposero che pubblici funzionari fossero premiati per l’abbattimento di ogni singolo ratto muschiato, allora nemico numero uno delle tenuta delle dighe. Rapidamente, i guardadighe capirono che era meglio consentire in primavera ai ratti l’accoppiamento, invece di abbatterli in autunno. Così, per ogni coppia abbattuta ne sarebbero sopravvisssuti 15, l’impiego sarebbe rimasto in eterno, e l’onere per il contribuente sarebbe salito insieme al premio ai pubblici dipendenti.
La risposta al problema dell’inerfrficienza e degli scandali pubblici non sta in una presunta virtù dei “tecnici” sui vecchi “politici”. Sta nello Stato magro, l’unica maniera per non farlo abusare è tenerlo a stecca come un bulimico patologico irreversibile.
Parole sante. Purtroppo in Italia ancora si crede che una persona, se lavora da “privato” diventi approfittatore, speculatore e quant’altro, mentre la stessa persona impiegata come finzionario pubblico sia (debba essere) onesta.
Se uno è ladro, lo è da privato imprenditore come da dipendente pubblico. Anzi, gli riuscira molto più facile essere ladro all’interno di una mega-organizzazione che non si deve, quanto meno, confrontare con il gradimento del cliente.
Caro Oscar, non c’è da unire alla snellezza dello Stato una maggior democrazia diretta?
Penso sia giunta l’ora, che ne pensa?
Resto sempre convinto che i ladri vadano sempre dove c’è da rubare e con grande facilità. Ovverosia, finchè lo Stato sarà così stracarico di denaro (nostro), sarà impossibile evitare che predatori di ogni tipo lo assaltino continuamente.
Perciò, per l’ennesima volta: bisogna affamare la bestia!!!
Avrà senso economico ma non senso politico.Il motivo è nei ratti olandesi.Ognuno modula il comportamento sulla base del proprio tornaconto.Chiamalo,se vuoi, conflitto di interessi.Ho solo sfiorato il mondo dei partiti ma ci è voluto poco per capire lo scopo comune dei soci.Lasciamo perdere il presidente.Lasciamo perdere la morale.Non scomodiamo la folosofia.Il pubblico amministratore non è al servizio nè del sovrano,nè del cittadino ma di sè stesso.I controlli sono inutili.Chi controlla i controllori?Non è lo stato a doversi fare garante di sviluppo e diritti ma i cittadini.Il rimedio non è l’uomo nuovo,i zelanti magistrati o la riduzione della macchina.Nella certezza che comunque,perchè l’imperfezione è l’uomo,il problema non può essere eliminato si assegni la scelta delle priorità al popolo.E’ nella democrazia diretta che si possono ottenere quelle correzioni in tempi certi in altro modo impossibili.Non si elimineranno gli abusi ma il sistema avrà almeno la consolazione di essere l’immagine della volontà popolare.
@Marco Tizzi Ovviamente concordo con lei.
Forse eccessivamente ricco in citazioni, ma del tutto condivisibile. Epperò, decenni di pensiero unico (scolastico, in particolare) hanno convinto gli italiani che l’idea stessa di servizio pubblico è sacra. Viviamo in un regime collettivista, con la differenza, rispetto ai regimi autenticamente di quel tipo, che, da noi, qualche imprenditore da spennare è ancora rimasto, anche se non per molto (chi potrà sopravvivere alle mazzate di Monti?). Tra l’altro, la tendenza a crearsi i propri monopoli da parte di banali burocrati è pienamente attiva pure nelle grandi aziende del settore privato. Ma temo che, nonostante l’ostinazione del profetico Giannino, le cose non cambieranno. Il Paese fa già fatica a liberarsi di quattro politicanti ammuffiti che parassitano il sistema ormai da decenni. Come possiamo sperare di liberarci di qualche milione di dipendenti pubblici?
@adriano
Devo dire che ero molto scettico fino a poco tempo fa. Però anche il popolino italiano ha dimostrato in questi anni di essere decisamente superiore, nella media, ai suoi governanti: qualcuno avrebbe davvero detto 20 anni fa che avremmo assistito ad una vera alternanza di governo, anche a livello locale (Milano, per dirne una)?
Purtroppo nessuno si è dimostrato all’altezza, inclusi gli ultimi professori, ma penso che ormai il popolo sia maturo per decisioni più sagge rispetto a quelle che possono prendere i propri governanti.
Anche se non risolutive.
E, come dice lei, avremo almeno l’enorme consolazione di dire “l’abbiamo deciso noi” anche di fronte ad un errore.
Il referendum svizzero sulle ferie è l’esempio ultimo che le gente sa pensare.
E non saremo svizzeri, ma non siamo nemmeno Alfano-Bersani-Casini e tutti gli altri a ruota…
il problema della cultura statalista dispensata ancor oggi a piene mani (da tutti, anche dalle tv berlusconiane) è determinante: maggior democrazia diretta oggi non servirebbe a nulla, forse servirà tra 50 anni, quando si avrà maggior consapevolezza dei danni legati alla diffusione di questa cultura tra la popolazione, ma oggi non c’è nulla da fare, solo sottolineare i guasti e gli errori di prospettiva che detta cultura provoca.
sapete quanto è la sanzione per aver dimenticato di indicare nella dichiarazione dei redditi di possedere un immobile in svizzera (si noti, senza aver evaso alcunchè, sto parlando della sanzione per aver omesso l’elencazione dell’immobile tra le proprietà all’estero nell’apposito elenco del quadro W)???
ebbene, la sanzione è PARI AL VALORE DELL’IMMOBILE.
pensate davvero sia così raro che un immigrato (o un lavoratore straniero in italia per più di seimesi l’anno) non sappia che deve o dimentichi di indicare i propri beni e conti posseduti all’estero, magari ereditati?
è giusto che la sanzione sia pari al valore dei beni non elencati?
è giusto che di fronte alla evidente sproporzione di cotanta sanzione il funzionario pubblico finga di non vedere e non proceda contro il povero immigrato? salvo però poter rovinare il malcapitato che dovesse andargli in disgrazia……
è giusto che chiunque di noi sia passibile di tale sanzione per una dimenticanza che non genera danno erariale?
evidentemente si, perchè la lotta all’evasione giustifica una “compressione della libertà individuale”……
anche acquistare beni in europa deve esser previamente autorizzato, se no non si può fare…..
viva lo stato che vigila per noi e viva la cultura statalista che ha reso (rende) possibile tutto questo…..
@alexzanda
Quindi secondo lei è meglio che a decidere sia la classe politica piuttosto che direttamente il popolo?
@alexzanda
trovo interessante la tua posizione: quando ti riferisci al valore della sanzione questa viene determinata in assenza di valori di acquisto sulla rendita catastale rivalutata con i coefficienti ( abitazione) 100 ovvero 105 ovvero + 160. e se il fabbricato non è accatastato che sanzione si aplica?Nell’ordinamento svizzero è prevista la demolizione, come in Italia, quello che chiedo è se il diritto svizzero prevale su quello vigente in Italia.
Grazie Carissimo e non solo x il presente ..
1- Volevo chiederle come si fa ad arrivare a snellire questo apparato .. Con i forconi ? Ha un’idea ?
2- Ho visto anche la sua clip sull’aumento del debito dove vien fuori che è aumentato di più nei governi Berlusconi ma avrebbe avuto il tempo per spiegarne le motivazioni che sarei qui a chiederle gentilmente ..
La segue sempre x radio e grazie di esistere !!!!
Renzo ARTICOLO 4
@Marco Tizzi
Alternanza? A me sembra una solenne presa in giro. Fanno finta di stare da parti opposte al solo scopo di turlupinare il cittadino che pensa di votare per un sindaco diverso dal precedente. D’altra parte, che convenisse mettersi d’accordo lo scoprirono DCI-PSI-PCI all’epoca della solidarietà nazionale. Alla DC l’IRI, l’ENI al PSI e le Ferrovie al PCI. Ai laici qualche ente minore per farli stare buoni. Caduta la prima repubblica si è avviata la finzione dell’alternanza, 5 anni a me, e 5 a te, ma senza cambiare la sostanza. D’altra parte gli ultimi scandali sono stati trasversalissimi.
Sono sempre più propenso a pensare che qualsiasi ruolo pubblico dovrebbe operare sotto la supervisione di un comitato di cittadini scelti a rotazione per sorteggio
Sono stupito dello stupore – finto o vero , non lo so- di OG. Ha scoperto adesso che nella politica , nell’economia a lei legata , e nel verminaio della PA esiste la corruzione ? Lui è stato ed è adesso sovente a contatto con questo mondo e non lo sapeva ? La mia esperienza personale risale all’inizio del 1967 – millenovecento sessantasette – durante il quale un funzionario di medio livello di un Ente Pubblico con dipendenza a Torino , chiese all’azienda – tramite me, che ero un giovane impiegato – un ” contributo ” di cinquemilioni di lire per sue esigenze personali , in quanto disse che lo Stato pagava malissimo i suoi funzionari . Cioè le stesse cose sulla ristrettezza delle ” risorse ” e dei magrissimi stipendi che sento dire dai dipendenti pubblici e dai loro sindacati dopo oltre 45 anni.
Per quanto riguarda il dimagrimento della spesa pubblica , continuo a chiedermi come fa una persona come lui a pensare che un governo composto da alti burocrati e professori universitari , tagli veramente il benessere del proprio mondo dove ha vissuto alla grande e dove vive alla grande la sua famiglia, parenti, amici e portaborse vari inclusi.
Caro Oscar, questa mattina alla sua domanda, su R24 relativa all’articolo di Diamanti, avrei voluto chiamare per dirle come rispetto al cialtronismo esibito negli ultimi 17 anni questo esecutivo almeno mostra un minimo di serietà e, quindi, “piutost che nient l’è mei piutost”. Detto ciò, nutro comunque forti riserve su una ipotetica lista Monti. E non la voterei. Proprio perché l’esecutivo per ora ignora del tutto la lezione di von Mises, Hayek o Einaudi. E la cosa peggiore è constatare quante persone siano stregati dalle sirene di Stato per quanto consci queste portino solo al naufragio. Per ora penso di annullare la scheda e stop. Se mi portano in un ristorante nel cui menù non c’è neppure un piatto “palatable” ai miei gusti, osservo i commensali mangiare ma non ordino nulla.
@Vincenzo
Non mi sono spiegato bene: i cittadini dimostrano di avere il cervello cercando di cambiare, per quanto possibile, i governi.
Poi ha ragione lei dicendo che sono tutti uguali e che comunque si spartiscono la torta.
Ma questo non fa che ribadire la mia tesi: la democrazia diretta non sarà il massimo, ma sicuramente sarebbe in grado di gestire le cose meglio di questa classe politica.
Voglio dire: perché ci si affida ai politici? Io li vedo un po’ come la donna di servizio o come il giardiniere: i cittadini non hanno tempo di votare le leggi, di proporle, di gestire tutto e allora si affidano a qualcuno che dovrebbe essere capace.
Ma se non è capace, e mi pare palese che questa gente non lo sia, allora prendiamoci un po’ di tempo per pulire i nostri pavimenti e potare le rose.
Sono convinto che non faremo male.
E sono anche convinto che oggi sia più facile convincere 20 milioni di italiani di cosa sia giusto o sbagliato rispetto a convincere 450 parlamentari.
Concordo, occorre tagliare, con l’accetta, il big goverment. Ma poichè è difficile che governo e parlamento si facciano mutilazioni significative nel breve termine e nel lungo c’è sempre un altro governo o un altro parlamento che possono non implementare o annullare ogni proposta di taglio,per affamare la bestia da subito c’è un solo modo, non toglieli i soldi ma toglierli la materia su cui lavorano, cioè gli asset pubblici.
Approffitiamo della necessità di ridurre da subito lo stock di debito pubblico per conferire in fondi tutti gli immobili pubblici, tutte le partecipazioni azionarie, incluse quelle non quotate come Ferrovie, Poste, Rai,ecc., le concessioni e licenze pubbliche. Verrebbero meno i beni da influenzare e/o intermediare, i posti da negoziare, i diritti da “vendere”. Le quote di questi fondi potrebbero poi essere oggetto di una Offerta Pubblica di Scambio con titoli di debito pubblico che verrebbe così ridotto in pochi mesi al livello della Germania. Si otterrebbero tre risultati : riduzione del perimetro pubblico, riduzione del debito pubblico, minori occasioni di corruzione e in aggiunta una gestione professionale ed efficiente dei beni pubblici.
concordo assolutamente con il testo dell’articolo. Ma anche senza citare Ludwig von Mises e gli altri, mia nonna diceva “l’occasion fa l’uomo ladro!” meglio minimizzare le occasioni!
@Marco Tizzi
no, ovviamente concordo con lei, il meglio oggi e sempre è far decidere il popolo, il mio punto di vista è che comunque non servirà, i politici non cambiano nulla per incapacità e/o convenienza, il popolo non cambierà nulla per aver assorbito decenni di statalismo che ne hanno contaminato le basi culturali……..
la mia tesi è che il rispetto, l’importanza e la valorizzazione della libertà individuale vanno insegnati continuamente, spiegati, divulgati insieme con i guasti dello statalismo, non si può far finta di nulla di fronte all’assoluta dispoticità dello stato italiano e alla sudditanza del cittadino italiano……… poi forse tra qualche lustro si potrà sperare di fare qualcosa di buono se si sarà riusciti a cambiare questa mentalità statalista oggi dominante
il settore pubblico deve diminuire di dimensione, altrimenti ci saranno sempre favoritismi e ruberie da parte dei politici, ulteriormente incentivate dal fatto che il paese si sta impoverendo sempre di più a motivo dello strangolamento del pubblico sul privato…….
ma se chiedete in giro se ci vorrebbero più o meno controlli vi diranno in tanti più controlli, più regole, la spirale è difficile da fermare, la gente vuole tutto dallo stato perchè ormai è abituata a non poter più fare nulla da sola (tutto è vietato e deve essere autorizzato), a non essere responsabile delle sue fortune o disgrazie, e perciò accetta limitazioni della propria libertà sconcertanti in nome di fantomatiche “lotte”…..
pensateci:
vietato l’uso del contante, di quello stesso denaro che però si vorrebbe riscuotesse la fiducia dei risparmiatori che dovrebbero investire i propri averi in bot
vietato il gioco ai privati, salvo che autorizzati dallo stato quando cedono ad esso la maggior parte dei profitti del vizio, allora si che si può, ma con la saggia avvertenza “gioca il giusto”
vietato fare profitto, perchè vuol dire che hai rubato o inquinato o sfruttato o evaso o comunque trasgredito a un sacco di regole, ed il peggio è che è quasi sempre vero perchè è impossibile fare impresa in italia senza trasgredirle, tanto è vero che le aziende serie neanche ci provano e se ne stanno all’estero
vietato fare il mestiere per cui hai studiato o ti senti portato, perchè lo stato saggio decide lui se c’è necessità di aprire nuove farmacie o nuovi taxi, o assumere nuovi medici, mica ti ci puoi mettere tu da solo senza licenza
vietato aprire una tv o una radio, ti deve essere concesso
vietato costruire quello che vuoi sulla tua proprietà, con la singolare conseguenza che il paese che finchè era libero era la culla dell’arte, luogo ove esistono migliaia di beni costruiti dai privati con bellezza artistica indicibile, da circa 50 anni non fa più nulla di bello, neanche un condominio o un palazzo, ma adesso però è tutto regolamentato, vuoi mettere
vietato inventare qualcosa di nuovo, devi scappare all’estero per poterlo sperimentare o testare in qualche ricerca universitaria
vietato circolare in centro, zona traffico limitato scherziamo, ma allora perchè non limitate anche il transito sulla mia strada? e chi decide quale strada si e quale no? perchè alla fine chi ha già gode, e chi è fuori lì resta, come in ogni paese statalista che si rispetti
vietato cambiare, qualsiasi cosa, la società deve restare ingessata così come è, tutto quello che era permesso in passato e che, con tanti difetti, ha reso possibile lo sviluppo precedente, oggi non è più consentito, o se si lo è solo per quelli che hanno costruito la loro posizione in passato, appunto quando era possibile
vietato farsi la previdenza da soli, necessario usare quella statale che ti da come pensione lorda il 5% del montante, meno di quanto prenderesti coi bot se ti mettessi da parte i soldi da solo, e con la differenza che in questo caso quando muori il montante resterebbe ai tuoi eredi
vietato avere giustizia, gli arbitrati non valgono se non come grado di giudizio preliminare
vietato contestare il fisco, intanto paghi poi “repete”
vietato avviare un commercio con l’estero (ue) senza PREVIA autorizzazione
poi però ti dicono che è tutto permesso salvo quanto espressamente vietato, peccato che a me sembra che sia sempre TUTTO VIETATO e che agli italiani piaccia così
@alexzanda
Ecco, vede, per me molti di questi divieti in una democrazia che faccia un uso serio del referendum si potrebbero togliere.
Non sono negativo come lei sul popolo italiano: della sua lunga lista anch’io non sono d’accordo su alcuni, ma penso che la maggior parte siano buon senso.
Ripeto: è più facile convincere 20 milioni di italiani a far la cosa giusta che aspettare un cenno dalla classe politica.
@alexzanda
Sono d’accordo al 100% con quanto scritto . Credo però che gli italiani abbiano ancora troppo da perdere per essere pronti a passare all’azione per fare smettere la rapina del mondo pubblico. Quando la rapina avrà impoverito gli italiani in misura importante – e quanto i professori stanno facendo accelera il processo -allora ci saranno le condizioni per un vero cambiamento.
quanti italiani sono collegati ,direttamente o meno,allo stato?a leggere in rete,quasi nessuno,quasi tutti(non qui,ovvio) chiedono controlli ontologici,si alzano in piedi sulle colline per avvistare il sole del loro avvenire.quasi tutti si indignano anche solo a comando.quasi tutti,però,omettono di dire che il figlio è in banca perchè loro sono in banca,o altri casi simili.per non dire del sud.soluzioni?io non ne vedo.
NON PAGATE PIU’ LE TASSE
AFFAMATE LA BESTIA
Amministrazione piccola = ruberia piccola?
Nella teria funziona tutto, ma poi nella pratica non è cosi che vanno le cose.
Abbiamo già “gli stati piccoli”, basta avere occhi per osservare 🙁
Anche dire che il settore pubblico deve diminuire è sbagliato.
(troppe rapine in banca=diminuiamo il numero di sportelli)
Perchè tradotto significa: visto che non siamo capaci di contrastare le ruberie diminuiamo per legge il numero dei ladri. Se sono pochi quelli che rubano ce lo possiamo pemettere. E invece no. Bisogna avere la volontà, perchè di volontà di tratta, di dire che da domani non si ruba piu, indipendentemeente dal numero di potenziali ladri.
Ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno, sempre che non l’abbiamo già superato. Più potere economico viene demandato allo stato più esso cercherà di fagocitarne e lo farà attraverso la discrezionalità e il clientelismo, fino a quando non si arriverà al collasso dovuto alla mancanza di risorse da incamerare. Il potere economico gestito dallo stato è per la stragrande maggioranza sterile, si ciba dell’economia produttiva per poi ridistribuire non dove ci sia vera necessitá, ma dove più conviene ai gestori di questo stesso potere per poterne accumulare ulteriormente. Un amministratore che dispone di risorse economiche, che possono andare dall’assegnazione di una fornitura di materiale all’assunzione di personale, tramite la distribuzione discrezionale di queste risorse si creerà una rete clientelare che gli darà sostegno politico e gli permetterà di disporre di maggiore potere economico con uno schema quasi esponenziale. L’unico metodo per impedire questo sviluppo quasi cancerogeno è quello di limitarne la disponibilità economica, meno potere possiede meno clientele può crearsi e di conseguenza troverà difficoltà nell’espandersi. In questo modo non sarà necessario introdurre controlli pachidermici ex post perché la materia da analizzare sarà limitata; e non sarà nemmeno necessario sperare nella moralità di questo amministratore perché per quanto possa essere un criminale è un compito improbo aprire un cassaforte con un grissino. Naturalmente i politici e i loro cortigiani che vengono comprati con un tozzo di pane (è più semplice fare la scimmietta ammaestrata e ricevere lo zuccherino piuttosto che combattere per guadagnarsi qualcosa) vi racconteranno che la fame insaziabile della bestia-stato non è colpa della loro ingordigia e della loro malagestione ma colpa di chi non le fornisce il cibo … i famigerati evasori fiscali! Una qualsiasi persona dotata di intelletto che vedesse un amministratore di condominio che, prima spreca soldi in spese inutili per lo stabile, e poi fa ulteriori richieste di soldi per poter pagare le fatture inevase chiederebbe lumi su questo scellerato comportamento. Se ricevesse come spiegazione che è colpa del famigerato sig. Rossi del terzo piano che non paga le spese potrebbe avere qualche difficoltà a mantenere la calma. Farebbe in modo di recuperare i soldi che deve il sig. Rossi (perché l’evasione non deve essere ammessa) e poi cercherebbe di cambiare l’amministratore e di fare in modo che il nuovo gestore abbia delle limitazioni nella possibilità di spendere i soldi così da evitare inutili controlli sulle spese effettuate. Allo stesso modo dovremmo reagire nei confronti della nostra PA (sempre perseguendo gli evasori) cercando di diminuirne la capacità di spesa e la possibilità di autoalimentarsi a nostre spese.
La cozza pelosa donata al politico di turno chi pensiate che l’abbia pagata? Gli imprenditori che gli hanno fatto il presente o siamo stati tutti noi cittadini che abbiamo pagato un sovrapprezzo sui servizi erogati da questi imprenditori per compiacere il politico di cui sopra? E’ difficile pensare che qualcuno possa avere dubbi in merito eppure la reazione della popolazione tarda ad arrivare … ma qual è il motivo di questo ritardo? Il menefreghismo? L’incapacità di cogliere il problema? La mancanza di informazioni? Oppure siamo già al punto di non ritorno il punto in cui la maggioranza della popolazione è più o meno collusa al potere statale e che quindi non ha interesse a reagire ad una situazione di comodo?
@Arianna
Mi scusi, cosa non le piace di uno stato snello? Che cosa ha paura che le manchi?
Sono curioso perché davvero questa cosa dello Stato grasso non sono mai riuscito a capirla.
Mi piace molto il concetto di “Stato Magro”.
A tale proposito, ritengo che sarebbe auspicabile che il Governo Monti metta finalmente mano all’analisi della spesa pubblica realizzando quella “Spending Review” di cui si è parlato tanto (il Premier lo ha fatto in prima persona) all’inizio del suo mandato.
Mi viene da pensare che più di qualcuno (dentro e fuori il governo) non gradisca che tale analisi venga portata a termine.
Sono forse troppo sospettoso ?
Perfettamente d’accordo. Contesto invece l’acquiescenza che ha accompagnato tutti gli scandali. Dalle risibili cozze pelose ci si dimentica degli acquirenti degli SCIP 1 e 2 tremontiani che hanno regalato il meglio del patrimonio immobiliare italiano (consentendogli di far crescere un po’ meno il nostro debito pubblico solo per meno di un terzo del valore venduto) a beneficio di Mastella Antoni Casini Veltroni & C. Perchè non presidiamo quotidianamente i comportamenti che via via si evidenziano a dimostrazione dei loro interessi?
Parliamo delle province dannose (inserendo un ulteriore livello decisionale) vorace di denaro
Parliamo dei microcomuni dannosi per i loro abitanti e per l’economia
Parliamo di assessori incompetenti che necessitano di consulenti
Parliamo dei consulenti incompetenti che orientano ssssolo i comportamenti del politico committente
O MUOVIAMO VERSO LA CONSAPEVOLEZZA I CONTRIBUENTI O FAREMO SOLO CA…EGGIO se pur culturalmente gratificante ma sOSTANZIALMENTE frustrante
Complimenti! Non sarei stato in grado di circostanziare e avvallare così bene il termine finale di questo articolo che porgo i miei complimenti. Siamo arrivati finalmente all’idea di come dovrebbere strutturarsi la parte pubblica del nostro convissuto civile. Speriamo di sentire altri opinion leader sulla stessa idea…
Purtroppo la corruzione e’ figlia dell’arretratezza culturale e democratica di tutti noi Italiani. Guardate quanti sono i Direttoriu Acquisti delle imprese private che vogliono la “tangente”. Guardate quante “mance” si devono dare per qualsiasi cosa si debba chiedere a chiunque.
Detto questo, e’ evidente che il dimagrimento dell’Amministrazione e’ senza dubbio una via fondamentale per ridurre la corruzione nella PA.
Siamo sicuri che il “Popolo” che si esprime con il voto è in grado di venirne fuori?
I “ladri” contro cui tutti inveiscono chi li ha votati?
Chi ha votato i politici che hanno portato alla catastrofe economica gli stati del sud Europa? Ci ricordiamo dei plebisciti per Peron in Argentina?
Una terribile frase di Renè Guenon dice: “è solo nel regno della quantità (vista come l’opposto della qualità) che l’opinione della maggioranza merita di essere presa in considerazione” Io non sono ancora riuscito a dare una risposta a questa critica radicale alla “democrazia”. Qualcuno mi aiuta?
La penna di Giannino è come l’elisir di lunga vita, bisognerebbe spesso abbeverarsi a quell’inchiostro per sollevare animo e spirito verso latitudini di eternità di raziocinio.
L’analisi che il Nostro fa dello stato dell’arte è verità che bandisce pietismi.
La soluzione scoprirebbe orizzonti taumaturgici, ma ahimè, la magrezza dello Stato, in Italia, sa di lamapada d’Aladino.
E in giro non si vede nessun genio…
@Marco Tizzi
Non ho nulla contro uno stato snello o grassoo. Ripeto: non è questo il punto.
Il punto è eliminare sprechi e ruberie. Ma qui, molto semplicemente state dicendo: visto che non siamo capaci di eliminare le ruberie, snelliamo lo stato!
Il che equivale a: visto che non possiamo impedire le rapine in banca dimezziamo il numero di sportelli.
@daniel
La può aiutare una frase di Churchill : la democrazia è il peggiore dei sistemi politici esistenti , ad eccezione di tutti gli altri.
Ok su tutto caro Giannino
ho un idea Stato snello?
Io farei una societa senza stato
Comanda solo il popolo e governa solo una persona con due soli partiti votata dal popolo
Via il parlamento solo una camera e un presidente capo del governo
Una dittatura?
Perche gli Stati Uniti sono una dittatura?
Meditate gente meditate
Cara Arianna nel mio sistema avrei solo 200 deputati ogni partito deve metterci i propri uomini migliori per competere cogli altri, meno ne mettiamo più eleviamo la qualità.
Se riduco le contee a 1000 anzichè 10000 comuni oltre a risparmiare 9000 consigli comunali aumento di almeno il 50% il valore dei candidati e poichè molti competeranno aumento pure le possibilità di scelta per gli elettori e data la battaglia forse pure il livello di informazione e/o critica.
Se elimino un livello decisionale (la provincia) elimino un livello di prelievo di tangenti ed un livello di conflitto decisionale (aumento l’efficacia e l’efficienza) alleggerendo il costo della burocrazia e dei politici.
Mi sembra uno schemino che potrebbe essere venduto bene ai nostri professorini che forse han dimenticato qualche passaggio organizzativo, sono disposto anche a mettergli giù quattro slides coi relativi bullet e presentare il progetto a camere riunite e gestionalmente parlando credo di saper formulare a quei 1000 onorevoli una proposta che non possono rifiutare. non vado oltre prima di un anticipo
@Arianna
Uno Stato snello ha tanti vantaggi.
E comunque, glielo dico molto sinceramente, a me andrebbe bene anche uno Stato grasso come quello danese, ma ormai ho perso sia la speranza che la pazienza: la prima era forte durante mani pulite e me l’hanno rubata, la seconda è sembra stata scambiata per menefreghismo.
Adesso voglio poter controllare passo dopo passo quello che fanno gli amministratori che pago: per questo è necessario che siano pochi e che abbiano pochi, specifici compiti.
@daniel
Ero d’accordo con lei fino a poco tempo fa. Ho cambiato idea per due motivi:
1- mi sono reso conto che la nostra classe politica è infinitamente peggiore del popolo. Lo dimostra il fatto che da 20 anni ad ogni elezione si cerca di cambiare chi era al governo al giro prima, perché ha fatto male. Purtroppo chi ha seguito non è mai stato all’altezza.
2- non è vero che in maggioranza si va come le pecore: preso un argomento ci saranno sempre alcune persone schierate ideologicamente da una parte e da un’altra. Quelle non cambieranno mai idea. Per nostra fortuna in Italia sono +/- la stessa quantità di persone dall’una e dall’altra parte. Quindi, alla fine, decidono quelli che ragionano e che di volta in volta si fanno un’idea propria stando dall’una o dall’altra parte. E non sto parlando del centro minotario che comanda sulla destra e sulla sinistra. Sto parlando di persone che se potessero decidere direttamente sugli argomenti più importanti deciderebbero con la propria testa.
Stato Snello, snellissimo. L’errore di fondo è pensare che lo Stato debba avere soldi da spendere.
@marco
Allora è bene precisare. Forse sarebbe meglio dire meno politica, o meno politici o amministratori politici. E mi troverei pienamente daccordo.
Nel comune sentire di tutti i giorni, quando ne parlano i più o meno addetti ai lavori, per “stato magro” si intende meno sanità, meno scuola ecc… insomma meno soldi da spendere in servizi al cittadino, e non meno burocrati, dove invece saremmo tutti daccordo. Avete presente la commissione per Olimpiadi di Roma che è ancora in carica?
Abbiamo tanti enti di cui è cessato, estinto il loro scopo statutario, ma gli amminitratori sono tranquillamente in carica.
@Arianna
Meno Stato significa meno intervento dello Stato nella vita dei cittadini.
Perché bisogna mettersi in testa che nelle democrazie rappresentative lo Stato non sono i cittadini, ma sono i politici, che nulla hanno a che fare coi cittadini, ma anzi sono CONTRO i cittadini a LORO PERSONALE favore.
Quindi o si passa ad una democrazia diretta, come in Svizzera, o almeno bisogna limitare l’intervento dei politici, perché siamo benissimo in grado di cavarcela anche senza di loro.
Questo significa meno “sociale”? Se si vuole sì, ma è una scelta, le due cose sono completamente separate. Così come sono completamente separate la spesa pubblica e la dimensione dello Stato.
Le faccio alcuni esempi:
– facciamo finta che non ci siano dentisti pubblici (tanto ci sono ma non funzionano in Italia) e che curare una carie costi 100 euro. Potrei avere un voucher da 100 euro “per curare la carie” e andare dove mi pare. Il dentista va poi dallo Stato e incassa i 100 euro. Questo è uno Stato snello, perché il dentista è un privato, ma sociale, perché comunque le mie tasse consentono a tutti di curarsi i denti senza spendere soldi.
– pensioni: perché lo Stato deve decidere quanto devo versare, se devo versare, quando devo andare in pensione e a quanto ammonta il mio assegno? Se ci lasciassero i nostri soldi in tasca, lo Stato potrebbe limitarsi a fornire pensioni sociali o di invalidità: se si limitassero a queste il restante carico fiscale sarebbe più che sufficiente. Oppure potrebbero costringerci a finanziare dei fondi “speciali”, magari gestiti da ONG, che si limitino a fornire pensioni ai meno fortunati. Anche qui: Stato snello, funzione sociale mantenuta.
– istruzione: anche qui lo Stato potrebbe fornire dei voucher che poi il cittadino spende nella scuola che vuole. E potrebbe magare limitarsi a dare le certificazioni scolastiche con esami propri, meglio se internazionali. Anche qui: poco Stato, tanto sociale.
– trasporti: quanto spende uno Stato in trasporti pubblici in un anno? Potrebbe semplicemente regolare le tratte e dare a ciascun cittadino un “abbonamento” valido per un certo kilometraggio, lasciando liberi i trasporti di essere organizzati dai privati. Il privato trasportatore si farà rimborsare dallo Stato i Km percorsi in abbonamento.
– lavoro: cosa c’è di male se le aziende potessero licenziare liberamente, ma lo Stato provvedesse a mantenere tutti gli eventuali disoccupati con un assegno mensile? Magari chiedendo in cambio lavori sociali, gestiti da ONG, o partecipazione a programmi di formazione, gestiti da privati. E perché l’ “ufficio di collocamento” deve essere statale, ai tempi di internet e non gestito direttamente dalle associazioni delle aziende? Pensiamo che lo Stato sia più bravo delle aziende a cercarci un lavoro?
Insomma: non abbiamo bisogno dello Stato.
Se anche lo vogliamo, possiamo limitarlo ad una ridistribuzione di soldi non tanto dai ricchi ai poveri, ma più che altro dai più fortunati ai meno fortunati.
Se i soldi delle tasse tornano direttamente ai cittadini non si può rubare, giusto?
Fenomenale, grande coltissimo e concretissimo Giannino.
@alexzanda
Concordo su tutto.
Purtroppo in itaglia si fanno le leggi e troppo spesso non si leggono e/o non si comprendono, spesso perchè scritte ad uso sibilla cumana.
MA, cito:
“Decreto-legge 24 gennaio 2012, convertito alla Camera il 22 Marzo.
Art.1
comma 1
…(omissis)…sono abrogate,
a) le norme che prevedono limiti numerici,
autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti
di assenso dell’amministrazione comunque
denominati per l’avvio di un’attività economica
non giustificati da un interesse generale,
costituzionalmente rilevante e compatibile con
l’ordinamento comunitario nel rispetto del
principio di proporzionalità;
b) le norme che pongono divieti e
restrizioni alle attività economiche non adeguati o
non proporzionati alle finalità pubbliche
perseguite,nonché le disposizioni
di pianificazione e programmazione territoriale o
temporale autoritativa con prevalente finalità
economica o prevalente contenuto economico…”
A voler vedere ne vien via così di roba!
Pensate anche solo al significato di “abrogare…le disposizioni
di pianificazione e programmazione territoriale”
Significa che una bella fetta di piani regolatori (vero refuso comunista in itaglia) non valgono più…e questa cosa è legge dello Stato dal 22/03/2012.
Ma qualcuno di voi ne ha letto sui giornali? Qualcuno ne è al corrente?
Penso: gli itagliani hanno una tale deformazione per il “mi serve un permesso”, che scaturisce dal “tutto è vietato”, che non comprendono il significato di “abrogare” e continuano ad aspettare che da qualche parte sia scritto “è permesso”.
Dopo l’abrogazione, siamo in presenza di libertà negative, ma nessuno se ne accorge.
Saluti
Egr. Dott. Giannino, io condivido, ma fino a un certo punto.
Lo Stato magro è stato inventato da Von Mises e Hayek come declinazione moderna dello Stato liberale.
Lo Stato liberale è di per se magro, perchè nasce dalla rivoluzione francese e inglese che volevano limitare i poteri degli STATI (non dei RE) monarchici e, quindi, non avevano alcuna intenzione di riprodurli, sia pure in un’ assemblea parlamentare. Infatti le “libertà” dello Stato magro sono fondamentalmente libertà “negative”, cioè libertà dallo Stato. Al centro dello Stato magro non c’è (ancora) il principio di legalità, ma c’ è la “riserva di legge”.
Lo Stato può comandare solo per “legge” (uguale, generale, pubblica). La riserva di legge difende dall’ingerenza dello Stato la “libertà” e la proprietà personali. Riserva di legge vuol dire che nessuno può essere privato della libertà senza processo, ma anche che nessuno può essere privato della proprietà senza una legge (cioè una ragione di interesse generale uguale per tutti).
L’idea è stata riproposta una decina di anni fa da un economista americano, di cui al momento non mi sovviene il nome, probabilmente Nozick, con l’espressione “Stato minimo” ed ha concorso all’elezione di Bush.
Il problema è che lo “stato magro” è necessariamente di destra.
Intendo destra in senso “buono” (siamo in Italia, occorre ahimè specificare), cioè nel senso che riproduce la concezione dello Stato propria del pensiero liberale borghese.
Lo Stato magro non difende TUTTE le libertà, ma solo le libertà connesse alla Proprietà.
Lo stato magro NON vuole la scuola (pubblica); NON vuole la ricerca (se non serve a fare soldi); NON vuole l’ informazione “pubblica”; NON vuole l’assistenza sanitaria generalizzata (v. Obama).
Non vuole in generale mai tutto ciò che è COMMON e/o public domain (patrimonio generale e di uso comune) ivi compresa l’edilizia pubblica, perchè per gestire queste cose ci vuole lo Stato, e la teoria dello Stato Magro non vuole lo Stato.
Lo vuole però, fortissimamente, quando deve difendere la libertà della proprietà e dell’inziativa economica, costruire ponti, strade e ferrovie su cui possano transitare treni, auto e navi private, etc.
Lo stato magro non vuole il debito pubblico, ma vuole fortissimamente la libertà delle banche e il debito privato.
La fine dello Stato magro è stata una necessità storica che si è realizzata dopo la seconda guerra mondiale nei due più grandi stati “magri” del mondo, Inghilterra e Stati Uniti, con l’invenzione del welfare da parte di Lord Beveridge, il primo “anti” stato-magro del mondo, che non era comunista.
Per Welfare non intendo la sicurezza sociale, ma intendo un sistema.
Il sistema che permette di accedere alle libertà dello stato magro anche tutti quelli che non hanno la”proprietà” per pagarselo.
Istruzione garantita a tutti, borse di studio per l’Università, accesso ad assistenza e ospedali, garanzia dell’informazione, etc.
Lo stato “del benessere” prende dallo Stato magro la riserva di legge, ma al suo centro c’ è il principio di legalità esteso anche allo stesso legislatore, schiavo delle costituzioni.
Questo progresso democratico risolveva anche un’ esigenza economica dello “stato magro” che è la stessa del “capitalismo borghese”. Si prenda ad esempio la crisi da sovrapproduzione – come quella del 1929 – il “debito pubblico” non l’ha inventato Lenin. L’ha inventato Keynes.
Perciò il problema è più complicato del puro e semplice “dimagrimento”.
E’ evidente che ad un certo punto lo stato “meno magro” ha strabordato, ed ha cominciato a diventare stato grasso, e questo a scapito delle stesse libertà e sicurezza che lo stato del Welfare voleva assicurare a “tutti” i cittadini e non alle sole categorie protette da una qualche “voce in capitolo” (o, come si esprime elegantemente Bonanni, “presenza nella stanza dei bottoni”).
In questo – come Lei dice giustamente – ha sicuramente giocato il fatto che ad un certo punto i politici hanno scoperto che potevano utilizzare il debito pubblico, invece che per finanziare servizi, per acquisire consenso e “intermediare”; i sindacati hanno scoperto che l’interesse generale del sindacato è più importante delle libertà individuale dei lavoratori; infine anche i “propretari” hanno scoperto che invece che misurarsi col mercato era assai meglio mettesi d’accordo con lo “stato grasso” per mungere, appresso a lui, il debito pubblico.
E così, in poche parole, arriviamo ad oggi: cioè a un sistema che riproduce, in nome del pensiero democratico e liberale, buona parte dei peggiori aspetti dei sistemi pianificati. Non è stata solo Marx a essere “tradito” dalla rivoluzione sovietica.
Adam Smith non è stato trattato molto meglio.
Tutto ciò era stato preconizzato da uno dei giganti del pensiero liberale, Hayek, mettendo in luce che le grandi organizzazioni acquisiscono vita propria e finiscono inevitabilmente col prendere il sopravvento su quelli stessi che le hanno istituite per servirsene. Ma in fondo anche Marx sosteneva (con Leopardi ed Aristotele) che i primi schiavi del capitale sono precisamente i capitalisti. Secondo Aristotele desiderare l’aumento delle ricchezze in termini solo quantitativi, oltre un certo limite, era una malattia. Per Sant’Agostino era un peccato mortale.
Questo avviene ormai a tutti i livelli. Non solo nazionale, ma anche europeo e mondiale. Ed è l’incontro di queste scoperte quello che stiamo “letteralmente” pagando.
Il debito pubblico è diventato come il latifondo degli antichi romani, dove persone private del diritto di cittadinanza (perchè la VERA libertà e proprietà consistono ormai nell’avere il potere individuale o collettivo di maneggiare “fette” di debito pubblico) alimentano i “raccolti” dei senatori, che rimangono ormai senza acquirenti perchè gli schiavi non hanno più soldi per comprare il pane.
E allora i senatori glielo “regalano”, così si fanno votare, e continuano.
Il problema dello Stato grasso non è solo un problema dei “comunisti”: lo Stato grasso va benissimo anche ai capitalisti, soprattutto quelli italiani!
Il problema dei “comunisti” è che continuano a volere “più Stato” senza accorgersi che ormai sono gli altri che usano lo Stato per scopi molto diversi dal “welfare”, e che ormai “più Stato” significa inevitabilmente più “tasse”, più “corruzione”, più “compressione” e più “arbitrio”, invece che più diritti.
E’ vero perciò che bisogna diminuire lo Stato, ma QUESTO Stato, non quello di Von Mises che era già magro per conto suo.
Lo stato “magro” moderno – presumo che su questo anche Lei sarà d’accordo o almeno disponibile alla discussione – non può prescindere da una ragionevole conservazione della garanzia di partecipazione e protezione delle libertà dei “non proprietari” garantite dal “welfare State”
Per fare questo lo Stato ci vuole, e ce ne vuole anche parecchio. Sicuramente di più di quello “magro”.
Il problema perciò diventa “dove” e “come” dimagrirlo. Qusto è un problema immenso perchè da ormai 50 anni lo Stato grasso ha alimentato interessi di ogni genere, consistendo fondamentalmente nello spostamento di enormi quantità di denaro dalle tasche di alcuno a quelle di altri. I 32.000 e passa euro di debito “pubblico” pro-capite di ogni cittadino corrispondono ad altrettanti “crediti”; ma siccome quei soldi lo Stato gli ha già spesi, vuol dire che qualcuno se li è anche già messi in tasca.
Qualcuno – non molti – hanno “già in tasca” 32.000 euro di ciascuno di noi.
L’atteggiamento dei politici di fronte alla riduzione delle spese è soltanto la punta di un iceberg alla cui base ci sono vari milioni di interessati. Tale interesse attraversa ormai l’intero sistema sociale del paese, perchè per mezzo secolo lo sport nazionale è stato quello di confidare non sullo Stato (che ormai non esiste più, nè grasso ne magro, essendo stato “privatizzato” dai partiti, ivi compresa la sua componente esecutiva di “amministrazione”) ma sulla capacità di intermediazione e distribuzione del debito pubblico per appianare ogni divergenza sociale mediante “dazioni” alle categorie in conflitto.
Perciò anche se si è d’accordo sul limitare la presenza dello Stato a ciò che è necessario per assicurare le libertà individuali (negative e positive: anche quella della proprietà, ma soprattutto quelle costituzionali dei diritti della persona), il problema resta.
Si può notare, in effetti, che la prima cosa da mettere in discussione è quello che, non a caso, è il leit motiv di questi giorni. Gli interventi “a favore dell’economia” a tutti i livelli.
Questo approccio basato sulla “crescita” quantitativa mi pare abbastanza contraddittorio con la palese circostanza che quello che stiamo pagando (meglio, che non riusciamo a pagare) è precisamente l’enorme marea di debiti che sono stati creati precisamente per alimentare il detto obiettivo negli anni precedenti (nei quali OGNI anno, c’ è stata una “finanziaria” coi provvedimenti per “la crescita”, cioè i debiti).
Perchè se questa “crescita” sono i patti locali, i patti territoriali, le partnership private-pubbliche, incentivi a quello, sconti a quell’altro, finanziamenti a convenzioni, progettazioni, sviluppi turistici, “conservazione ” dei dialetti, sagre del polpo, dei gamberonio, del tartufo, del gorgonzola, preservamento delle “culture” locali, progetti olimpici, etc, proprio non ci siamo.
Sono tutte cose che fa assai meglio e assai prima il “libero” mercato dello Stato magro, che non c’è più, ovvero la passione e l’interesse delle persone.
Prima dello Stato magro, viene il “mercato” magro. Lo Stato è grasso perchè ci sono troppe vacche che pascolano. E appartengono, tutte, a contadini privatissimi.
@ Marco Tizzi: forse un vero federalismo sarebbe un primo passo concreto verso una partecipazione dei cittadini ad una democrazia più diretta, ma vedo che in Italia è un tabù tanto quanto l’ articolo 18.
L’ unico sistema per limitare la corruzione sarebbe quello di far partecipare direttamente il cittadino alla approvazione del budget locale.
Sicuramente l’ establishment burocratico, di destra o di sinistra che sia, non gradisce che il cittadino possa fare una correlazione diretta tra i costi/benefici del suo operato, ma preferisce che le decisioni vengano prese “più in alto” in modo da scaricarsene ogni eventuale responsabilità.
@radici piero
La prima e unica soluzione per limitare la corruzione è quella di togliere ai decisori pubblici la materia oggetto del loro potere e della corruzione.
Il caso Boni@regione_lombardia è emblematico, ma non isolato; chiaro nei meccanismi. Impediamo al Boni di turno di avere il potere urbanistico e non ci sarà possibilità di corruzione. Aboliamo la pianificazione (parola aberrante) urbanistica e lasciamo libere le persone di seguire il loro progetto di vita.
Aggiungo che se anche il decisore pubblico non fosse corrotto, comunque è troppo invasivo della sfera della nostra vita privata e quindi un danno lo genera in ogni caso.
Per la materia urbanistica ed una proposta brillante: La Città del liberismo attivo, Stefano Moroni…da leggere!
La soluzione per pagare il debito pubblico sarebbe di farlo pagare ai nostri rappresentanti politici: nazionali, regionali, provinciali e comunali ed eventualmente ai loro consulenti ed imprenditori di Stato oltre che da quei sindacati e associazioni che ai vari livelli avrebbero dovuto difendere i diritti dei cittadini e invece hanno pensato solo ai fatti loro. In che modo?
Per esempio si potrebb…ero considerare tutti questi personaggi implicati a vario titolo nella cattiva gestione della cosa pubblica, dal momento che anche per loro la legge non dovrebbe ammettere ignoranza, “soggetti socialmente pericolosi” e confiscandogli ogni bene personale e dei propri familiari, in particolar modo tutti quei beni acquistati dopo la loro entrata nella carica politica e/o amministrativa che sono stati chiamati a ricoprire. O in aggiunta e/o alternativa prendere in garanzia tutti quei beni in cambio di buoni di Stato, di quello stesso Stato che hanno mandato in fallimento, liberandoli dalla garanzia soltanto quando possa essere dichiarato scongiurato il pericolo di default dell’Italia. In tal modo salveremmo l’Italia e sanciremmo un pricipio di giustizia ed equità, non di equitalia, che costituirebbe una pietra miliare per le generazioni presenti e future del “chi sbaglia paga di suo”. Ma è come chiedere a un ladro di rubare in casa propria !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Visualizza altro
@alexzanda
Sono allibito! Uno stato che tassa le proprieta’ all’estero! Vivo in Inghilterra e ho comprato casa. Mia moglie ha mantenuto la residenza in Italia perche’ fa l’architetto per corrispondenza; ora essendo poprietaria di meta’ casa dovra’ pagarci l’IMU a dispetto del fatto che noi paghiamo gia’ le tasse comunali inglesi. Ma non mi risulta che le strade, le fogne, l’acquedotto che servono la mia casa qui in Inghilterra siano state pagate dallo stato italiano (a meno che non accampi crediti dall’epoca romana!). Ho comunque deciso di portare alla corte europea non Monti ma il primo ministro inglese Cameron; per simmetria siccome io sono residente in Inghilterra ma possiedo alcune case in Italia gli chiedero’ di farmi pagare anche qui in Inghilterra un po’ di tasse per le mie case italiane.
Monti, le Banche, la Politica stanno creando i nuovi Robin Hood Italiani ………… adesso hanno anche detassato le banche con l’IMU………………..L’italia è finita…………vendete tutto e andate via ………… rimarranno loro e gli extra comunitari ……………..
Riferendomi all’ultima puntata di REPORT dove si sono affermate soluzioni assurde e demenziali per eliminare il nero.
Pura teoria quella di tassare il contante con restituzione finale di una determinata quota consentita.
Questi grandi pensatori, questi famosi tecnici che, dall’alto dei loro stipendi, privilegi, ecc. hanno perso perfino la percezione della vita del comune cittadino che tartassato in tutti i modi è vicino all’asfissia fiscale, non riescono a capire che non è la micro evasione che mette in crisi la finanza pubblica.
La finanza pubblica è messa in crisi dalle ruberie che avvengono nel maneggio del denaro pubblico, e queste ruberie, non sono certamente lo scontrino non emesso per un caffè, o per la riparazione di un lavandino che perde, sono bustarelle di milioni che passano di mano per corrompere, per avere appalti, e anche per cose meno importanti, come concessioni edilizie date ad alcuni e negate ad altri in cambio di favori,amicizie o più probabilmente di bustarelle, ecc.
Il colmo è che la micro evasione rimane comunque in circolo, e la ricchezza creata da questa prima o poi ripasserà sotto la spada di Damocle del fisco mentre le ruberie, i guadagni derivanti dalla corruzione dei politici, degli amministratori, dei funzionari come i proventi della droga, della prostituzione, delle rapine andranno in gran parte esportate nei paradisi fiscali.
Perciò certe idee balzane continuerebbero a proteggere chi ha in mano il potere e costringerebbero i comuni mortali a tornare a fare scambi in natura.
Proprio idee di pura teoria demenziale!!!
In br’unica cosa che fuo’ fare il cittadino e’ destabilizzarleve. I politici hanno fatto un golpe,ci hanno tolto la democrazia con eliminare le preferenzr,con rigettare i risultati dei referendum,con il rubare il rubabile.
L’unico atto contro che il cittadino puo’ fare e’ destabilizzarli.
Non votando.
Le ultime proiezioni danno 35% di non voto e 16% di indecisi che fa’ 51.