Quando la politica procura strani compagni di letto: il caso del taglia-incentivi
Ricevo da una persona che segue molto da vicino il dibattito parlamentare sui temi energetici e, per ragioni professionali, non può esporsi col suo nome proprio. Credo però che queste riflessioni siano assai utili a capire le bizzarrie del momento, e del paese, in cui viviamo. (cs)
La semplice notizia di un emendamento taglia-incentivi al Cip6 e alle rinnovabili (appena ritirato) è bastata a far divampare un nuovo incendio in Confindustria. L’allarme lo han lanciato martedì i produttori di energia da fonti alternative e gli ambientalisti. A stretto giro sono seguite le voci preoccupate di viale dell’Astronimia e dei grandi produttori elettrici. Nel frattempo il ministro Calderoli, sospettato di sponsorizzare la proposta per conto di Antonio Costato (bestia nera degli energetici in Confindustria) denuncia adirittura di aver subito minacce di morte.
Chiunque abbia veramente scritto l’emendamento, però, non si è reso conto di un effetto boomerang, che era dietro l’angolo. E che puntualmente è scattato.
Mettere insieme cose diverse, come ha fatto l’incauto estensore della norma fantasma, lo ha indotto nell’errore peggiore per un aspirante giustiziere di incentivi-vergogna. Grazie a lui, infatti, per la prima volta nella storia del Cip6 l’intero fronte delle fonti rinnovabili si è levato compatto in difesa della più vituperata (almeno fino a ieri) delle fonti incentivate: la produzione di elettricità dagli scarti di raffineria.
Difficile capire se Anev (eolici), Aper (rinnovabili), Assosolare (fotovoltaico) ma anche ambientalisti della prima ora come Greenpeace e Legambiente se ne siano avveduti. A chiedergli in queste ore se la cosa gli procuri imbarazzo tendono a cambiare discorso.
Intanto però, nel cercare di affossare le rendite principesche (e garantite per legge) di petrolieri e cogeneratori vari, il misterioso vendicatore gli ha schierato involontariamete a difesa il più puro degli eserciti. Di certo nessuno spin doctor o ufficio stampa avrebbe saputo fare meglio.
Invece qualche sana distinzione andrebbe fatta. Un conto sono gli incentivi alle rinnovabili e i Certificati Verdi. E’ vero che lo stesso presidente dell’Autorità per l’energia Ortis ha più volte denunciato che costano troppo. E le cifre in effetti fanno abbastanza paura – a regime si parla di 7 miliardi l’anno con i meccanismi di incentivazione vigenti, almeno se si vogliono raggiungere gli obiettivi europei al 2020.
Tutta un’altra cosa, però, sono gli incentivi Cip6 alle assimilate, che hanno la macchia di essere un meccanismo nato già discutibile e divenuto alla fine un’incomprensibile (a parte per i beneficiari e i loro creditori, s’intende) rendita di posizione – per di più blindata da una legge dello Stato.
In questo senso il percorso indicato dalla Legge Sviluppo 99/09, oggi presentato come soluzione “equilibrata” su cui si abbatte alla cieca la scure del barbaro Costato, non è detto che sia ottimale.
In pratica si tratta di una liquidazione subito, per chi la vuole. Dietro la porta, intanto, già aspetta un nuovo sistema di incentivi, che è tutto da vedere se sarà migliore o peggiore del primo. Il rischio di un nuovo Cip6 è sempre dietro l’angolo.
Lex Willer
I lupi possono anche cambiare il pelo ma difficilmente perdono il vizio o, meglio, l’appetito…
ma possibile che quando abbiamo un governo disponibile ad ascoltare, proporre e promulgare, mancano invece idee coerenti, complete e approfondite? Dopo i disastri del pay as bid, della gas release 2009 e di quest’ultimo aborto, i politici continueranno ad ascoltare o ci manderanno a quel paese alla prossima richiesta di politica energetica??? …politica energetica… vado su wiki a rivedere la definizione…
Quando si tratta di incentivi e quattrini, ambientalisti e petrolieri trovano sempre un accordo per la spartizione delle spoglie dei contribuenti. E nessuna politica prova neppure a pensdare ad alcuna alternativa decente.