Renato Crotti. L’ultimo saluto a un uomo libero—di Carlo Zucchi
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Carlo Zucchi.
Martedì 10 febbraio 2015 si è spento all’età di 93 anni Renato Crotti e con lui se ne va una persona limpida che ha posto la libertà a fondamento della propria esistenza come forse nessun altro in Italia.
Uno dei principali, se non il principale protagonista del boom della maglieria del distretto di Carpi sviluppatosi a partire dal secondo dopoguerra, Renato Crotti è nato a Carpi il 4 marzo del 1921 da una famiglia di origini contadine. Sin da bambino respira l’aria dell’impresa e della maglieria, soprattutto grazie a una madre tenace, volitiva e piena di spirito imprenditoriale. Fu lei, nei primi anni Trenta, ad allestire un piccolo laboratorio di maglieria a Modena, coadiuvata dalle figlie (le sorelle maggiori di Crotti), mentre il padre si occupava della vendita dei prodotti. E persino quando la famiglia andava in vacanza sulle Dolomiti in agosto, con tanto di voluminosi pacchi di maglieria al seguito, il percorso veniva scelto in base al calendario dei mercatini settimanali.
Intelligenza brillante, Crotti frequenta la scuola superiore per poi iscriversi all’università, anche se, per sua stessa ammissione, la vera scuola l’ha fatta osservando i comportamenti di sua madre. Una scuola che gli risulterà assai utile quando inizierà l’avventura imprenditoriale che l’accompagnerà per tutto il corso della sua vita. Per fuggire ai rastrellamenti nazi-fascisti, Crotti si rifugia per una decina di mesi in uno scantinato al numero 7 di Via Goito, nel centro di Bologna, passando il tempo a leggere gli scritti di Karl Marx, analizzando in particolare gli aspetti relativi alla teoria del plusvalore, della quale coglie le palesi incongruenze. Insomma, 10 mesi utili di letture per capire che da certe idee è bene stare alla larga.
Una volta terminata la guerra, forgiato dall’esperienza imprenditoriale della famiglia e da proficue letture…marxiane, Crotti inizia la sua avventura di imprenditore. Ottenuto un prestito di 300 mila lire (circa 13 mila € di oggi) dalla Banca Popolare di Carpi, si mette all’opera. La penuria di merci stimolava la domanda, e per chi disponeva di merci era gioco facile vendere in cambio di pagamenti in contanti o di assegni post-datati di qualche decina di giorni. Crotti capisce che è possibile moltiplicare il capitale in poco tempo, purché si riesca a farlo girare velocemente, procurandosi la merce e rivendendola senza soluzione di continuità. Fu così che iniziò i suoi viaggi a Biella – tre a settimana – allora massimo centro laniero italiano, partendo alle 6 del mattino con una Gilera otto bulloni da corsa e un giornale sotto la camicia per ripararsi dall’aria, sparandosi 300 chilometri al massimo della velocità. Al quarto viaggio aveva già raddoppiato il capitale. Come ricorda lo stesso Crotti nel suo libro dal titolo In attesa sul pullman: “Era una controprova della validità dell’elementare principio economico secondo cui idee, capitale e lavoro costituiscono i tre cardini fondamentali, e complementari, per produrre ricchezza”. Del resto, ribadisce, “Era quello che avevo visto fare in casa da mia madre”.
Nella seconda metà del 1948, il giro d’affari si era allargato a tal punto da richiedere una struttura organizzativa adeguata e fu così che fu fondata la Silan (Società Importazioni Lane). Nel 1950, Renato Crotti affronta una delle sfide che l’hanno sempre contraddistinto, ossia quella di aprire una tintoria nel centro di Carpi in Via Ciro Menotti. A chi sosteneva (e con ragione) che l’acqua di Carpi (ricca di calcio e ferro) era inadatta ai procedimenti chimici di tintura della lana, e perciò era meglio far tingere i tessuti a Biella, Crotti obiettò che i vantaggi di tingere i tessuti a Carpi erano maggiori degli svantaggi. Investendo denaro nell’acquisto di depuratori, si aveva la possibilità di tinteggiare senza dover più dipendere dalle tintorie biellesi già oberate di lavoro, accelerando così i tempi di disponibilità del filato e facendo circolare più rapidamente il capitale. Inoltre, aumentava la capacità di rispondere con maggior tempestività e minor margine di errori alle esigenze del mercato in fatto di colori.
Alla tintoria seguì l’installazione di un reparto per la fabbricazione di tessuti con macchine circolari, il che dette alla Silan una dimensione ancor più industriale e nazionale. I dipendenti aumentarono a 400 e con la produzione di tessuti di lana e di fibre sintetiche la Silan indicò nuovi sbocchi produttivi all’imprenditoria locale spingendola a intraprendere la via della confezione, diventando un punto di riferimento per successive trasformazioni produttive in tutto il distretto. Oltre ad assicurare un costante approvvigionamento di filati e tessuti, la Silan importava dall’estero le più avanzate tecnologie, quando non era essa stessa a crearle, e nei suoi stabilimenti si formava una manodopera altamente qualificata, a tal punto che non pochi dipendenti finivano col mettersi in proprio o per trovare occupazione in posti di responsabilità presso altre aziende appena sorte o in espansione. Con l’economia in espansione, anche la Silan si ingrandisce, arrivando a dare lavoro a 1360 persone.
Nella sua carriera d’imprenditore, Crotti fece più di un viaggio in Unione Sovietica. Visitandola in prima persona, Crotti trovò conferma che il sistema comunista non funziona e che pianificazione e democrazia sono antitetiche e incompatibili. Quando denuncia le storture dell’URSS, in Italia non viene creduto e viene fatto passare per visionario, cosa che non gli va proprio giù. Ed è così che Crotti, non pago del successo che sta ottenendo come industriale tessile, si imbarca nell’avventura editoriale e nel gennaio del 1962 fonda Tuttocarpi e nel novembre dello stesso anno nasce il suo fratello gemello Tuttomodena, mentre nel 1964 incomincia le pubblicazione la rivista Tutto. E questo, non prima di aver partecipato alle origini del Mulino a Bologna. In un’Italia spaccata in due dalla guerra fredda e in un’Emilia-Romagna in cui il dominio del Pci politicizza ogni cosa, la vocazione al dialogo di Crotti fa sì che su quelle riviste trovino voce le opinioni e i punti di vista tutti, dai comunisti ai post-fascisti, passando per democristiani, socialisti, liberali e repubblicani. E sempre nel 1962 viene organizzato il primo dei tre viaggi in pullman in Unione Sovietica, con 10 partecipanti. L’anno dopo i partecipanti saranno 40 e nel 1964 saranno 135. Nel 1965, si prenotano 140 persone, ma su pressione del Pci, le autorità sovietiche negano il permesso e i viaggi si fermeranno a tre. Un successo di cui hanno scritto testate quali Life, Daily Mirror e New York Times. I viaggi erano gratuiti per i partecipanti e tutti a carico di Renato Crotti. La condizione era che, al ritorno, si dovesse riferire onestamente quanto si era visto. Ebbene, 38 comunisti su 42 aprirono gli occhi, ammettendo onestamente quanto erano rimasti delusi dopo aver visto con i loro occhi quello che sarebbe dovuto essere il paradiso comunista.
Nel 1974 viene insignito dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, ma l’anno seguente la sua stella si appanna. Le cause sono tante, dalla congiuntura sfavorevole che attraversa l’Italia degli anni Settanta, a motivi più contingenti. In quegli anni le mode stataliste imperversano e la Silan si trova a competere con aziende di Stato con bilancio in rosso fuoco, quali Lanerossi e Montedison, che vendevano i loro prodotti sotto costo infischiandosene delle perdite, che ripianava Pantalone. Al 30 ottobre del 1974 la Silan vantava un credito arretrato per il recupero dell’Iva di 2.269.411.000 lire (all’incirca 13 milioni € attuali), e la crisi di liquidità si faceva più pressante per colpa di uno Stato tanto restio a pagare, quanto soffocante con le cartelle delle tasse. Un credito che aumentava di 140 milioni di lire al mese e con l’inflazione (che notoriamente danneggia i creditori) a due cifre dell’epoca era una mazzata non indifferente. Infine, il sindacato. In quegli anni di follie generalizzate, i sindacati misero nel conto anche i viaggi in Russia e alla Silan fu non solo impedito di lavorare, ma persino di attingere alle risorse per la Cassa Integrazione. Insomma, doveva chiudere e così fu. Con tanti saluti agli interessi dei lavoratori.
Al termine degli anni Settanta, il clima un po’ cambiò, la vendetta si era consumata e gli affari ripresero, ma nonostante tutte le traversie, in Crotti non venne meno l’impegno civile, figlio di un insopprimibile desiderio di esprimere il proprio pensiero a dispetto di tutto e tutti. Tanto che negli anni Novanta dette alle stampe due libri: nel 1991, In attesa di un pullman, opera autobiografica tradotta in inglese, in russo e in polacco, che ripercorre la sua vita fino ai primi anni Ottanta, e nel 1996 Il teorema della padrona di casa e della colf, un trattato di economia basato sulle osservazioni tratte dalla propria esperienza imprenditoriale ultracinquantennale.
Renato Crotti è stato un autentico gigante della libertà. Ha combattuto per ciò che riteneva giusto pagando un prezzo altissimo e doloroso, anche nella vita famigliare. Ma non ha mai recriminato contro un destino ingiusto e contro il più viscido e sleale dei nemici, il Pci, che con Crotti ha mostrato il suo volto peggiore. Crotti non serbò mai rancore, perché il rancore è il sentimento di chi si volta indietro a rimuginare il passato, magari in cerca di vendette. Rivendicò sempre il suo carattere liberale, liberista e laico.
La sua fama è legata ai viaggi in Unione Sovietica. Organizzare quei viaggi nell’Emilia di quei tempi era quanto di più sconveniente un imprenditore potesse fare. Eppure, Crotti lo fece. Certe persone sembrano quasi venire al mondo con una missione. Renato Crotti era anche, e soprattutto, un figlio di una terra, l’Emilia, che ha sempre coniugato l’attitudine al lavoro con la solidarietà. Valori figli della migliore società contadina, che però si sono trasmessi all’industria. Si pensi alle storie di solidarietà tra imprenditori, anche concorrenti, che si sono consumate nel post-terremoto di questi anni. Anche Crotti veniva da una famiglia contadina che, finito il commercio del truciolo e dei cappelli di paglia, negli anni Trenta ha colto l’occasione che il settore della maglieria offriva, benché quel mercato fosse ancora allo stadio embrionale. Crotti si era così formato ad una scuola, quella della bottega, che oggi manca, con un’istruzione che sembra più adatta a formare burocrati e dipendenti, se è vero che, secondo un sondaggio del Best Employer Choice 2015, in cima ai sogni dei laureati italiani c’è il posto alle Ferrovie dello Stato.