Risanamento: non lo dico mai, ma questa volta sì, viva la Procura
La Procura di Milano oggi è stata limpidamente coerente, glie ne va dato atto. Chiedendo il fallimento del gruppo Risanamento per cessata continuità aziendale già dall’anno scorso, e contestando dunque come falso e illegale il bilancio al 31 dicembre 2008 regolarmente approvato, i pm milanesi a mio giudizio non potevano in alcun modo considerare una ristrutturazione del gruppo volta a ripristinarlo rapidissimamente in bonis il piano sottoscritto da Banca Intesa, Banco Popolare, Unicredit e BPM. Per Risanamento, si parla di un’esposizione debitoria intorno ad almeno 3 miliardi e mezzo di euro, ben superiore ai 2,8 inizialmente dichiarati. All’attivo, immobili per un valore stimato in 4,1, ma che non hanno trovato compratori neanche per poco più di 2. A fronte di ciò, i 760 milioni di euro dichiarati dal piano bancario vedono solo 150 mio di apporto di capitale immediato, in una manovra per altro estesa sino al 2014. Dunque appare più che corretto il no al piano oggi ribadito dai pm milanesi, e vedremo quale sarà stamane la decisione del giudice fallimentare. Mentre le società operative sono state avviate alla liquidazione dallo stesso Zunino ancora in sella, prima della sua stessa estromissione, affidandole a professionisti “amici”, emerge il chiaro sospetto che le banche siano solo intente a rinviare la registrazione delle perdite proquota su propri libri contabili, e a ricercare un compratore amico e a buon prezzo per l’area di Santa Giulia. Corrado Passera ha ribadito ai pm che il piano delle banche è serissimo. E’ proprio l’ad di Intesa il più esposto, e non a caso nel travagliato confronto preaccordo altre banche mi risulta abbiano messo a verbale che la misura era colma. Mi auguro solo che il giudice fallimentare abbia la schiena dritta. Sarebbe la prima volta che davvero si sancisce il ruolo di primo piano esecitato dalle grandi banche nel sostenere i cosiddetti “furbetti”, mentre sino ad ora sembrava quasi che fossero dei nani malefici prodotti improvvisamente da chissà quali sortilegi. Non commendevole la figuretta rimediata dalla Consob, che si era precipitata a esentare le banche dall’obbligo di Opa, accogliendo la loro richiesta di tale condizione come pregiudiziale per depositare il piano in Tribunale.
Resta un dubbio più generale: perché in un’economia vagamente di mercato i pubblici ministeri dovrebbero avere il potere di fare istanza di fallimento di un privato?
una vicenda incredibile, e mi chiedo come mai gli organi di controllo non intervengano sui vertici delle banche che hanno promosso in prima persona il bilancio del loro maggior debitore ormai patentemente insolvente, scrivendoci dentro cose che non stanno in piedi neppure per sbaglio perché l’area di Santa Giulia così com’è è semplicemente invendibile.
Immobili legati in maniera diretta all’Expò di Milano fanno gola a tutti, compreso l’Ente Fiera. Le banche stanno lottando per non vederli regalati o svalutati, d’altra parte saranno di certo elementi fondamentali della propaganda del grande evento. Il piano è stato bocciato per la ricapitalizzazione irrisoria rispetto ai debiti, ma si capisce che questa meno costa tanto meglio è. Ritengo che la questione di Risanamento è attualmente solo uno scontro tra titani (banche, sceicchi, manager pubblici e privati), tuttavia se i creditori sono d’accordo sarà difficile buttarla giù come qualcuno vorrebbe.
colgo l’apertura x uno stimolo : xrchè non fai una bella battaglia sulla derubricazione del falso in bilancio (poco prima di Parmalat… poi approvato dalla Ue che ci ha detto “son cazzi vostri” 🙂 a reato amministrativo (a maglie larghe sino ad un certo livello) con danno x azionisti di minoranza/obbligazionisti/fornitori/dipendenti/stato/investimenti esteri/altri stake holder ? neanche Confindustria od Assonime l’han fatto.. ti differenzieresti e daresti un pò di serietà al dibattito senza lasciarlo al Molisano..
risposta ad ABF: ohimé, perché nel nostro ordinamento la tutela degli stakeholder e degli azionisti diminoranza è affidata obbligatoriamente anche e innanzitutto al pm, innanzi all’ipotesi che la continuità aziendale venga a cessare ma fraudolentemente non dichiarata per tutelare interessi di parte a danno appuinto delle altre, cvon reati penali e dunque competenza pm…