Rieccomi. Dagli USA e Ue segnali al ribasso
Mi sono dato quattro giorni di pausa, niente giornali né dati, né telefoni né post. Appena rimesso mano al computer, direi che le prime news dall’America non smentiscono il freno tirato che qui abbiamo da qualche tempo, sulla ripresa. L’auto non tira, le banche nei guai aumentano come avevamo previsto, i disoccupati restano tanti. Non mi stupirebbe che riprendesse forza il partito di chi chiede un secondo pacchetto di ancor più sostanziosi aiuti pubblici, come da mesi fa Paul Krugman.
Inizia a diventare ufficiale che il discusso progetto- incentivi pubblici per far riprendere a spese del contribuente il disasatrato settore dell’auto USA non sta funzionando. Il cash-for clunkers aggiunto ai salvataggi pubblici, in effetti, era veramente troppo. Se la stima di vendita vedrebbe in agosto le unità vendute passare da 11 mio in luglio a 16 in agosto, le previsioni per settembre a programma terminato sono nere, con vendite dell’11% inferiori a giugno, intorno a 9 mio di unità: la cifra più bassa da inizio anni Settanta. In altre parole: gli incentivi pubblici cannibalizzano soprattutto le vendite future. Per questo, naturalmente, in Italia li si adotta ogni anno. A chiacchiere sono tutti contrari alle droghe, nella realtà il settore auto italiano da anni vive dell’equivalente di dose scalari sempre più massicce di metadone.
Quanto al settore bancario USA, mentre i più brindano alla riconferma di Bernanke e alle prospettive di mild recovery, la FDIC ha reso noto che le banche USA considerate in condizioni problematiche sono passate da 305 per 220 bn$ di asset nel primo trimestre ’09, a 416 per 300 bn$ di asset alla fine del secondo. Qui il grafico che ci riporta al 1993, qui quello relativo alla stima degli asset problematici. Le oltre 8mila banche e casse “assicurate” dalla FDIC hanno perso 3,7 bn $ nel secondo trimestre, rispetto agli oltre 7 bn che avevano guadagnato nel primo trimestre ’09 quando tutti brindarono allo scampato pericolo, avendo dovuto procedere ad accantonamenti per circa 67 bn $ per cattiva qualità dei prestiti e svalutazioni. A furia di interventi – nel primo semestre sono fallite 45 istituzioni bancarie negli USA, con asset per circa 36 bn$ e con un costo pubblico stimato all’incirca in 10,5 bn $ – l’equivalente USA del nostro Fondo Interbancario di Garanzia è ai minimi da 16 anni, oggi è pari solo allo 0,22% del totale dei depositi assicurati. Quanto alle richieste iniziali di trattamenti di disoccupazione, nella settimana conclusasi il 22 agosto sono passati da 58o mila della settimana precedente, a 570mila. Come si vede dal grafico, se il picco – forse – maggiore è stato toccato, si resta sui livelli del 1975.
Venendo all’eurozona, malgrado quel che dicono i banchieri le statistiche mostrano che rallentano a luglio i prestiti al settore privato in Europa. Secondo i dati diffusi dalla Bce la crescita si è fermata allo 0,6% contro il +1,5% del mese precedente e l’1,8% di maggio. I prestiti alle società non finanziarie sono saliti dell’1,6% a fronte del 2,9% di giugno mentre quelli per l’acquisto di case hanno registrato un -0,2% a fronte del +0,1% di giugno. Malgrado la grande massa di liquidità immessa nel sistema dalla Bce e i bassi tassi di interesse, gli istituti di credito sono ancora riluttanti a concedere finanziamenti. In aggiunta, nonostante i primi segnali di ripresa dell’economia, la domanda di credito, specie per nuovi investimenti, sembra rimanere limitata. Mentre resta in costante ma lieve aumento il ricorso delle banche dell’Eurozona allo sportello depositi overnight della Bce, remunerato a un tasso dello 0,25%: il totale, ha informato oggi la Banca centrale, è salito ieri a 162 miliardi (160,166 miliardi il giorno prima). Giuseppe Guzzetti oggi al meeting di Rimini ha detto che “di fronte alla crisi, le banche stanno facendo di tutto e di più”. Francamente, dai dati della BCE non si direbbe proprio. Temo che l’intermediazione finanziaria resto il problema, non la soluzione.
Non posso commentare quello che accade negli altri settori, ma secondo diverse voci ci sono segni di una possibile ripresa nel settore tecnologico questo autunno. A titolo di esempio cito un articolo [1], in cui si parla del rialzo delle stime di vendita di Intel, il maggior produttore mondiale di semiconduttori, si nota: «Intel’s revised guidance is one of several signs indicating a potential recovery in technology». Inoltre si osservano anche le vendite in rialzo di cellulari e apparecchiature per il networking e si conclude: con «Silicon Valley is by no means exuberant, but it definitely looks like the tech world is feeling a bit more optimistic».
[1] http://gigaom.com/2009/08/28/chip-cos-are-feeling-chipper-intel-raises-estimates/