Riforma SPL. Qualcosa non va.
L’ennesima modifica in un breve lasso di tempo questa volta è arrivata all’improvviso. Proprio quando ci si aspettava l’adozione del regolamento di attuazione della riforma dello scorso anno, il governo ha emanato un decreto legge omnibus “salva infrazioni” che sorprendentemente non ha risparmiato la già martoriata disciplina dei servizi pubblici locali. Alcuni emendamenti si sono rivelati sì necessari, ma di altri invece non si sentiva davvero la mancanza. Per adempiere gli obblighi comunitari sarebbe stato sufficiente riordinare la disciplina transitoria, sistemando i termini per effettuare le gare.
Il governo ha pensato di non perdere l’occasione di far rientrare dalla finestra i partenariati pubblici privati fatti uscire dalla porta la scorsa estate dopo un lungo braccio di ferro e numerosi capovolgimenti di fronte nei meandri delle commissioni parlamentari. La quota minima di capitale privato fissata al 40% per partecipare alla procedura di affidamento e l’obbligo di attribuire le funzioni operative ai privati sono specchietti per le allodole. Era meglio, in quanto a questo, la versione precedente: i servizi potevano, secondo le modalità ordinarie, finire in mano di società miste solo se queste si aggiudicavano la gara in competizione con gli operatori privati; non in base a una scelta a monte dell’amministrazione.
A uscire sostanzialmente migliorata è solo la parte relativa al controllo dell’Antitrust sulle eventuali deroghe alle vie ordinarie di affidamento, che viene rinforzato. Il parere dell’Autorità, pur rimanendo non vincolante, diventa preventivo e con un termine di 60 giorni per il suo rilascio da rispettare per non far scattare il meccanismo del silenzio-assenso.
Restano tutti intatti, infine, i problemi legati al passaggio delle reti al demanio pubblico. Molte infrastrutture di trasporto, pensiamo all’acqua e al gas, sono di proprietà degli attuali concessionari. Ma l’art 23 bis spensierato continua ad affermare: “ferma restando la proprietà pubblica delle reti…”. Possibile che a Palazzo Chigi non se ne sia accorto nessuno?