20
Mag
2009

Rcs, l’impennata sospetta

Oggi il titolo Rcs è schizzato verso l’alto con un più 46,4%, chiudendo a 1,14 euro. Tutti gli editoriali ne hanno beneficiato, ma a spingere il titolo è stato il deciso passaggio nel giudizio ad outperform di Mediobanca, che ha innalzato il target price da 0,93 a 1,65, mentre Intermonte faceva altrettanto ma più modestamente innalzando l’obiettivo a 1,30.
Il problema che intendo sottoporre non è affatto quello del sospetto conflitto d’interessi, visto che Mediobanca è azionista “importante”, diciamo così, della Rcs medesima. Prendo per buono che a piazzetta Cuccia sia impenetrabile, la muraglia cinese tra le funzioni di analisi finanziaria e gestione di portafoglio. Ma pur ammettendolo, la questione è un’altra.
Il drastico giudizio al rialzo – e conseguente impennata in Borsa – è stato motivato dall’ottima impressione di un piano di risparmi per 200 mio di euro, deliberato dagli azionisti a fronte delle perdite. Eppure, la notizia non era quella: era già nota. La notizia è invece che il nuovo direttore del Corriere della sera, De Bortoli, si è posto con la sua firma a scudo dell’organico redazionale contro gli azionisti, dichiarando per scritto che il loro piano con 90 esuberi è “irricevibile”. A che cosa hanno stappato, allora, gli analisti di Mediobanca e Intermonte e con loro il mercato: a un delicato minuetto? Credono davvero che il nuovo direttore non sapesse del piano, e che rischi ora la sua direzione respingendolo? Macché. Al Corriere lo sanno tutti quale sarà la vera cifra degli esuberi, alla quale si arriverà dopo una bella pantomima collettiva. Solo i prepensionandi che hanno già dichiarato la loro volontà di scivolo anticipato, con ricorso a denari del contribuente e nemmeno un esubero in più sennò il giornale non va in edicola.
Naturalmente, quando è il primo giornale d’Italia a comportarsi così – quello che doveva dare un’identità e un’anima alla borghesia italiana che ne sarebbe priva – risulta difficile prenderlo sul serio se scrive poi che sindacati e dipendenti Fiat dovrebbero dare una mano a Marchionne.

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3 Responses

  1. Alessio

    Egr. Sig. Oscar Giannino,

    facciamo fatica a prendere sul serio molte cose in Italia…eppure seriamente e con precisione accade sempre il peggio.

    frase del giorno :
    Il popolo italiano è sempre in buona fede.(Leo Longanesi)

    Distinti Saluti
    Alessio

  2. enrico

    Gentile dottor Giannino
    ho assistito l’altro giorno alla sua partecipazione alla trasmissione mattutina su La7.

    Mi ha colpito molto la polemica su quale sia il vero problema italiano l’evasione fiscale o l’inefficienza della politica e quindi della amministrazione pubblica, con lei vivacemente schierato per la seconda.

    Non crede che i due fenomeni siano invece legati?

    Che la classe politica tolleri l’evasione come compensazione per la propria inefficienza e viceversa che i ceti produttivi in teoria più interessati ad avere un amministrazione pubblica efficiente, tollerino la situazione attuale perchè compensati dalla possibilità di evadere le tasse?

    A me pare che ci sia un tacito accordo al ribasso, purtroppo a danno di chi le tasse le paga (non a caso con il potere di acquisto tra i più bassi dell OCSE) e della competitività dell’intero paese.

    Da questa situazione se ne esce solo con un accordo che veda parallelamente e progressivamente ridurre il peso della tassazione,l’evasione fiscale e l’inefficienza dello stato.

    Ne beneficeremmo tutti. Tranne il ceto politico-amministrativo corrotto ed inefficiente.

    Mi piacerebbe conoscere la sua opinione
    Grazie

  3. Oscar Giannino

    Personalmente non credo affatto che la politica , di qualunque colore, abbia atteggiamenti lassisti verso l’evasione. Chi è al governo vuole più entrate, sempre. Di Tremonti si dicono grandi sciocchezze, in proposito, alimentate da quei buontemponi della voce.info. Appena ha preso l’incarico, un anno fa, ha emanato disposizioni per concentrare la GdF su un raddoppio delle ispezioni in grande stile alle imprese, invece di perdersi in migliaia di controlli cartolari a campione… Il punto è che l’imposizione sulle persone giuridiche – in Italia apertamente in violazione dell’art 53 della Costituzione in quanto inversamente proporzionale a dimensione e finanziarizzazione del perimetro aziendale – esprime un compromesso d’interesse tra politica e grandi aziende e grandi banche, con la prima che si è ingraziata le seconde riservando aliquote reali anche di 35 punti più elevate al 99% delle aziende, le “piccole”, quelle che hanno meno voce in capitolo quanto a controllo dei media e peso di rappresentanza nell’agone pubblico. E’ questo compromesso, che il centrodestra si rivela assai incerto nell’attaccare e smantellare, al di là delle mille chiacchiere sul popolo delle partite Iva… del resto GT ha costruito i suoi successi professionali lavorando per grandi imprese e banche, mai per le piccole….

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