Come reagirete se ai vostri figli toccherà un insegnante appena bocciato al concorsone?
Come reagirete da genitori, quando a settembre magari ai vostri figli toccheranno insegnanti appena bocciati al concorsone in via di svolgimento? Farete impugnativa? No, non potete. Questo paradosso non solo avverrà, ma è la legge a consentirlo. E l’unica attenuante che si può trovare alla norma, è che nemmeno Ercole sarebbe riuscito nella gigantesca impresa di sanare di botto l’oceano di precari della scuola ereditato dal passato.
I primi dati attendibili ormai lo confermano. Per ottemperare alle sentenze della Corte di Giustizia Europea, contro l’abuso vergognoso perpetrato per decenni in Italia a danno di centinaia di migliaia di precari nella scuola, nemmeno la pur ingente leva di massa decisa dal governo Renzi sarà in grado di sanare la situazione. E non si eviteranno alla scuola italiana nuovi e dolorosi paradossi. Purtroppo, i precari – insegnanti non di ruolo ma chiamati a esercitarne le funzioni – resteranno, molti meno di prima ma comunque decine e decine di migliaia. Ma il paradosso nuovo è tragicomico: perché alle cattedre saranno giocoforza chiamati proprio magari molti di coloro che, all’attuale concorsone, non hanno superato le prove.
Che dei precari comunque restassero, lo si sapeva. Gli 87 mila messi in ruolo dopo la riforma Giannini hanno riguardato soprattutto la cosiddetta prima fascia delle graduatorie a esaurimento, mentre la seconda era riservata agli abilitati e la terza ai non abilitati, a cui si sommavano inoltre le graduatorie provinciali per le supplenze. Il concorsone subito bandito e in corso riguarda invece la messa in ruolo per altre 63 mila cattedre nel triennio che comincia a settembre, ed è soprattutto per gli abilitati GAE di seconda fascia. Ma già qui il meccanismo si è inceppato. Rivelando in maniera impietosa ciò che invano alcuni hanno tentato di ricordare mentre la riforma era discussa, e cioè che i titoli abilitanti di molte migliaia di precari erano in realtà deboli e talvolta debolissimi, e che non avrebbero retto a una cernita seria.
Infatti è quel che clamorosamente sta avvenendo. Dobbiamo alle puntigliose e approfondite radiografie svolte da Tuttoscuola una serie di dati illuminanti. E terribili. Dei 175 mila circa – nota bene: tutti abilitati all’insegnamento, per il cervellotico e obbrobrioso sistema praticato dai governi italiani per decenni – partecipanti teorici per classi di materie e gradi d’insegnamento nelle 825 commissioni d’esame, ne sono stati esaminati sinora oltre 70mila per le prove scritte. Ma il 55% di loro non è stato ammesso agli orali. Una percentuale che nei respinti alimenta polemiche sulla qualità delle prove sostenute, ma che in realtà certifica le ragioni minoritarie sostenute da chi ha tentato da una parte di riconoscere che il precariato doveva cessare, ma che dall’altra la messa in ruolo non poteva avvenire senza una selezione dura della qualità dei docenti. Purtroppo, se per decenni i governi ti tengono sotto il ricatto delle chiamate a tempo, giocoforza ciò rappresenta per i precari un potentissimo disincentivo al perfezionamento.
A questo si aggiunge che, delle 825 commissioni di concorso, 315 sono comunque in grave ritardo, e non riusciranno a procedere alla fine dei loro lavori entro il 15 settembre come previsto, cioè in tempo utile per le assegnazioni dell’anno scolastico 2016-17. Sommando l’ulteriore selezione agli orali inevitabilmente prevedibile a questo punto per le 510 commissioni che concluderanno i lavori in tempo utile, con una stima di almeno 10 mila cattedre non assegnate, e altrettante almeno che mancheranno per via delle commissioni in ritardo, la stima attuale è di almeno 20mila cattedre non coperte su 63mila bandite. Con alcune regioni che rischiano molto più di altre, a cominciare dalla Lombardia che vede sin qui la più bassa percentuale di ammessi agli orali, solo il 30,7%. E un clamoroso allarme rosso che riguarda le scuole primarie e l’infanzia, ben 24 mila posti dei 63mila banditi, ma che sin qui vedono una terrificante percentuale pari solo al 22% di ammessi agli orali dopo gli scritti.
Che cosa avverrà, per evitare che l’anno scolastico resti a cattedre scoperte? Ovvio. Si farà ricorso ai precari. Dove sono ancora attive le graduatorie ad esaurimento i posti previsti e non assegnati saranno assegnati agli iscritti in GAE prima fascia, dove siano esaurite si farà invece ricorso a supplenze annue, attingendo alle graduatorie di fascia inferiore. E’ altrettanto ovvio che tra i precari abilitati di seconda fascia finirà in cattedra magari proprio chi è stato bocciato agli scritti del concorsone in atto. Come dicevano all’inizio: preparatevi, perché non potrete protestare se a isnegnare ai vostri figli c’è chi non ha suiperato le prove scritte o è stato respinto agli orali.
E ancora una volta non avremo spezzato la diabolica macchina del ricatto: vaglielo a spiegare, a chi non ha superato il concorso, che ha senso un simile meccanismo di selezione se poi lo Stato è costretto comunque, per porre rimedio all’oceanico errore ereditato, ad affidarti comunque una cattedra ma dicendoti che vale solo per un anno. Passeranno almeno tre anni così, prima che si possa risolvere questo nuovo guaio. Che comunque insegna già con lampante evidenza tre cose.
La prima riguarda il passato. I ministri che al MIUR per decenni hanno tollerato il precariato di massa, e i tanti magistrati componenti delle Alte Corti italiane che nel tempo hanno confermato quel sistema, dovrebbero tutti sentire il dovere di partecipare a un grande rituale pubblico in cui offrire le proprie scuse al paese: come si usa in Giappone, simbolico quanto volete, ma necessario. Non avverrà, ma è un peccato. Non solo perché anche di simboli si nutre la vita pubblica. Soprattutto perché la qualità della scuola è decaduta – sia pure a macchia di leopardo, come si vede dai testi PISA e da quelli INVALSI – per effetto potente di quell’orrendo meccanismo.
La seconda riguarda il presente. E’ molto difficile, ce ne rendiamo conto, ma al ministero dovrebbero ora con urgenza tentare di escogitare un meccanismo giuridicamente credibile, che eviti sia l’affidamento d’insegnamenti a chi non è palesemente all’altezza, sia il proliferare di impugnative.
La terza riguarda il futuro. Mai più concorsoni per l’insegnamento fondati su graduatorie i cui titoli si accumulavano innanzitutto per anzianità. Mai più, per favore. Perché queste percentuali di respinti alle prove scritte sono un segnale di pericolo per il futuro dell’Italia molto ma molto più grave persino di qualche zerovirgola di PIL di deficit pubblico in più.
Non si può fare di tutta l’erba un fascio e parlare in termini così generici ed imprecisi: tra i bocciati al concorso vi sono anche i docenti abilitati TFA, 3 volte selezionati su fabbisogno e mai riconosciuti come tali da MIUR e attuale governo. La presidente del Coordinamento Nazionale TFA, prof.ssa Sara Piersantelli, è disponibile ad una intervista per ristabilire la verità in merito.
Egregio Giannino, sono uno di quei non ammessi che lei sta stigmatizzando, ho concorso per lettere. La seguo da anni e la ammiro per la coerenza e la lucidità, nel mio piccolo l’ho difesa sul web persino durante l’ “affaire” laurea sì, laurea no (la sua). Oggi mi sento deluso e ferito dalle sue parole che mostrano semplicemente un accodarsi alla vulgata di “gianantoniostelliana” memoria, senza un minimo di seria analisi. Il report di Tuttoscuola non ha mai detto che i non ammessi sono tutti degli ignoranti, bensì che sono drammaticamente troppi, punto. Quali le motivazioni? Certamente qualcuno non all’altezza c’è, anche se le selezioni per il Tirocinio Formativo Attivo che ha abilitato molti laureati, sono state difficili e stringenti. Bisogna però tenere in conto che le modalità del concorso non erano serie, erano schizofreniche! 18 minuti a risposta per quesiti che richiedevano ore se non giorni, come ha giustamente rilevato Ernesto Galli della Loggia sul Corriere. In queste condizioni ognuno ha fatto quel che poteva; c’è chi è stato ritenuto idoneo e chi no, ma non si capisce a tutt’oggi su quali basi e con quali criteri, vista l’amplissima discrezionalità che le griglie di valutazione del miur lasciavano ai commissari. Modalità di concorso, caro Giannino, che non hanno uguali in Europa, semplicemente perché metodologicamente assurde. Mi fermo per motivi di spazio e di tempo, ma da suo vecchio appassionato lettore e ascoltatore le dico che su, può fare di meglio.
Insultare gli insegnanti è molto di moda ultimamente, ormai annoia. Se volesse distinguersi dalla massa potrebbe iniziare ad informarsi su come si sta svolgendo questo “concorso” e magari imparare a distinguere i vari tipi di precari. Contatti la presidente del Coordinamento Nazionale TFA, Sara Piersantelli, le schiarirà le idee!
Non lo finisco neanche di leggere e chiedo agli autori di qiesto articolo di informarsi prima di scrivere stupidaggini totalmente inesatte come il discorso delle graduatorie. Saluti
Signor Giannino, sembra evidente che Lei non si è affatto documentato su come si è svolto questo concorso e sulla assoluta mancanza di organizzazione e di competenza da parte di chi lo ha organizzato. Credo che Lei debba documentarsi un po’meglio prima di scrivere articoli di questo tipo.
Io credo che il concorsone non sia assolutamente un corretto metro di giudizio. Ovvie le conseguenze.
Mi domando se la gente che commenta ha letto l’articolo?
Leggendo certi commenti non direi, più che interventi sul tema sembrano comunicati sindacali prestampati.