Propaganda Ue: arriva il gioco sulle tasse “belle” – di Riccardo De Caria
Inculcare nei giovani il solito, sinistro messaggio: le tasse sono bellissime. Anzi, divertenti. Questa volta ci prova il Parlamento europeo, e il nome del progetto è tutto un programma: “Taxlandia”.
Lo hanno chiamato Taxlandia. È un piccolo Stato europeo immaginario di cui bambini, adolescenti e giovani adulti fino ai 25 anni si devono fingere primi ministri, nel nuovo gioco (dis)educativo partorito da Parlamento europeo e Commissione europea, e pensato prima di tutto per essere proposto dagli insegnanti nelle scuole.
Lo scopo? Inculcare nelle giovani menti il solito, sinistro messaggio che le tasse sono bellissime. Anzi, perfino «divertenti» («tax can be fun»). L’iniziativa non è inedita: vi sono diversi precedenti tentativi di lavaggio del cervello pro fisco in forma ludica, da una tremenda «fisco-strocca» della nostrana Agenzia delle Entrate, alle monete di cioccolato inventate da Biennale Democrazia per pagare «le belle tasse». Ma qui si fa il salto di qualità: si punta a formare dei felici pagatori di tasse in tutto il Continente. E, per essere sicuri di raggiungere i ragazzi da indottrinare, il sito (in ventidue lingue!) non è bastato: hanno fatto pure la app.
Ma come funziona questo mirabile giochino? Il giovane si connette e magicamente si trova a capo del governo, con il potere di stabilire il livello ottimale di prelievo per poter realizzare tutti gli investimenti pubblici di cui Taxlandia ha bisogno, sulla base di un assioma keynesiano che i creatori del gioco fanno passare come verità di fede. Come ha scritto sul blog della Foundation for Economic Education Daniel J. Mitchell, a quanto pare fino all’87% di aliquota il gioco ti segnala che va tutto bene e ti incoraggia a procedere in quella direzione. L’ingenuo giovanotto fuori dalle scuole pubbliche, se ha letto qualche sovversiva pagina di Milton Friedman sui danni del fisco elevato, o è pericolosamente attratto dall’economia dell’offerta, o guarda con favore al poderoso taglio fiscale di Trump? Ci pensa Taxlandia a riportarlo sulla retta via.
La cosa più stupefacente è che il fisco, dopo averci messo le mani in tasca, senta la necessità di spendere una parte del denaro che ci ha prelevato per convincerci di quanto ha fatto bene a farlo e di quanti benefici questo ci abbia arrecato. Ma se si rende necessario ficcarcelo in testa fin da bambini, evidentemente questo beneficio è molto più nella fantasia degli esattori che nella realtà. Ed ecco allora l’esigenza di costruire da subito i bravi e ubbidienti contribuenti di domani, convincendoli a suon di neolingua che «le tasse costruiscono il mio futuro», prima che possano formarsi liberamente una diversa opinione.
Al posto di soldati felici di morire per la patria, oggi lo Stato vuole soprattutto soldi, ma i meccanismi di propaganda sono gli stessi. Forse, anziché ricorrere a trovate come Taxlandia, gli euroburocrati si renderebbero un po’ meno antipatici rinunciando a far passare l’idea che, quando ci viene portata via oltre metà del nostro reddito, dobbiamo festeggiare. Non è così, e loro non dovrebbero stupirsi, continuando su questa strada, che l’euroscetticismo dilaghi e che chi ha inventato i limiti costituzionali alla tassazione, come gli inglesi, abbia deciso di scappare da questo inferno fiscale appena ha potuto. Se non gli si fa il lavaggio del cervello, lo capisce anche un bambino!
L’articolo è stato originariamente pubblicato sul quotidiano Il Giornale il 9 dicembre 2017.