10
Apr
2025

Punto e a capo n. 64

5 news di tecnologia – rubrica di Claudia Giulia Ferrauto

Dazi di Trump: un’arma contro le regole UE sulle Big Tech

Tra i possibili obiettivi strategici dei dazi imposti da Trump, introdotti e poi temporaneamente sospesi il 9 aprile 2025, potrebbe esservi quello di costringere la Commissione Europea a fare marcia indietro su regolamenti e multe alle Big Tech. Secondo questa visione, le tariffe non sarebbero solo una misura protezionistica per tutelare l’economia USA, ma rappresenterebbero altresì un’arma tattica per rinegoziare i rapporti economici globali. L’idea è piegare l’UE, che con le sue norme stringenti (es. GDPR e Digital Markets Act) limita il potere di colossi come Google e Amazon, a favore di una globalizzazione controllata dagli Stati Uniti. Questo approccio, emerso nel dibattito pubblico, suggerisce che Trump voglia usare i dazi come leva per indebolire il “baluardo” europeo di regole digitali, ritenute un ostacolo alla tecnocrazia americana. A dirlo è Sabino Cassese, giurista di fama, in un’analisi acuta su Tagadà, condotto da Tiziana Panella su La7 il 4 aprile 2025.

L’articolo si legge QUI

Numeri di Meloni e Mattarella online: allarme o bufala?

Un informatico, Andrea Mavilla, ha scatenato il panico il 17 marzo 2025 su LinkedIn, denunciando un presunto “furto” di numeri di telefono di figure istituzionali come Mattarella e Meloni, paventando una falla di sicurezza nazionale. La notizia, ripresa da Il Fatto Quotidiano il 7 aprile, ha fatto scalpore, ma esperti come Marco Camisani Calzolari e DDay.it hanno smentito: non si tratta di un attacco hacker, ma di dati raccolti legalmente da piattaforme di lead generation come Lusha, che aggregano informazioni pubbliche. La Polizia postale indaga, mentre il Garante Privacy ha aperto un’istruttoria. Mavilla ha contattato l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e il Ministro Piantedosi senza successo, ma la sua “scoperta” sembra esagerata: i numeri non provengono da sistemi violati, ma da fonti accessibili. L’autore sottolinea che il vero problema è la vulnerabilità della privacy digitale, non la sicurezza nazionale, auspicando un intervento del Garante per oscurare tali piattaforme e proteggere i cittadini.

L’articolo si legge QUI

iPhone “Made in USA”: un salasso da 3.500 dollari

Secondo Dan Ives di Wedbush Securities, citato da CNN, un iPhone prodotto interamente negli USA sotto le politiche di dazi e rilocalizzazione di Trump potrebbe costare 3.500 dollari. Questo scenario, emerso nell’aprile 2025, riflette i costi elevati di manodopera, infrastrutture e logistica necessari per spostare la produzione dall’Asia agli Stati Uniti, con stime di 30 miliardi di dollari solo per il 10% della filiera. Ives definisce l’idea una “storia di fantasia” per la complessità di replicare l’ecosistema asiatico, ma la cifra ha acceso il dibattito sulla sostenibilità del “Made in USA”. L’autore vede l’analisi come un esercizio teorico, utile però a evidenziare i limiti del protezionismo trumpiano nel settore tech. Curiosamente, la stima, pur basata su una sola fonte, è diventata una “verità” mediatica, mostrando come l’eco giornalistica possa amplificare un’ipotesi. Per Apple, una mossa del genere resta improbabile senza stravolgere il suo modello economico.

L’articolo si legge QUI

Starlink per le Forze Armate: sogno o incubo?

Starlink di SpaceX, con 7.000 satelliti e un piano per 42.000, promette connettività globale, ma un’analisi su Start Magazine del 25 marzo 2025 ne evidenzia i limiti per usi militari. La rete offre velocità elevate in aree remote, ma in zone popolate la banda si satura, i terminali si surriscaldano e i gateway terrestri sono vulnerabili ad attacchi. La gestione di migliaia di satelliti costa miliardi annually, con rischi da tempeste solari e detriti. Sul piano della sicurezza, Starlink è esposto a DDoS, jamming e intercettazioni, rendendo la crittografia insufficiente per scopi istituzionali. Geopoliticamente, i terminali sono bersagli facili in conflitti, come visto in Ucraina. In Italia, Leonardo valuta collaborazioni, ma il cambio di rotta verso l’autonomia (Wall Street Journal, 11/3/2025) riflette i dubbi sui rischi. L’autore conclude che, per le Forze Armate, i costi e le vulnerabilità superano i benefici, rendendo Starlink un sogno irrealizzabile in contesti sensibili.

L’articolo si legge QUI

You may also like

Punto e a capo n. 63
Punto e a capo n. 62
Punto e a capo n. 61
Punto e a capo n. 60

Leave a Reply