Qualcuno ha visto il risanamento dei conti pubblici?
Il fabbisogno è un numero o un’opinione? Gli studenti del mio corso di Finanza Pubblica credono, correttamente, che il fabbisogno sia un numero. Esso rappresenta l’eccedenza dei pagamenti sugli incassi di un determinato periodo di tempo che richiede di essere finanziata tramite il ricorso a nuovi prestiti. Una volta definito il periodo temporale, l’aggregato di organizzazioni pubbliche a cui ci riferiamo (settore statale o intera PA) e precisato se il dato include o meno componenti straordinarie (quali proventi da dismissioni, finanziamenti bilaterali ad altri stati, contributi a meccanismi europei quali l’EFSF e salvataggi bancari) il numero relativo al fabbisogno dovrebbe essere uno solo. Invece nel caso dell’Italia sono sempre due:
- Quello comunicato ogni inizio mese del MEF e relativo al mese appena terminato (oltre che al dato cumulato dall’inizio dell’anno);
- Quello pubblicato attorno alla metà di ogni mese dalla Banca d’Italia e riferito al penultimo mese trascorso (oltre che al dato cumulato dall’inizio dell’anno e a quello degli ultimi 12 mesi).
Purtroppo non solo i numeri sono sempre due ma essi risultano recentemente anche piuttosto differenti nei livelli e nelle tendenze. A quale fare affidamento? Il MEF precisa che quelli del suo comunicato stampa mensile sono dati provvisori. Anche i dati della Banca d’Italia relativi ai mesi più recenti riportati in ogni pubblicazione mensile sono sempre provvisori (e infatti vengono indicati in parentesi), tuttavia meno provvisori di quelli del MEF. Possibile che a distanza di poco più di un mese risultino anche così differenti?
Vediamo in dettaglio. Il Comunicato stampa del MEF del 2 gennaio così recita:
Il fabbisogno annuo del settore statale del 2012 registra un miglioramento significativo rispetto all’anno precedente. Il fabbisogno del 2012 ammonta – con i dati provvisori al 31/12/2012 – a circa 48,5 miliardi, 15,2 miliardi in meno rispetto all’anno precedente che aveva chiuso con un fabbisogno annuo di circa 63,8 miliardi.
Notizia buona, indubbiamente, ma non tale da giustificare il titolone a tutta pagina che vi ha dedicato Repubblica in apertura della sezione economica: “L’IMU fa crollare il fabbisogno 2012″. Infatti 15,2 miliardi di miglioramento sono molto molto meno dei 49 miliardi di effetti sul 2012 previsti dalla tre manovre di Tremonti e Monti del secondo semestre 2011. A essere precisi sono il 70% meno. E i 34 miliardi mancanti? Persi nella recessione, ovviamente.
Ma andiamo a ritroso con i Comunicati stampa del MEF. Quello del 3 dicembre così recitava:
Nei primi undici mesi del 2012 si è realizzato complessivamente un fabbisogno di 62,9 miliardi a fronte di un fabbisogno del 2011 di 69,4 miliardi.
Nei primi dieci mesi del 2012 si è realizzato complessivamente un fabbisogno di 58,5 miliardi a fronte di un fabbisogno del 2011 di 60,9 miliardi.
Dalla lettura congiunta dei tre comunicati si evince che il miglioramento del fabbisogno dell’intero anno 2012, pari a 15,2 miliardi si è prevalentemente verificato nel mese di dicembre, dato che da gennaio a novembre risultava solo di 6,5 miliardi e da gennaio a ottobre di 2,5 miliardi. Sin qui i dati del MEF che è tuttavia opportuno incrociare con quelli di Banca d’Italia, disponibili per ora sino al mese di ottobre. Purtroppo i dati di Banca d’Italia raccontano sulla stessa grandezza di finanza pubblica una storia profondamente diversa, descritta dal grafico seguente, tratto direttamente dalla pubblicazione della BI.
Secondo la Banca d’Italia il fabbisogno della PA tra gennaio e ottobre 2012 è stato di 74 miliardi di euro, valore più elevato, nonostante le tre manovre di finanza pubblica del 2011, rispetto all’anno precedente e anche rispetto al 2010. 74 miliardi sono un po’ di più dei 58,5 dichiarati dal MEF per lo stesso periodo. Non sarebbe opportuno che il MEF spiegasse all’opinione pubblica (ai contribuenti che hanno pagato così tante tasse in più) le ragioni della discrepanza?
Per cercare di chiarire le idee al lettore (e a chi scrive) conviene andare direttamente ad analizzare la crescita nello stock del debito pubblico (dato che l’effetto principale del fabbisogno è proprio la crescita del debito). Utilizziamo allo scopo un altro grafico tratto dalla pubblicazione della BI.
Come si può vedere il debito, che ha sfondato in ottobre il muro dei 2000 miliardi, manifesta una tendenza alla crescita ben più marcata rispetto allo scorso anno: tra ottobre 2011 e ottobre 2012 è aumentato di ben 99 miliardi (da 1916 a 2015); tra ottobre 2010 e ottobre 2011 era invece cresciuto solo di 45 miliardi (da 1871 a 1916). A cosa è dovuta questa crescita più che doppia rispetto all’anno precedente?
- I prestiti agli altri stati, bilaterali o via EFSF, sono cresciuti di 19 miliardi (passando da 11 a 30 mld.);
- I depositi presso la Banca d’Italia e gli impieghi della liquidità sono aumentati di 15 miliardi (da 38 a 53);
- I depositi presso altre istituzioni finanziarie residenti al netto degli impieghi della liquidità sono diminuiti di 9 miliardi (da 37 a 28 mld.)
La somma algebrica delle tre voci precedenti è pari a 25 miliardi. Essi rappresentano aumenti di crediti della PA che sono stati finanziati con aumento del debito pubblico. Al netto di tale componente il debito pubblico risulta tuttavia cresciuto in un anno di 74 miliardi di euro e la causa è semplicemente l’eccesso di pagamenti per finanziare le spese della PA rispetto agli incassi della medesima.
Qualcuno, a parte il governo e la quasi totalità dei giornali, ha visto il risanamento dei conti pubblici?
Dott. Arrigo, può aggiungere 4 numeri :
1) interessi 2012 vs interessi 2011 (x fortuna scadono solo 350 mld anno) ?
2) emersione debiti nascosti da Eurostat di anni precedenti (e magari quali anni)
3) costo swap estinto con le banche d’affari americane (credo 3 mld)
4) costo terremoti/alluvioni (credo 2 mld)
grazie e cordialità
5) Monte Paschi 3 mld
Non ho capito bene la domanda: si aprla di VERI conti pubblici o di ciò che sempre sparisce per andare a finire ai politicanti? Tanto la differenza non c’è… andate a evdere da soli. Ogni politico che ha un’azienda, stranamente ha incassato anche di più, ma l’Italia è sempre in negativo. Come dirli allora “pubblici”? I soldi per i terremotati ci sarebbero sempre e da subito perché la gente aiuta, ma se di mezzo ci metti le banche ecco che avviene l’illecito e neppure sono sanzionate, perché tanto là dentro è tutta associazione a delinquere!
Le banche vannop nazionalizzate e subito se si vuole veramente che certa delinquenza in guanti sparisca!
Altro che conti pubblici…
Conti di cassa, conti di competenza, lo storico disallineamento statistico tra Bankitalia e Mef… Dopo l’approvazione della legge rinforzata sul pareggio di bilancio servirebbe uniformità e massima trasparenza. È stata una battaglia storica (perduta) del nostro giornale, dovrebbe diventare un impegno dei primi 100 giorni del prossimo governo.
Buongiorno Arrigo,
non mi torna una cosa: dal debito pubblico non andrebbero detratti i crediti pubblici?
Mi riferisco ai prestiti ad altri stati, in particolare. Il debito pubblico non dovrebbe essere netto?
@Vulka
1) Mi consenta, nazionalizzare le banche è “il modo migliore per peggiorare la situazione”. Già oggi che le banche sono ormai coinvolte in un abbraccio mortale con lo Stato per via del finanziamento del debito pubblico le cose vanno da schifo. Non dobbiamo meravigliarci che ci sia una connivenza che definirei eufemisticamente impropria fra Stato e Banche e che manchino i soldi per le imprese: lo Stato è il primo cliente delle Banche e, viceversa, lo Stato non può fare a meno delle Banche proprio perché indebitato. Si figuri quando le banche torneranno all’IRI e gli amministratori saranno imposti dalla politica. Sì, si può andar peggio se al Profumo o al Bazoli di turno ci mette un Lusi o un Belsito.
2) I soldi per i terremotati. Ci sarebbe da aprire una grande discussione sulla PREVENZIONE perché ci si dimentica di parlare di impatto delle cosiddette catastrofi naturali sul PIL. Mentre la ricostruzione e la gestione dei profughi sono un ricco business per certe lobby, il costo più serio per la nazione sono rappresentati dal mancato contributo al PIL delle aree colpite e dall’uscita dal mercato di molte delle imprese locali. Infatti in un sistema di filiera industriale che varca i confini nazionali l’interruzione delle produzione significa la morte per le imprese implicate nelle forniture. Purtroppo in Italia la “gestione del territorio” è regolata da una miriade di leggi insulse e da discrezionalità legate alla politica locale anziché dalla realtà geologica per i vincoli da rispettare e dal mercato per quello che deve essere costruito. Quando c’è da concedere concessioni edilizie i partiti si azzannano. Quando c’è da ricostruire i partiti si azzannano ancor di più per offrire alle attività economiche ed alla gente delle “non soluzioni” che fanno arrivare in tasca agli “amici” tanti soldoni pubblici. E Pantalone paga!
si può anche continuare a far finta di non vedere che non c’è alcun miglioramento dei conti pubblici, come fanno giornaloni e tv, ma tra poco la festa finirà comunque, con la enorme deindustrializzazione e fuga di capitali che sta avvenendo in italia non ci vorrà molto perchè non ci siano più soldi per nulla, e non so per quanto tempo ancora la BCE potrà prestare soldi alle banche italiane perchè queste comprino BOT dal governo, prima o poi anche questo giochino finisce o porta comunque alla completa sfiducia da parte di TUTTI in una possibile inversione di tendenza con miglioramento reale dei conti pubblici italiani
@Piero from Genova
Preg.mo Piero, rispondo brevemente sui diverse punti: su 1) e dettaglio su spese e entrate conviene attendere il 9 gennaio (quando Istat pubblicherà i conti della PA di competenza al III trim. 2012 sui quali non mi aspetto nulla di buono) mentre sui dati di cassa che ho commentato non è disponibile disaggregazione (e quindi non sappiamo se e come si siano manifestati gli effetti indicati ai punti 3) e 4). Il 5) è invece contabilizzato tra i crediti verso le altre istituzioni finanziarie (influisce sul fabbisogno e sul debito lordo). Per il 2) la correzione Eurostat più recente sul debito (del 31.7.12) è stata la seguente (in mld. di euro):
1997 +0,7
98 +1,0
99 +1,1
2000 +1,3
01 +1,9
02 + 2,7
03 +3,2
04 +3,7
05 +4,1
06 +3,7
07 +3,0
08 +5,3
09 +6,3
2010 +7,8
11 +8,5
per un totale di 54,4 miliardi.
@Davide Colombo
Preg. mo Colombo, è come se un aereo avesse indicatori divergenti di rotta, posizione, velocità. Come si potrebbe governare? In un’ottica di trasparenza, dato che si usano soldi dei cittadini, la RGS dovrebbe mettere on line su un sito pubblico tutti i pagamenti e gli incassi. Credo che solo in questo modo anche i ministri e i parlamentari avrebbero una piena cognizione di quanto avviene.
@Marco Tizzi
Caro Tizzi, purtroppo il debito è quantificato al lordo dei crediti finanziari e non include i debiti commerciali della PA verso i suoi fornitori. Solo quando il Tesoro emette titoli per pagare le fatture il debito misurato aumenta e questo è un robusto incentivo a dilazionare i pagamenti della PA in maniera insopportabile per le imprese. Al 31.10.12 a fronte di 2014 mld. di debito lordo vi erano complessivi 111 mld. di prestiti/depositi per cui il debito netto è quantificabile in 1903 mld. Poi però dovremmo quantificare i pagamenti dovuti dalla PA ai fornitori. Si stima tra i 70 e i 100 mld.
@Ugo Arrigo
Quindi il totale comunque torna.
Ma resta il fatto che questa “contabilità” nazionale di contabile abbia proprio poco: ognuno ci mette le partite che vuole e che gli tornan comodo (in questo i tedeschi son maestri).
Resta il fatto che parliamo di numeri ormai strabilianti, che sono solo il segno della completa falsità del concetto stesso di moneta come oggi lo conosciamo.
Nulla è stato risanato perché nulla è risanabile: gli Stati non funzionano, caro Arrigo, né qui né altrove. Non sono risanabili ne riformabili.
Facciamocene una ragione.
Sarebbero superabili, questo sì, se ci fosse volontà. Ma non c’è, perché alla fine gli Europei son campioni di lamentela, ma vogliono sempre che ci sia qualcuno che si occupa di loro.
La ringrazio per le sue sempre attente risposte, è uno dei pochi.
Nazionalizzare (temporaneamente) le banche permetterebbe anche allo Stato di entrare in possesso, pagando circa 150 miliardi di euro, di 350 miliardi di debito pubblico … che potrebbe essere alienato o almeno “ristrutturato” dimezzandone almeno l’onere annuo sullo Stato (ora circa 18 miliardi di euro l’anno)
Sei mesi dopo, le banche vengono riconsegnate ai precedenti proprietari con uno sconto del 20-30% (30-50 miliardi di euro) lasciando ai vecchi – neo proprietari l’opzione di reinvestire questi soldi ricapitalizzando le banche stesse o di lasciare che queste si rifinanzino dalla BCE all’1% annuo.
Does it make sense ??
Perchè comuni ed enti pubblici, impossibilitati dal patto di stabilità a pagare i propri fornitori, non possono almeno finanziarli per un importo pressoché equivalente ?
Perchè io cittadino italiano devo accettare che il mio Paese si indebiti e mi metta nuove tasse per finanziare enti (BCE) o fondi (EFSF) che usano questi miei contributi per finanziare a fondo perduto o quasi le banche ?
Con che criterio lo Stato pretende da me dei soldi che consegna indirettamente alle Banche ?!?
Che senso ha parlare di ridistribuzione del reddito se lo Stato opera nascostamente proprio nel verso opposto ?
@Stefano
Premesso che in Europa, ma soprattutto in Italia, definire le banche “private” ha davvero poco senso, ho molti dubbi che le banche potrebbero restare in vita con un default dei titoli di Stato, per quanto parziale.
E a quel punto che bisogno c’è di “nazionalizzarle”?
E com’è possibile che lo Stato possa spendere 150 per comprare una banca che ha, solo in titoli di Stato, attivi per 350?
Mi pare ovvio che se una banca ha dei titoli di Stato in pancia per comprarsela servono molti più soldi, altrimenti l’avrebbero già comprata dei privati, non crede?
Certo, si può espropriare. Ma a parte le valutazioni etiche e il fatto che non ce lo farebbero mai fare, si tratta comunque di un modo per monetizzare il debito.
Allora usciamo dall’Euro e monetizziamo. Oppure introduciamo una moneta parallela, ridenominiamo il debito e monetizziamo.
Il debito è un numero in un computer, se si vuol cancellare non è che non si possa.
Perché si è preteso l’anticipo dell’IMU (tra l’altro applicando illegalmente già dal 2012 l’aliquota deliberata dai Comuni nel 2012 stesso, in violazione dell’art.3 della legge 212/2000 Statuto del Contribuente) se la intera cifra ricavata da tale imposta viene usata per finanziare altri Stati o l’EFSF ??
Perché qualcuno non lo dice ai TG o a Porta a Porta ?
….ma per favore, non lo fate dire a Berlusconi: c’è la assoluta certezza che venga automaticamente considerata una “falsità” ….e chi è colpa del suo mal…
@Marco Tizzi
….temo che i dati siano veri: le banche italiane capitalizzano circa 150 miliardi di euro in borsa e detengono circa il 20% del nostro debito pubblico …per quanto la situazione possa sembrare assurda
@Stefano
Il fatto che adesso capitalizzino 150 miliardi non significa che te le puoi comprare con 150 miliardi 🙂
Per comprare ci vuol qualcuno che vende e a questi prezzi nessuno ti vende tutto il sistema bancario italiano.
A meno di espropriare, ovviamente.
Comunque per rispondere ad un po’ delle tue domande retoriche: lo Stato è sempre stato e sempre sarà un gruppo di persone che ruba, imponendo con le armi, il frutto del lavoro di altre persone.
Per quanto tempo possa passare, sempre quello è e non può cambiare, perché la rapina a mano armata è il suo fondamento.
@Stefano
Se ho capito bene, la tua reverse repo ad un prezzo piu’ basso da parte dello Stato Italiano (con in mezzo il write down del debito) e’ per gli azionisti a tutti gli effetti peggio di una vendita e basta ….. Anche perche’ gli azionisti, dopo il write-down, si ribeccherebbero un qualcosa che vale molto di meno del delta prezzo, 50M, pagato dallo Stato…
Ci sono probabilmente almeno un paio di motivi per cui le banche Italiane hanno un MV inferiore al valore di libro dei titoli di Stato in portafoglio: la redditivita’ negativa ed una forte svalutazione implicita del portafoglio crediti (grazie IMU e crediti allegrissimi a municipalizzate e palazzinari).
Tanto vale che le Banche vengano nazionalizzate definitivamente per 150M (gli azionisti possono consolarsi con qualcosa…). Tanto, come dice Marco, Stato e Banche da noi sono ormai la stessa cosa.
Ottimo articolo e agghiaccianate.
La realta’ virtuale che ci propinano giornalmente e’ ancora peggio di cosa pensassi.
E’ sicuro che domani mattina trovera’ ancora una cattedra da cui insegnare ?
@Piero from Genova
Salve Piero,
riguardo al terremoto, a fronte di quanto percepito effettivamente dagli emiliani vittime del terremoto, è stata messa una gabella extra sulla benzina. Si sa a quanto ammonta quel gettito? Inoltre Monti ha dichiarato che basta aiuti all’Emilia. Ma quella gabella risulta ancora.
Grazie per ulteriori info
Saluti
Barbara
ps al MPS mi sembra fossero 4 miliardi
L’altra sera sulla 7 ho visto una trasmissione interessante sui . Un intervento mi ha colpito : l’ex sindacalista Cazzola ha detto due cifre molto significative che sono state accolte nel silenzio generale degli altri partecipanti Landini in testa: l’Europa con l’8% della popolazione mondiale spende il 52% del welfare mondiale . E’ chiaro anche a un cretino che tale situazione non è sostenibile . Ma fino a quando i politici non lo spiegheranno chiaramente ai sudditi comportandosi di conseguenza le cose continueranno a peggiorare e i conti pubblici saranno sempre uno schifo . Anche questa campagna elettorale è all’insegna di chi promette benessere maggiore per prendere i voti , se i sudditi cretini continueranno a crederci il disastro sarà sempre più vicino : BCE, Draghi , o FMI.non potranno farci nulla.
@Marco Tizzi
Secondo me la definizione corretta di cosa sia davvero lo stato l’ha data Frèdèric Bastiat circa un secolo e mezzo fà (quando il potere e le dimensioni dell’apparato statale erano una frazione di quelle odierne): “Lo stato è quella granda finzione attraverso la quale tutti cercano di vivere sulle spalle degli altri”.
@Massimo74
La cosa grave è che moltissimi ci riescono ed è sempre crescente – sopratutto tra i giovani e i meridionali in genere – l’aspirazione a diventarlo .