19
Mag
2014

Rifornimento di carburante e asimmetrie informative

Qualche giorno fa mi aggiravo in auto nella mia città di residenza (Verona, per la cronaca) alla ricerca di un rifornimento di carburante (diesel, sempre per la cronaca). Alla prima stazione effettuo il rifornimento, notando un prezzo più basso “del solito”.

Controllo il prezzo al litro e mi accorgo essere inferiore di circa il 15 per cento al “solito”… 1,55 euro per litro contro oltre 1,7 che avevo vagamente in mente. Successivamente noto che 1,72 e’ il prezzo che trovo alla pompa successiva, distante circa 300 metri, sempre egualmente self service.

Cosa ci può essere di interessante dietro questa banale atto di spesa quotidiana? Fa riflettere l’assoluta omogeneità dei due beni, percepita ed effettiva, a fronte di due prezzi non marginalmente diversi. Stesso servizio, stessa funzionalità, stessa circostanza di tempo e di luogo; quasi un caso “isolato” in laboratorio.

Il fenomeno che ho raccontato e’ tutt’altro che sporadico, come si può facilmente verificare. Vi sono significative – in percentuale ed in valore assoluto ossia come spesa complessiva – diffuse differenze nel prezzo della medesima benzina, che persistono nel tempo.

La benzina e’ un bene la cui elasticità al prezzo e’ in media ritenuta bassa, anche se in situazione di crisi come quella degli ultimi anni la pressione di budget familiari si è tradotta in minore circolazione effettiva, come rilevato infallibilmente dal calo della frequenza della responsabilità civile Auto. In ogni caso il prezzo conta e l’incentivo ad ottimizzare e’ forte, almeno per la grande maggioranza di chi compra benzina sostenendo la spesa di tasca sua.

L’informazione e’ facile da ottenere, ha un chiaro valore oggettivo e soggettivo ma non viene catturata. Qui ovviamente non si tratta di educazione finanziaria ma di quella che vorrei definire “asimmetria informativa da pigrizia”. Il maggior prezzo della seconda stazione di servizio é un extraprofitto che, con poco sforzo, il consumatore finale potrebbe in breve tempo eliminare, se lo volesse. Una volta tanto, nessuna causa regolamentare é all’origine del fenomeno.

Da questo banale esempio sorgono alcune sintetiche riflessioni,da prendere a mio avviso in considerazione sopratutto in tema di regolazione dei servizi finanziari. Dovremmo iniziare a chiederci se la giusta ed inevitabile focalizzazione sulla correttezza intermediari, sul principio dell’interesse del cliente non possa al limite indurre quest’ultimo a deresponsabilizzarlo, pensando che ci sarà sempre qualcun altro (sia esso il regolatore o la norma in sé) che si informerà e provvederà al suo posto e lo tutelerà su tutto in ogni caso. Lasciare il giusto spazio agli individui, all’operare degli incentivi e comunicarlo come principio generale e’ centrale e non ha perfetti sostituti negli obblighi normativi a carico degli intermediari o degli emittenti.

Nei servizi più complessi pare esistere lo spazio per intermediari indipendenti che aiutino il cliente a cogliere il vantaggio delle offerte addossandosi in qualche maniera l’attività di ricerca e ottimizzazione e generando la relativa efficienza. Se questo vale anche nei casi più semplici, possiamo immaginare quando il servizio e’ complesso e articolato. Un esempio di questo possono essere i comparatori web, la cui più evoluta formulazione al momento paiono essere le applicazioni relative alle assicurazioni per la responsabilità civile dell’auto.

In questo contesto l’educazione finanziaria diffusa (financial literacy) gioca di certo un ruolo. Le ricerche internazionali sono piuttosto unanimi nel ritenere che ancora troppe persone nel mondo anche sviluppato non sono in grado di comprendere cosa implicano e come affrontare le scelte fondamentali della loro vita, come il risparmio della pensione o il mutuo per la casa.

L’OCSE, in collaborazione con il G20, ha di recente prodotto un nuovo report sul tema, con variegate indicazioni di policy.1 L’intermediario qualificato sopra citato deve essere considerato un ausilio alla comprensione, non un succedaneo. “ Riceviamo ogni giorno moltissime informazioni sulla nostra salute fisica …. la gente sa benissimo quali sono i vantaggi di una dieta equilibrata …. nel mondo finanziario, purtroppo, questa consapevolezza non c’è”.2

Ma, come ci mostra il banale caso del rifornimento di benzina, il binomio “Financial literacy e Consumer protection” non è sufficiente senza il terzo vertice del triangolo, il mantenimento della responsabilità individuale. L’individuo deve essere pienamente responsabilizzato e convincersi che, alla fine della storia, è l’unico che davvero può realizzare al meglio i propri interessi.

 

  1. OECD e G20, “Advancing National strategies for Financial Education”
  2. Stephen D. King, “Quando i soldi finiscono. La fine dell’età dell’abbondanza”.

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10 Responses

  1. ALESSIO DI MICHELE

    Argomentazioni che quasi pienamente condivido, esposte con gli esempi impropri: la r.c. auto viene qui esposta come la avvertono tutti gli italiani, come una tassa; nessuno che si chieda l’ efficienza del servizio di assistenza, la velocità a liquidare, la resistenza alle immancabili truffe degli altri (poi scaricate sul mio malus), la valutazione dei danni, la velocità a rispondere, …: ho fatto l’ assegno, ho ricevuto i miei tagliandini, basta così, tanto è un’ assicurazione a vantaggio del resto del mondo, a me che mi frega ? No ! Il resto del mondo è anche mia moglie che si ferisce perché stava sul sedile del passeggero ed io, passando col rosso, le ho fatto entrare una macchina nel fegato. Sul settore dell’ intermediazione finanziaria: io promotore debbo tutelare alla follia il cliente, ma debbo essere pagato dalla mia sim, debbo essere assoggettato ai suoi contests ed ai suoi budgets ? Addirittura il promotore che regala dei soldi al suo cliente col vincolo che li investa con sé, così raggiunge il premio di produzione, viene crocifisso dalla Consob. Come assicuratore: tu, possibile cliente, mi cerchi, poi non firmi, ed io salto la cena ? Mi dovresti pagare, ma è vietatissimo. Ahi, ahi, ahi ! Addirittura i brokers assicurativi VENGONO PAGATI DALLE COMPAGNIE; se poi tutto questo ragionamento porta all’ eliminazione di INPS, INAIL e casse previdenziali professionali, allora sono
    d’ accordissimo, e passo sopra ai discorsi sulla protezione del cliente, ma non altrimenti.

  2. ALFA

    Ormai da anni faccio immancabilmente rifornimento presso due distributori cosiddetti “pompe bianche” situati nella zona dove vivo (periferia Milano).
    Si tratta di due aree di servizio (una annessa ad un supermercato l’altra aperta di recente) le quali non fanno parte di nessuna compagnia petrolifera.
    In queste aree i prezzi dei carburanti sono sempre più bassi rispetto alle altre pompe (es gasolio 1,50 euro contro 1,70).

    Parlando con amici e conoscenti ho consigliato anche loro di fare rifornimento presso queste aeree di servizio al fine di risparmiare.
    Le riposte sono state : “mah, guarda, io faccio rifornimento dove capita e mi va bene così”.
    Oppure “non mi fido delle pompe bianche perchè hanno carburante di qualità inferiore”, al chè io replico “guarda che in Italia sono poche raffinerie che distribuiscono carburati per tutti, inoltre è da anni che faccio rifornimento lì e la mia auto va benissimo”.

    Ho constatato quindi l’emergere di un carattere tipico dell’italiano : pigrizia informativa unita a creduloneria riguardo a maldicenze.

    Se tutti gli italiani adottassero il comportamento da consumatore accorto come il mio, a quest’ora la scomparsa dal mercato dei distributori con prezzi del carburante eccessivi sarebbe già a buon punto. Se fosse per me infatti tutti i distributori con prezzi eccessivi ( a cominciare da quelli presenti in tangenziali ed autostrade) avrebbero chiuso da un pezzo.

    Invece devo constatare come (nonostante la recessione) l’atteggiamento di molto italiani di fronte alla possibilità di risparmiare è fredda e da snob.
    Stiamo parlando della stessa gente che poi si lamenta perchè non arriva alla fine del mese.

  3. Francesco

    Gent.mo,

    da grande utilizzatore dell’auto (percorrenza oltre i 50.000/anno), aggiungo che secondo me il prezzo non è l’unica variabile nel caso dell’acquisto di benzina e diesel. Anche senza andare ai frequenti casi di manipolazione fraudolenta dei contatori (citati in svariate inchieste televisive), per esperienza posso dire che alcune variabili rendono il prodotto comunque non omogeneo:
    – differenza di temperatura alla pompa (un distributore piccolo, diciamo 3 pompe di benzina/diesel, con self nelle ore notturne e festivi) conguaglia per diverse migliaia di euro l’anno sulla differenza di volume della benzina indotta dal carico a “freddo” (dall’autocisterna) al “venduto” (più caldo, quindi con litri “meno pesanti”)
    – differenza di chilometraggio al litro (il carburante presenta delle variazioni anche di diversi punti percentuali nel chilometraggio, è difficile da misurare facendo poca benzina in distributori diversi, più semplice comparando un pieno ad un altro, se si ha un “pattern” chilometrico da pendolare abbastanza costante da un pieno all’altro)
    – differenza negli additivi, e nella composizione (ad esempio, ci sono diesel che chiaramente fanno emergere la paraffina a temperature relativamente elevate, ecc), che incide sulla manutenzione degli iniettori, del fap ecc
    Tutto questo in fondo rinforza l’argomentazione di fondo dell’articolo, perchè se viene tollerata una così ampia disparità tra carburanti è anche perchè la maggior parte della gente non è abituata nel quotidiano a osservare parametri (consumo medio, percorrenza annua, manutenzione ecc) con l’occhio del “financially literate”, nonostante siano disponibili sul computer di bordo dell’auto e chiunque con un po’ di curiosità possa trarne delle osservazioni interessanti.

  4. max

    idee super condivisibili ma l’esempio del carburante non regge, siamo pieni di esempi di truffe. A partire dalla qualità del carburante (lo allungano con olii o altri prodotti), o la taratura dei flussimetri/pompe a loro vantaggio. La situazione è ancora più sospetta se la differenza di prezzo è così elevata (saranno 2 anni che non vedo un prezzo simile nel nord italia)

  5. Giorgio

    Max, ammesso e non concesso che ci siano queste dicrespanze qualitative o di taratura delle pompe, qual è la correlazione con il prezzo del carburante? Sembra quasi che lei associ il maggior prezzo a una miglior qualità o a una maggior onestà del distributore nella taratura della pompa, il che non è assolutamente detto.
    Il dovere del consumatore è comunque di premiare il prezzo più basso. Poi si discuterà di qualità et alia.

  6. AlxGmb

    Egr. Sig. Andrea Battista,
    non si può affermare che esiste una pigrizia dei consumatori al perdurare della differenza tra i prezzi delle due stazioni di servizio contigue. La pigrizia non è una buona spiegazione. Più ragionevolmente si dovrebbe prendere atto che esistono almeno due categorie di clienti delle stazione di servizio:
    1) quelli che pagano di tasca loro e sono quindi attenti al loro costo,
    2) quelli che non pagano di tasca loro e non si preoccupano del costo.
    Inoltre manca un dato fondamentale: i litri di carburante venduti dai due distributori in un dato periodo, tipicamente litri/anno. È probabile che il distributore con i prezzi più bassi sia anche quello con il maggior numero di litri venduti; questa riprova eliminerebbe del tutto il sospetto “asimmetria informativa da pigrizia”, ma dimostrerebbe che dove l’Individuo ha informazioni chiare e certezza di responsabilità (ne paga i costi) agisce ottimizzando la sua scelta.
    L’esempio delle stazioni di servizio forse non è il migliore esempio possibile, ma il proseguo del suo post è pienamente condivisibile e non posso che sposare la sua affermazione finale “L’individuo deve essere pienamente responsabilizzato e convincersi che, alla fine della storia, è l’unico che davvero può realizzare al meglio i propri interessi.”

    Saluti
    AlxGmb

  7. AlxGmb

    Ai commentatori che hanno postato prima di me.
    Sono proprietario di un distributore di benzina nella Lombardia nord occidentale.
    Le vostre osservazioni circa la qualità del carburante o la correttezza degli strumenti di misura o del calo volumetrico sono, per il Cliente che deve fare il pieno alla propria auto, osservazioni inutili e problemi inesistenti.

    La qualità del carburante la fa la raffineria, non la stazione di servizio.
    Le raffinerie in Lombardia forniscono TUTTI i marchi, anche quelli detti “bianchi”. Il costo di trasporto dei carburanti dalla raffineria all’eventuale stoccaggio intermedio prima di finire nel serbatoio della stazione di servizio incide sul prezzo alla pompa, ecco perchè nessuno si rifornisce, che so, alla raffineria di Genova….
    Che qualcuno sia in grado di apprezzare la differenza di prestazione tra medesimi carburanti ma diversi fornitori, depurando l’analisi dal suo stile di guida, dal traffico, dall’uso o meno del condizionatore….non è verosimile, entriamo nel campo delle leggende metropolitane, delle chiacchiere da bar.

    Frodi sui litri erogati sono impossibili: le pompe che erogano il carburante sono sempre, per tutti i distributori d’itaglia, soggette a manutenzione da parte di ditte esterne incaricate del servizio; ossia non c’è nessun gestore di stazioni di servizio che faccia da sè la manutenzione della pompa che eroga il carburante: la terzietà del servizio di assistenza è garanzia contro ogni manomissione, prima ancora dei controlli degli enti preposti. Gli strumenti di misura sono controllati periodicamente dall’Ufficio Metrico delle Camere di Commercio e saltuariamente dalla Guardia di Finanza.

    Il calo volumetrico esiste, specie d’estate, ma è un problema tra la stazione di servizio e la compagnia petrolifera, non è un problema del Cliente che fa il pieno alla propria auto. Anche ammettendo che la differenza di temperatura tra il prodotto nel serbatoio interrato e il serbatoio dell’auto possa produrre una differenza di volume, questa differenza di volume non è un costo maggiore per l’automobilista, esso infatti paga il carburante che esce dalla pompa che pesca sottoterra, ossia ad una temperatura inferiore a quella del suo serbatoio.

    Saluti
    AlxGmb

  8. AlxGmb

    Sempre ai commentatori che hanno postato prima di me.
    Come affermato nel mio precedente commento, sono proprietario di un piccolo distributore, da poco più di un anno pompa bianca.
    Colgo dai commenti di alcuni un certo scetticismo verso le pompe cosiddette bianche: è pregiudiziale, immotivato e fuori luogo.

    La domanda da porsi è: perchè si sono diffuse le pompe bianche?
    La risposta è: perchè c’è una pesante crisi in atto.
    La crisi in atto ha portato molti automobilisti a fare estrema attenzione al prezzo del carburante; ciò ha comportato, per le stazioni di servizio che avevano prezzi alti, un sensibile calo dei litri venduti.
    Come ogni attività economica, anche vendere carburanti deve produrre un utile, se no meglio chiudere, in questo settore l’utile si misura come una percentuale del prezzo alla pompa: più litri erogati, più guadagno.
    Chi guadagna dalla vendita del carburante?
    Analizziamo il percorso dalla raffineria in avanti:
    1) la raffineria
    2) l’intermediario (ossia una società che compra dalla raffineria e rivende alla stazione di servizio)
    3) il gestore della stazione di servizio
    4) il proprietario della stazione di servizio
    I ruoli possono non essere così nettamente divisi, ossia 1) può anche essere 2) e 4) o un mix.
    5) lo stato itagliano ladro

    Prezzi alti alla pompa può significare “elevati” margini di guadagno per ogni litro venduto, ma può significare anche non vendere affatto, perchè il prezzo è fuori mercato.
    La nascita di pompe bianche è il risultato di una analisi dei costi che si possono tagliare (il Marchio). Si basa sull’assunto che ad un prezzo basso alla pompa, inferiore alla concorrenza più blasonata (il Marchio costa), corrisponda un aumento dei litri venduti a compensazione del ridotto margine per litro. È una scommessa: guadagnare meno, ma vendere di più. Si tratta di un ottimo esempio di mercato e di concorrenza. Si tratta anche di Persone che lavorano duro, con qualsiasi condizione atmosferica e con orari pesanti.
    Ma chi trae il maggior vantaggio da tutto questo?
    Non la raffineria, non l’intermediario, non il gestore, non il proprietario della stazione di servizio.
    Più di qualsiasi altra attività economica itagliana, gli attori da 1) a 4) subiscono una pesantissima presenza dello stato ladro nella loro attività.
    Lo stato itagliano ladro ha il maggior vantaggio da tutta questa situazione: LE ACCISE.
    Si raggiungono livelli di sproporzione, di sfruttamento, da violazione dei diritti umani.
    I numeri parlano più delle parole:
    Anno 2012
    800.000 l: litri venduti nell’ultimo anno da pompa con marchio
    100.000 €: ricavo lordo per gestore e proprietà (quelli che hanno lavorato e rischiato)
    650.000 €: accise sui litri venduti (incasso per lo stato ladro)
    Anno 2013
    1.800.000 l: litri venduti nel primo anno da pompa bianca
    120.000 €: ricavo lordo per gestore e proprietà (quelli che hanno lavorato e rischiato)
    1.500.000 €: accise sui litri venduti (incasso per lo stato ladro)
    In pratica: chi deve portare a casa il guadagno, chi lavora veramente, ha dovuto reinventarsi, lavorare e vendere molto più di prima, per guadagnare poco più di prima: +20.000€.
    Lo stato ladro, senza fare nulla, nella totale sua inerzia, ha incassato cash: +850.000€.

    Io sono un Libertario e non ritengo che le cifre delle accise dovrebbero finire in tasca alla filiera del carburante, semplicemente non dovrebbero esistere. Nel mio caso reale, 850.000€ sarebbero rimasti nella disponibilità individuale dei miei Clienti.

    I miei prezzi di ieri, con le accise:
    1,699 €/l: Benzina verde
    1,615 €/litro: Gasolio
    I miei prezzi di ieri, senza accise (se fosse possibile):
    0,8155 €/l: Benzina verde
    0,8669 €/l: Gasolio
    Pensateci, allo stato ladro, quando andate a fare il pieno!

    Per una panoramica non esaustiva sulle accise carburanti si veda wikipedia:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Accisa
    che non è ancora aggiornata all’ultimo balzello: l’aumento delle accise per raccogliere fondi EXPO (grazie Matteo Renzi) [urto di vomito].

    Chiaramente l’aumento delle accise è uno dei migliori e più sicuri metodi per lo stato ladro di finanziarsi dalla sera alla mattina.
    Ovunque si guardi abbiamo sempre troppo stato ladro.
    Ogni commento ulteriore mi sembra superfluo.

    Saluti
    AlxGmb

  9. Forse che, semplicemente, le benzine non sono tutte uguali? I rendimenti del motore possono cambiare a seconda della marca (non faccio nomi, ma posso facilmente provare differenze del 10-15% sui km finali percorsi a parita’ di litri di carburante impiegati. Le differenze di prezzo si spiegano anche con la differenza di miscele. Poi, hai voglia a spiegare che paghi meno ma paghi piu’ spesso.

  10. Nikytower

    Appartengo alla schiera degli automobilisti che colpevolmente badano poco al prezzo del carburante. prima di tutto far4ò due pieni all’anno per cui la cifra annua è ridicola. Poi c’è la cosa più importante: Lo stato ladro. Se devo lavorare per evitare di dare qualche centesimo in più allo stato lo farei volentieri. Ma se devo impazzire per togliere qualche centesimo al benzinaio che rischia anche fisicamente per fare, di fatto l’esattore per conto stato perdonatemi il termine: Non me ne frega nulla! Non voglio sapere quanto costano il carburante e le sigarette: sono tutti soldi rubati da uno stato ladro. Soldi che lo stato usa contro di noi per prosperare. Stare a perdere tempo per togliere qualche centesimo al benzinaio finisce solo a far sparire i benzinai in città e farli spostare in periferia estrema con il risultato di finire di perdere un servizio per qualche centesimo. Quand’anche i benzinai useranno schiavi e il prezzo del carburante diminuirà la stato lo fiscalizzerà immediatamente per cui, oltre a tutto, avremo perso tempo per togliere soldi al benzinaio e darli allo stato. Complimenti, proprio un bell’affare.

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