Quote rosa europee per le donne americane
Lo abbiamo già sostenuto: le quote rosa in ambito privato sono una violazione della libertà di iniziativa economica, un’alterazione ingiustificata delle scelte imprenditoriali e un sacrificio della libertà di iniziativa economica che ha tutte le caratteristiche di una violazione della nostra Costituzione e dei principi europei in materia di libertà economiche.
Per quanto si possano comprendere e condividere le preoccupazioni relative alla scarsa presenza femminile nei luoghi strategici di lavoro e dell’economia, per quanto si possano conoscere – anche direttamente – le difficoltà di una donna ad essere riconosciuta come valida e credibile nel contesto professionale, restano troppo deboli le motivazioni per introdurre coercitivamente misure di “riequilibrio” di genere. Piuttosto, resta una ferma, per quanto opinabile, convinzione secondo cui le quote per legge in primo luogo non sono assicurazione di accesso per le donne più meritevoli e capaci, in secondo luogo rischiano di ribaltarsi contro di esse, ghettizzandole nelle scelte decisionali proprio in quanto soggetti forzatamente scelti, in terzo luogo non garantiscono lo svolgimento di funzioni decisionali ai vertici delle società e, infine, nel lungo periodo comportano un determinismo giuridico tale da escogitare quote per ogni sorta di rappresentanza.
Un’opinione così radicalmente contraria alle quote rosa certo non è di moda, in tempi in cui la Commissione europea, grazie all’impegno attivissimo in questo campo del commissario alla giustizia Viviane Reding, sta elaborando una direttiva che impone alle grandi società di riservare una quota del 40% del consiglio di amministrazione alle donne, e in cui alcuni Stati membri, tra cui l’Italia con la recente legge Golfo-Mosca, hanno anticipato le intenzioni di Bruxelles. Vedremo come si concluderà l’iniziativa europea, già ostacolata dalla lettera inviata da alcuni Stati membri alla Commissione nella quale lamentano una violazione del principio di sussidiarietà.
Nel frattempo, un dato sembra certo: come ha scritto Joann S. Lublin nelle pagine del WSJ , uno dei primi effetti di questa sensibilità politica e, quindi, legislativa, per le quote rosa nei board delle società europee è stato sì quello di aumentare, già da ora, la presenza femminile, ma pescando dalla realtà manageriale americana. Nell’articolo, l’autrice cita una ricerca da cui risulta che, in 12 nazioni europee, su 136 donne che ricoprono incarichi di direzione ben 96 sono americane, e racconta gli esempi di alcune grandi società che, cavalcando l’onda rosa, hanno preferito rivolgersi a figure professionali oltreoceano, sia – a quanto pare – per una questione di competenza e esperienza lavorativa sia al fine di aprire un collegamento con i mercati americani.
Quali che siano i motivi, resta legittimo chiedersi se i nostri legislatori avessero pensato a questo effetto secondario. Se, infatti, lo scopo di un intervento “shock” – come lo hanno definito le prime firmatarie della legge italiana Alessia Mosca e Lella Golfo – era quello di svegliare la nostra opinione pubblica da un torpore maschilista e di incoraggiare quindi le donne ad assumere i ruoli che possono di certo ricoprire, è lecito supporre che si immaginasse che, a beneficiare di questo intervento coercitivo, fossero le “nostre” donne. Da nessuna parte sta scritto, certo, né vi è nulla di male a prendere in prestito menti femminili di altri continenti, ma se l’intenzione dei legislatori europei era quella di insegnare alla nostra civiltà a guardare con occhi diversi le donne che, in quella medesima civiltà, soffrono una condizione di difficoltà professionale, è scontato immaginare che l’intervento avesse per obiettivo quello di dare una mano alle nostre concittadine, favorendo il loro inserimento nella nostra vita economica e sociale.
Che le azioni umane sortiscano effetti ulteriori e inintenzionali rispetto a quelli che possiamo prevedere è un dato del tutto ovvio e anzi benefico, che stimola la crescita e lo sviluppo umano, spesso frutto di casualità e armoniosi disordini. Quando, invece, sono le azioni di governo a sortire effetti inattesi rispetto a quelli per i quali sono state compiute quelle azioni che, giova ricordarlo, sono sempre coercitive, siamo di fronte alla conferma del fallimento di chi pretende di conoscere tutte le variabili dell’interazione umana e di poterle quindi manovrare.
Le quote rosa sono una stupidaggine, primo perchè la loro applicazione di per sè metterebbe il sigillo sul fatto che le donne sono discriminate.
In secondo luogo come giustamente l’articolo accenna, mettere le quote rose significa togliere “posti” a persone maschi/femmine più meritevoli e capaci. A mio giudizio è solo una moda delle tante lanciate per buttare fumo negli occhi, ma che comporta a mio giudizio, qualche danno
L’idea delle “quote rosa” è pericolosissima in quanto tende a sostituire il principio della meritocrazia con quello dell’appartenenza ad un gruppo sociale. Si tratta di un principio di cooptazione in perfetto stile corporativo e spartitorio. A maggior ragione quando sono le imprese private a dover subire un’imposizione esterna.
E’ vero che oggi metà delle intelligenze potenziali dell’umanità sono sottoutilizzate. Questo è il nodo centrale della questione. Anziché favorire le donne nella vita pratica affinché possano meglio affermare le loro capacità (la questione reale che non si vuole affrontare) si vuole imporre una logica corporativa spacciandola per emancipazione. Personalmente diffido sempre delle cortine fumogene innalzate dalla demagogia; quella delle quote rosa è una cortina fumogena quanto mai alta e densa.
mi pare gia’ interessante che siano uomini a sconsigliare le quote rosa nelle imprese alle interessate, ovviamente per il loro bene. Credo che nessuna si illuda che questo sia risolutivo per colmare il gap di genere nei posti di potere (qualsiasi esso sia) . Sappiamo tutte che non funzionera’ (leggere Ida Magli, please) ma resta una buona provocazione ed io credo che il sasso vada gettato nello stagno.
sono d’accordo con le quote rosa solo se si fanno anche le quote brutte, quelle grasse, quelle con eccessi di trasirasprazione ed, infine, anche le quote sceme e quelle sfigate.
Oltre alle quote rosa, che ribadisco essere involontariamente comiche, l’altra cosa ridicola e’, a mio modo di vedere, il criterio di moderazione di questo blog, che in altri post lascia passare affermazioni truculente di ogni genere (rivoluzione, sparare, cretino di qui, ladro di la, schifosi di su, parassiti di giu’…. E chi piu’ne ha piu’ne metta) e qui blocca post per … Boh!
@Giordano
Quale post la moderazione avrebbe bloccato?
@ Bellatrix: ma sì, riempiamolo di sassi lo stagno, anche se ci dobbiamo far aiutare da quei doppi infidi di uomini (anzi, maschietti maschilisti, checchè) che, si sa, anche quando ragionano sono guidati da bieche ottiche di squallido potere ! Se poi si chiamano Serena Sileoni, sono i maschietti peggiori: sembrano donne ! Anzi mettiamo dei bei macigni nello stagno: ad esempio considerando che le donne sono contemporaneamente sottopagate e sottoimpiegate: che bello, una risorsa poco cara epperò poco richiesta ! Sarà un problema di poca concorrenzialità del sistema ? Ma noi lo guariamo con una bella legge e con 1000 decreti attuativi. Sì, il sistema, quella cosa cattiva che fa andare le donne in pensione più giovani, cioè quando hanno fatto meno versamenti pensionistici, essi hanno prodotto meno montante perchè usati per meno tempo, e danno diritto alla stessa pensione dei maschi, in compenso goduta per più tempo perchè esse campano di più; il sistema, che se sei 24enne, magari immigrata vedova di un bel pensionato, ti paghiamo una reversibilità principesca per circa 60 anni, il sistema, quella cosa per cui, se sei una sega, ma incinta, mi ti devo tenere, o, se sei puerpera, non ti posso licenziare anche se al tuo posto metto un soggetto da dover addestrare ex novo, tanto paga l’ INPS; per cui se ti separi, tuo marito lo massacro di assegno mensile, tanto si dorme tanto bene in macchina e si mangia a 3 forchette alla Caritas !
Ovvero: finchè le donne non guarderanno TUTTA la realtà e si apllicheranno per diminuire le vessazioni a loro danno ED a loro favore, nulla cambierà per loro, e si continuerà tranquillamente a chiedere alla stuprata le dimensioni del corpo del reato.
a me le quote rosa infastidiscono. se tutelano le donne, allora dovrebbero tutelare anche gli altri gruppi ritenuti “discriminati”: immigrati, musulmani, neri, omosessuali e via dicendo. stabiliamo delle quote anche per loro con buona pace della libertà di scegliersi i propri manager/lavoratori. in europa si sta creando una mentalità secondo la quale l’apparenza e il politicamente corretto sono ben più importanti dell’utilità. è forse un caso che l’europa sia ormai in declino mentre i cattivissimi e maschilisti (si colga l’ironia) asiatici, ma anche gli americani, ci hanno già superati e ora ci fanno mangiare la polvere?
ma a noi cosa importa? domani i governi decideranno qualche altra cosa politicamente corretta che noi tutti accetteremo, da bravi bambini quali siamo.
Mi sono sbagliato. Era quello sopra che non ho visto comparire per un giorno…. Chissa’ perche’….. Misteri della rete…….. Faccio ammenda. @Serena Sileoni
@Serena Sileoni
Resta, peraltro, da capire di che si parla. Da un lato spataffiate di studi sociologici sulla difficoltà nella quale si troverebbe il maschio italico, privato del suo ruolo in quanto autorevolezza, potere, missione storica, figura genitoriale e, financo, capacità amatorie. E dall’altro questa (suppasta) specre maschilista volta a tenere fuori le donne dalle stanze dei bottoni. A parte che nelle stanze dei bottoni, di rinfete o di ranfete, ci sono sempre state, vorrei capire qual’è il quadro più veritiero. Per me il primo….. quasi quasi sarebbe da chiedere le quote azzurre…..
ancora una volta la antipolitica (intesa come cattiva politica) ha colpito!
la casta ha emanato una legge, che se anche mai avesse un senso (e non l’ha) non viene applicata ai parlamentari, ai consigliori (non è un refuso) regionali, provinciali e comunali.
Hanno, come al solito, disciplinato il resto del mondo senza curarsi di dare il buon esempio. concetto questo tanto semplice quanto esplosivo per certa gente.
E’ il momento di fare qualcosa di concreto di fronte a questo Stato ladro!.
Questa pagina vuole riunire tutti i libertari per fare delle azioni che smuovano le coscienze degli individui:
http://www.facebook.com/pages/John-Galt/534498729899529?ref=hl
Who is John Galt?
Le quote rosa? Il miglior giudizio lo darebbe l’inimitabile rag.Fantozzi: una ca.gata pazzesca.
Ma per quanto gigantesca, è purtroppo solo l’ultima di una serie di nefandezze politico-ideologiche che si sono insinuate e quasi affermate nelle moderne società occidentali. Naturalmente l’Europa e l’Italia si distinguono nella corsa al peggio.
Ma perfino negli USA da molti anni si blatera di provvedimenti di “affirmative action”, ad esempio proponendo leggi che “discriminino in positivo” quelle minoranze che, come i negri, storicamente furono assai discriminate e che oggi si vorrebbe “far recuperare” i ritardi del passato (???).
Se è indubbio che il sonno della ragione genera mostri, è altrettanto evidente che l’azione dei governi e dei parlamenti fa anche di molto peggio; di fronte a questi ORRORI IDEOLOGICI la tentazione dell’anarchia tende davvero a dilagare, con gran soddisfazione del buon Tizzi suppongo.
l’ho già scritto come commento ad un altro articolo. Scusate se mi ripeto.
Le quote rosa noooooo!!! Sono un insulto all’intelligenza!