«Ritorno a scuola, mancano aule? Il Ministero apre alle paritarie: nessun pregiudizio ideologico»
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di suor Anna Monia Alfieri e la petizione da lei promossa per i patti educativi.
…dichiara la ministra il 22.08.2020. Occorre un po’ di chiarezza…
La classe politica del vaffa ci ha abituati agli slogan, al linguaggio scurrile anche in fascia protetta, alle smentite tipiche del populismo a cui non conviene perdere la vita per un ideale, al “doppio mandato garanzia di libertà”, poi svenduto al triplo “perché la responsabilità ce lo impone”, alle metamorfosi che hanno tutte le caratteristiche dei voltafaccia. Propagande fatte in diretta FB e nelle piazze poi temute e rifuggite. Insomma, il Movimento 5 Stelle è diventato a tutti gli effetti un partito e questo non è un problema se non fosse che il cittadino si sente fastidiosamente preso in giro, come se avesse la memoria corta e l’intelligenza incapace di fare i collegamenti più elementari. Pazienza… il populismo si nutre di “non hai capito”, di cliché del tipo “zitta tu suora, pensa a pregare, lascia perdere le cose civiche” (come se l’interlocutrice non fosse una cittadina italiana con diritto di voto e codice fiscale), o di “morte alla discriminazione”, ma evidentemente non vale per tutti. Pazienza… c’è chi non molla sulla memoria, l’intelligenza e la dignità.
Qualcosa, però, è cambiato in 170 giorni di lockdown. I cittadini del post covid-19 hanno visto la morte in faccia e sono meno disposti a ridere sotto i baffi delle contraddizioni dei governanti di turno (“tanto, sono tutti uguali!”) facendo spallucce. Forse negli ultimi 20 anni la classe politica ci ha riservato lo scenario più bizzarro, dove non arrivava il proiettile a bruciapelo, ma l’avviso di garanzia e alè, fuori un altro. Comunque, ciò che contava era impedire un percorso sano, lineare che avrebbe dato un po’ di serenità all’Italia. Forse altri Paesi ci contendono il primato dell’instabilità politica.
Ma un primato tutto nostro lo abbiamo: “la scoperta dell’acqua calda”, quando l’azione non è collegata con il pensiero, squadernato preferibilmente in tv, dove gli sgabelli sono girevoli e comodi e le luci fanno tutto un altro effetto. Da qui, forse, la scintilla che ha acceso nella Ministra l’intuizione avveniristica dei tavoli con le rotelle.
Ma neanche la faccia positiva dell’emergenza covid-19 – che ha imposto sacrifici enormi ai medici e agli infermieri, che ha mobilitato la caritas a sfamare chilometri di cittadini in fila, che ha raccolto offerte stratosferiche per costruire postazioni di terapia intensiva – è stata esente da critiche. Chi fa è colpevole di fare; chi non fa si giustifica con lo scaricabarile: «il ricorso alle scuole paritarie da parte degli Enti locali competenti per trovare spazi aggiuntivi è del tutto possibile e non è mai stato previsto il contrario. Né potrebbe esserlo», dichiara la Ministra (sua sponte?). A pensar male si potrebbe tradurre “colpa degli enti locali se a 170 gg questi patti educativi languono”. Eppure l’eccezione di Milano (si ricordi il modello Pisapia-Cappelli per le scuole dell’Infanzia) è stata più volte portata come esempio alla Ministra nella speranza di attirarne l’attenzione… i cittadini genitori sicuramente ricordano. E ricorderanno al momento opportuno.
Numerose le lettere sull’argomento protocollate senza risposta. Il Premier riceve giustamente la signora Sandra Milo, con tutto il rispetto per la sua disperazione di dover lavorare anche se in pensione, ma non c’è stato spazio per i presidenti delle conferenze USMI e CISM, responsabili ultimi delle scuole pubbliche paritarie cattoliche italiane (quelle che mettevano a disposizione gli spazi aggiuntivi, dotati di banchi, CPI e gabinetti a norma). Forse si macchiava l’immagine di un integerrimo governo laico che piace a chi potrebbe staccargli la spina, ma anche gli studi del laicissimo Istituto Bruno Leoni – Focus “Proposta: una scuola per tutti” del 05/05/2020 e il Dossier “Il costo standard come soluzione al distanziamento sociale” del 02/07/2020 – sono caduti nel nulla. Il 26/06 la Ministra Azzolina, citando i patti di comunità, li pensa con tutti ma lungi dal pensarli con le paritarie: “lezioni anche in cinema, teatri e musei… Se non basta, abbiamo ripreso i 3.000 edifici scolastici dismessi” da ristrutturare con l’assist della Fata Turchina.
Tutto ciò stride terribilmente perché rimanda non solo ad una classe politica incompetente, preoccupata di tagliare i costosi e inutili parlamentari per avvalersi poi del doppio di esperti pagati; stride palesemente perché con un comunicato stampa si pensa di poter cancellare con un colpo di spugna mesi di proposte intelligenti, che sono venute dai cittadini e da tutte le forze politiche. Infatti questa ministra e il premier hanno avuto una gran fortuna: sono al governo in un momento tragico ma non sono mai mancati loro gli aiuti propositivi dei cittadini, delle opposizioni come degli alleati, aiuti che hanno denigrato e gettato nella spazzatura dell’ideologia.
E’ chiaro che ora la Ministra è messa alle strette: mancano gli spazi, manca l’organico, i mezzi di trasporto vacillano, le comparse a La7 forse sono terminate, lo spettro delle elezioni incombe; non le resta che dire “certamente, patti educativi con le paritarie, ma attenzione: nessuno li ha mai esclusi, toccava agli enti locali”. Colpevoli gli enti locali che non li hanno siglati, mentre attendevano dal Ministero – visto che a più riprese erano stati citati i teatri, le biblioteche, i cinema, i B&B, gli edifici dismessi da ristrutturare – una parola che per quanto sussurrata e confusa avrebbe dato il la. Una dirigente scolastica di Milano, al TG del 24 agosto, ha detto “Siamo confusi perché se noi potessimo essere autonomi io saprei come organizzare la scuola, ma poiché non posso fare altro che aspettare le linee dall’alto, queste – se arrivano e quando arrivano – cambiano il giorno dopo”.
E’ evidente: nessun ministro ha mai dimostrato tanto disprezzo per il parere intelligente dei cittadini. Sicuramente il Presidente Mattarella, la Presidente Casellati hanno fatto propri gli appelli sulla scuola ma non l’avvocato del popolo, non la Ministra che inveiva non solo contro le classi pollaio, ma anche verso le paritarie tutte, dette diplomifici e postifici… carta canta. Purtroppo le migliaia di famiglie rimaste senza scuola potrebbero pensare: “se questa è la politica del popolo… preferisco quella di palazzo che almeno risolve i problemi”.
Se davvero la Ministra riconosce la verità di quanto scrive il 23 agosto: “Le scuole paritarie fanno parte del Sistema nazionale di Istruzione e non c’è pregiudizio alcuno nei loro confronti”, sono i fatti a smentire lei e i parlamentari del movimento 5 Stelle, ciechi, sordi e muti. Milioni di cittadini sanno che sul tema è stato argomentato in centinaia di articoli, interviste, dichiarazioni. Il 26 Aprile, per la prima volta, i responsabili ultimi delle scuole pubbliche paritarie cattoliche italiane lanciavano la proposta dei patti educativi fra le 40mila sedi scolastiche statali e le 12 mila sedi scolastiche paritarie, per consentire agli 8 Mln di studenti di rientrare in classe in termini di sicurezza. Eppure nessun cenno dal Premier, nè dalla Ministra, che avevano ricevuto la proposta sulla scrivania. Solo le opposizioni e le forze più sensibili al Governo ne avevano accennato. Unica voce squillante, quella della senatrice pentastellata Granato, che insinuava atteggiamenti da avvoltoio da parte delle paritarie, volendo queste approfittare della pandemia. Il 26 giugno la Ministra Azzolina parla di patti educativi con enti che gestiscono cinema, teatri, musei ed edifici dismessi, ma non fa cenno alla seconda gamba del Sistema Nazionale di Istruzione, la scuola pubblica paritaria, che non solo non vuole soldi per sé, ma regala 6mld di euro all’anno allo Stato, cioè ai cittadini, al Governo, ai Parlamentari.
Ergo, se la scuola non riparte, la colpa è tutta sua, le piaccia o no. Forse occorre ribadirle rispettosamente, in modo semplice, che cosa sono i patti educativi, lontani anni luce dall’esproprio napoleonico.
I patti educativi. Una rinnovata esplicitazione.
Indubbiamente la Ministra Azzolina e il Premier Conte non sono responsabili di un sistema scolastico iniquo, aggravato dal covid, ma di aver sprecato un’opportunità unica senza precedenti per innescare un processo virtuoso che, in queste ore, consiste nel portare finalmente a compimento anche in Italia (come già in tutta Europa) il percorso della legge sulla parità, avviando un processo di interazione fra statale e privato, favorevole al cittadino sul tema della scuola pubblica.
L’unica soluzione intelligente alla crisi presente delle scuole pubbliche statali sono i patti educativi con le scuole pubbliche paritarie disponibili, una volta che siano acquisiti i dati sul fabbisogno di aule, arredi e docenti relativi alle 40 mila sedi scolastiche. Questi patti possono prevedere o lo spostamento di classi (allievi e docenti) dalla statale alla paritaria più vicina, oppure, a seconda dei casi, per il 15% di allievi delle statali che lo desiderano, l’assegnazione alla famiglia dell’alunno di una quota capitaria che abbia come tetto massimo il costo medio studente o il costo standard di sostenibilità per allievo, di molto inferiore agli 8.500 euro annui che lo Stato spende per ogni alunno.
Nel giro di due anni si completi l’operazione introducendo i costi standard di sostenibilità per allievo, unica soluzione per porre rimedio alle storture di una scuola pubblica statale priva di autonomia.
Si tratta di un processo obbligato, tanto più per un Governo che, il 01 Settembre 2020, con il Decreto Semplificazione avrà l’ennesima occasione che potrà sprecare come con il Decreto Cura Italia, Il Decreto rilancio, il Decreto Agosto: agirà in scostamento di bilancio e non potrà dunque arrogarsi il diritto di indebitare il futuro dei propri figli, negando loro anche gli strumenti culturali e formativi per ripagarlo.
Senza scuola, infatti, l’Italia è condannata ad un gravissimo decadimento della società e non potrà ripagare il debito. Non garantire il diritto all’istruzione significa condannare i più poveri e fragili, impedendo loro di emanciparsi dal punto di vista sociale, economico, culturale.
Il Governo sa bene, fin dal mese di aprile, che i patti educativi sono la soluzione più intelligente e più economica per consentire a tutti gli studenti di ritornare in classe e di dare un futuro alla Nazione: non farlo per una irrazionale chiusura ideologica sarebbe il gesto più irresponsabile della storia degli ultimi 50 anni. I cittadini – al di là dell’affermazione obtorto collo della Ministra – lo sanno, sono informati e aspettano… facendo girare in queste ore una petizione che raccoglie “consensi”: un linguaggio caro e familiare ai nostri politici…
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SCUOLA: ALFIERI (CISM-USMI), ‘PATTI EDUCATIVI SUBITO, AL VIA RACCOLTA FIRME’
“Granato senza vergogna”
Roma, 24 ago. (Adnkronos) – (di Roberta Lanzara) – “Esultiamo. Ma La nostra battaglia di 170 giorni sui Patti educativi non è finita.
Chiediamo che concretamente questi si realizzino. Come? O portando delle intere classi dalle statali alle paritarie pagando gli affitti o dando la quota capitaria alle famiglie secondo i costi standard di sostenibilità per allievo”. Lo dice all’Adnkronos suor Anna Monia Alfieri, referente scuola Usmi e Cism, annunciando la nuova raccolta firme on-line su Citizengo “patti educativi subito”, “sos scuola salviamo la libertà di educazione e il diritto allo studio”.
“La ministra Azzolina si è rimangiata tutto affermando di non avere mai rifiutato Patti educativi tra scuola statale e paritaria. Ma ciò – afferma l’Alfieri – è falso. La senatrice Granato fino a ieri ci ha definiti diplomifici e postifici. Ed oggi, senza vergogna, chiede che le paritarie cedano i locali alle statali ad uso gratuito”.
“Il primo settembre – conclude la paladina delle paritarie – si vota per il decreto semplificazioni dove potranno essere approvati i Patti Educativi. Abbiamo poco tempo. I cittadini del nostro Paese, attenti al fuuro libero delle nuove generazioni, firmino l’appello e proclamino ad alta voce i loro diritti”. (Rol/Adnkronos)
Puoi firmare la petizione qui